I costi della Chiesa e il governo del cambiamento (in peggio)

Non c’è tre senza quattro: la Corte dei conti non molla. Come già nel 2014, nel 2015 e nel 2016, nei giorni scorsi ha diffuso l’ennesima relazione critica nei confronti del meccanismo dell’8×1000. Infischiandosene delle orecchie di tutti i mercanti.

È un’attività meritoria e impressionante, attestata ormai da diverse centinaia di pagine. Lo scopo, secondo le parole della stessa Corte, è quello di individuare “gli elementi di debolezza della normativa, risalente a oltre 30 anni, e della sua applicazione, al fine di indicare proposte per migliorarne l’impianto complessivo”. Cinque sono le “criticità più rilevanti”: “la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale”. Se ci aggiungiamo il cospicuo numero di problemi minori, non possiamo che trarre la conclusione che l’8×1000 ha bisogno di urgenti lavori di ristrutturazione. Come minimo. Perché i lati oscuri sono così numerosi e significativi che la sua completa demolizione sarebbe sicuramente più semplice.

Sono almeno tre gli aspetti importanti su cui si sofferma l’ultima deliberazione. Per cominciare, la Corte è tornata a esaminare l’operato di alcuni Caf cattolici, a cui ha nuovamente addebitato una — non così tanto sporadica — “infedele trasmissione e interferenza nel processo decisionale delle opzioni operate dai contribuenti”: due comportamenti che rappresentano “un grave vulnus all’istituto”. Il sito del Caf Acli si permetteva addirittura di linkare al controverso concorso I feel Cud, riservato alle parrocchie. La Cei l’ha ora trasformato in un meno imbarazzante TuttixTutti: l’entità dei premi assegnati continua tuttavia a mostrarci platealmente quanto accentuato sia l’interesse dei vescovi per questa caccia al tesoro. Le buone notizie sono due: il collegamento non è più presente, e la Consulta nazionale dei Caf ha dovuto diffondere ai suoi aderenti raccomandazioni specifiche per evitare che si ripetano le malversazioni.

I magistrati contabili denunciano inoltre, con ancora più forza che in passato, che, “in violazione dei principi di buon andamento, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione, lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza”. Per la precisione, risulta essere “l’unico competitore che non sensibilizza circa le proprie attività l’opinione pubblica con campagne pubblicitarie”, dando così “l’impressione che l’istituto sia finalizzato — più che a perseguire lo scopo dichiarato — a fare da apparente contrappeso al sistema di finanziamento diretto delle confessioni”. Va detto che, nel 2017, proprio in seguito alle numerose sollecitazioni, per la prima volta abbiamo potuto assistere a uno spot a favore dell’8×1000 statale. Ma, come rileva implacabilmente la stessa Corte, “l’attività segnalata è risultata irrilevante rispetto alla pubblicità posta in essere dalle confessioni religiose”. Vere e proprie briciole. Come se non bastasse, nel 2018 si è tornati alle cattive abitudini: la totale inattività dello stato. A tutto vantaggio delle confessioni religiose.

Una vera e propria novità contenuta in questa deliberazione è la pubblicazione dei verbali della commissione paritetica Italia-Santa Sede, incaricata di proporre modifiche al meccanismo. Per la parte governativa ne fanno parte la pressoché silente Fabrizia Lapecorella (direttrice generale delle Finanze), il prof. Carlo Cardia (opinionista del quotidiano dei vescovi Avvenire) e il molto più determinato prof. Francesco Margiotta Broglio. La parte ecclesiastica è invece guidata da mons. Nunzio Galantino: già segretario generale della Conferenza episcopale italiana, è ora diventato (per meriti acquisiti sul campo?) presidente dell’Apsa, l’ente che amministra l’immenso patrimonio economico della Santa Sede. Si noti come la commissione lavori in assenza delle altre undici confessioni religiose sottoscrittrici di intese con lo stato, che un interesse per l’8×1000 ce l’hanno ovviamente a loro volta. Anche se qualcuno si ostina a negarlo, in Italia esiste di fatto ancora una religione di stato.

