Le reazioni clericali alla sentenza sul suicidio assistito

Nonostante il pressoché totale silenzio mediatico e l’assenza di un qualsivoglia dibattito politico sull’argomento durante gli ultimi undici mesi, tempo durante il quale il Parlamento avrebbe dovuto ridefinire i termini del reato di istigazione e aiuto al suicidio (Art. 580), già da una manciata di ore dalla recente sentenza della Corte costituzionale sono state numerosissime le reazioni che si sono susseguite.

Puntuali quelle tonanti dei vescovi della CEI e dei loro succubi seguaci politici. Certo, potevamo ben immaginarcelo che avrebbe suscitato le loro reazioni stizzite qualora fosse arrivata la vittoria laica tanto auspicata dai cittadini italiani dotati di buonsenso. Ci mancherebbe e sarebbe stato sorprendente essere smentiti dei nostri presentimenti dal momento che erano già intervenuti per esercitare pressione sulla Corte costituzionale stessa. Una vittoria peraltro doppiamente sentita perché non solo spingerà il Parlamento a prendere finalmente provvedimenti per colmare il vuoto normativo, ma anche perché questa vittoria è stata ottenuta grazie alla disobbedienza civile di Marco Cappato, ora scagionato dalle odiose accuse di istigazione e aiuto al suicidio. Come è noto infatti, nel febbraio 2017 fu lui ad accompagnare il DJ Fabiano Antoniani in una clinica in Svizzera a seguito di esplicita richiesta, consentendogli di congedarsi da una vita che riteneva non più vivibile a causa di atroci sofferenze.

La CEI si dice quindi “sgomenta”. Le persone che conoscono il vero valore della libertà potrebbero anche rispondere a questo loro sgomento tagliando corto con un bel “siamo alle solite” o tutt’al più con un bel “chissenefrega”. Ma il dovere di un cittadino che voglia dirsi anche laico e ragionevole è quello di tollerare le opinioni altrui, per quanto singolari, attraverso il confronto, le argomentazioni e il dibattito. Ovvero attraverso tutto ciò che finora la CEI si è ben guardata dal fare, arroccandosi per anni dietro posizioni dogmatiche, anatemi e agendo con quelle ingerenti pressioni sulle istituzioni, che chiaramente hanno l’obiettivo di negare sia il pluralismo di opinioni che il confronto. Viene dunque istintivo chiedersi perché mai la sentenza sgomenti i vescovi italiani. Ogni anno in Italia sono migliaia i malati terminali che decidono di suicidarsi, spesso in modi atroci, anche senza quell’assistenza da parte dei propri cari, famigliari o amici. Sgomenti perché? Perché finalmente la più alta istituzione giudiziaria italiana ha riconosciuto che non è punibile aiutare qualcuno che sceglie di morire perché dilaniato da dolori o da malattie terminali? Alla faccia della compassione, della pietà e della misericordia di cui tanto si riempiono la bocca nei loro sermoni domenicali, insomma. A nostro parere sgomentano forse di più coloro che antepongono le loro convinzioni e i loro dogmi religiosi sulla pretestuosa sacralità della vita, alle sofferenze altrui. Facile che Oltretevere abbiano maturato nel corso dei millenni una certa familiarità con i supplizi e con le pene corporali e tormentose, ma lo Stato laico e i cittadini che lo compongono non possono eticamente permettersi di avallare quella che si configurerebbe come una sorta di tortura di Stato, per giunta ai danni di individui già afflitti. Ancora una volta sembra che la Chiesa voglia fare la Chiesa, ma per una volta è lo Stato che ha fatto lo Stato, all’insegna di una scelta laica e decisamente umanista.

Tra le reazioni non sono mancati gli isterismi integralisti dei soliti ultrà clericali. Massimo Gandolfini ha già minacciato e chiamato a raccolta le sue family lobby no-choice e i politici clericali per “dare battaglia” in una futura discussione parlamentare. Lo segue a ruota la fondamentalista cattolica Paola Binetti, che arriva perfino a criticare la sentenza definendo “una follia” il diritto all’autodeterminazione terapeutica già sancito nella nostra Costituzione sin dal 1948 (sic!). Si è espresso sulla sentenza anche il leader leghista sbaciucchia crocifissi Matteo Salvini, il quale non ha mancato di sottolineare come secondo lui “la vita è sacra” e le istituzioni non possono concedere ai cittadini sofferenti la libertà di porre fine alla loro vita. Una sacralità della vita che a quanto pare, per lui, oscilla tanto quanto i barconi dei migranti disperati in mare che la vita l’hanno persa a causa dei suoi decreti sicurezza, visto che fino al 2017 si diceva assolutamente favorevole alla libertà di scelta in materia di fine vita. Ma la coerenza, si sa, non è mai stato il suo forte. 

