Ancora un neonato morto a causa di una circoncisione. È accaduto a Genova, questa volta: due settimane fa era successo in provincia di Reggio Emilia; a dicembre in provincia di Roma. Tre casi in tre mesi: un fenomeno preoccupante, in crescita, su cui è urgente intervenire. Negli ultimi giorni diversi medici hanno chiesto di inserire la circoncisione nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario nazionale è obbligato a fornire ai cittadini. Ma siamo sicuri, a ragion veduta, che sia la soluzione migliore?
Un servizio: a beneficio di chi?
A guidare le richieste dei medici c’è il fisiatra Foad Aodi, fondatore dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera). È stato lui a lanciare l’appello per inserire la circoncisione nei Lea. Ritiene che un ticket ragionevole per la prestazione possa aggirarsi sui duecento euro — laddove privatamente si può arrivare a quattromila, mentre clandestinamente se ne spenderebbero al massimo cinquanta. Aodi cita il numero di cinquemila circoncisioni effettuate annualmente in Italia, un terzo delle quali illegali: due valutazioni che sembrano peraltro sottostimare il fenomeno, visto quanti musulmani vivono oggi nella penisola. Ai quali andrebbero aggiunti non soltanto gli ebrei, ma anche i bambini costretti a subire la pratica nei paesi d’origine, di solito durante le vacanze estive.
L’appello di Aodi ha raccolto l’appoggio della Federazione nazionale degli ordini dei medici. Non solo: avrebbe ricevuto anche quello delle comunità arabe e delle organizzazioni musulmane. Il ministero della salute si trova ora a dover decidere sulla materia. Ma è evidente che, di fronte a sostegni così autorevoli, avrà parecchie difficoltà a rispondere con un semplice “no”.
Il fine ultimo dell’appello è l’eliminazione della clandestinità, e di tutti i rischi che questa comporta. È un argomento che fa presa anche in ambienti laici, perché evoca le battaglie per la legalizzazione dell’aborto: la sua proibizione non fermava certo il “lavoro” delle mammane. A ben guardare, tuttavia, la somiglianza si rivela soltanto superficiale.
Per cominciare, le circoncisioni sono già ora garantite dalle strutture pubbliche in alcune regioni. E tuttavia, anche in queste regioni ci si rifugia nella clandestinità. Sarebbero indispensabili studi per capirne le cause. In assenza, da più parti si ritiene che siano soprattutto due: il costo troppo alto del ticket, e il fatto che alcune asl esigono che il bambino abbia compiuto qualche anno.
Il primo problema non sembra dunque risolubile nemmeno con la proposta di Aodi, che è basata sui ticket in vigore. La stragrande maggioranza dei genitori, molto probabilmente, preferirebbe non pagare proprio nulla. Ma dobbiamo allora chiederci se è giusto che tutti i contribuenti, anche quelli contrari alle mutilazioni sui bambini, debbano versare più tasse per evitare che genitori incoscienti mettano a repentaglio la vita dei propri figli nel tentativo di risparmiare sulla loro salute.
La cruda realtà è questa. Tuttavia, se anche per ipotesi venisse concesso ovunque quanto richiesto, ai genitori non basterebbe. C’è infatti un evidente e diffuso desiderio di circoncidere i propri figli dopo pochi giorni di vita, così forte da spingerli sulla strada della clandestinità. Ed è qui che emerge la differenza sostanziale con l’aborto. La donna che vi ricorre è una persona nell’età della ragione che chiede aiuto alle strutture pubbliche perché vuole subire un intervento sul proprio corpo. I genitori chiedono invece alle strutture pubbliche di imporre un intervento sul corpo di un neonato. A cui non è lasciata alcuna libertà di scelta. Da una parte si è consci di dover subire un intervento, dall’altra no.
Ma, prima ancora di arrivare a questa distinzione, ci sarebbe una condizione fondamentale da soddisfare. Non tutto ciò che è clandestino è infatti meritevole di essere regolarizzato a priori: se così fosse, dovremmo per assurdo cercare di regolarizzare anche la mafia e la camorra. Dobbiamo dunque innanzitutto appurare se la circoncisione è una pratica ammissibile, o se deve invece essere trattata come qualunque altra inaccettabile attività illegale.
