Lucia ha soltanto undici anni. In realtà il suo nome non è nemmeno Lucia: viene chiamata così per proteggerla. Perché di male gliene hanno già fatto tantissimo. E rischia di patire ancora.
Lucia è stata stuprata dal compagno della nonna, a cui era stata affidata dopo che le sue due sorelle maggiori erano state a loro volta stuprate dal compagno della madre. È rimasta incinta. Ha chiesto che le venisse tolto ciò che “il vecchio mi ha messo nel ventre”: era un suo diritto ottenerlo, ma le è stato negato. Per ricoverarla in ospedale hanno aspettato che tentasse per due volte il suicidio. Ha dovuto sopportare cinque settimane di degenza isolata senza alcun sostegno psicologico, con i fanatici no-choice che, mentre lei si debilitava, manifestavano senza sosta davanti alla clinica. L’hanno costretta a subire il parto, per il quale si è reso necessario il taglio cesareo. Il neonato, del peso di 600 grammi, è stato posto in un’incubatrice e non è detto che sopravvivrà.
Lucia vive in Argentina. Un paese dove la chiesa cattolica fa pesare ancor più che in passato il suo enorme potere. La legge autorizza l’aborto soltanto nel caso di stupro o di pericolo di vita della donna, ma anche questo diritto minimale non viene sempre riconosciuto. Una volta che il caso è diventato di dominio pubblico, l’arcivescovo di Tucuman ha diffuso un messaggio che ricorda a tutti i cristiani il dovere di difendere “ogni vita umana” — a ogni costo. E per non lasciare nulla di intentato ha rivelato il vero nome di Lucia. Lo scorso anno, una grande mobilitazione di massa era quasi riuscita a rendere meno restrittivo l’accesso all’interruzione di gravidanza. Ma le pressioni cattoliche sul senato sono risultate più efficaci di quelle sulla camera, la proposta di legge è stata respinta e tutto funziona come prima. Malissimo.
Di bambine come Lucia ce ne sono infatti migliaia, in Argentina. Nel paese, nel solo 2017, hanno partorito quasi 2.500 ragazze con meno di 15 anni, circa 91.000 con un’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Molte di esse erano state abusate in famiglia. E diventare madri così giovani, in circostanze di questo tipo, è pericoloso per la salute. Gli aborti clandestini sono stimati in 450.000 l’anno, praticati in condizioni ancora più pericolose. Oltre mezzo milione di donne, ragazze e bambine rischiano dunque la vita (e quattro anni di carcere) a causa di leggi improntate a una dottrina arcaica.
Non capita soltanto in Argentina, purtroppo. Le gravidanze precoci sono un fenomeno diffuso in tutta l’America Latina. Un fenomeno alimentato dall’assenza di programmi scolastici di educazione sessuale, anch’essi contrastati duramente dalle autorità religiose. Abortendo, nel Salvador, si rischia una condanna a trent’anni, come quelle inflitte a Teodora Vasquez, a Maria Figueroa e a Evelyn Beatriz Hernandez. Evelyn è stata assolta dopo tre anni di carcere, Teodora è uscita di galera dopo undici anni, Maria dopo quindici. I giudici rifiutano spesso di valutare la spontaneità degli aborti. El Salvador è uno dei pochi stati al mondo in cui interrompere una gravidanza è vietato in qualunque circostanza: gli altri sono la Repubblica Dominacana, il Nicaragua, Malta e la Città del Vaticano. Sono tutti paesi cattolici, tutti allineatissimi con quanto predica il papa argentino — quello che ha paragonato l’aborto al nazismo e alla mafia. Prendiamone atto: Simone Pillon ha ogni sacrosanta ragione di ritenersi un bravo cattolico. Anche perché in Italia le donne che abortiscono clandestinamente continuano a essere punite con una multa che può arrivare fino a diecimila euro.
È in corso una guerra che miete vittime non soltanto tra le donne, ma anche tra le bambine. Noi stiamo dalla loro parte. Lucia e le sue compagne di sventura si meritano il miglior futuro possibile. L’umanità ha il dovere morale di offrirglielo.
Raffaele Carcano
Articolo pubblicato sul blog di MicroMega il 7 marzo 2019
-Sul piano della vita personale, il giudeo-cristianesimo, cattolicesimo e l’Islam ha fatto subire ad una grande frazione dell’umanità una repressione sessuale senza precedenti, che contrasta fortemente con molte altre tradizioni religiose e….continua !
Quando si parla o focalizza troppo sull’embrione, gridando a squarciagola per definire un suo statuto, dimentichiamo l’uomo. Ci concentriamo su un essere virtuale, potenzialmente “perfetto”, dicono…. Trascurando cosi chi vive, e pienamente cosciente di essero….
Nel movimento pro-vita, alcuni considerano l’aborto come un omicidio. Medicalmente (e biologicamente) parlando, è inetto. Prima di circa 22 settimane, un feto non ha alcuna forma di coscienza. Non esiste come essere umano e non può (in nessuna circostanza) soffrire dell’aborto…..
NB -Anche se sono aploidi, gli spermatozoi e ovuli hanno –senza nessuna ambiguità- lo status di “vivente” ancora più fondamentale che l’uovo diploide che formano fusionandosi !
-Non è di certo un progresso morale, o più precisamente Etico, essere interessati ad un “uomo” ideale…idealizzato.
