Il vero rischio è abortire lo Stato di diritto

I continui attacchi ai diritti riproduttivi delle donne ci dicono, o meglio ci confermano, che nessun traguardo su questi temi è mai veramente raggiunto una volta per tutte. E ci dicono anche un’altra cosa, forse altrettanto scontata ma troppo spesso non tenuta nella dovuta considerazione: che qualunque conquista in tema di diritti rischia di essere rimessa in discussione nel momento in cui le vele vengono gonfiate dai venti reazionari che arrivano da prua, soffiati da movimenti identitaristi e clericofascisti. Come attualmente in Italia, secondo i dati appena arrivati dai risultati elettorali.

Lo sanno bene gli americani che oggi, in piena era trumpista, vedono diversi Stati scommettere su una nuova sentenza che ribalti la storica Roe vs Wade e rimetta in discussione il principio secondo cui l’aborto è un diritto di tutte le americane. Ci scommettono perché vedono che la composizione della Corte Suprema è adesso favorevole, dopo la nomina del giudice Kavanaugh proprio da parte di Trump. Ci ha scommesso l’Alabama introducendo una legge, peraltro subito impugnata dall’associazione Planned Parenthood — ma è proprio quello che si aspettava il senato dell’Alabama — che mette al bando l’aborto anche in caso di stupro e incesto e prevede pene fino a 99 anni di reclusione. Subito dopo ci ha scommesso anche la Louisiana, che ha però optato per un emendamento costituzionale invece che una legge ordinaria, e che si è limitata a un divieto successivo al rilevamento di attività cardiaca nel feto.

Come loro decine di altri Stati americani, per lo più facenti parte della cosiddetta Bible Belt, avevano varato o hanno intenzione di varare provvedimenti restrittivi del ricorso all’aborto. Il che non è il solo problema, visto anche che comunque di leggi incostituzionali trattasi per il momento, ma è accompagnato da altri fenomeni non meno preoccupanti. A cominciare dall’impennata delle intimidazioni nei confronti dei medici che praticano aborti, dei picchettaggi in prossimità delle cliniche e in generale dell’aggressività dei gruppi antiabortisti, fino alle incursioni degli stessi gruppi nelle pubblicità offerte da Google allo scopo di sfruttarle indebitamente con messaggi fuorvianti. C’è perfino chi ipotizza una seconda guerra civile americana, che verrebbe causata proprio dalla forte contrapposizione sul tema tra intere regioni pro e contro l’aborto.

E in Europa? Dal punto di vista politico, le elezioni ci hanno appena consegnato un parlamento che tutto sommato è meno peggio di come sarebbe potuto essere. Intendiamoci, anche a livello continentale c’è stato un avanzamento dei gruppi sovranisti, ma non sufficiente per poter ambire alla Commissione europea. Sembra piuttosto profilarsi una nuova maggioranza di centro sinistra, seppur con una diversa e più ampia composizione, che non dovrebbe rappresentare un pericolo. I trascorsi non sono del tutto confortanti: sei anni fa veniva bocciata di misura, pare addirittura a causa di un errore di traduzione, la proposta dell’europarlamentare socialista portoghese Estrela che avrebbe impegnato gli Stati membri a fare di più sui diritti riproduttivi e sessuali; due anni dopo, nel 2015, veniva invece approvata la proposta del socialista italo-belga Tarabella, che afferma sì la necessità di agevolare l’accesso all’aborto ma alla fine, grazie a un emendamento popolare, lascia libertà ai singoli Stati sulle rispettive legislazioni. Insomma, dovreste farlo ma la decisione spetta a voi. In compenso l’Italia ha incassato una sonora bocciatura sul tema dal Comitato per i diritti sociali del Consiglio d’Europa, per giunta perché recidiva.