Tutti chiedono che venga eventualmente prevista l’obiezione di coscienza per i medici. In primis gli stessi medici cattolici, sebbene siano solo il 2% del totale quelli realmente preoccupati da questa sentenza, ma anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Chi si dice contrario all’inserimento dell’obiezione di coscienza in una futura ed eventuale legge che vada a colmare il vuoto normativo lasciato dalla sentenza della Consulta, lo fa giustamente con cognizione di causa, forte dell’esperienza maturata con la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza, la cui applicazione è divenuta ormai una sopravvivenza alla giungla. Peraltro nel suicidio assistito il ruolo del medico è marginale e passivo rispetto a un ginecologo chiamato a praticare un aborto. Ad esempio in Svizzera il medico si limita alla prescrizione di un farmaco dopo aver constatato l’effettiva volontà del paziente ed è quest’ultimo a concludere l’operazione in autonomia. Il rifiuto di rispettare la volontà di chi richiede di porre fine alle proprie sofferenze secondo coscienza, in questo caso, sarebbe più equiparabile all’arroganza di far prevalere le proprie differenti opinioni sugli altri.

In conclusione, il vero effetto dirompente di questa decisione della Corte costituzionale è proprio quello di aver ravvivato il dibattito pubblico e a maggior ragione quello politico, ma con una differenza. In Parlamento ora c’è una nuova maggioranza, presumibilmente più sensibile e favorevole ad intervenire sui delicati temi del fine vita. Se si volesse farlo subito, basterebbe incardinare e calendarizzare subito una delle tante leggi presentate da tempo che giacciono ferme in qualche cassetto di qualche commissione parlamentare, nonostante le opinioni dell’89% degli italiani. Se c’è la volontà e i numeri non mancano, attendiamo solo gli sviluppi. Laicamente.

Paul Manoni

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41 commenti

iguanarosa

Non potrei essere più d’accordo con tutto il post. Le reazioni clericali di Conte e del Pd me le aspettavo, ma mi hanno fatto veramente vergognare per loro. La destra è clericale e tutti gli altri sono ridicoli conigli.
Riguardo ai medici che gridano all’obiezione, anche questo era previsto per quanto ugualmente vergognoso, se parliamo di ospedali pubblici dove non c’è alcuna fede ma solo prestazioni mediche a chi le richiede. Come se un insegnante di più materie di una scuola pubblica ne insegnasse solo alcune, ma non una per motivi suoi filosofici.
Tuttavia gli stessi medici cattolici forniscono una via d’uscita. Sia un pubblico ufficiale o altra figura non laureata in medicina a praticare il suicidio (semi-medicalmente) assistito. Suppongo che si potrebbe assegnare la qualifica a alcuni infermieri oppure organizzarsi perché un vero pubblico ufficiale spinga il metaforico pulsante per dare il via alla procedura.

Diocleziano

Conte è uomo di legge, e quindi ancor più condannabile la dichiarazione circa i suoi dubbi se decidere di morire sia un diritto. Se la vita è un dono, come vanno ciabattando in lungo e in largo i nostri cuginetti più sfortunati, perché mai non dovrebbe essere possibile recedere? Hanno immaginato un dio imperfetto… sumerico. Andrebbe svecchiato.

In quanto al diritto di obiezione sfondano una porta aperta: immaginano che un vecchietto si possa presentare dal suo medico di base per farsi uccidere? Qui credo che non gli andrà liscia come per l’aborto; le modalità e i tempi daranno modo di contattare le persone giuste e scartare i papisti prevenuti.

