Con lo slogan “Testa o croce? Non affidarti al caso” è partita oggi la nuova campagna dell’Uaar mirante a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici.
«Questa nuova campagna — spiega la portavoce dell’Uaar, Adele Orioli — nasce dalla constatazione che in materia di salute diamo molte scelte per scontate. E se in alcuni casi ciò non comporta particolari conseguenze, lo stesso non si può dire per altri, come per la scelta del proprio ginecologo o del proprio medico di base. Sappiamo bene infatti che gli ospedali sono purtroppo pieni di ginecologi obiettori, spesso assunti e promossi proprio per la loro adesione alla dottrina cattolica, e che non sono infrequenti i casi in cui ostacolano l’intenzione di interrompere una gravidanza, o decidono di non sottoporre la gestante a diagnosi che possano condurre alla decisione di non far nascere un bimbo già condannato per tutta la vita a una malattia invalidante. Ecco — sottolinea Orioli — in casi come questo avere un ginecologo di fiducia del quale sono note le opinioni su tali questioni è fondamentale. E lo stesso dicasi per la scelta del medico di base. Un medico che considera la vita un bene indisponibile, che appartiene a Dio, potrebbe non tenere conto delle nostre volontà se non siamo in condizione di esprimerle. E anche se fossimo in condizione di esprimerle potrebbe curarci secondo le proprie convinzioni morali e lasciarci soffrire inutilmente. Per questo invitiamo tutti e tutte a far luce su questi aspetti. Prima che sia troppo tardi».
«Ci rendiamo conto di essere una goccia in mezzo al mare e di non avere davanti alla bocca megafoni paragonabili a quelli piazzati davanti al papa, anche quando attacca aborto e libertà di decidere come morire come ha fatto in queste settimane. Ma proprio per questo — prosegue Orioli — pensiamo sia necessario moltiplicare gli sforzi in difesa della laicità dello Stato e della Sanità di questo paese».
«Non mettiamo in nessun modo in discussione la competenza dei medici. Ma se andando dall’oculista non ci sono validi motivi per porsi dubbi in relazione alle sue credenze religiose, vi sono altre situazioni in cui è indispensabile prestare maggiore attenzione ai consigli che riceviamo (per esempio, in materia di contraccezione) e alle cure che ci propongono (che potrebbero rappresentare un accanimento terapeutico). La nostra libertà — conclude Orioli — è un bene prezioso. Esercitiamola sin dall’inizio e fino alla fine. Non affidiamoci al caso».
La campagna — lanciata oggi sui social con l’hashtag #Nonaffidartialcaso — campeggerà nelle prossime settimane su volantini e manifesti su iniziativa dei circoli dell’associazione sparsi su tutto il territorio nazionale.
Comunicato stampa
Stando così le cose si imporrebbe la necessità che i medici dichiarino ‘prima’ la loro posizione ideologica. È impensabile che ci si debba mettere nelle mani di un fondamentalista religioso senza saperlo perché, poverino, altrimenti si lederebbe la sua privacy!
Concettualmente la trasparenza sarebbe la soluzione più corretta.
Temo che possa esserci qualche problema riguardo alla privacy: potrebbe essere equiparata all’obbligo di dichiarare la propria appartenenza politica. Inoltre, visto chi detiene il potere in Italia, temo che potrebbe essere usata per condizionare le carriere delle persone e che i fanatici, conoscendo in chiaro le posizioni, potrebbero organizzarsi con minacce, pressioni o campagne denigratorie in rete e non, danneggiando le persone interessate.
Già dei fanatici vorrebbero porre sotto controllo gli aborti spontanei, pensa se diffamassero anche sulle morti di malati terminali. Anche utilizare ad arte il solo sospetto può danneggiare notevolmente gli interessati.
Una trasparenza senza adeguate tutele per i non obiettori rischia di ritorcesi contro.
Considerando che fare il proprio mestiere, quello per cui si è stati assunti, è la normalità, sarebbero solo gli obiettori a doverlo dichiarare.
In questo campo la privacy è fuori discussione in quanto il danno verso le pazienti è potenzialmente enorme, considerando anche l’ipocrisia che sta alla base di queste scelte.
Come ultima risorsa, ricorrere al passaparola, una specie di ‘trip-advisor’ della ginecologia. Una questione di autodifesa.
Yahweh: E voi cosa scegliereste?
Gesù: Io croce.
Giovanni Battista: Io testa.
Yahweh: Sapete che vi dico? Vi farò contenti a tutti e due.
Gesù: Grazie Papà.
Giovanni Battista: Sarà… ma io conoscendolo sono preoccupato.
Da tramandare ai poster! 🙂
In fondo li ha accontentati, a modo suo, ma li ha accontentati.