L’UAAR scrive al ministro Tria: “Governo del cambiamento? Rivedere l’otto per mille”

La nostra associazione ha scritto al ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria per chiedere alle istituzioni di prendere in considerazione le osservazioni critiche della Corte dei conti sul discutibile meccanismo dell’8 per mille, che garantisce lauti finanziamenti alle confessioni religiose.

 

Signor Ministro,

ancora una volta la primavera ci porta, oltre che il bel tempo, anche l’adempimento della dichiarazione dei redditi. E, quindi, anche la scelta relativa a 8, 5 e 2 per mille. È solo del primo che le vogliamo brevemente parlare. Perché, purtroppo, se ne parla scandalosamente poco.

E si parla ancora meno di quanto è stato contestato non soltanto da noi, inguaribili laicisti, ma anche dalla Corte dei conti. Per ben quattro volte, infatti, i magistrati contabili hanno ufficialmente formulato osservazioni, evidenziando in particolare cinque “criticità più rilevanti”: “la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale”. Per ben quattro volte ne ha chiesto ragione ai nostri governi. Che, qualunque colore abbiano avuto, hanno sempre preferito soprassedere.

Soprassedendo, quindi, anche alle molte altre criticità. Per cominciare, è un meccanismo escludente: per essere ammessi si deve essere nelle grazie della maggioranza parlamentare — e pazienza se in tal modo vanno a farsi benedire sia l’eguaglianza proclamata all’articolo 3 della nostra costituzione, sia il supremo principio costituzionale di laicità.

Per l’ennesima volta i non credenti, che rappresentano di gran lunga la più importante minoranza del paese, si trovano dunque costretti a scegliere tra una confessione religiosa e lo stato. Ma lo stato fa purtroppo ben poco per attirare le loro scelte. Non solo sposta frequentemente i fondi disponibili su altri impieghi, ma troppo spesso li eroga a soggetti religiosi. Oltre il danno, la beffa. Che è una beffa anche per lo stato, però: così facendo, si vede infatti diminuire gli incassi.

Se il vostro vuol veramente essere il governo del cambiamento, può dimostrarlo anche cominciando a rispettare la volontà dei contribuenti, utilizzando i fondi a sua disposizione per i fini per cui effettivamente devono essere utilizzati. Mettendo dunque in sicurezza le scuole pubbliche e finanziando gli interventi straordinari necessari a fronteggiare le calamità naturali: che, purtroppo, sono inevitabili e frequenti. La vita dei nostri cittadini, soprattutto quelli più piccoli, non può avere alcun prezzo da pagare alle opportunità politiche.

A tal fine, sarebbe altrettanto utile che lo stato facesse pubblicità a proprio favore, convincendo i contribuenti che rappresenta la scelta migliore per i loro stessi interessi. Sinora, incredibilmente, non l’ha in pratica mai fatto. E dire che è stato ripreso più volte dalla Corte dei conti anche su questo aspetto. È impressionante constatare quanto i governi si disinteressino dell’aumento delle risorse che potrebbero essere destinate a rendere più sicura la popolazione.

Le istituzioni politiche stanno soffrendo di una grave crisi di credibilità, che meccanismi come quello dell’8×1000 contribuiscono ad alimentare — come dimostra a sufficienza il ben più ampio consenso che raccoglie il 5×1000. I contributi a favore delle confessioni religiose sono cresciuti esponenzialmente in questi tre decenni, parallelamente alla crescita del gettito Irpef: più crescono le tasse, più crescono gli stanziamenti per la religione. Anche in questo caso la Corte dei conti ha chiesto un ridimensionamento, ma anche in questo caso il governo (quello di cui lei fa parte) non ha fornito indicazioni.

La ragione pubblica, in tempi in cui l’economia del paese versa in gravi difficoltà, pretende che lo facciate al più presto. Avete il potere di migliorare questo paese. Fatelo.

Grazie per l’attenzione,

Adele Orioli
Segretario Uaar

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11 commenti

iguanarosa

Il miliardo circa dato ogni anno alla chiesa cattolica servirebbe agli italiani e all’italia. Su questo potrebbero essere tutti d’accordo. Molti magari. Ci si gira intorno ma nessun politico si azzarda a dire, con le scuse più varie, che andrebbero aboliti questi contributi anacrostici.
Ci vuole un partito o un gruppo di parlamentari riconducibili a un partito che prendano posizione apertamente. Almeno gli atei e gli agnostici li voterebbero.

dissection

Ci sarebbe Democrazia Atea, ma se ne sente parlare ancora meno…

RobertoV

Purtroppo temo che certi argomenti non spostino voti ed, inoltre, c’è la falsa credenza ben propagandata che con i soldi dell’otto per mille la chiesa non faccia altro che fare del bene, che sostenga il sistema sociale italiano. Se si pensa anche alla questione ONG, dove sono state attaccate ONG serie come Medici senza Frontiere, ma a nessuno è venuto in mente di toccare la più grande presunta ONG, la Caritas e la chiesa in generale.
Basta vedere anche la questione ICI non pagata dalla chiesa per la quale c’è una sentenza europea, ma tutti i governi non fanno niente per recuperarli e non mi pare che dai partiti e dai cittadini vi siano pressioni per recuperare soldi utili per la società. Meglio toccare altrove, un po’ come per l’evasione fiscale.
Rivedere l’otto per mille aprirebbe un duro contenzioso con la chiesa cattolica. Se si pensa alla Grecia dove neanche davanti ad un paese in fallimento hanno toccato i soldi della chiesa.

