«Durante il question time di ieri alla Camera dei Deputati, il ministro Tria ha detto che trattenere in compensazione le quote dell’otto per mille destinate alla Chiesa cattolica, al fine di estinguere il debito della stessa Chiesa per il mancato pagamento ICI, sarebbe lesivo delle scelte contribuenti. Siamo contenti che il ministro avverta come un problema il ledere o meno le scelte dei contribuenti e speriamo che ciò si traduca presto in una modifica del sistema visto che moltissimi contribuenti neppure sanno di destinare l’otto per mille alla Chiesa grazie, o forse dovremmo dire per colpa, di quel meccanismo per cui le quote non espresse — quelle che non vengono destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una delle confessioni religiose che ha accesso ai fondi — sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute. Meccanismo che fa sì che la Chiesa cattolica con il 37% delle firme si aggiudichi l’80% dei fondi».
Così Adele Orioli, portavoce dell’Uaar, sulla risposta fornita ieri dal ministro dell’Economia e Finanze, Giovanni Tria, a una interrogazione su proposta di Riccardo Magi, deputato di +Europa, sull’attribuzione delle cosiddette quote inespresse dell’otto per mille, anche in relazione alla questione del versamento dell’Ici da parte della Chiesa cattolica, alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia Ue che ha stabilito che l’Italia ha l’obbligo di recuperare le somme dovute, non essendo più stata considerata valida la scusa, accettata inizialmente, delle “difficoltà organizzative” che ne avrebbero determinato l’assoluta impossibilità di determinare retroattivamente il tipo e la percentuale di attività (economica o on economica), e quindi la riscossione.
«Non ci stupisce la risposta del ministro però vorremmo che altrettanta sollecitudine nei confronti dei contribuenti ci fosse anche in merito ad altri aspetti. Innanzitutto — a parte una serie di spot di un paio di anni fa — lo Stato ha sempre spiccato per l’assenza di iniziative promozionali circa le proprie attività: cosa che ha compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti. E in secondo luogo si è sempre ben guardato dall’informare i cittadini circa il meccanismo di ripartizione di cui dicevo: dato che sono solo quattro contribuenti su dieci a firmare per destinare l’8 per mille, poiché la maggior parte di loro sceglie la Chiesa cattolica, questa, in virtù del meccanismo delle quote non espresse, riceve ogni anno l’80% della torta, cioè più di un miliardo di euro».
«Forse — ha concluso Orioli — se tutti i contribuenti fossero informati a riguardo non riterrebbero lesivo trattenere questi fondi per ripianare il debito Ici che la Chiesa ha con lo Stato».
Comunicato stampa
L’Istat fa tanti sondaggi (più o meno attendibili) per conoscere il gradimento degli italiani nei confronti del governo in carica. Tria potrebbe proporne uno per sapere se gli italiani siano o meno disposti a una diversa destinazione dell’otto per mille in caso di bisogno.
Tria: e becco via…
No, immagino che non ci sarà altrettanta sollecitudine nell’informare, in questo caso come in tutti gli altri in c’è/c’era da tenere il popolino all’oscuro di ciò di cui serviva fosse all’oscuro. Anzi, fosserebbe…
Bravo, combatti anche tu la lobby dell’Accademia della Crusca che ha inventato le coniugazioni verbali per poter conquistare il mondo, viva giggino.
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non molano facilmente l’osso i soldi e la ricchezza materiale sono dei pochi poteri che li sono rimaste in mano, ma peggio di loro sono i politici genuflessi
Tria spingerà gli italiani a dare il proprio otto per mille allo stato?
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Cambiano i governi, ma i soldi alla chiesa restano una costante, sono intoccabili.
Per veder togliere soldi alla chiesa cattolica dobbiamo sperare che torni la monarchia?
Incamerare i soldi delle scelte inespresse non è lesivo delle scelte degli italiani?
I soldi dell’otto per mille vengono dati alla chiesa per tutte le sue attività, per il suo sostentamento, tra cui c’è anche il pagare le tasse. Pagare le tasse non è un extra (lo è di sicuro per gli evasori). Le affermazioni di Tria sono solo una scusa.
”… moltissimi contribuenti neppure sanno di destinare l’otto per mille alla Chiesa grazie, o forse dovremmo dire per colpa, di quel meccanismo per cui le quote non espresse sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute… ”
ll Tria lo sa che questi soldi vengono chiesti come IRPEF, cioè una tassa dovuta allo stato, e quindi non espressamente destinati ai preti? Ha riflettuto, il ministro Tria, sul fatto che se NESSUNO firmasse TUTTI i soldi finirebbero nelle saccocce dei preti? A conferma della gran boiata di questa legge.
Sperando nella sincera ipersensibilità di questo ministro, mi auguro che si dia da fare per eliminare questa aberrazione: cosa ci sarebbe di più bello che dare la possibilità al gregge dei credenti di poter sopperire in toto alle necessità dei loro pastori, e non umiliarli, togliendogli la possibilità di mostrare tutta la loro generosità? Un piccolo passo per Tria, un grande passo per la laicità…