Le ideologie più devastanti sono proprio quelle che hanno talmente glorificato l’uomo, così tanto, che l’hanno avvilito ! L’embrione, archetipo dell’uomo senza macchia, senza difetti, ci fa dimenticare che l’uomo è ricco delle sue dissonanze o irrazionalità.
Un altro punto di vista è il seguente: alcuni esseri umani hanno deciso, egoisticamente, ma liberamente (?) , di non partecipare alla continuità della specie restando casti (!!!) : preti e suore cattolici, ovviamente. Come possono costoro inneggiare alla vita, quando nel migliore dei casi (omissis).?
Questa è la società ideale per il gesuita e l’imam che da poco hanno firmato una dichiarazione di illuminata modernità, a parere dei giornalisti. Resta il fatto che la presenza femminile in chiesa o comunque al seguito dei preti, è forse maggiore rispetto a quella maschile. Perché? Ignoranza, condizionamento, paura, convenienza…Resta il fatto che queste donne non si rendono conto del male che fanno a se stesse e alle altre. Il primo obiettivo di un qualsiasi movimento per i diritti delle donne dovrebbe essere la lotta al ripugnante potere clericale.
Spesso fra vittima e carnefice si instaura uno strano rapporto di dipendenza. Purtroppo davvero le donne, inutile negarlo, sono in qualche modo la causa della loro condizione retrograda nel mondo. Sono loro che hanno forgiato e forgiano il carattere dei figli maschi e femmine. E forgiano questi caratteri in base a convenzioni sociali che scaturiscono in qualche modo da questi caratteri. Sono le donne/madri che in qualche modo infondono, più di ogni altro membro della famiglia il sentimento religioso, nei figli. Quando le donne cominceranno a capire che la vera libertà e parità di genere nasce dal rompere questo circolo vizioso il cammino verso un mondo più civile e giusto andrà sempre più spedito.
Come dicevo qui sotto, è necessario che le categorie competenti si diano una mossa nel porre fine a questo rimbecillimento dell’infanzia programmato e sistematico.
Sulle prime pagine di oggi (lunedì) appare la notizia di una prossima messa in ruolo di 12/15.000 insegnanti di religione! Alla faccia del progresso.
Punto primo. Con tutto il giusto bailamme mediatico attorno a ciò che è successo e alla povera bambina, non vorrei si perdesse di vista una cosa: che fine ha fatto il criminale? È stato giustamente perseguito o se la ride con una pena accessoria & assolutamente irrilevante nei confronti di ciò che ha commesso? No, perché non vorrei che ci fosse addirittura chi gli tributa un plauso, e forse sono addirittura troppo ingenuo a pensare che non possa esserci… mi si contorcono le budella.
Punto secondo. Che cazzo gli passa per la testa a questi? Sono veramente felici & orgogliosi del danno irreparabile & incalcolabile che hanno causato in quella che, nelle loro stesse parole, è una vita da difendere a ogni costo? Nel loro delirio di onnipotenza, non si rendono conto di portare alle estreme conseguenze ciò che già di per sé è una nefandezza ignominiosa, e di rendersene in ultima analisi complici i finanche promotori. Lo schifo & la nausea più totali, i seguaci sono praticamente peggio dei “messia” o “santoni” o vari sedicenti tali. Immondi.
Vorrei vedere, nel caso che toccasse a loro, come si comporterebbero verso una figlia minore: sarebbero sempre così assolutamente sicuri di agire per il suo bene?
O sarebbero felici solo di assecondare il volere del loro idolo?
Bisogna sempre tener conto che si ha a che fare con gente condizionata fin dall’infanzia e, che vivendo tra altri condizionati, il loro condizionamento si autogenera potenziandosi.
Spero sempre di poter udire, un giorno, una vocina levarsi da qualche associazione di professionisti del settore: psicologi, sociologi, politici… che metta un freno allo strapotere della chiesa nel deformare la psiche di fanciulli altrimenti nati sani ed equilibrati…
E il Banale? Come si pronuncia su questa cosa? O fa finta di nulla?
Il Banale? e chi è lui per giudicare? 😈
Basta vedere il comportamento di questi fanatici (tra i quali spesso anche gli stessi genitori) nei casi di pedofilia ecclesiastica.
Visto che in Argentina l’aborto è consentito nel caso di stupro, sarebbe interessante sapere con quali motivazioni creative i giudici non le hanno consentito di abortire: si è inventato lo stupro, era consenziente, ha “provocato” il “povero” vecchio? In questo caso ci dovrebbe essere anche l’aggravante di pedofilia anche per la chiesa cattolica che la considera al di sotto dei 12 anni.
Si vede chiaramente che quando parlano di rispetto della vita umana, fanno riferimento al solo feto che vale più di una donna nata, perché la donna è solo il mezzo che ha valore in quanto può generare un figlio. Ma che rispetto può esserci per una bambina di 11 anni costretta a far nascere un bambino, con dei fanatici che manifestano anziché solidarietà alla bambina, solidarietà al solo feto. Probabilmente pensano che è “fortunata” ad essersi “realizzata” come madre già ad 11 anni.
E che cosa dicono questi fanatici del padre?
Ed invece quando delle suore sono vittime di violenza possono abortire ….
Atroci, assolutamente atroci da qualunque punto di vista la si voglia vedere; il sospetto addirittura è che ne abbiano fatto un caso mediatico a bella posta, per far vedere “come vanno le cose lì”, senza ovviamente alcun rispetto né ritegno nei riguardi della povera piccola.