Qualche buona ragione contro la circoncisione
La circoncisione non è una passeggiata di salute. Al contrario, si tratta di una vera e propria operazione, come indirettamente ci conferma anche il tariffario delle strutture private. Come tutte le operazioni, non è dunque mai completamente esente da rischi. Salvo alcuni casi, peraltro molto selezionati e limitati, non è nemmeno giustificata da esigenze mediche. Ricordiamolo: proprio perché la garanzia della totale assenza di complicanze non può in alcun caso essere assicurata, è buona regola che i chirurghi operino esclusivamente quando l’operazione può giovare al paziente. Non è questo il caso della circoncisione: è un intervento più vicino alla chirurgia estetica che alla tonsillectomia.
Molti fautori della circoncisione ne vantano alcuni aspetti positivi, soprattutto a riguardo dell’igiene e della prevenzione dell’aids. A parte che, in quest’ultimo caso, ci si riferisce a un beneficio eventualmente conseguibile da adulti, i detrattori sciorinano a loro volta un lungo elenco di conseguenze negative: c’è anche chi sostiene che favorisca l’insorgere della sindrome della morte improvvisa infantile. La realtà è che, nonostante tantissime ricerche sull’argomento, non disponiamo ancora di alcuna evidenza certa. I medici sono divisi, le associazioni di categoria anche. Quella dei pediatri Usa (dove la pratica si è da tempo diffusa anche in ambienti cristiani, in quanto è stata ritenuta un rimedio alla “tentazione” della masturbazione), pur sostenendo che i benefici superano i rischi, non se la sente di raccomandarla a tutti — anche perché i benefici possono essere egualmente ottenuti attraverso una corretta igiene personale. I medici danesi hanno invece raccomandato di vietare qualunque circoncisione prima della maggiore età. Non sorprendentemente, è una materia in cui le religioni non muoiono dalla voglia di invocare il principio di precauzione. O la possibilità dell’obiezione di coscienza per i medici.
La sua pratica nelle strutture pubbliche avrebbe senso soltanto in presenza di chiari e inequivocabili benefici per il bambino, come le trasfusioni di sangue ai figli di testimoni di Geova. Dati alla mano, la circoncisione non può dunque rientrare nella medicina basata sulle evidenze. Non possono naturalmente essere invocati nemmeno i benefici spirituali: del resto, nessuno si azzarda a imbastire ricerche che possano provarli. Poiché non viene proposto altrettanto per situazioni affini, ma non religiose (come i tatuaggi), ammettere la circoncisione nelle strutture pubbliche rappresenta pertanto solamente una compiacenza, pagata da tutti, nei confronti delle richieste dei genitori — o, per essere ancora più precisi, dei leader delle religioni a cui appartengono i genitori. Visto che vogliono investirci la minor somma possibile, i genitori sono infatti a loro volta vittime del condizionamento dell’ambiente che frequentano. Anche se, così facendo, rischiano di mettere a repentaglio la vita dei figli.
Ne vale la pena? La risposta conseguente dovrebbe essere “no”. Anche perché all’assenza di vantaggi si accompagna un inevitabile danno collaterale per chi subisce la pratica: la perdita irreversibile di parte del proprio corpo.
La nostra stessa costituzione ricorda, all’articolo 32, che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Con la circoncisione si obbliga un bambino ancora incapace di intendere e di volere a subire un trattamento non sanitario, e lo si fa in assenza di disposizioni di legge che lo impongano. Possiamo dunque concludere che costituisce un caso conclamato di “mancanza di rispetto”.
