Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

Anche a dicembre sono arrivati riconoscimenti per i diritti delle persone lgbt. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha firmato i quattro atti di nascita di bambini nati in famiglie omosessuali. Il riconoscimento è avvenuto alla presenza anche del vicesindaco con delega ai Servizi demografici Marco Bosi e dell’assessora alle Pari Opportunità Nicoletta Paci. L’iniziativa è stata fortemente contestata dal vescovo Enrico Solmi.

La Corte Costituzionale ha bocciato la pretesa di organizzazioni integraliste antigender di accedere agli atti che riguardano giudizi su casi di adozioni da parte di omosessuali. Un modo per arginare una forma di invadenza, possibilmente lesiva del diritto alla riservatezza e tesa a complicare i processi, ormai divenuta prassi di queste realtà almeno dal 2010. Il caso specifico riguardava due donne lesbiche, le quali chiedevano di essere riconosciute entrambe quali madri del bambino figlio biologico di una delle due. Oltre alla Rete Lenford, formata da legali a tutela dei diritti delle persone lgbt e titolata proprio dalla coppia a seguire il procedimento, erano infatti intervenute in giudizio, senza motivo giustificabile, le associazioni cattoliche Vita è, rappresentata dall’avvocato e senatore Simone Pillon (già noto per le posizioni integraliste), e il Centro Studi Livatino.

La Corte d’Appello di Genova ha confermato la decisione del tribunale di autorizzare il rilascio dell’atto di nascita di un bambino come figlio di una coppia gay, nonostante l’opposizione del Comune. Sono almeno quattro le coppie di persone dello stesso sesso che a Genova stanno lottando per questo riconoscimento, seguite dai legali di Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford.

Il Comune di Milano ha concesso il riconoscimento del nascituro prima del parto quale figlio di una famiglia gay, come già avviene per quelle eterosessuali non sposate. Il riconoscimento anticipato è volto a tutelare i diritti del nascituro, in modo che si veda attribuito almeno un genitore, e può essere richiesto per situazioni particolari, ad esempio se il padre vive all’estero o se il parto presenta rischi.

Anche con il clima natalizio diversi istituti ed esponenti politici ci hanno tenuto a difendere un minimo di laicità.

A Porto Tolle (RO) il preside Fabio Cusin dell’Istituto scolastico comprensivo ha gentilmente declinato l’auto-invito del vescovo locale, Adriano Tessarolo, per fare opera di proselitismo dentro la scuola. Il dirigente ha chiarito la volontà di tutelare la laicità dell’istituzione scolastica, esponendosi a pesanti attacchi da parte degli integralisti e persino alla minaccia di una ispezione.

A Forlì nell’istituto tecnico “Matteucci” si è tenuta una messa natalizia in orario di lezione, evento di cui uno studente ha dato risalto sui social inneggiando anche a Matteo Salvini (sic!) e alle tradizioni religiose. L’opportunità di tale evento è stata contestata dai nostri rappresentanti provinciali e regionali. Il Comitato Possibile di Forlì-Cesena ha criticato la decisione di svolgere quella funzione religiosa, evento che “contrasta pienamente col principio di laicità della Repubblica” ed è “gravissimo”, chiedendo a Comune e Provveditorato agli studi di attivarsi per verificare l’accaduto.

La preside dell’istituto “Filippo Puglisi” di Serradifalco (CL) non ha consentito lo svolgimento di riti religiosi in orario scolastico, dato che ciò “stride con la laicità cui deve ispirarsi la scuola”. Perplessità per la recita coatta e collettiva delle preghiere a scuola sarebbero giunte infatti da un genitore testimone di Geova. Per protesta gli integralisti cattolici si sono riuniti per una novena itinerante nella cittadina, cui si è aggregato anche il sindaco Leonardo Burgio e che ha avuto la solidarietà del deputato leghista Alessandro Pagano.

I deputati del Movimento 5 Stelle Veronica Giannone e Luigi Gallo hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Bussetti in merito a una imbarazzante forma di propaganda anti-abortista in una scuola di Monopoli (BA). Nel liceo “Galilei” del centro nel barese infatti l’insegnante di religione cattolica ha invitato l’associazione integralista Movimento per la vita e ha proiettato durante la lezione, alla presenza di molti minori, un famigerato e macabro film contro l’interruzione di gravidanza risalente al 1984. Diversi ragazzi e genitori sono rimasti turbati, divulgando il caso. Anche il Garante regionale dei diritti dei minori, Ludovico Abbaticchio, è intervenuto parlando di “opera di vergognosa informazione deviante”, rimarcando che già la legge 194 prevede “la corretta informazione contraccettiva per prevenire l’aborto”. Il Garante ha promesso di interpellare i dirigenti scolastici, la procura e il tribunale dei minori. Il sindaco di Monopoli, Angelo Annese, dopo il clamore suscitato dal caso ha annunciato una iniziativa in collaborazione tra Comune e reparto di Ginecologia dell’ospedale San Giacomo sul tema dell’interruzione di gravidanza per fare divulgazione nelle scuole: “Una occasione di informazione e formazione su questo importante e delicato tema a 40 anni dalla legge 194”.