In generale l’Europa non è al momento messa malissimo, ma neanche benissimo. Quelli liberticidi sono in prevalenza i micro Stati, compresa naturalmente la Città del Vaticano ma non solo: Malta non consente l’interruzione volontaria della gravidanza mentre San Marino, Liechtenstein, Andorra e Irlanda del Nord pongono restrizioni severe. Appena un po’ più larghe le maglie in Finlandia, Polonia, Regno Unito, Islanda e Monaco. Nel resto del continente non esistono serie limitazioni, compresa l’Irlanda che lo ha legalizzato sette mesi fa e che sta vivendo una stagione di diritti di tutto rispetto (giusto nei giorni scorsi ha anche abbreviato con un referendum plebiscitario i tempi necessari per il divorzio). Laddove è legalizzato da tempo, inoltre, il ricorso all’aborto presenta in genere un trend discendente; emblematico il caso della Romania, che dopo l’era Ceausescu in cui a causa del divieto di aborto venivano sovraffollati gli orfanotrofi, con tutte le conseguenze del caso, ha avuto in primo luogo un boom nella percentuale delle Ivg seguito da un altrettanto forte ridimensionamento.

Se però dal piano della legislazione ci spostiamo a quello squisitamente sociale le cose cambiano. Anche l’Europa, e in particolare l’Italia, vivono al momento una sorta di revanscismo applicato al terreno dei diritti, analogamente a quello che abbiamo visto accadere negli Usa. I movimenti no-choice sono sempre più ag­guer­riti e so­prat­tutto rice­vono finan­zia­menti da parte di organizzazioni reazionarie statunitensi e russe. L’Italia non fa eccezione, anzi. Le campagne di CitizenGo sono sempre più presenti e nelle città vengono organizzate manifestazioni per chiedere l’abolizione della legge 194 alle quali si accodano anche gruppi neofascisti, e i cui partecipanti sono in genere di orientamento per così dire “spiccato”. C’è purtroppo tanto da fare e, soprattutto, non c’è da abbassare la guardia. Men che meno quando si tratta di elezioni di qualunque tipo.

Massimo Maiurana

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21 commenti

iguanarosa

Non è neanche questione di ateismo o di religione, ma di libertà e di repressione. Infatti si trovano antiabortisti fra gli atei e “pro choice” fra i credenti.
Se l’Unione europea ci servirà a qualche cosa, sarà un argine agli aspiranti antiabortisti. O almeno spero che serva almeno a questo.

Diocleziano

”… Se l’Unione europea ci servirà a qualche cosa… ”
Da quello che si vede a due giorni dalle votazioni in Italia, credo poco.
Vedo che hanno recepito il risultato totalmente in chiave di potere interno, su cosa dovranno fare a Bruxelles nemmeno una parola. Come al solito recepiremo le decisioni altrui. Ma forse non sarà un male, visto il livello intellettuale dei nostri bigotti

RobertoV

L’Europa è un insieme di 28 stati, 28 governi, 28 teste che pensano e governano per il proprio tornaconto, con decisioni che talvolta devono essere prese all’unanimità, con più passaggi più complicati di quelli italiani, il che porta a compromessi al ribasso ed inattività. Se l’Unione Europea era scarsa prima, lo è ancora meno adesso. C’è da sperare che la maggioranza dei governi sia ancora a favore dei diritti o si faccia positivamente influenzare da quelli più avanzati. Però partiti come i popolari sono spesso tentati dall’imporre visioni clericali o limitative ed anche le sinistre non sono insensibili a tali posizioni.

bruno gualerzi

“Movimenti no-choice sono sempre più ag­guer­riti e so­prat­tutto rice­vono finan­zia­menti”
Non credo sia il caso di preoccuparsi: un sondaggio Doxa dice che ‘calano i cattolici e crescono gli atei”. Aspettiamo che calino ancora un pò i cattolici e crescano ancora un pò gli atei, e tutto si sistemerà.
Buona giornata.