Non sappiamo quale opinione abbia il bambino, perché è ancora talmente piccolo che non può neppure formularne una. Potrà consapevolmente formarsela quando sarà cresciuto: potrà essere contento di essere stato circonciso, sarà costretto a farsene una ragione, oppure cercherà di rimediare alla lesione provocatagli dai suoi stessi genitori. In questo caso sarà costretto a una costosa e potenzialmente rischiosa ricostruzione del prepuzio, i cui effetti sono comunque limitati. Essa sì, a ben vedere, avrebbe qualche buona ragione per essere inserita nei Lea, insieme alla ricostruzione della clitoride e delle labbra vaginali. Ma nessuno lo chiede. Dovremmo farlo noi dell’Uaar.
A conti fatti, per quanto vi siano anche ragioni culturali che talvolta ne permettono la diffusione, la circoncisione pubblicamente assistita è reclamata soltanto in nome della fede. Rappresenta l’ennesima pretesa di un privilegio religioso. Ma la libertà di ognuno deve sempre trovare un limite invalicabile nell’evitare che qualcun altro subisca un danno. E qui una vittima sicuramente c’è: il bambino.
Per i diritti dei bambini
Le religioni non hanno una fedina immacolata nei rapporti con l’infanzia. Anche perché hanno sempre cercato e cercano tuttora di imprimere su bambine e bambini sigilli indelebili, per quanto talvolta non fisici (il battesimo, per esempio). Hanno giustificato pratiche come la suzione rituale del pene. La loro collaborazione nel cercare di porre qualche limite è pressoché nulla. In un paese come il Regno Unito, dove persino i medici “fedeli” talvolta non rispettano le regole, le politiche comunitariste filo-religiose hanno favorito l’ulteriore diffusione dell’infibulazione. Tre settimane fa ha fatto notizia la condanna a undici anni di una donna che aveva mutilato la figlia. Ha fatto notizia perché era la prima condanna in assoluto: impera infatti l’omertà, per quanto very british.
In Italia l’infibulazione è vietata perché è considerata invalidante. La circoncisione invece no. Sarebbe interessante sapere come discernere i vari casi: le scarificazioni sono forse considerate accettabili? Fino a quale punto la legge permette ai genitori di spingersi, nell’ansia di modificare il corpo dei propri figli?
In teoria, non dovrebbero esistere problemi interpretativi. In fondo la chirurgia estetica è di fatto vietata, anzi, di fatto è vietato anche solo alzare le mani sui bambini. Qualsiasi residuo dubbio potrebbe essere fugato con l’articolo 24(1) della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Leggiamolo: “Gli stati adottano ogni misura efficace atta ad abolire le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute dei minori.” Ma basta consultare l’elenco delle riserve formulate da molti stati, spesso esplicitamente in nome della sharia, per rendersi conto di quanto tale diritto non sia stato salutato universalmente come una conquista.
Ciò non toglie che sia stato lo stesso rapporteur dell’Onu a rimarcare che la circoncisione non è una libera scelta del bambino, ma un marchio della religione dei genitori, ed è pertanto incompatibile con la Convenzione. Poiché l’Italia l’ha approvata senza riserve, dovrebbe dunque agire per farla rispettare. Basterebbe prendere atto che è la pratica in sé a essere contraria ai diritti umani, non il fatto che sia effettuata clandestinamente da qualche improbabile “santone”. Inserire la circoncisione nei Lea, pur essendo consapevoli che non rappresenta in alcun modo un “servizio essenziale di assistenza”, rafforzerebbe invece la pratica. Curioso che chi difende il decreto Lorenzin sui vaccini in nome della salute dei bambini non spende poi altrettanta energia per impedire che sia messa a rischio con la circoncisione.
In Israele, l’unica soluzione che un genitore laico ha trovato per evitarla a suo figlio è stata il rapimento. Trattandosi di una pratica antichissima, la tradizione costituisce purtroppo un robusto ostacolo non solo per i laici, ma anche per gli stessi leader religiosi che volessero innovarla. Il problema è che non se ne vedono molti. E dire che non è richiesto loro un grandissimo sforzo: sarebbe sufficiente che autorizzassero le circoncisioni soltanto al raggiungimento della maggiore età — o dei quattordici anni, se questa diventasse ufficialmente l’età alla quale non occorre più il consenso dei genitori per compiere scelte religiose.
