Il valore della vita degli altri

Il buon senso è quella cosa che ci spinge a guardare alla sostanza delle questioni, senza fermaci alla loro forma. Cum grano salis, per usare un’espressione comune. Il buon senso, per fare un esempio, è quella cosa che ci farebbe accogliere e proteggere, nei limiti delle nostre possibilità, una donna vittima di violenze domestiche senza interrogarci se il suo posto sia nella casa dove in quel momento c’è il suo compagno. Certo, in teoria lei avrebbe tutto il diritto di tornarci, ma in pratica non può farlo in sicurezza. In teoria il suo compagno non avrebbe il diritto di metterle le mani addosso, ma in pratica c’è più che un semplice sospetto che lo farebbe.

La Corte d’Appello di Catanzaro nel 2016 ha fatto esattamente l’opposto. Il caso era quello di un cittadino ivoriano, tale Bakayoko Aboubakar, richiedente asilo perché avendo avuto una relazione omosessuale il suo ritorno in patria lo avrebbe esposto a seri pericoli. La Corte respinse quella richiesta per il motivo che in Costa d’Avorio l’omosessualità non è illegale e non vi sono conflitti in corso. Sentenza che adesso è stata cassata in terzo grado sostanzialmente perché lacunosa di quel buon senso di cui sopra. Infatti la Cassazione ha sottolineato che non è stata valutata la specifica situazione e i rischi a essa correlati: «Non appare sufficiente l’accertamento che nello Stato di provenienza, la Costa d’Avorio, l’omosessualità non è considerata alla stregua di reato, dovendosi accertare in tale paese la sussistenza di adeguata protezione da parte dello Stato a fronte delle gravissime minacce provenienti da soggetti privati».

La portata di questa sentenza è certamente storica; si sancisce che non è possibile negare sbrigativamente lo status di rifugiato sulla base di meri riscontri formali, ma occorre andare oltre. Occorre attivarsi e verificare qual è la situazione oggettiva nel Paese di origine, al di là di quanto previsto nella legislazione e anche in rapporto alla specificità del caso. Questo non significa, come sostiene Giorgia Meloni agitando il solito spauracchio, che “ora gli immigrati sono tutti rifugiati salvo prova contraria”, non è così che funziona. Significa che tutti sono in diritto di chiedere di essere accolti, significa che tutti possono dichiarare di essere perseguitati per varie ragioni e che la loro richiesta deve essere valutata attentamente nei dettagli.

Le ragioni per chiedere di essere riconosciuti rifugiati possono ovviamente essere molteplici. Si viene perseguitati non solo per ragioni politiche o perché si è omosessuali, ma anche per il proprio ateismo. Ricordiamo che secondo il Freedom of Thought Report, realizzato da Humanists International e presentato a Roma dall’Uaar, ben 12 paesi puniscono l’apostasia con la pena capitale e in moltissimi altri l’incolumità di qualunque non credente, così come di chi professa una religione di minoranza, corre seri pericoli. Lo sa bene il governo che però ha scelto di aiutare solo i cristiani perseguitati e solo a casa loro, operando di fatto una discriminazione tra i discriminati.

Si può anche essere perseguitate specificamente perché donne in una società patriarcale oppressiva. In tutti i Paesi dove vige la sharia è prevista la lapidazione per le donne che commettono adulterio, gli uomini in genere se la cavano con molto meno, ma anche laddove la pena capitale non è codificata si rischia la vita per sentenze sommarie emesse da tribunali non ufficiali o capi villaggio; chi rispedirebbe a casa una donna in una situazione del genere? Ecco perché l’assunto salviniano secondo cui bisogna accogliere solo chi scappa dalla guerra è un nonsenso: la guerra non è il solo pericolo, come abbiamo visto, e un Paese che voglia definirsi civile non può permettersi di respingere chi chiede accoglienza perché ne va della sua vita. Sempre che siamo d’accordo sul principio che le vite hanno tutte lo stesso valore.

