C’è un Paese al quale raccontano che l’8xmille è interamente solidale

C’è un Paese fatto di contribuenti che ogni anno versano allo Stato una quota di quanto guadagnato nell’anno precedente. Si chiamano contribuenti proprio per questo: perché con le tasse che pagano contribuiscono al funzionamento dell’intera macchina amministrativa dello Stato. Contribuiscono indirettamente anche alla vita dei cittadini svantaggiati, perché lo Stato a sua volta utilizza i soldi incassati con la raccolta delle imposte anche per istituire servizi e ammortizzatori sociali secondo il principio di perequazione. Non contribuiscono però tutti in egual misura, questi produttori di reddito, ma in modo progressivamente proporzionale ai loro guadagni e ciò in base a un preciso dettato costituzionale che ultimamente qualcuno ha proposto di superare. Ma questo è un altro discorso.

C’è poi un Paese di contribuenti che per legge devono sostenere non solo lo Stato ma anche le confessioni religiose. A partire da quella cattolica che, paradossalmente ma non troppo, viene riconosciuta dalla Costituzione quale ordine indipendente e sovrano rispetto allo Stato. Per dirla in altri termini: i contribuenti italiani pagano non solo perché funzioni lo Stato di cui fanno parte ma anche perché funzionino altri enti dei quali non è detto che facciano parte. Paradosso nel paradosso: questa vera e propria tassa di religione è un pro­dot­to della secola­riz­za­zione dell’Italia e del suo affrancamento, ma solo dal punto di vista formale, dalla precedente religione ufficiale. Già, perché fintanto che la religione cattolica era culto di Stato i suoi sacerdoti venivano retribuiti direttamente da esso, poi l’avvento della Repubblica ha mutato le cose. Sulla carta lo Stato è diventato plurale, anche se non del tutto e non nella stessa misura rispetto a tutte le pluralità, e poiché l’idea di privare la Chiesa di risorse non passava neanche per la testa dei governanti ecco che nel 1985, a seguito della revisione concordataria, si è arrivati al sistema attuale: non si retribuiscono più i sacerdoti ma si finanziano direttamente alcune organizzazioni religiose, quelle più simpatiche, destinando loro una quota dell’Irpef pari all’otto per mille del valore complessivo di ben oltre 1,3 miliardi.

C’è un Paese, o meglio una sua parte consistente, che pensa di non essere obbligato a destinare una parte dell’Irpef che paga a una confessione religiosa. Secondo il sondaggio che l’Uaar ha recentemente commissionato alla Doxa, questa parte corrisponde a quasi la metà degli italiani. Se poi si chiede agli italiani quanti sono al corrente del fatto che lo Stato finanzia la Chiesa anche in modo indiretto, attraverso le forme più disparate, il sondaggio ci dice che la metà viene purtroppo superata. Di fatto questi cittadini non sanno dove vanno a finire i loro soldi. Non sanno che l’otto per mille della loro Irpef andrà comunque ai soggetti beneficiari, che loro lo vogliano o no, non alla fiscalità generale. Solo che la loro quota verrà assegnata sulla base delle scelte espresse da altri. In pratica questi contribuenti delegano ad altri la loro scelta, in bianco, senza curarsi minimamente di quello che quegli altri sceglieranno al posto loro. L’Uaar da tempo cerca di infor­mare gli italiani sul mecca­ni­smo truf­fal­dino dell’Otto per mille con la campagna Occhiopermille e attraverso i banchetti informativi che i circoli Uaar organizzano nelle varie città.

C’è un Paese che ogni anno, in periodo di dichiarazione dei redditi, viene turlupinato dalle campagne che invitano a firmare per “votare la Chiesa cattolica”. Perché di voto trattasi, come detto sopra, e su un numero limitato di opzioni, non certo di scelta. Turlupinato perché non c’è verbo più adatto per definire il contenuto di queste campagne, tutte orientate alla presentazione di un uso solidaristico delle risorse. In realtà la parte di quanto incassato dalla Chiesa cattolica, che grazie al meccanismo perverso introita intorno all’80% del totale a fronte di appena un terzo di scelte dai contribuenti, è tutt’altro che prevalente rispetto al totale. La quasi totalità dei fondi vengono impiegati per il culto e per i sacerdoti, e a dirlo non è un anticlericale qualunque ma la stessa Chiesa. Ciononostante, gli spot fanno tutti leva sulla solidarietà; ce n’è uno che recita perfino sfacciatamente: “C’è un Paese che si dedica agli altri, senza paura e senza nulla in cambio”. Un miliardo di euro di solo Otto per mille sono nulla in cambio? Oltre sei miliardi complessivi in rivoli vari sono nulla in cambio?