La circoncisione su minori, esattamente come l’infibulazione, è un abuso su un essere umano che non ha alcuna possibilità di sottrarsi a una pratica che inciderà per sempre sul suo corpo, e spesso anche sulla sua vita. In quanto tale, andrebbe sempre sanzionata. Non possono essere surrettiziamente riconosciute irragionevoli eccezioni, assegnando una volta di più alle religioni uno status preferenziale. La circoncisione dovrebbe sempre rappresentare una scelta consapevole e un’operazione eseguita in condizioni di massima sicurezza. Se qualche comunità musulmana la ritiene un cardine dell’islam, benché non rientri tra i suoi cinque pilastri, dovrebbe sovvenzionarla direttamente.
I diritti umani andrebbero conosciuti fin da piccoli. E dovrebbero essere ottenuti quando si è ancora più piccoli. È percepibile la latitanza di politiche istituzionali che riconoscano i bambini non come “cosa loro”, come fantocci plasmabili a piacere dai genitori, ma come individui dotati di propri diritti. Anche se ci vorrà tempo, ci arriveremo.
Raffaele Carcano
Concordo totalmente.
Decidano da maggiorenni o vadano a casa a farselo tagliare. A proprie spese.
Invece che insistere per inserire la circoncisione tra le prestazioni del servizio sanitario, penso che le religioni che ancora suggeriscono questa pratica barbarica dovrebbero aggiornarsi e abolirla. Da domani. In tempi biblici era previsto il sacrificio del primogenito, ma la pratica è poi caduta in disuso, la religione si è aggiornata. Se la mia religione richiedesse l’amputazione dell’ultima falange del dito mignolo della mano sinistra, non cercherei il miglior chirurgo per farmela amputare, cambierei religione, a costo di finire all’inferno. Disturba che giornali e programmi televisivi insistano sulla opportunità di farne una prestazione medica invece che abolirla. E anche il Papa potrebbe prendere una posizione.Personalmente ho provato a indicarlo con lettere a giornali, lettere ignorate. La religione non si tocca.
Ma è ovvio che non vogliano porre mano in questi argomenti: il solo mettere in dubbio queste porcherie sarebbe l’inizio della fine, a seguire verrebbero messi in dubbio tutti i dogmi e le verità non negoziabili. Cosa vuoi che sia un pezzetto di pistolino pur di salvare la faccia di dio?!
Ben fatta anche questa pagina: https://antisessismo.wordpress.com/2019/04/04/circoncisione-neonatale-routinaria-i-motivi-del-no/?fbclid=IwAR0VnTXuSPr0Z56h840uVz6luM-yr_Ee_7qbs2wEQHHWydMjMumcAwiJgBI
Essendo un atto che ti marchia per il resto della tua vita, non può che essere fatto da maggiorenni o al più da aventi raggiunto l’età del consenso, cioè i 14 o 16 anni.
Ogni altra soluzione non tutela il minore ed è un abuso, anche se fatto in condizioni mediche adeguate.
Sarebbe ora di finirla con le eccezioni in nome della religione.
Se uno vuole far circoncidere il proprio figlio per motivi “laici” (non medicalmente motivati) viene considerato un barbaro, un abuso, violenza sul proprio figlio, ma se porta una motivazione religiosa, allora la cosa si giustifica. Quale è la differenza?
E’ costume di molte culture fare certe mutilazioni e prepotenze ai neonati, perché poi dimenticheranno la violenza subita. Da noi era in vigore far fare i buchi alle orecchie alle neonate e mia nonna li aveva subiti. Fortunatamente non si usa più. Con orrore pochissimo tempo fa ho visto la stessa mutilazione sulla miglia di una mia amica spagnola.
Purtroppo certe usanze sono più resistenti del buon senso.
