Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

Un gruppo di parlamentari di diversi partiti ha presentato una mozione laica che fa riferimento all’appello lanciato in occasione del convegno di studi “Oltre il Concordato”, organizzato da UAAR, Associazione Luca Coscioni, Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” e Fondazione Critica Liberale per i 90 anni dai Patti Lateranensi. L’iniziativa è stata presa in Senato da Riccardo Nencini (PSI) e firmata anche da Emma Bonino (+Europa), Maurizio Buccarella, Elena Fattori e Matteo Mantero (M5S), Roberto Rampi e Tommaso Cerno (Pd), Loredana De Pretis (Leu), Carlo Martelli (Gruppo Misto). Questa mozione sollecita il governo con quattro proposte: abolire l’ora di religione, da sostituire con l’educazione civica; rivedere i criteri di ripartizione dell’8×1000; superare i privilegi della Chiesa cattolica sull’imposta per i beni immobili; recuperare l’Ici non pagata per gli immobili commerciali della Chiesa, attuando quanto richiesto dalla Corte di giustizia europea.

Il Garante per la privacy ha approvato lo schema di decreto stilato dal ministero della Salute per istituire una banca dati nazionale delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat). In questo modo si potrà avere un database unico e aggiornato, accessibile ai medici e ai fiduciari in caso di necessità, dei testamenti biologici, nonché di eventuali modifiche e revoche. Intanto i Comuni si adeguano man mano alla normativa: ad esempio quello di Bisceglie (BT) ha istituito un registro per i testamenti biologici.

Il Comune di Milano ha sottoscritto un patto di collaborazione con diverse confessioni religiose e organizzazioni laico umaniste, tra cui l’UAAR, e due aziende per i servizi alla persona (Istituti Martinitt-Pio Albergo Trivulzio e Golgi-Radaelli) per mettere a disposizione di tutti i cittadini – credenti e non – le cosiddette “stanze del silenzio”. Questi spazi, senza connotazione religiosa, saranno aperti in luoghi come aeroporti, ospedali, carceri e stazioni e potranno essere utilizzati per finalità di culto, raccoglimento o riflessione da chiunque. Già lo scorso dicembre la Giunta aveva approvato una delibera in tal senso. Gli assessori Lorenzo Lipparini (Partecipazione, Cittadinanza Attiva e Open data) e Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali, Salute e Diritti) hanno coordinato questa collaborazione con varie realtà, nel rispetto delle persone a prescindere dall’appartenenza religiosa.

La proposta di legge di iniziativa popolare regionale “Aborto al sicuro”, per ottenere la piena applicazione della 194 e garantire alle donne pieno accesso all’interruzione di gravidanza, ha ottenuto più di 8.400 firme ed è stata depositata presso la Regione Lombardia. Alla campagna, lanciata dall’Associazione Luca Coscioni, ha partecipato anche l’UAAR. La proposta è al vaglio della commissione Sanità e Politiche sociali della Lombardia.

La Giunta di Novara, su iniziativa del sindaco Alessandro Canelli, ha proposto all’unanimità al Consiglio comunale di conferire la cittadinanza onoraria al ricercatore Ahmadreza Djalali. L’uomo, di origine iraniana, ha lavorato anche in Italia e presso la Libera Università di Bruxelles; è stato arrestato e condannato a morte con accuse pretestuose dall’Iran. Le sue condizioni di salute durante la prigionia sono diventate precarie. Sul suo caso sono intervenute diverse associazioni per i diritti umani, compresa l’organizzazione laico umanista Humanists International.

Non mancano iniziative e sentenze che riconoscono i diritti delle famiglie omogenitoriali. L’anagrafe del Comune di Venezia ha infine emesso una carta d’identità per una bambina di sei anni figlia di una coppia di donne senza le diciture “padre” e “madre” – come recentemente ha stabilito una direttiva del Ministero dell’Interno – ma con la precedente e più neutra espressione “nomi dei genitori o di chi ne fa le veci”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva voluto imporre, nella sua crociata contro il “gender” e nonostante i pareri discordi del Garante per la privacy e altre istituzioni, una formulazione potenzialmente discriminatoria verso i figli delle coppie omosessuali. Proprio nel caso veneziano per diversi mesi alla minore non era stata assegnata la carta d’identità per questo cavillo, nonostante la famiglia avesse presentato regolare richiesta.

Il tribunale di Parma ha respinto il ricorso del procuratore contro il riconoscimento dei figli di due donne, unite civilmente, effettuato dal sindaco Federico Pizzarotti.