Massimo Maiurana

In realtà le cose non stanno proprio così, anche se è vero che intuitivamente si può essere portati a pensarlo. Proprio perché giurista Conte parla a ragion veduta: è vero che dal punto di vista giuridico la vita è un bene indisponibile, basta fare una ricerca con parole chiave “vita bene indisponibile” e salta fuori un mondo. In teoria lo stesso atto suicida in sé dovrebbe essere punito, in pratica oggi non avviene più perché la cosa è stata col tempo mitigata alla luce del fatto che è ovviamente impossibile puntare al fine riabilitativo della sanzione.

Semmai la questione è un’altra, e cioè che l’indisponibilità del bene vita va contemperata con i diritti umani tra cui, nel nostro caso, il diritto a non soffrire unito al diritto a rifiutare un trattamento sanitario. Che è poi ciò che ha detto la Consulta in particolare laddove ha stabilito che l’art. 580 non è applicabile in determinati casi, il che significa che rimane applicabile in senso generale. In altre parole la Consulta non ha detto che siamo tutti liberi di morire quando vogliamo e mai lo farà, e infatti chi intravede una sorta di china scivolosa per cui si finirà per dover aiutare chiunque voglia togliersi la vita anche solo perché stanco, o non ha capito la sentenza o vuole strumentalizzarla con esercizi retorici.

iguanarosa

Ulteriore commento riguardo agli obiettori. Sarebbe anche giusto permettere ai già in servizio di obiettare o no. Invece non dovrebbe essere consentito ai nuovi assunti da una certa data teorica in poi. Teorica perché con questo parlamento non si arriverà a niente, degno di un paese laico di pieno ventunesimo secolo. Aggiungo che dovrebbero essere gli ospedali e gli uffici del personale a obiettare e lasciare a spasso chi si rifiuta di fare quanto gli viene richiesto.

VHEMT

Obiezione coscienza nuovi/vecchi assunti.
Come avrebbe dovuto essere per la 194! Perchè se l’obiezione fosse stata concessa solo a chi era ginecologo/ostetrico o anche solo laureato in medicina, al momento del referendum, la cosa avrebbe avuto senso (“io credevo che non sarei stato costretto a praticare l’aborto!”), ma chi non era ancora tale o magari solo uno studente, sapeva benissimo cosa comportava essere ginecologo/ostetrico e poteva ancora organizzare la sua specializzazione verso altre direzioni.
Io conosco un bravo avvocato, che accortosi di non essere emotivamente in grado di fare cause penali ha ripiegato tranquillamente verso quelle civili……………………anche se il diritto penale gli piaceva!
Lo scopo dell’obiezione non è mai stato salvaguardare la coscienza di chi non voleva materialmente praticare l’aborto, ma mettere i bastoni fra le ruote a chi, per suo conto, la voleva praticare.
E mi sembra si stia cercando di seguire questa strada anche con il suicidio assistito.

mafalda

Il commento di Conte è un assist incredibile ai sottanoni, e davvero non me lo aspettavo, pensavo che il premier fosse più intelligente visto che aveva parlato di laicità per ben due volte. O forse il fatto di poter crepare quando si vuole viene inteso come laicismo, pericolosa deviazione che porta una persona a pretendere i propri diritti senza consultare prima i rospi vaticani.

Manlio Padovan

E tanto per non dimenticare, in quale cassetto dei cialtroni è il fascicolo del testamento biologico di cui nulla più si è saputo?

Mi appare sempre più chiaro che i credenti, come i loro preti che lo sono per principio e da sempre, sono spesso cittadini occulti di uno Stato straniero che ha idee divergenti da quelle dello Stato cui appartengono ufficialmente. Insomma è meglio non fidarsi di loro.

Frank

Ma cosa discutiamo a fare che tanto tra un decina d’anni moriremo tutti a causa del riscaldamento globale? 🙂

Franco Ajmar

Tranquillo, Frank, il nuovo pianeta K12 ci ospiterà. Con un razzo che viaggi a 20.000 km/h in circa 5 milioni di anni ci arriveremo.