Gérard

Professore Gualerzi
Questi credenti che rimangono sono sempre piu fondamentalisti e sono un nociolo duro . ( Avevo sentito anni fa ad una radio francese l’ intervista di un veccchio prete francese che si lamentava che gli nuovi seminaristi erano attirati sempre di più dall’integralismo di estrema destra integralista che della spiritualità vera ) . Gli atei invece sono una massa inerme . ” Perchè occuparmi di una cosa che non esiste ? ” scriveva una volta un ateo su un sito francese al quale ho risposto ” Forse quella cosa che non esiste non si occupa di te ma quelli che ci credono di molto !! ” .

bardh

Il USA è un paese grande e pieno di contrasti quindi si va dalla legge antiabortista del Alabama alla proposta della democratica Kathy Tran per cambiare la legge della Virginia riducendo da 3 a 1 il nr. dei medici che devono dare il consenso per aborto anche al terzo semestre nel caso che il parto “compromettere sostanzialmente e irrimediabilmente la salute mentale o fisica della donna”. Io non sono un ginecologo ma gia mi pare strano portare la gravidanza fino alle ultime settimane e accorgersi che potrebbe avere conseguenze dannose per “la salute mentale” della donna ma mi pare ancora piu strano che a quel punto l’aborto sia preferibile al parto!?
Sono temi delicati di etica e discuterli partendo solo dal punto di vista dei fanatici religiosi o dei diritti alla salute della donna con slogan del tipo “il corpo è mio e decido io” mi pare un riduzionismo pacchiano, perché facendo cosi si va da un estremo al altro; da dare al feto pieni poteri a lasciare alla donna decidere di sopprimere una vita e non avere nessuna conseguenza. Non esisterà mai una legge che metterà d’accordo tutti ma almeno che sia una legge soppesata che coglie più consensi possibili da entrambe le parte e soppratuto più equa possibile con tutti i soggetti interessati.

RobertoV

La gravidanza è un percorso lungo 9 mesi in cui possono cambiare molte cose sia riguardo all’evoluzione dell’embrione feto che della stessa donna. Purtroppo non siamo nella condizione di poter definire tutto con analisi nelle prime settimane e gli esami si fanno progressivamente anche sulla base di ciò che si scopre con l’evolversi della situazione. quindi non mi sembra strano che si possano scoprire problemi gravi anche in fase di gravidanza avanzata. So di donne che hanno trascorso gli ultimi mesi a letto pur di non perdere il bambino. Ma se scopri in fase avanzata problemi gravi per il feto o per la stessa madre (per esempio un tumore) perché l’aborto dovrebbe essere proibito e dovrebbe essere strano parlare di “salute mentale della madre”? Come ti sentiresti se scoprissi che tuo figlio è destinato a morire nel giro di poche settimane o pochi mesi dopo il parto, magari con notevoli sofferenze? Lo devi far nascere per forza a questo punto ed accettare tutte le conseguenze?

bardh

RobertoV

Esistono pure casi di donne che abortiscono per motivi a pio parere futili, o che uccidono i loro figli, ma spero che i parlamenti quando fanno le leggi non si guidano semplicemente dai casi estremi ma tengono presente tutto e che emettono leggi che non penalizzano nessuna categoria ma che siano più giuste è possibile.
In ogni caso non mi riferivo a leggi che consentono l’aborto per gravi problemi di chi verrà al mondo o per i casi di rischio per la salute della donna, ma non possiamo legiferare guidati dal principio “il corpo è mio e decido io”, la proposta Kathy Tran di fatto aumenta il rischi di consentire l’aborto al nono mese anche in casi di presunte: “conseguenze dannose per la salute mentale”, dico presunte perché ridurre tutto al parere di un solo medico comporta rischi.

Gérard

Come non pensare in questi periodi che diventano sempre piu buii a quello che profetizzava Simone de Beauvoir ( morta nel 86 ) tanti anni fa e che purtroppo è diventato attuale ” Non dimenticate mai che basterà una crisi politica, economica o religiosa affinché i diritti delle donne siano messi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete stare attente alla vostra vita.”
E pensando anche a quello che succede attualmente negli USA, mi torna anche in mente questo ” Quando la condanna per l’aborto è più severa di quella per lo stupro, sapete che si tratta d’una guerra contro le donne ” .

bardh

non solo i diritti di una categoria ma nessun diritto non è mai acquisito, non dimentichiamo che oggi in alcuni paesi del mondo de facto esiste ancora la schiavitù, in occidente in alcune comunità esiste il matrimonio coato, il matrimonio delle minorenne, l’applicazione dello sharia per questioni di famiglia, tutela dei figli e patrimonio, e tutto sta avvenendo senza nemmeno aver bisogno di una crisi politica, economica o religiosa!