C’è un Paese costretto a subire le reprimende oltre all’ingiustizia. Perché all’appuntamento annuale con la dichiarazione dei redditi si è ormai affiancato anche un analogo appuntamento annuale con le critiche che la Corte dei conti rivolge allo Stato proprio per il modo in cui (non) gestisce l’Otto per mille. Lo Stato infatti, secondo i guardiani contabili: non verifica le reali destinazioni di queste somme; non vigila correttamente sugli abusi di alcuni intermediari; non risolve il problema che anche i non aderenti alle confessioni destinatarie si trovano a contribuire loro malgrado; soprattutto, non dà informazioni adeguate né promuove i suoi progetti. Su quest’ultimo punto invece la Chiesa cattolica è attivissima, come abbiamo appena visto. È attiva al punto che nel 2005 ha perfino basato la sua consueta campagna sulle vittime dello tsunami che ha colpito il sudest asiatico, spendendoci addirittura il triplo di quanto realmente erogato per il sostegno delle vittime: 9 milioni di euro spesi contro 3 donati. L’unione ebraica ne donò in proporzione venti volte tanto senza programmare nessuno spot.

C’è poi una Chiesa, nel nostro Paese, che non solo spende meno, molto meno, moltissimo meno di quello che darebbe a intendere in solidarietà sociale, ma arriva perfino a sostenere occupanti abusivi in danno di terzi. Non a caso il gesto del cardinale Krajewski, cioè intervenire fisicamente per ripristinare l’erogazione di energia elettrica in uno stabile occupato, ha suscitato commenti negativi da tutte le parti. Dai danneggiati prima di tutto, cioè la compagnia elettrica che vanta 300 mila euro di arretrati non pagati, ma anche dai proprietari di immobili preoccupati da questo incoraggiamento, perché tale indubbiamente è, all’occupazione abusiva. Evidentemente tra le possibili destinazioni dei proventi dell’Otto per mille non vi è il pagamento delle bollette dei disagiati. Non quelli che possono riavere la luce a sbafo, almeno, che tanto il cardinale rischia ben poco data la sostanziale immunità che gli garantisce il Trattato tra Stato e Chiesa. E se da un lato c’è chi plaude sottolineando la necessità di gesti plateali di disobbedienza civile per contrastare gesti altrettanto plateali ma di segno opposto, dall’altro non si può non tenere conto che chi questi gesti li ha compiuti avrebbe avuto la possibilità di usare risorse proprie per ottenere lo stesso risultato in modo lecito, come pare faccia di tanto in tanto. Ma non l’ha fatto stavolta, preferendo il gesto eclatante e i riflettori. E che comunque, il linguaggio dei segni che usa contro la xenofobia fa da contraltare a quello più violento che usa per negare diritti fondamentali, ad esempio alle donne.

C’è perfino una Chiesa, nel nostro Paese e non solo, che tradisce le sue vere intenzioni quando viene colpita negli interessi, al punto da rinunciare del tutto a prestare aiuto ai disagiati attraverso le varie Caritas nel momento in cui i cordoni della borsa pubblica vengono stretti. Un comportamento questo che certo non è coerente con gli appelli papali all’accoglienza rivolti alle parrocchie, anche se le stesse parrocchie poi li ignorano senza troppi problemi. È tuttavia perfettamente coerente con il caso dei sigilli rimossi al contatore: pretendere di fare carità coi soldi degli altri. Quelli della Chiesa sono della Chiesa e basta, non si toccano. Come non si toccano le monetine della Fontana di Trevi, non si toccano quelli che arrivano dal Cinque per mille alle varie Onlus della galassia cattolica, quindi perché si dovrebbero toccare quelli dell’Otto per mille? Lo tengano presente i contribuenti nel momento in cui saranno chiamati a esprimere una preferenza con la dichiarazione dei redditi. Cioè adesso.

Massimo Maiurana

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7 commenti

bruno gualerzi

“Il caso dei sigilli rimossi al contatore: pretendere di fare carità coi soldi degli altri”
Assolutamente d’accordo ovviamente su questo punto, che rimanda al resto dell’articolo. Piuttosto, in relazione alle imminenti elezioni… e in relazione all’invito di UAAR di votare per quelle forze politiche che danno più garanzie in fatto di laicità… vorrei conoscere in concreto quali nell’attuale quadro politico hanno questi requisiti, a meno di proporre l’astensione.