Massimo Maiurana

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11 commenti

RobertoV

Il diritto d’asilo va concesso allo straniero che non possa ritornare nel suo paese a causa del fondato timore di subire violenze o persecuzioni. Pretendere di limitare l’asilo ai soli rifugiati dalla guerra è anticostituzionale e viola i trattati internazionali firmati dall’Italia. Dovranno quindi modificare la costituzione e rigettare i trattati internazionali firmati. Basterà, inoltre, per i giudici che un ministro o il governo italiano dica che non c’è guerra, tipo in Libia attualmente?

Oppure adottare soluzioni creative all’italiana tipo quella fatta 20 anni fa con il rivoluzionario curdo Öcalan. Il governo D’Alema, non potendo estradarlo verso la Turchia dove c’era la pena di morte, non attesero l’esito della richiesta d’asilo (poi concessa dai giudici), ma lo portarono in Kenia, dove non c’è la pena di morte, e fu “rapito” dai servizi segreti turchi e incarcerato, ma grazie alle pressioni internazionali non condannato a morte (certo l’ergastolo in Turchia avverrà rispettando i diritti umani ….). Ovviamente all’epoca vi furono parecchie polemiche perché si erano violate regole internazionali e costituzionali.

Non mi pare, inoltre, che l’Italia sia stata in passato la classica meta di richieste d’asilo, visto che negli ultimi 30 anni il numero di richieste dell’Italia è simile a quello della piccola Austria e pari a quelle del solo anno record 2015 per la Germania.
Pensando al 2015 quando vi fu una emergenza profughi in Grecia, dove arrivò quasi un milione di immigrati, di cui la metà erano siriani in fuga da una guerra evidente. L’Italia non se ne fece carico, problema risolto da altri paesi europei, in primis Germania, Austria e Svezia. I siriani sbarcati in Italia, circa 40 mila, furono fatti transitare e scaricati verso le altre nazioni europee, solo poche centinaia chiesero asilo in Italia.

laverdure

Temo che la sentenza della Cassazione in realta sia l’ennesimo incoraggiamento a favorire l’immigrazione incontrollata,e che una volta tanto la sentenza dei magistrati,cosa rara,fosse
una volta tanto ragionevole
Infatti in mancanza di elementi precisi di pericolo,come stato di guerra,o in questo caso gravi sanzioni ufficiali all’omosessualita (come avviene invece in altri paesi),il generico “pericolo proveniente da privati” giustifica ogni richiesta.
Non dimentichiamo infatti che molti emigrati sono divenuti tali per fuggire non solo la miseria ma la violenza della criminalita generica dei loro paesi,criminalita stimolata ovviamente dalle stesse cause storicogeografiche alla base della miseria stessa.
E paradossalmente molti emigrati si dichiarano loro stessi contrari all’immigrazione incontrollata perche si rendono perfettamente conto che l’elevata percentuale di criminalita
importata in questo modo li rimetterebbe in pericolo nuovamente,dato che la loro condizione
precaria ne farebbe le vittime principali.
E beninteso ,una volta raggiunta ona forza sufficente,la criminalita “immigrata” e’ destinata a diventare un pericolo per tutti.
Nel caso qualcuno l’avesse dimenticato,e’ quanto successe con la mafia negli USA e in altri paesi in un passato non poi lontanissimo.

laverdure

Dimenticavo:queste osservazioni le esprime chiaramente Federico Rampini nel suo ultimo saggio,
“la notte della sinistra”,( ma anche nei saggi precedenti)dove con un raro anticonformismo totalmente “politicamente scorretto” critica gli endemici errori commessi dai cosiddetti “democratici progressisti di sinistra” nei vari paesi occidentali,per lunghi anni,che hanno finito per indebolire paurosamente la loro credibilita,a tutto vantaggio dei cosiddetti “populisti”.