RobertoV

I diritti sono stati in genere ottenuti in maniera conflittuale, in cui gli oppositori sono stati sconfitti in certi paesi (ma non in altri). Ma questo non vuol dire per sempre, non significa che si sono convertiti o che hanno rinunciato a lottare contro, anche perché certi interessi o motivazioni non sono scomparse. Se si presenterà l’occasione cercheranno la loro rivincita. Questo non vale solo per l’aborto, ma anche per altri diritti delle donne e tanti diritti “meno divisivi”. Ancora oggi in molti mettono in discussione la stessa democrazia.

bardh

Penso che soffermarsi solo alle decisioni che provengono da ambienti religiosi che ristringono il diritto al aborto è un lavoro parziale e di parte, oggi nel occidente ci sono leggi e proposte di legge che provengono dalla parte dei progressisti che risultano folli tanto quanto quelli dei fanatici religiosi, non tutto cio che è “progressista” è oro colato.
In particolare mi riferisco alla proposta della democratica Kathy Tran per una modifica di legge sul aborto allo stato di Virginia. Non ho trovato la sua proposta di legge ma se si segue in youtube il dibattito “Kathy Tran Presents Virginia Third Trimester Abortion Bill in Committee” si capisce cosa porta la modifica. Sempre riferito alle “conseguenze dannose per la salute mentale” alla domanda “potrebbe la donna chiedere un aborto anche quando fosse certificata che si sta dilatando” la relatrice risponde: “si, la mia proposta lo permetterebbe” (circa al minuto 1:30) e alla domanda: “ma nella sua proposta il medico non dovrebbe avere alcun specializzazione in salute mentale per determinare questo (conseguenze dannose per la salute mentale) giusto?! Kathy Tran risponde: “non in questa proposta!”. Quindi un medico generico o un ginecologo, anche quando la donna è dilatata e pronta per partorire può assecondare la richiesta di aborto per un presunto “conseguenze dannose per la salute mentale”, io non sono un giurista ma a buon senso questo mi pare l’omicidio di un nascituro.

RobertoV

Quella legge riguardava casi particolari. Gli aborti al 3° trimestre non superano l’1 % del totale e sei in una fase dove in qualunque momento potrebbe avvenire il parto, il che non significa che quella nascita avrà successo e che il bambino sarà sano e non con gravi malformazioni o scarse possibilità di sopravvivere, nè che il parto sarà agevole e non rischioso.
Qui un link a riguardo dove si dice che l’aborto non sarebbe consentito se il feto è già entrato nel canale del parto.
http://nymag.com/intelligencer/2019/01/no-virginia-democrats-dont-support-infanticide.html?fbclid=IwAR02fcTVRU7qkWay2wVAIIUZOo1KQdmGxxMZHuD18sThHyZCtvsydPqLhUs

iguanarosa

Ma che scrivi? “anche quando la donna è dilatata e pronta per partorire può assecondare la richiesta di aborto per un presunto “conseguenze dannose per la salute mentale”, io non sono un giurista ma a buon senso questo mi pare l’omicidio di un nascituro.”

Si tratta di semplicissima rinuncia alla potestà genitoriale. Nessuno uccide i neonati che nascono vivi. C’è l’obbligo di rianimarli anche quando si tratta di abolto al quinto o sesto mese. Ovviamente non molti sopravvivono se sono così prematuri. La madre può non riconoscere gli eventuali neonati che sopravvivono.
Ricordati che la maternità deve sempre essere affrontata in perfette condizioni fisiche e mentali. Se la futura madre decide, a qualsiasi stadio, che non se la sente ha il diritto di rinunciare. C’è anche chi porta i figli di due-tre anni ai servizi sociali, perché non li vuole più.
Nessuno può obbligare a finire una gravidanza. E’ questione privata e anche pubblica, libertà contro repressione.