RobertoV

“L’unione ebraica ne donò in proporzione venti volte tanto senza programmare nessuno spot.”
Probabilmente in molti non sanno delle attività umanitarie della comunità ebraica o molti le considerano parte del suo “presunto disegno di dominio mondiale”, come si può vedere anche oggi. Anni fa avevo letto un libro di storia in cui si evidenziava proprio il fatto che nella Vienna di 100 anni fa le comunità ebraiche gestissero le principali attività di aiuto umanitario, con un servizio migliore rispetto a quello minimale della chiesa cattolica, eppure la gente non le era riconoscente e lo stesso stato incentivava e riconosceva solo le attività umanitarie della chiesa cattolica. Come succede anche da noi dove le attività umanitarie degli altri vengono messe in discussione, anche pesantemente, ma non vi sono dubbi su quelle della chiesa cattolica, le uniche ufficialmente riconosciute e pubblicizzate. Quanti sanno per esempio che i piccoli valdesi fanno un’attività umanitaria equivalente al 15 % di quella della potente chiesa cattolica e si pongono il problema di farlo nel rispetto della laicità, contrariamente alla chiesa cattolica che ne ha fatto veramente un suo strumento di business, mischia anche la sua attività di evangelizzazione e di propaganda e che ha effettivamente un secolare disegno di potere e dominio mondiale. Quanti soldi prenderebbe la chiesa cattolica se non utilizzasse come veicolo pubblicitario l’aiuto al prossimo, che corrisponde solo “nominalmente” a poco più del 20 % del malloppo complessivo? Lei stessa riconosceva che con le donazioni dirette libere dei fedeli non sarebbe in grado di mantenersi. E grazie al meccanismo truffaldino e “sconosciuto” a metà della popolazione riceve in termini attualizzati 2.5 volte quanto le sarebbe spettato col vecchio concordato fascista.

Diocleziano

Diciamola tutta: parte del merito dei valdesi è anche merito degli atei; se è vero che i valdesi, che sono circa 30.000 raccolgono oltre 600.000 firme – vale a dire venti volte tanto.

RobertoV

Certo, per questo si pongono il problema di usare quei soldi in modo laico ed interamente per l’attività umanitaria. Era per evidenziare il peso significativo dell’attività umanitaria degli altri, mentre nell’immaginario collettivo e propaganda politica ci sarebbe praticamente la sola chiesa cattolica, che ha un ben altro fatturato e guadagno da cui estrarre la quota umanitaria.

RobertoV

Riguardo al cardinale elettricista osannato da molti nonostante il suo comportamento illegale va rilevato che il danno non è stato fatto allo stato, ma alla società elettrica che coi soldi delle bollette deve pagare i dipendenti con le loro famiglie. Cioè per aiutare delle persone bisognose viene rubato ad altri, non allo stato.
La chiesa cattolica poteva scegliere la via legale pagando le bollette arretrate (cifra risibile per lei) o accordandosi con la società elettrica per un piano di estinzione del debito e poi fare pressione sullo stato italiano perché venga incontro ai bisogni delle persone. Tra l’altro a livello europeo vi sono diverse iniziative sulla povertà energetica che l’Italia deve ancora recepire.
A casa ormai da diverse onlus mi arrivano richieste di donazioni mediante pagamento delle bollette di persone bisognose, perché la chiesa cattolica non può seguire questa strada legale?
Cosa sarebbe successo se lo avesse fatto qualche onlus?
E che incidente diplomatico sarebbe successo se a farlo fosse stato l’ambasciatore della Germania o della Francia, visto che di fatto è intervenuto un cittadino di stato estero con immunità diplomatica. Un vero cuor di leone ed uno spregio all’Italia che i famosi “sovranisti” non hanno rilevato: forse è il Vaticano che ci tiene con “l’anello al naso”.

Diocleziano

”… La chiesa cattolica poteva scegliere la via legale pagando le bollette arretrate (cifra risibile per lei) …”

Si tratta di 300.000 €. Se pensi che per la stessa cifra il Bertone non si è peritato di sottrarli all’ospedale dei bambini…

Hanno la faccia come il cul… to! 😆

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