Ad aprire il partecipatissimo Pride di Torino anche la sindaca Chiara Appendino (M5S), che ha dichiarato: “sul tema delle famiglie non si possono fare passi indietro, non abbiamo mai perso un Pride e siamo qui anche quest’anno per riaffermarlo”.

 

La redazione

10 commenti

mafalda

Non ho ben capito l’utilità delle “stanze del silenzio” (brutto nome, tra l’altro, piuttosto funereo). E come avverrebbe la fruizione di queste stanze, ad esempio in aeroporto? Su prenotazione? Oppure sono delle specie di chiese dove tutti possono entrare, sedersi e pensare?

Frank

Se devo essere onesto a me la creazione di queste “stanze del silenzio” mi lascia un po’… senza parole.

Diocleziano

Ripeto quello che ho già detto in altra occasione:
non dovrebbero essere doppioni delle cappelle cattoliche, altrimenti si sancirebbe un privilegio – loro amano i privilegi, soprattutto se sono divisivi – ma dovrebbero essere ambienti senza connotazioni specifiche. Perché poi ci dovrebbero essere, nei cimiteri, ambienti pagati da tutti ma di esclusivo interesse per la chiesa?

Sono da evitare architetture e anche croci sugli edifici cimiteriali, che li fanno somigliare a chiese.

Manlio Padovan

Se ho capito bene, durante la sosta di un viaggio in aereo o altri mezzi di locomozione, mi viene offerta la possibilità di usufruire di uno spazio non connotato da simboli religiosi al fine di potermi fare, come dicono oggi i giovani, delle seghe mentali.
Ma è previsto anche, dopo la stanza del silenzio, lo spazio pre-manicomio?

mafalda

Manlio, per fortuna che non sono solo io a pormi domande su queste stanze del silenzio.
Posso capire che creare degli spazi di meditazione potrebbe essere visto come l’inizio di un’alternativa alle chiese, ma non sono ottimista a riguardo. Forse questi spazi servono alle preghiere dei sempre più numerosi islamici che affollano ospedali, ecc…? Comunque non si riuscirà a rimpiazzare chiese e moschee in questo modo. Bisogna mettersi in testa una volta per tutte che preghiere, meditazioni o riti magici ognuno se li fa a casa sua, tra l’altro senza far spendere soldi inutili alla comunità. UAAR non poteva fare altrimenti, capisco, ma non la vedo una buona novella.

Francesco S.

Pensare che si possa convincere la gente a pregare, meditare etc solo a casa propria è utopistico, la soluzione del comune di Milano mi pare realista e laico.

Manlio Padovan

Cara mafalda, ciò che mi stupisce molto e mi delude profondamente è che nella presentazione presentata dall’UAAR non si sia supposta la possibile utilizzazione della stanza per la lettura: che è attività che molto molto spesso non è praticabile nei luoghi indicati. A chi legge attenta,mente un libro anche lo sfogliare un giornale può dare fastidio. Se poi uno vuole utilizzare quello stesso spazio per pregare, purché non si senta bisbigliare, non sono contrario. Ma presentata come è stata presentata, la cosa mi dà tanto fastidio. .

mafalda

Francesco S.
Io credo invece che si dovrebbe procedere allo smantellamento graduale delle chiese (tranne quelle di valore storico e artistico), visto che pochi le frequentano. Non parliamo delle moschee, che possono diventare, o lo sono già, centri di potere politico degli imam. So che può sembrare radicale, ma non mi fido dei centri di aggregazione religiosa. Moltiplicarli con le stanze del silenzio, invece di ridurli, è pericoloso. Meglio le biblioteche, come dice Manlio.

RobertoV

Francamente non mi sembrano un grande successo queste “stanze del silenzio”, mi sembra uno scimmiottare le religioni e venire incontro alle loro esigenze con la scusa di farlo “laicamente”, aperto a tutti. Perché dei non credenti dovrebbero avere delle stanze, degli spazi delimitati chiusi ad hoc per il raccoglimento? Se sento la necessità di riflettere un po’ me ne vado in albergo o a casa o in un parco, non in aeroporto o stazione. Posso ancora comprenderlo per un carcerato che divide la cella con altri, ma anche in ospedale mi sembra che gli spazi non manchino. Come si fa a raccogliersi con accanto a te un musulmano che sta pregando, un cattolico o un ebreo che sta pregando e un indiano che magari sta facendo yoga?

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