Michele Gaismayr

Tutto lo schieramento politico italiano soffre del retaggio di dipendenza dalla chiesa, eredità del secolo scorso, quando dal pulpito dicevano per chi votare e vi era la scomunica per coloro che avessero votato per il partito comunista. Vi è anche un aspetto di marketing elettorale piuttosto superficiale e superato dai tempi, per cui gesti come il bacio delle ampolle di san Gennaro o l’ostentazione di rosari e santini attirerebbero i voti dei cattolici. Ma lo scenario elettorale è cambiato rispetto ad un tempo, anche se gli strateghi dei partiti si ostinano a non volersene accorgere.
In Italia gli “unaffiliated” (non affiliati ad alcuna religione) sono 7.508.200 pari al 12,4% del totale della popolazione.
Questo vasto bacino elettorale dovrebbe farsi sentire ed essere preso in seria considerazione, soprattutto da chi vuole trarre vantaggio elettorale proponendo “il cambiamento”.
A proposito di tasse, poi, perché in un periodo di crisi in cui tutti, bene o male, hanno ristrettezze economiche, si parla solo di flat tax, di reddito di cittadinanza, e poi si obbligano tutti i contribuenti a pagare una religione? (ricordo che anche l’8/1000 destinato allo stato viene poi utilizzato per la manutenzione delle chiese). Perché non dare al cittadino la possibilità di “non devolvere”?

Diocleziano

La possibilità di “non devolvere” è stata volutamente preclusa dai politicanti di allora.
La cosa più normale sarebbe stata che lo stato incamerasse le quote non espresse, visto che lo stato ci chiede quei soldi come tasse. Abbiano il coraggio di tassare solo quelli che si dichiarano credenti o, ancora meglio, lasciare alla decisione personale finanziare la propria chiesa (in questo caso la chiesa cattolica si estinguerebbe nel lasso di tempo tra un papa e un altro 😆 ). E il denaro dato alla chiesa non dovrà essere deducibile, perché vorrebbe dire scaricare su altri cittadini l’ammanco erariale (vedi le generose donazioni per la chiesa bruciata: su 1miliardo pare che ci sia una deduzione di 600milioni, che ricadrebbero sull’intera comunità).

RobertoV

La stessa chiesa riconosceva che con le donazioni dei fedeli non sarebbe stata in grado di mantenere la sua struttura, da qui il colpo di “genio” di garantirsi una entrata sicura dallo stato, per di più legata alle tasse di tutti ed inglobando tutto, anche l’ottimo veicolo pubblicitario dell’attività umanitaria (che sarebbe invece più corretto includere nel 5 per mille), con lo stato ed altre piccole comunità religiose come copertura, la clausola dello stato che non deve fare concorrenza e delle quote non espresse.
In questo modo ci troviamo all’assurdo che qualunque cosa succeda viene garantita una certa quota intoccabile “per l’eternità” alle religioni, anzi questa quota è sensibilmente aumentata rispetto all’epoca della religione di stato (in termini attualizzati del 150 %). Cioè mentre si effettuano tagli alla sanità, all’istruzione, questa quota continua a crescere con le tasse. E se dovesse diminuire la quota per la chiesa cattolica, ci penserà lo stato a darle parte della propria quota perché la tassa è di fatto una tassa a favore della religione cattolica.

micoenrico

Rivedere l’ 8 x 1000 ? Veramente una grande idea … con la Lega al governo che se potesse la raddoppierebbe al 16 (attenzione che non lo facciano per davvero!). Quanto meno diranno che l’argomento non fa parte del cosiddetto “contratto”.

Diocleziano

Non concordo, penso anzi che si debba essere insistenti fino allo sfinimento.

Avevo suggerito di completare le notizie con la mail dei responsabili, in modo che si potesse allargare a tutti la possibilità di farsi sentire. Vanno rieducati.

mafalda

Scrivere a Tria o a qualsiasi altro membro del governo è inutile, a meno che non si scriva contemporaneamente a tutti gli italiani che pagano l’8xmille. Se la base non è informata non si può pretendere che i servi del vaticano agiscano di loro propria iniziativa.

Diocleziano

È per questo che l’Uaar effettua annualmente delle affissioni.

Se parallelamente alle affissioni i politici ricevessero mail di protesta

penso che ne sarebbero infastiditi.

Bisogna minare le fondamenta delle loro certezze. Nevrotizzarli 😆

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