Sulla circoncisione ai bambini maschi, per quanto non menomante come la circoncisione femminile, si usa fare anche su bambini più grandi dei neonati. Chi ha viaggiato nei paesi nordafricani ha appreso che esiste una festa apposita in cui si riunisce tutta la famiglia per assistere alla mutilazione di un povero bambino in lacrime, che sa benissimo che cosa gli tocca e sicuramente non capisce che c’è da festeggiare. C’è una veste particolare, una cerimonia particolare, una vera “festa” al bambino come fosse l’agnello da sacrificare.
figlia, non miglia
La tentazione è forte di permettere la circoncisione rituale solo in ospedale per evitare che i bambini rischino infezioni, ma così passa il messaggio che certe mutilazioni possano essere giustificate per motivi diversi da quelli medici. Che si lascino liberi i bambini di decidere da grandi, pagano il ticket se vogliono farsi tagliuzzare, ma quando capaci di intendere e volere.
Allah, Yavè potrà aspettare i 18 anni, ha un’eternità davanti a sé.
Queste materie andrebbero trattate in modo serio in Europa; in Italia, pur di far piacere alla chiesa, farebbero pagare allegramente la circoncisione ai contribuenti.
Ovviamente su questi temi la gerontocrazia vaticana non si esprime, per la regola aurea del “cane non mangia cane”.
Eugenio Scalfari sostiene che uno degli indirizzi di Papa Francesco sia arrivare al Dio Unico per tutte le religioni. Le caratteristiche fondamentali di questo Dio non sono specificate: immagino sia eterno, onnipotente, abbastanza buono etc. Forse, in funzione unificatoria, il Papa potrebbe anche proporre, dal balcone o in privata sede, che l’Unico si accontenti di maschi non circoncisi. A proposito, nella creazione di Adamo non poteva farlo già “pronto”?
@Franco
Non credo che Bergoglio stesso consideri la creazione del “Dio UNICO” qualcosa di piu’ di una delle tante “utopie massimaliste” buone solo per i discorsi.
Basti pensare al suo predecessore Woityla e al totale fallimento della sua politica dell’Ecumenismo.
_La ricostruzione del prepuzio, mutatis mutandis, sarebbe l’analogo dello sbattezzo.
Right, così come volevo dire che battezzare un/a bambino/a incapace di difendersi equivale alla circoncisione della loro futura intelligenza; un marchio indelebile nella forma mentis che volenti o meno condizionerà il modo di rapportarsi al mondo.
La circoncisione rituale praticata su minori incapaci, non consenzienti e indifesi è un delitto contro la salute e l’integrità fisica, vietato da Convenzioni Internazionali, e, come tale, non va “disiplinata”, ma va repressa in sede penale con sanzioni penali a carico di chi la pratica. Il Tribunale Como con sentenza del 13.12.2012 (depositata 14.01.2013) Pres. Costi, Est. Mariani, ha sancito che ”la permanente mutilazione conseguente ad un intervento di circoncisione rituale maschile costituisce alterazione anatomica e funzionale del pene, che integra in sé una “malattia” ai sensi dei delitti di lesioni personali. Tale pratica, fondata su precetti di matrice culturale/religiosa e come tale svincolata da esigenze di natura terapeutica –a differenza dei trattamenti sanitari obbligatori urgenti, o anche solo necessari, finalizzati a migliorare le condizioni di salute del malato– trova quale unico ed imprescindibile presupposto di liceità il consenso dell’avente diritto”.
Non credo che un neonato di otto giorni -o comunque un minorenne che viene sottoposto a tale superstiziosa e barbara mutilazione, che comporta lesioni gravi, permanenti e irreversibili che incidono nella sua sfera sessuale- possa definirsi “consenziente”, anche perché l’eventuale suo consenso sarebbe da considerare nullo perché prestato da persona incapace.