Dalla pubblicazione dei verbali ricaviamo un’informazione importante: la parte governativa non è così arrendevole come potevamo supporre, risultati alla mano. Per esempio, ha chiesto che la Chiesa non usi le somme dell’8×1000 per i suoi tribunali ecclesiastici e per i suoi mezzi di comunicazione. Tali somme dovrebbero invece essere rese disponibili per gli interventi caritativi. Non è bello che i nostri soldi siano utilizzati per la sua evangelizzazione, giusto? Anche se è proprio ciò che accade con la messa domenicale trasmessa dalla Rai…

Tuttavia, ogni modifica al meccanismo deve essere concordata tra le parti. E la Chiesa (nonostante i suoi tanti spot, nonostante le sue tante dichiarazioni urbi et orbi), a leggere i verbali, non sembra molto interessata ad aumentare i fondi destinati alla carità. Alla proposta governativa ha infatti opposto un deciso “no”. E non ha avuto alcuno scrupolo a dichiarare che “il contributo ai tribunali ecclesiastici risponde a una precisa visione ed esigenza pastorale”: a riprova, la sua delegazione ha chiamato in causa direttamente papa Francesco, secondo il quale rappresenterebbero un “servizio alla verità nella giustizia”. A seguire le cronache, i tribunali cattolici sono ormai soprattutto uno stratagemma per non pagare gli alimenti in caso di divorzio. Del resto, ricordiamolo, sono stati condannati persino dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma pare proprio che dobbiamo continuare a pagarglieli noi.

Dai verbali siamo venuti anche a sapere che lo stato, a partire dal 2013, ha chiesto che, “tenuto conto degli anni trascorsi dalla data di entrata in vigore della legge n. 222/1985, venga concretamente discussa l’opportunità di una revisione della quota dell’8 per mille in vista di un suo possi­bile ridimen­siona­mento quantitativo”. È una modifica ritenuta necessaria dalla stessa Corte dei conti, “tenendo conto del più che soddisfacente livello del flusso finanziario e anche in ragione della generale crisi economica dell’area occidentale”. Per averne la prova provata sono sufficienti pochi numeri, nudi e crudi: “prendendo a riferimento i valori del 1990, si rileva che, nel 2011, il valore dell’Irpef erariale è aumentato del 179%, il PIL nominale del 126% e l’indice dei prezzi al consumo (inflazione) soltanto dell’84%. L’incremento dell’Irpef nel periodo (e, quindi, quello dell’8 per mille” risulta, pertanto, “molto superiore sia a quello dell’inflazione sia a quello del PIL nominale”.

E tuttavia, anche in questo caso la parte cattolica ha risposto con un sonoro “no”: non è in alcun modo disponibile ad accettare una riduzione del miliardo di euro che riceve ogni anno. E pazienza se quasi tre italiani su dieci sono a rischio povertà. Del resto, l’andazzo li indirizza sempre più spesso alle Caritas diocesane, estesamente finanziate dalle amministrazioni locali (che hanno ormai abdicato a svolgere funzioni di assistenza sociale) e, ora, persino da Poste Italiane.

Lo stato sembra dunque essersi reso conto che l’importo destinato all’8×1000 è ormai enorme, e che è indispensabile ridurlo. È un dato da registrare positivamente, che si accompagna però a una notizia decisamente pessima, legata al cambiamento di governo: “nell’adunanza del 4 ottobre 2018 i rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri hanno dichiarato che non vi sono state indicazioni da parte del vertice politico circa l’opportunità di porre in discussione la questione della riduzione della quota dell’8 per mille”. Pare proprio che l’esecutivo gialloverde la pensi diversamente da quelli che l’hanno preceduto e, ancor di più, dalla stessa Corte dei conti, perché non vuole in alcun modo intaccare il malloppo che la Chiesa cattolica intasca da tre decenni.