RobertoV

Il problema immigrazione esiste ormai da decenni e non mi pare che tale problematica sia stata gestita solo da governi di sinistra, ma ampiamente anche da governi di centro e di destra. Per esempio anche nell’attuale parlamento europeo circa metà dei deputati è di centrodestra ed il primo partito è quello dei popolari che ha dentro gente come Berlusconi ed Orban. Nei vari governi si sono alternati governi di sinistra o centro-sinistra e di destra o centro-destra ed anche governi popolari con sinistra e, quindi, le responsabilità vanno condivise. Nell’emergenza migrazione del 2015 fu la Merkel dei popolari a portare oltre un milione di immigrati in Germania. Cosa hanno fatto i popolari e le destre quando hanno governato (o stanno governando)? In Italia dal 2001 al 2011 tranne una pausa di due anni ha sempre governato il centrodestra di Berlusconi e lega. Cosa hanno fatto e risolto? La Bossi-Fini? Cioè un sistema che facilita l’illegalità?
Pensando poi ai demenziali interventi militari dell’Irak fatti dalle destre che hanno destabilizzato intere aree e peggiorato i problemi. O alla guerra in Libia contro Gheddaffi fatta prevalentemente dalle destre, altra destabilizzazione?

Riguardo al fatto che immigrati vecchi siano contrari ad un’immigrazione “incontrollata” (chi poi ha mai detto di essere favorevole ad una immigrazione incontrollata e senza regole?) ci sono due spiegazioni semplici:
la concorrenza per il lavoro (sia per il posto che per la retribuzione),
il conseguente aumento dell’odio indifferenziato verso tutti gli stranieri, oltre al fatto che xenofobia e razzismo esistono anche tra gli stranieri.
La questione criminalità è legata soprattutto alla questione illegalità.

laverdure

Mi sembra che il precedente governo,con la sua ostentata politica del “buon samaritano” mondiale,che pretendeva che anche gli altri paesi europei condividessero,con la sua politica di inviare intere flotte militari fin quasi alle coste libiche per raccogliere “immigrati”
non facesse altro che incoraggiare l’immigrazione molto piu del governo attuale.
Ma lasciando da parte questioni politiche,la domanda da fare all’opinione pubblica,che meriterebbe un referendum che ovviamente nessuno avra mai il coraggio di fare,e ‘ questa “A quanto benessere siete disposti a rinunciare a favore di “immigrati ?”.
Dato che la moltiplicazione dei pani,pesci e beni vari e’ rimasta monopolio di Gesu Cristo,e le risorse del paese,non infinite per definizione,sono gia assottigliate da una crisi
tutt’altro che superata,e’ ovvio che ogni spesa per vitto,alloggio,sanitari scuola ecc
significhera soldi in meno per analoghi bisogni di cittadini italiani.
E una massa di individui dall’istruzione media non certo eccezionale,e ammettiamolo pure,spesso non particolarmente inclini al lavoro semplicemente perche provenienti da culture tutt’altro che stimolanti in questo senso, non costituiscono certo quella “ricchezza” ormai sproloquiata un’infinita di volte da Bergoglio e altri.
Molta gente,abbindolata da simili demagogie “buonistiche”, e non dovendo pagare apparentemente di tasca sua la “generosita” predicata appunto da Bergoglio e soci,non si e’ ancora resa conto che il prezzo dovra pagarlo eccome,sotto forma di aumenti di tasse,riduzione di pensioni,degrado dell’assistenza sanitaria,per non parlare dell’aumento di criminalita che i media cercano di minimizzare,pur essendo costretti ad ammettere che i reati di violenza sono in aumento,e che oltre il 50% dei reati ormai e’ commesso da immigrati.
Ma certe considerazioni sono ancora tabu perche “politicamente scorrette”.
Ma pretendere che lo rimangano all’infinito e’ pura idiozia,si tratta di un bubbone che finira per scoppiare,sotto forma innanzitutto proprio di quel “razzismo” tanto deprecato a parole.

