Più soldi di tutti alla scuola di tutti, quella pubblica

La presentazione del secondo rapporto nazionale sulla povertà educativa minorile in Italia, a cura di Openpolis e Con i bambini, sottolinea la necessità di maggiori investimenti negli asili nido (fascia di età 0-3 anni) e nelle scuole dell’infanzia (fascia d’età 3-5 anni). Nonostante il nostro Paese risulti sotto la media Ocse in termini di percentuale del Pil speso per l’istruzione della prima infanzia, la politica insiste su ragioni di risparmio e sulla conseguente e presunta necessità di destinare soldi pubblici alle scuole private paritarie, in larga parte di orientamento religioso.
Costituzione alla mano, vi è una differenza fondamentale tra l’asilo nido e la scuola dell’infanzia. Il primo è un servizio, sicuramente importante, mentre la seconda è scuola. E come tale è un dovere costituzionale che lo Stato la garantisca. Lo dice l’art. 33 della Costituzione: «La Repubblica … istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». Non c’entra nulla che non sia scuola dell’obbligo. È un dovere della Repubblica istituirla ove vi sia richiesta, gratuita e statale. È facoltativo per le famiglie chiedere che i figli la frequentino. Si pensi alla quarta e alla quinta superiore: non è scuola dell’obbligo, ma non s’è mai visto un liceo statale che si ferma alla terza superiore.
Eppure da quando la legge clericale 62/2000 ha reso possibile il finanziamento pubblico alle scuole private – legge voluta dal secondo governo D’Alema, ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer -, destra e sinistra hanno fatto in modo che l’istituzione di scuole statali dell’infanzia statali venisse frenata, e che soldi pubblici venissero dirottati su scuole paritarie che in larga misure sono scuole-parrocchia. Fu esplicito nel 2014 Luca Zaia, governatore del Veneto: «Il governo ci vorrebbe più impegnati nella costruzione di asili pubblici. Noi diciamo che questa è la nostra storia e che non ci sono alternative alla operosità sociale delle Comunità cristiane, parrocchiali e congregazionali». Fu altrettanto esplicita la rossa Bologna, che pur sconfitta nel referendum comunale del 2013 da un 60% di cittadini che chiedevano di destinare i fondi comunali alle scuole pubbliche fino all’esaurimento delle liste d’attesa, confermò invece il finanziamento di un milione di euro alle scuole paritarie, quasi tutte cattoliche. E non è da meno l’attuale esecutivo: quello che si definiva “del cambiamento”, ma che continua come i governi precedenti a stanziare mezzo miliardo l’anno per le scuole private paritarie. Ancora maggiore è il contributo totale che le amministrazioni locali devolvono alle scuole paritarie: l’inchiesta dell’Uaar icostidellachiesa.it quantifica che solo quelli per scuole cattoliche o che si ispirano alla morale cattolica ammontino a 500 milioni l’anno.
Le scuole private sopravvivevano anche prima di iniziare a ricevere contributi pubblici, grazie alle rette e a sponsor privati, e avevano sostanzialmente lo stesso numero di studenti che hanno adesso. La ricetta per contrastare la povertà educativa minorile in Italia? Recuperare questi fondi, aggiungerne altri e destinarli esclusivamente alla scuola di tutti, a una scuola laica, pubblica e all’avanguardia. Iniziando dalle scuole dell’infanzia statali ovunque vi sia richiesta. Come Costituzione comanda, come comandano ragione e laicità.

Roberto Grendene

Articolo pubblicato su Left n. 27, del 5 luglio 2019

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5 commenti

Diocleziano

Articolo di oggi su Repubblica:

“… Test Invalsi, il 35% degli studenti di terza media non capisce un testo d’Italiano…”

Certamente, però, capiranno perfettamente cosa è la generazione virginale, la transustanziazione e la strabiliante resurrezione di un morto.

RobertoV

Anche sulla conoscenza delle lingue straniere l’Italia è agli ultimi posti, così è più facile isolarli dal resto del mondo. I paesi avanzati investono in istruzione, ricerca, università, noi tagliamo.
Il messaggio è piuttosto chiaro. Perché studiare se in Italia si può fare carriera senza farlo? Siamo il paese dove non si nega un titolo di “dottore” a nessuno, dove se nascono dei geni allora anche gli altri di riflesso lo diventano, dove tutti sono esperti di medicina, economia, di leggi, di storia senza aver mai studiato, sono allenatori senza aver mai fatto sport o allenato squadre o persone, dove si idolatrano calciatori ignoranti e fieri di esserlo, dove i piani economici e industriali vengono fatti da non specialisti, dove chiunque può spacciarsi per specialista, basta che abbia consenso “clientelare” e soldi, dove l’82 % della popolazione non riconosce una fake news, dove millantatori, adulatori, complottisti e venditori di fumo hanno buon gioco, dove nonostante ci si lamenti della povertà si buttano via oltre 100 miliardi di Euro all’anno in gioco d’azzardo perché si spera di cambiare vita senza dover far fatica, senza dover studiare, dove milioni di persone vanno da maghi, cartomanti, ecc. e dove la soluzione dei problemi si affida ai santi, ai crocefissi ed ai rosari.
Investire in istruzione e capacità critica è pericoloso per molte persone, sono ormai tanti anni che smantellano l’istruzione pubblica, le università, la ricerca. Invece quella privata, a parte il classico mantra del privato è bello ed efficiente (per loro), da la garanzia di preparare il “vero” cittadino obbediente, senza capacità critica. D’altronde non dicevano “dateceii da piccoli e saranno nostri per sempre”.

RobertoV

Dimenticavo
Siamo in un paese dove 6 persone su 10 non leggono libri (e sarebbe interessante sapere gli altri 4 che tipo di libri leggono) ed abbiamo personaggi pubblici, ministri che dichiarano apertamente (io al loro posto mi vergognerei) di non leggere e dimostrano senza vergogna la loro scarsa cultura. Non c’è da meravigliarsi poi dei risultati. Questa gente poi spesso viene da scuole private perché appartengono ad una elite economica.

mafalda

RobertoV
Quello che dici è terribilmente vero. I ministri dell’istruzione dalla Moratti in poi hanno ridotto la scuola uno sfacelo, le incombenze burocratiche si sono moltiplicate di anno in anno, gli insegnanti sono sempre meno, le risorse per gli alunni con difficoltà sono inesistenti ma si pretende che ogni ragazzino sviluppi le proprie competenze in modo ottimale. Per fortuna che la Regione Veneto da anni promuove ben 3 giornate dedicate allo sport: ne sentivamo la mancanza. Spero solo che il ministro attuale raddoppi le ore di ginnastica togliendo il tempo magari all’italiano o alla matematica, che sono di secondaria importanza.

dissection

No, non è vero. Il sommo problema, la causa di tutti i mali, almeno secondo il (non)governo attuale, sono I MIGRANTI.

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