Stiamo parlando dello stesso governo che ci ha fatto fare una figuraccia con tutti i paesi dell’eurozona in quanto non sa dove recuperare le risorse necessarie a finanziare i suoi ambiziosi programmi. Ma non ci dobbiamo sorprendere. Perché è lo stesso governo che non vuole chiedere alla Chiesa l’Ici arretrata sugli immobili adibiti a uso commerciale (cinque miliardi, euro più euro meno). Ed è lo stesso governo che non intende trattenere tali fondi dall’8×1000, come ha confermato il ministro dell’economia Tria rispondendo a una interrogazione dell’on. Riccardo Magi: non intende farlo, ha affermato, per non “ledere le scelte dei contribuenti” (sic). Anche se lede ancor di più il dettato costituzionale stanziando fondi aggiuntivi per le scuole private — annunciandolo, peraltro, nel corso di un convegno delle scuole cattoliche. Insomma: c’è il concreto rischio che i costi pubblici della Chiesa (oltre sei miliardi l’anno) aumentino ulteriormente.

Il governo ha intanto proposto alla guida dell’Istat l’antiabortista Gian Carlo Blangiardo, che va ad aggiungersi al nutrito plotone integralista giunto al potere grazie alla Lega. Non c’è che dire: è proprio il governo del cambiamento. In peggio. Laicamente, dovrebbe essere mandato a casa al più presto.

Raffaele Carcano

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13 commenti

Diocleziano

la sua completa demolizione (dell’8×1000) sarebbe sicuramente più semplice.

…E io sono sempre per le cose semplici! 😈

dissection

Ancora più semplice sarebbe la totale & completa tabula rasa operata drasticamente sul territorio vaticano tutto, è io sono sempre per le cose drastiche…

RobertoV

Nel 1989, l’ultimo anno col vecchio sistema, la chiesa aveva preso 210 milioni di Euro: la quota era quasi interamente per il sostentamento del clero, con solo pochi milioni per l’edilizia di culto.
Tale quota attualizzata al 2018 corrisponde a moneta attuale a circa 430 milioni di Euro. Oggi la chiesa prende circa 1 miliardo di Euro, cioè la cifra è più che raddoppiata in termini reali, con un aumento del 132 % in termini reali attualizzati. E questo nonostante i membri del clero siano diminuiti di almeno il 20 % e la quota per il loro sostentamento sia pari a 369 milioni di Euro. Cioè grazie al nuovo concordato col meccanismo dell’otto per mille una chiesa in calo di potere e fedeli, quando non è più religione di stato, ha incrementato notevolmente le sue entrate dallo stesso stato e si vede finanziare abbondantemente nuove voci non presenti nel vecchio concordato ed in realtà certe neanche in quello nuovo (ma grazie alla vaghezza …).
Un bel guadagno.
E’ vero che ha aumentato apprezzabilmente la quota caritativa (rendicontata, però, in modo non accurato, quindi è anche discutibile quanto sia effettivamente caritativa visto che viene mischiata con l’evangelizzazione), ma tale incremento corrisponde a poco più di un terzo dell’incremento reale della quota disponibile: tra l’altro non si capisce perché se l’obiettivo è un aiuto alle onlus tale quota non venga per trasparenza scorporata ed inserita nel 5 per mille (in realtà si capisce benissimo perché senza questa commistione le altre attività della chiesa subirebbero un crollo nei finanziamenti visto che la stessa chiesa riconosceva che non era possibile pensare di mantenere il solo clero con le donazioni dirette dei fedeli).
Insomma un bel regalo ed una bella truffa ai danni dei cittadini, con gli accordi sottobanco tra chiesa e stato per evitarne la concorrenza. Un sistema organizzato per regalare soldi alla chiesa, con la foglia di fico dello stato e delle altre religioni ammesse alla torta (pure discriminate perché ricevono i soldi con tre anni di ritardo rispetto alla chiesa cattolica).