RobertoV

Come ben dice iguanarosa nell’articolo si parla di “non viable”, cioè di feti non vitali o che non hanno possibilità di sopravvivere. Comunque in fase avanzata se possibile si cerca di rianimare il feto.
Quindi al 3° trimestre vengono fatti per precise ragioni mediche.
E’ assurdo pensare che una donna che voglia abortire “per presunti futili motivi” anziché farlo più semplicemente al 1° trimestre (l’ 82 % in Italia), aspetti di arrivare in prossimità del parto facendosi tutto l’iter della gravidanza non voluta, sopportandone il peso ed i cambiamenti fisici e psicologici, per poi sottoporsi ad un intervento vero e proprio all’ultimo. Per diagnosticare malformazioni del feto si è proprio cercato di anticipare il più possibile la diagnosi per poter intervenire il prima possibile e ridurre l’impatto fisico e psicologico per la donna.
Ho seguito le due gravidanze di mia moglie e sono stato presente in sala parto. La cosa che ho constato è la sensazione di impotenza per un uomo, che oltre al supporto psicologico e materiale non può dare altro, anche davanti alle sofferenze del parto che possono essere notevoli. Tutto il carico fisico e psicologico, i rischi della gravidanza e del parto sono a carico della donna e del suo corpo. Quindi mi sembra logico che sia la donna a dover decidere ed essere proprietaria del proprio corpo, senza dover essere messa sotto la tutela di altri. Se noi dovessimo fare un intervento sul nostro corpo non accetteremmo che siano altri a decidere sul nostro corpo. Consigli ed aiuti possono essere utili, ma alla fine la decisione spetta al diretto interessato assieme all’esperto.

pendesini alessandro

Mi sia concesso fare notare che il protestantesimo, e il giudaismo concentra la sua riflessione sull’uomo reale e non sull’essere virtuale rappresentato dall’embrione.
Un’altra peculiarità della legge mosaica è di prendere la donna come riferimento di base per tutte le decisioni e non di sorvolare sul possibile status dell’embrione ! Se l’embrione è sinonimo di sofferenza morale o di un evidente rischio fisico, la tradizione ritiene che tutto debba essere fatto per “salvare” la donna. Poiché la donna è considerata come “nefesh” (anima) e quindi come una persona a sé stante, mentre il bambino in utero lo diventa pienamente all’uscita della sua testa. L’ebraismo è da considerare più una pratica, o “ortoprassi”, che un corpo di credenze.

Gérard

Mi corregga se mi sbaglio ma l’ evangelismo è un ramo del protestantesimo e mi sembra in contradizione con quello da Lei scritto nelle due prime righe del suo commento . Avevo letto tanti anni fa che l’ ebraismo considerava che l’ essere umano poteva essere tale al momento del ” respiro ” che è anche per gli indu sinonimo di anima ” Mah ( Grande ) atma ( anima ) ” ( da notare che in tedesco il respiro ( o soffio ) si chiama ” der Atem “) .

pendesini alessandro

Gérard
Come già detto in altre occasioni, tutte le tradizioni religiose NON hanno, ovviamente, lo stesso concetto dell’embrione. Quindi non è forse sorprendente che il protestantesimo europeo di tendenza calvinista sia una delle fonti fondamentali della laicità, non solamente ma anche una delle filosofie più aperte al dialogo con gli atei umanisti ?
Da notare che i documenti della Federazione protestante di Francia testimoniano questo desiderio di non sacralizzare o santificare l’embrione, ma di interessarsi principalmente al benessere e la salute della donna. Inoltre insistono sul diritto del bambino a nascere e del bambino già nato, piuttosto che su delle modalità dell’atto procreativo o lo statuto di alcuni blastomeri.

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