Morte di Vincent Lambert: unico epilogo rispettoso della sua dignità

La morte, ieri, di Vincent Lambert non è – come ha detto qualcuno – una sconfitta per l’umanità ma l’epilogo di una storia che ci ha rattristati tutti: l’unico epilogo possibile però, l’unico rispettoso della sua dignità, oltre che della sua volontà.

Lambert – in stato vegetativo permanente a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 2008 – è stato infatti al centro di un’aspra battaglia legale che ha visto da un lato i genitori e alcuni fratelli, contrari alla sospensione delle terapie nutrizionali, e dall’altro la moglie, la maggior parte degli altri fratelli nonché i medici curanti (compreso quello di famiglia) che erano invece favorevoli, nel rispetto delle volontà da lui espresse verbalmente alla moglie prima dell’incidente.

La storia di Vincent Lambert non può che ricordarci – fatte le dovute distinzioni – quella di Eluana Englaro e, come allora abbiamo accolto con favore la decisione della magistratura italiana di accogliere la richiesta della famiglia di sospendere le cure, oggi non possiamo che fare lo stesso con l’analoga decisione della magistratura francese, che rappresenta una nuova e positiva attenzione alla situazione dei morenti e del diritto a una morte dignitosa. Lungi dall’essere frutto di mera burocratizzazione formalistica, gli interventi della magistratura hanno infatti colto lo spirito del tempo a favore del rispetto della dignità delle persone anche nel morire.

Uaar – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti APS

Consulta di Bioetica Onlus

Associazione Walter Piludu Ets Aps

LItaliaintesta

Centro Studi Politeia Milano

Associazione Luca Coscioni

Libera Uscita onlus

Per Eluana

Comunicato stampa

7 commenti

Manlio Padovan

Con le notizie che ho sentito dalla radio mi sono posto il seguente quesito: quando un uomo lascia la famiglia di origine perché si sposa per farsi una sua propria famiglia, è giusto che la madre di lui possa competere con la moglie di lui sul destino di lui?
Alla fine mi pare che in questo quesito stia la durata di tanta sofferenza di quel poveraccio.
Per non dire poi di quelli che tutto sanno sugli altri e di come devono comportarsi in caso di grave e fortemente invalidante malattia e parlano di vita senza nemmeno sapere cosa sia tanto da negare agli altri di viverla appieno.

mafalda

Perché tenere il proprio figlio in vita pur sapendo che non uscirà mai dallo stato vegetativo? Per un cattolico non dovrebbe essere auspicabile permettergli di andare in paradiso? Non capisco quale sia la motivazione profonda di questa resistenza a lasciar andare le persone. Forse la speranza in un miracolo o la paura della punizione poiché in un certo senso autorizzi la morte di una persona. Ma con quanto dolore quotidiano viene ripagata la decisione di prolungare un’agonia?

Frank

Quello che non capisco e perché interrompere solo le cure e non praticare direttamente l’eutanasia? Per me sarebbe ancora più dignitoso.

ateo64

Quello che mi chiedo pure io: morire nella sofferenza si, morire in pace senza dolore no!
Purtroppo siamo una specie rozza e masochista. Potremmo essere l’unica specie vivente su questo pianeta che potrebbe con la sua intelligenza vivere e morire da “dio” ed invece continuiamo a farci dell’inutile male per soddisfare le pulsioni e le paure ancestrali che da soli ci siamo inventati e da soli ci tramandiamo da millenni. E’ assurdo che una società moderna e scientifica debba ancora avere nel suo substrato come guida sociale precetti che hanno guidato società primitive di pastori, nomadi ed agricoltori di centinaia o millenni di anni fa…
Questa storia della saggezza popolare e degli antichi mi è sempre stata un po indigesta e sulle palle… se devo essere sincero. Dietro a queste innocue asserzioni in realtà si cela un pericoloso modus vivendi che ha sempre frenato il progresso veloce dell’umanità.
Sinceramente e francamente dopo aver superato abbondantemente i 50 ed apprestandomi a pensare sempre più alla mia fine, gli anni da vivere dignitosamente per come intendo io dignitosamente sono ormai davvero agli sgoccioli, sono davvero nauseato di questa umanità…

Maurizio

Il grande dilemma del cattolicesimo: l’aldilà è dipinto come un luogo paradisiaco, ma l’idea di andarci è un peccato capitale.

Diocleziano

Il credente è paragonabile a qualcuno che sottoscrive un piano di pagamento per un viaggio immaginario; pagamento che è dilazionato su tutta la durata della vita, ma il viaggio potrà avvenire solo dopo la morte. Purtroppo però i pagamenti sono reali.

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