micoenrico

Cambiamento in peggio? Sarebbe bello sapere cosa ne pensano i tanti iscritti UAAR che in odio al PD hanno scelto di affidare le sorti del Paese al baciatore di ampolle benedette Luigi Di Maio (e a quell’altro che brandisce il rosario come una spada). No, no … scusate … mi sono sbagliato … UAAR è apolitico e apartitico ….

bruno gualerzi

“No, no … scusate … mi sono sbagliato … UAAR è apolitico e apartitico ….”
Non solo, ma UAAr è anche… pardon, dovrebbe anche… essere R, cioè razionalista. Ora, non so fino a che punto si è resa conto che, solo per restare in Italia e in Europa, siamo di fronte ad una deriva irrazionalista (che si chiami populismo, nazionalismo, o sovranismo, a scelta) che sta erodendo parte d quel secolarismo che si era andato faticosamente conquistando. O comunque, pur rendendosene conto, non so fino a che punto ha dato la necessaria importanza – proprio in quanto UAAR – a questa deriva.
Naturalmente i percoli, diciamo epocali, per il secolarismo sono pur sempre quelli costituiti dagli integralismi religiosi, primo fra tutti l’islamismo… ma ritengo che, dopo aver denunciato doverosamente certi cedimenti intellettualistici di fronte al pericolo islamico, si sia poi trascurato di denunciare, altrettanto doverosamente, il tipo di risposta che è stata data a questo pericolo.

dissection

@ micoenrico
guarda, non so quanti iscritti abbiano votato l’attuale governo “in odio al pd”, e nonostante il pd non stia particolarmente simpatico nemmeno a me, comunque Salveenee e email non li ho votati, e loro sì, per odio…

mafalda

micoenrico
Credo che ben pochi dei votanti 5stelle si aspettassero che le decisioni più importanti e i ministeri chiave sarebbero stati affidati alla lega col suo misero 14 o 15%. Ti garantisco che è molto deludente. Il narcisista Renzi era ed è chiaramente inaffidabile, chi sano di mente lo avrebbe scelto? Salvini è un altro gran furbacchione capace di trasformarsi a secondo delle necessità(sue, ovvio). Ma di questa Italia in cui riaffiora il fascismo strisciante, Salvini è la personificazione, purtroppo. La grave responsabilità dei 5stelle è quella di permettergli di fare ciò che vuole e di sdoganare così concetti superati e idee retrograde, di favorire l’ignoranza (hai visto alcune gesta del ministro dell’istruzione?), l’integralismo (non si combatte l’islam con la laicità ma contrapponendogli il dio cristiano) e un bieco maschilismo perfettamente in linea con quello delle sottane che girano in Vaticano.

Diocleziano

Siamo veramente messi male! Salvini è un bulletto pericoloso, non ha certo la stoffa dello statista, oggi ha successo per essersi opposto al dilagare degli immigrati. Ma sul lungo periodo cosa farà? Mia opinione è che se facesse l’errore di riconsiderare l’alleanza col signor BungaBunga, costui gli succhierebbe metà dei voti, riportandolo a socio di minoranza. Forse è per questo che dice di voler durare 5 anni: quando mai gli succederà ancora di giocare a essere il ministro dell’universo? Ma intanto fa danni collocando bigotti fondamentalisti ovunque possibile.

Con un pollastrone così hanno buon gioco i gerontocrati della città del male a maneggiarlo come gli pare: un paio di santini, una benedizione e via!

Si è saputo più niente sul ”sondaggio bulgaro” secondo il quale gli italiani sarebbero assolutamente contrari a far pagare le tasse arretrate ai preti?

mafalda

Gli italiani contrari a far pagare la Chiesa? (Risate fragorose). È ora di far pagare lo stipendio e i grilli dei preti a chi si professa cattolico in modo esplicito.