Francesco S.

Laverdure

Che gli immigrati in generale siano poco inclini al lavoro è una tua non rispettabilissima opinione, non diversa da certi stereotipi che giravano sugli italiani del sud.

Tornando al punto invece la decisione della Corte mi pare molto sensata, bisogna anche considerare le minacce da privati considerando il reale ambiente circostante e non solo le condizioni formali.

RobertoV

Francesco S.
Per curiosità ho provato a guardare un po’ di dati sulla Costa d’Avorio. L’indice di sviluppo umano la colloca al 170° posto, cioè subito dietro all’Afghanistan, 20 posti dietro alla Nigeria. Il PIL pro capite è di 1800 dollari. Dall’anno scorso la missione ONU che teneva separate le fazioni in conflitto si è ritirata, dopo la vittoria di una delle due. Amnesty ha denunciato diverse violazioni dei diritti umani. I villaggi sono divisi in clan, retti da un capo a cui tutti sono sottomessi: non vi puoi entrare se non sei autorizzato.
Il fatto che la legge non discrimini apertamente, non significa che non vi siano rischi da parte della società. Basta pensare ad un po’ di decenni fa per il razzismo nei confronti dei neri negli USA, nonostante leggi non razziste.

RobertoV

La politica attuata dal precedente governo non è stata quella del buon samaritano, ma quella di contare sul fatto che l’Italia fosse rotta di transito verso il centro-nord Europa, come anche Salvini ha riconosciuto di fatto pochi giorni fa (480 mila sbarchi nel periodo 2015-2018, ma almeno 270 mila scaricati “ufficialmente” dall’Italia al resto d’Europa proprio dalla sinistra pur in un periodo di progressiva chiusura delle frontiere della altre nazioni). L’Italia ha quindi cercato di coinvolgere le altre nazioni per migliorare il pericoloso transito del Mediterraneo e non si è resa conto che il giochino del transito non funzionava più bene come prima.
Come si vede anche per il 2018 alla chiusura dell’Italia ha corrisposto un aumento degli immigrati lungo le rotte via Spagna e Grecia, cioè ha scaricato su altre rotte l’inevitabile transito. Quindi la forte riduzione attraverso l’Italia non ha comportato un’altrettanta riduzione degl immigrati in partenza, ma in buona parte lo spostamento verso altre rotte.
Inoltre gli sbarchi non sono un buon indice degli arrivi in Italia perché il bilancio deve includere i transiti ed i rientri “spontanei”. Non è un caso che i dati indichino negli ultimi anni un limitato aumento del numero degli stranieri e valori sostanzialmente costanti dei clandestini a fronte di quasi un milione di “sbarchi” negli ultimi 10 anni.
Riguardo ai costi dell’immigrazione il problema tipico dell’Italia è l’inefficienza, la mancanza di controllo ed organizzazione, i tempi lunghi e gli sprechi come si vede bene anche con le alluvioni ed i terremoti, il tutto sempre gestito in completa emergenza.
Riguardo al costo dei diritti mi viene in mente la questione unioni civili dove anche lì era stata utilizzata la motivazione economica dai contrari.