Engy

Il tema è quantomai delicato e non va banalizzato o strombazzato a suon di slogan o frasi fatte (detto in generale).
Tra l’altro, fortunatamente, c’è chi riesce a smarcarsi dalla propria “parrocchia” di appartenenza e ad esprimere posizioni proprie e opposte: vedi il caso di Nina Daita, responsabile CGIL delle politiche per i disabili.
Corrado Augias pochi giorni fa, ospite di Bianca Berlinguer, in tema di dono della vita, faceva un paragone con il dono di una penna che, evidentemente, può anche essere buttata dopo averla ricevuta in regalo; e questo secondo lui dimostrerebbe in sostanza che della mia vita faccio quel che voglio.
C’è però un particolare che stranamente l’ottimo Augias non coglie: il regalo materiale si può rifiutare fin dall’inizio, non solo si può buttarlo via alla fine, mentre sull’inizio della nostra vita non mi risulta che qualcuno di noi abbia potuto mai dire la propria ….
Io rimango contraria al suicidio assistito, per tanti altri buoni motivi…

RobertoV

Certo che affermare che l’argomento è delicato e non va strombazzato a suon di slogan (quali ?) e poi argomentare con una frase stupida di Augias per denigrare gli avversari. Nell’articolo, come ben esplicita poi Maiurana, si parla di casi singoli autorizzati a determinate condizioni piuttosto restrittive.
E soprattutto essere contraria al suicido assistito senza dire i motivi. Cosa vuol dire “per una serie di buoni motivi”, senza esplicitarli? Teme di esplicitarli?
Mettiamo il caso di un malato terminale, cioè una persona che progressivamente deperisce fino a morire, senza possibilità di cura, con ogni giorno peggiore del precedente. Lei quindi ritiene giusto che venga portato tramite “cure palliative” e morfina fino alla fine naturale, cioè finchè il cuore e gli organi non cedono definitivamente, anche se la persona (che è quella che vive la sofferenza del morire lentamente, non certo lei) vorrebbe porre termine qualche settimana prima alle sue sofferenze?
Preferisce che persone simili siano per esempio costrette con le ultime forze rimaste a buttarsi giù dal balcone, lasciando un traumatico ricordo a figli e coniuge?
Ho citato solo due esempi che conosco.
O preferisce la solita ipocrisia cattolica del si fa, ma non si dice, cioè il medico lo fa e tutti fanno finta di non sapere.

Sandra.

Ognuno ha i suoi buoni motivi per essere contrario al PROPRIO fine vita, ma questo non dà alcun diritto di interferire sulla decisione della vita degli altri.

La penna forse non è stato un grande esempio, anche perché la penna prima di comprarla la guardi e la valuti in relazione al destinatario del dono. Il cosiddetto dono della vita è a scatola chiusa, nel peggiore dei casi può essere un pacco….

Diocleziano

Sandra
Sì, infatti, riflettevo sul fatto che nel dubbio che vi possano essere abusi si proponga di cestinare tutto e mettersi il cuore in pace. Un po’ meno il corpo…

RobertoV

Personalmente ritengo sconveniente per un non credente o laico inseguire la chiesa cattolica nella sua terminologia e modalità di pensiero. L’esempio oltre che stupito aveva poco senso perché la chiesa ha già detto che è un dono indisponibile, cioè un dio ti fa un regalo di cui tu ne sei solo il tutore, ti controlla come un grande fratello e ti obbliga a tenerlo fino alla fine autorizzata solo da lui. Inquietante come modo di pensare e, comunque, a queste condizioni non si può configurare come un dono. Inoltre la cosa che sfugge è che si parla di un dono che è stato usato e si è talmente deteriorato da essere inutilizzabile. Quindi solo in quelle condizioni ci si pone il problema se tenerlo, con spesso la prospettiva che si disgreghi completamente e rapidamente. Con la grande differenza che stiamo parlando di un presunto dono che soffre, non di un oggetto inanimato e che non tollera più la sofferenza. Perché a soffrire è lui, non chi decide per lui e che si arroga il diritto di decidere che debba soffrire ancora. Le cure “palliative” non sono cure, ma solo un accompagnamento alla morte cercando di alleviare i sintomi del morire, ma non eliminano la sofferenza. Francamente non capisco perché la sedazione profonda si ed il suicidio assistito no.
Comunque per un ateo la vita non è un dono. Non ho mai visto la vita come un dono dei miei genitori, né ritengo di aver donato la vita ai miei figli.
Quella del dono è una problematica per i cattolici, inaccettabile che pretendano che tale visione e la truffa della speranza in un miracolo all’ultimo minuto, sia applicata a tutti.