In Lombardia sono state prese alcune iniziative laiche, nonostante la forte influenza confessionale, tanto da attirarsi gli strali del quotidiano dei vescovi Avvenire. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha annunciato una delibera che consentirà la somministrazione in day hospital della pillola Ru486, approvata poi dalla Giunta. L’utilizzo della pillola abortiva non imporrà quindi l’ospedalizzazione. La novità anche grazie all’intervento del Pd, come ricordato dalla consigliera Paola Bocci: dopo un’indagine negli ospedali locali “che aveva evidenziato che la Lombardia era fanalino di coda nell’utilizzo dell’interruzione di gravidanza farmacologica, avevamo presentato un’interrogazione in cui chiedevamo di rivedere il regime di ricovero, previsto in 3 giorni, e trasformarlo in day hospital come per l’ivg chirurgica”. La consigliera Monica Forte (Movimento 5 Stelle) ha ricordato che con questa novità la Regione “fa un passo avanti in laicità e civiltà e soprattutto nel rispetto delle donne e del diritto di scelta”.

Il Consiglio regionale lombardo ha inoltre approvato la proposta di Michele Uselli (+Europa) per stanziare un milione di euro a favore dell’Unfpa, l’agenzia delle Nazioni Unite per la demografia, per iniziative di family planning, come la distribuzione di contraccettivi, nei paesi africani indicati come “prioritari” per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. In diversi paesi dell’Africa infatti i tasso di fertilità rimane ancora molto alto, con conseguenze negative in termini di sovrappopolazione, accesso alle risorse, inquinamento, qualità della vita.

La proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dall’Associazione nazionale Comuni italiani per introdurre l’educazione alla cittadinanza nelle scuole ha superato le 50mila firme richieste, che sono state depositata alla Camera dei Deputati il 4 gennaio. Anche la nostra associazione aveva accolto favorevolmente l’iniziativa, rimarcando la necessità di un’educazione laica.

Il Comune di Trino (VC) si è reso protagonista di una iniziativa inedita nella gestione dei rapporti tra istituzioni e comunità islamica. Da anni l’amministrazione era restia a concedere i permessi a un locale centro musulmano, sebbene comunque si svolgessero riti religiosi, durante i quali le donne erano separate dagli uomini. Con la mediazione del vicesindaco Roberto Rosso, ex di Forza Italia già più volte deputato, si è giunti a una sorta di compromesso: il centro religioso si è impegnato a rispettare il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione evitando di segregare le donne in preghiera; l’amministrazione ha rilasciato le autorizzazioni e ritirato un’ordinanza anti-burqa dopo aver convinto l’unica donna che lo faceva a non indossarlo.

La redazione

2 commenti

RobertoV

In questi giorni è caduta la sentenza della corte dell’unione europea riguardo ad una sentenza austriaca che va in senso laico. In Austria è riconosciuto un giorno festivo in più, quello del venerdì santo, alla minoranza protestante luterana, ai metodisti ed agli antichi cattolici (che si differenziano dal 1800 su alcuni dogmi dai cattolici, quali quello dell’infallibilità del papa e dell’immacolata concezione). Va detto che questo giorno è festa nei paesi di tradizione protestante ed in Baviera è stato oggetto di una sentenza nel 2016 su causa dei Freidenker tedeschi. Viene visto come discriminazione per gli altri che devono lavorare e non ricevono una indennità per doverlo fare. In pratica è una discriminazione all’incontrario in un paese cattolico. Covertendomi a tali religioni potrei guadagnare un giorno di ferie o aumentare il mio stipendio. Questo pone il problema se bisogna trasformarla in una festa per tutti o pagarla come festa per chi lavora, o cancellare tale privilegio su base religiosa anche per queste minoranze. Pone l’ulteriore problema del giorno festivo Jom Kippur per la comunità ebraica, introdotto dal 1953. Per quanto più delicata questa questione per le responsabilità sull’olocausto dell’Austria, non si capisce perché vengano indennizzati solo gli ebrei religiosi, perché le persecuzioni naziste erano su base etnica o razziale e quindi colpivano anche gli ebrei cristiani e non credenti, che invece non hanno diritto a tale indennizzo. Come al solito privilegi per le sole religioni. Se rimanesse il principio austriaco del giorno di ferie per gruppo religioso, quale sarebbe il limite a richieste di altre confessioni religiose ed i problemi organizzativi lavorativi?

https://kurier.at/politik/inland/karfreitagsregelung-diskriminierend-sagen-eu-richter/400384427

RobertoV

L’articolo del Fatto Quotidiano sul milione di euro a favore dell’UNfpa per la contraccezione, dimostra “il nuovo stile” e come fare propaganda e disinformazione e creare allarmismi inutili quando spara la cifra di 11 miliardi di persone per il 2050 e di 16 miliardi per il 2100, cioè una cifra più che doppia del valore attuale.
Bastava guardare le previsioni dell’ONU e di altri organismi seri per vedere come le cifre sparate siano del tutto inventate. Le proiezioni dell’ONU danno poco più di 9 miliardi per il 2050 e 11.2 miliardi per il 2100. Considerando ipotesi più pessimistiche si arriva a 12.3 miliardi per il 2100, ma tutti gli indicatori più recenti dimostrano il forte calo della natalità per donna anche nei paesi in via di sviluppo. Ed i cambiamenti climatici agiranno ulteriormente da freno.
Bene ovviamente il finanziamento per aiutare il family planning, in particolare in Africa dove è previsto l’aumento maggiore, ma parliamo di cifre reali non inventate.

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