laverdure

@Francesco s
Vedi caro Francesco,le “voglia di lavorare” (io uso questo termine arcaico,se qualcuno lo trova superato affari suoi),come tutti i lati della personalita umana,compresa anche la sessualita,dipendono si dalla predisposizione naturale,ma anche dall’influenza ambientale,in particolare e’ fondamentale l’ambiente dove l’individuo ha vissuto i primi 15-20 anni.
Ora,credo sia qualcosa di piu di una opinione ritenere che molti paesi del terzo mondo non siano il massimo come ambienti atti a stimolare lo spirito di iniziativa,come pure l’intelligenza ,basti pensare alle madrasse islamiche,dove buona parte dell’insegnamento e’ peggio che inutile,anziche stimolare l’intelligenza la fossilizza a suon di giaculatorie e dogmi.
E non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi,dato che gli stessi effetti deleteri li ha provocati per secoli l’integralismo cattolico,e non ha cessato del tutto nemmeno ora.
Persino le condizioni ambientali,come il clima influenzano notevolmente le culture,come fa notare Odifreddi nei suoi saggi.
Pretendere di ignorare tutto questo in nome dell’uguaglianza non e’ larghezza di vedute,ma mancanza di sincerita,spesso anche verso se stessi.

laverdure

Tanto per mettere i puntini sulla i,quando ci fu il terremoto nel Friuli,i reparti dell’esercito inviati in soccorso si dice facessero fatica a rendersi utili, perche trovarono i locali a sgobbare come matti per riparare i danni,videro bambini e vecchiette in stivaloni spalare il fango a tutto spiano.
Che i Friulani abbiano il “lavoro nel sangue”insomma non e’ una battuta campata in aria.
Temo che in occasioni di terremoti e disastri avvenuti molto piu’ a sud le cose siano andate diversamente,un’opinione divisa da molti, e temo non sia dovuta a pregiudizi.
Ed e’ noto che nei secoli la cultura si e’ evoluta molto differentemente tra nord e sud,per motivi storici ben noti,e personalmente credo che questo abbia provocato le differenze appena citate,e non differenze genetico-razziali.

RobertoV

Laverdure
Se vai a vedere le statistiche non è vero che gli immigrati hanno poca voglia di lavorare. Le statistiche dicono che l’impiego medio tra loro è superiore a quello medio degli italiani, vicino al 60 %. Se aggiungiamo poi il lavoro nero, piuttosto diffuso in Italia…. Qui a Milano tantissime pizzerie e ristoranti sono ormai in mano a stranieri, in particolare egiziani e cinesi che lavorano alacremente. Oltre a vari negozi. Trovi dipendenti immigrati in aziende gestite da italiani, trovi infermiere e badanti straniere, medici stranieri, donne delle pulizie straniere, portinerie gestite da stranieri. Trovi imprese di muratori di e con stranieri, anche nordafricani. Se vai al mercato ormai trovi una netta maggioranza di immigrati (soprattutto di colore) e non mi pare che sia un lavoro leggero e facile. I servizi di consegna a domicilio sono fatti in prevalenza da africani, ecc. E’ scorretto generalizzare comportamenti che possono essere di alcuni (con differenze notevoli tra etnie) esattamente come per i meridionali che sono venuti qui al nord ed hanno lavorato e contribuito allo sviluppo del nord. Il problema sono quelli che un lavoro non sono riusciti a trovarlo anche, magari, per i tempi lunghi per un permesso di soggiorno (2-3 anni in media) e che possono trovarsi in situazione di illegalità e conseguente rischio di criminalità (non è vero che è aumentata negli ultimi anni, molti reati son diminuiti, solo alcuni sono cresciuti, ma possono essere legati a fenomeni di emersione, tipo le denunce per stupro). E comunque non sono il 50 % da parte di stranieri, ma non superano il 40 % e sono legati in maggioranza agli irregolari.
Riguardo ai flussi migratori l’attuale governo ha spostato i flussi verso l’Europa alle rotte Spagna e Grecia ed approfittato di una congiuntura favorevole, anche con l’aiuto dei controlli alle frontiere di Francia ed Austria degli ultimi anni che ostacolano i transiti verso l’Europa attraverso l’Italia (perché la maggior parte dei migranti vuole andare verso il centro-nord dell’Europa dove c’è più lavoro ed un miglior stato sociale).
D’accordo sul fatto che le risorse non sono infinite: ma da qui a sottomettere i diritti di asilo a valutazioni economiche il percorso è lungo.

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