A fronte di questa saggia sentenza debbo però segnalare la delirante sentenza della Cassazione penale n. 43646 del 22/06/2011, la quale definisce la circoncisione come una “cerimonia religiosa con cui si da il benvenuto (?!?!?) ai neonati maschi” e si giustifica tale barbara e criminale pratica col “diritto di libertà religiosa dei genitori” (!?!?!?). Così si esprime la Corte:
“La circoncisione rituale dell’ebraismo è una cerimonia religiosa (brit milah: patto del taglio) con cui si da il benvenuto ai neonati maschi nella comunità, è effettuata, solitamente in casa o in altro luogo privato, dal mohel all’ottavo giorno dalla nascita del bambino; il padre del neonato, avendo l’obbligo biblico di eseguire la circoncisione e non avendo la formazione medica necessaria, affida tale compito al mohel, che di solito è un medico o comunque una persona specializzata nella pratica della circoncisione e dei relativi rituali. La L. 8 marzo 1989, n. 101, dando attuazione all’Intesa stipulata il 27/2/1987, contiene norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Tale normativa contiene un implicito (!?!?!?) riconoscimento della conformità della pratica circoncisoria ebraica ai principi dell’ordinamento giuridico italiano, come si evince indirettamente dal combinato disposto dell’art. 2, comma 1, e art. 25, in forza dei quali è garantito “il diritto di professare e praticare liberamente la religione ebraica in qualsiasi forma…e di esercitarne in privato o in pubblico il culto e i riti”, con la precisazione che l’attività di religione e di culto si svolge liberamente in conformità dello Statuto dell’ebraismo italiano, senza alcuna ingerenza da parte dello Stato, delle Regioni e degli altri Enti territoriali. La circoncisione rituale praticata dagli ebrei su neonato deve, pertanto, ritenersi non in contrasto con il nostro ordinamento e ha una preminente valenza religiosa che sovrasta quella medica, con l’effetto che giammai il mohel potrebbe incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione medica e la sua condotta, che oggettivamente integra il reato di lesione personale, è scriminata, se non determina una apprezzabile lesione permanente e non mostra segni di negligenza, imprudenza o imperizia. La scelta fatta dal legislatore del 1989 con la legge innanzi richiamata è, peraltro, in linea con diritti presidiati dalla Carta Costituzionale. Il riferimento è all’art. 19 Cost., che riconosce il diritto alla libertà di religione, purché non vengano compiute pratiche contrarie al buon costume, ipotesi questa da escludere per la circoncisione, che non può certo considerarsi una pratica contraria ai principi etici o alla morale sociale e non pregiudica la sfera dell’intimità e della decenza sessuale della persona. Non superfluo, inoltre, è il riferimento all’art. 30 Cost., che riconosce il diritto-dovere dei genitori di educare i figli e ovviamente l’educazione religiosa rientra in tale parametro costituzionale. Quanto al delitto di lesione personale, astrattamente ipotizzabile, la causa di giustificazione a favore del mohel trova titolo nel consenso dell’avente diritto (art. 50 cod. pen.), prestato validamente ed efficacemente dai genitori del neonato, per il compimento di un atto che rientra tra quelli consentiti di disposizione del proprio corpo (art. 5 cod. civ.), in quanto non determina una menomazione irreversibile con indebolimento permanente e non modifica sostanzialmente il modo d’essere dell’individuo sotto il profilo dell’integrità funzionale o sotto quello della capacità di vita di relazione.”
Questa motivazione è delirante perché dilata il presunto “diritto di libertà di religione dei genitori” -i quali, se vogliono, possono praticarsi le mutilazioni che vogliono, ivi inclusa l’evirazione- sino all’assurdo, e cioè autorizzando i genitori adulti a praticare mutilazioni che riguardano i corpi altrui, cioè dei loro figli, per soddisfare le loro stravaganti superstizioni religiose: e questo in totale assenza del consenso dei minori e, anzi, approfittando in modo criminale della loro assoluta incapacità di difendersi da siffatti atti di tortura e di mutilazione. Questa ingerenza nei diritti di salute e di integrità fisica di soggetti incapaci e indifesi ha una logica delirante, la quale potrebbe autorizzare gli adepti di una religione che imponesse il precetto di circoncidere i giudici della Cassazione a pretendere, sempre per “diritto di libertà religiosa”, la circoncisione dei giudici del Palazzaccio. La decisione della Cassazione si fonda poi su dati FALSI, perché è falso che l’Intesa stiupulata con le Comunità ebraiche abbia mai autorizzato un atto criminale come la circoncisione. Gli ermellini non considerano, poi, che la circoncisione è una lesione genitale permanente e irreversibile che integra anche un marchio indelebile, ha conseguenze negative sulla sessualità e sulla salute della persona, comporta rischi di morte e di invalidità permante, implica l’insensibilità del glande che diviene fibrotico, tant’è che viene pratica per evitare la masturbazione, ed è altreì vietata dalla Costituzione italiana e da diverse Convenzioni Internazionali, in particolare quella sui Diritti del Fanciullo di New York, 20 novembre 1989, entrata in vigore il 2 settembre 1990), di cui riporto alcune norme salienti.