RobertoV

Diocleziano
A Salvini e molti suoi elettori il cattolicesimo serve come esorcismo contro gli immigrati, in particolare musulmani. Quindi la chiesa ed il cattolicesimo sono funzionali ai suoi scopi. D’altronde in passato anche a Mussolini, servendo la chiesa cattolica, era disposto a regalarle dei privilegi ed il concordato. Che è poi stata la politica della maggioranza dei governi. Loro, con qualche debole lamentela da sfruttare quando cadrà in disgrazia, incassano. Se pensi ai legami attuali tra CL e lega c’è poco da sperare in comportamenti laici, anche se sui siti della destra la chiesa attuale col papa viene vista come un covo di comunisti (ma loro vedono comunisti dappertutto, qualcuno inizia già a presentare Berlusconi come un comunista …)
Sono anch’io curioso di vedere questi fantomatici sondaggi bulgari di italiani contrari a far pagare la chiesa cattolica, soprattutto se si vedono poi tagliare altre voci pur di non incassare i 4-5 miliardi di Euro. Certo le dichiarazioni del governo non danno grandi speranze, al massimo recupereranno le briciole, meglio non aprire anche un fronte con la potente multinazionale, tanto sanno che a molti italiani per il momento possono raccontare qualsiasi cosa.

RobertoV

Diocleziano
Salvini ha utlizzato in modo opportunistico e propagandistico il fenomeno migranti, ma si è attribuito meriti non suoi ed ha fatto tanta disininformazione, se si pensa poi alle responsabilià governative che porta per aver contribuito a peggiorare il problema con la destabilizzazione della Libia. Se si guardano i fenomeni migratori a livello europeo si nota che questi cambiano da un anno all’altro, presentano degli anni di picco, delle ondate e si spostano come rotte anche da un anno all’altro. Quest’anno nel Mediterraneo la Spagna è salita a 60 mila contro i 23 mila dell’Italia, i cui arrivi sono superiori comunque a quelli del 2009, 2010 e 2012. Malta ha avuto il suo picco nel 2008.
Dipendono molto da fattori congiunturali e di politica internazionale, oltre al peggioramento delle condizioni economiche e di accoglienza nei paesi destinatari, perché esistono milioni di rifugiati e potenziali immigrati solo nel bacino del Mediterraneo. Per esempio nel 2015 in poco più di un anno la Grecia si è vista arrivare circa 1 milione di immigrati (ovviamente in transito), tanti siriani, oggi ne ha solo 30 mila, ovviamente tale risultato non è un successo del suo governo. Ed a livello europeo nei mesi scorsi si discuteva del timore che la Russia facesse un’operazione militare su larga scala in Siria causando un arrivo stimato in Grecia di 800 mila immigrati, anche questo non per colpa del suo governo.
Se guardi i dati storici la Germania ha avuto un minimo di 80000 arrivi nel 2008 ed un picco di circa 1 milione nel 2015, picco di 100 mila in Austria e Svezia nel 2015. L’Italia ha avuto meno immigrati che quest’anno, negli anni 2009, 2010 e 2012, mentre ha visto un notevole incremento a campana dal 2014, con massimo nel 2016, con forte tendenza a diminuire verso la fine del 2017. L’incremento dovuto in buona parte alla chiusura della rotta balcanica, fatta con soldi europei alla Turchia (6 miliardi di Euro per 4 milioni di rifugiati) e costruzione di muri.

Diocleziano

RobertoV

A margine della situazione che hai delineato, mi domando se dietro alla imposizione di rifugiati non ci siano anche interessi, per esempio verso l’Italia, orientati a danneggiare o almeno ad appesantire la nostra situazione economica a favore delle economie europee più forti. Con il livello di disoccupazione che abbiamo non è difficile capire che mandare qui rifugiati è un controsenso.

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