“Gli Stati parti rispettano il diritto dei fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all’uno o all’altro, o ad entrambi i suoi genitori, al suo rappresentante legale (o rappresentanti legali), oppure ad ogni altra persona che ha il suo affidamento. Gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile…adottano ogni adeguato provvedimento per: a) diminuire la mortalità tra i bambini lattanti ed i fanciulli; b) assicurare a tutti i minori l’assistenza medica e le cure sanitarie necessarie, con particolare attenzione per lo sviluppo delle cure sanitarie primarie; c) lottare contro la malattia… Gli Stati parti adottano ogni misura efficace atta ad abolire le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute dei minori…. nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.”
C’è da chiedersi come possa essere considerata legittima una mutilazione che non ha alcuno scopo sanitario, ma che viene praticata solo per “soddisfare” le superstizioni demenziali di persone adulte sui corpi di minorenni non consenzienti e con con conseguenze gravi e irreversibili, che potrebbero essere legittimanete rifiutati dai bambini, una volta diventati adulti.
Credo che l’UAAR ed altre Associazioni dovrebbero farsi promotori di denunce ed iniziative: cosa che mi riprometto di fare a titolo personale.
Sono assolutamente contrario alla circoncisione dei bambini per motivi religiosi. Dovrebbe essere vietata, e coloro che la praticano o la richiedono dovrebbero essere puniti. L’integrità del proprio corpo è estremamente importante, soprattutto se non si ha modo di decidere consapevolmente perché si è ancora bambini.
E ovvio che, fuori degli Stati Uniti dove gli uomini circoncisi rappresenterebbero 68% della popolazione maschile ( Propaganda religiosa da diverse sette religiose fra di loro i evangelisti e certe propagande igieniste basate su fake news, comunita ebraica la piu importante al mondo dopo Israele, cristiani orientali etc ) quando si parla circoncisione è inanzitutto ai musulmani che si pensa . Da nessuna parte nel Corano si parla della circoncisione come un obbligo . Soltanto nella Sunnah che sono i raconti su Maometto e suoi seguaci diventa un obligo . Ma si sa, gli hadiths al contrario del Corano possono essere discussi oppure giudicati falsi . Ho trovato nei tanti testi in francese sull’ Islam questa giustificazione della circoncisione da parte di ” saggi ” della religione che riporto pari pari di sotto tradotto in italiano
Qayyim Al-Jawziyyah scrive che la circoncisione maschile e femminile modera la concupiscenza che, “se è esagerata, rende l’uomo un animale; e se è annientato, lo rende una cosa inanimata ” Quindi, la circoncisione modera questa concupiscenza. Di conseguenza, trovi uomini e donne non circoncisi che non sono mai soddisfatti dell’accoppiamento. ” Inoltre serve a impedire la masturbazione .
Al-Mannawi riferisce di Imam Al-Razi:
Il glande è molto sensibile. Se rimane nascosto nel prepuzio, rafforza il piacere durante l’accoppiamento. Se il prepuzio viene tagliato, il glande si indurisce e il piacere si indebolisce. Questo è il meglio della nostra legge: ridurre il piacere senza eliminarlo completamente, una via di mezzo tra eccesso e negligenza.
Per questi motivi, anche fra gli musulmani, questa pratica viene oggi anche discussa .
(Qayyim Al-Jawziyyah è un teologo musulmano che visse attorno al 1300 a Damasco, scrittore di una centinaia di volumi, e che viene ancora studiato nelle madrase le piu conservatrice, tipo salafite . ).