Engy

Roberto V,
a proposito della banalizzazione e dello strombazzamento facevo un discorso generale e non mi sembrava il caso di fare esempi dato che ormai i mezzi di informazione, i social, i dibattiti tv procedono soltanto nel senso della banalizzazione, della strumentalizzazione, del tifo da stadio, anche e purtroppo riguardo i temi più sensibili.
Per quanto riguarda la “serie di buoni motivi” ho menzionato Nina Daita, nella cui intervista rilasciata ad Avvenire io mi ritrovo totalmente, punto per punto.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/suicidio-di-stato-disabili-a-rischio-daita.
Ti sembrerà strano, ma non sempre c’è ipocrisia dietro le convinzioni delle persone.

Engy

…e non ho voluto ridicolizzare/denigrare nessuno, tantomeno Augias: ce ne fossero come lui!

RobertoV

L’intervista di Avvenire dimostra ancora la malafede dei clericali. Ha stravolto il senso della sentenza, ha fatto il solito minestrone allargando a cose che non c’entrano, facendo la solita propaganda. Si parla di casi limite, non dei disabili, nè degli anziani e si fa riferimento alla loro volontà espressa di non soffrire oltre, sofferenza che non elimini con le cure palliative e che non può essere eliminata dalla vicinanza delle persone che possono involontariamente fare un “ricatto d’amore” nei confronti del malato.
Riguardo alla classica questione economica tirata regolarmente in ballo ci si dimentica sempre di citare gli interessi dell’altra parte: se qualcuno risparmia, un altro perde i suoi guadagni. Mantenere il più possibile in vita le persone fa guadagnare chi si occupa di queste cose e mi sembra che la chiesa in questo campo non sia seconda a nessuno: ed in più ci può scappare un bel lascito testamentario.

Engy

ok, comunque anc’io mi oppongo all’idea di prolungare la vita quando cio’ appare verosimilmente inutile, quindi no all’accanimento terapeutico.
Ma su suicidio assistito e eutanasia, se sono chiamata a dire la mia e (a Sandra) non ragionando unicamente sudi me, altrimeni siamo nella ottica dell’ognuno faccia un po’ come gli pare, io dico di NO e, puoi fidarti, il clericalismo non c’entra niente.

Sandra.

Cioé, in soldoni, se io fra x anni, mi trovassi nella condizione di voler finire, tu mi diresti NO? In nome di cosa tu imporresti a me di risvegliarmi ogni giorno augurandomi di morire?

Diocleziano

Ma Engy, è proprio perché non siamo chiamati a ragionare su noi stessi che non dobbiamo opporci aprioristicamente. Non sono gay ma sono favorevole al loro matrimonio: perché dovrei oppormi a qualcosa che non lede i miei diritti e quelli altrui? E non prevedo di suicidarmi nel breve periodo, quindi perché negarlo ai disperati? Se il dubbio è l’eventuale dilagare di soppressioni incontrollate la soluzione non è proibire e basta. La soluzione è che lo stato si faccia parte diligente e ne sorvegli l’applicazione.

Frank

Engy, quindi se fosse dipeso da te, tu non avresti permesso a Dj Fabo di suicidarsi?

Sandra.

Questo articolo contiene diverse “frasi fatte”, poi non so a che parrocchia ti ti riferisca, immagino la cgil, ma credo sia ora che ognuno smetta di partire dalla parrocchia, e inizi dall’idea di informarsi prima di parlare a vanvera (e se si parla senza informarsi, oggi, la malafede non è affatto da escludere).

Dice la sindacalista: “Perciò temo che si scivoli naturalmente nell’eutanasia generalizzata, di cui disabili, malati e anziani sarebbero i “clienti” in buona parte indotti e che si arrivi poi alla selezione diretta delle persone fragili e “imperfette” perché conviene economicamente. Non si tratta di vagheggiamenti: lo vediamo già accadere in Paesi come l’Olanda e il Belgio, in cui si ricorre all’eutanasia per migliaia di persone”

Propagare l’idea che l’eutanasia equivalga alla morte di disabili, come si insinua avvenga già in Belgio e in Olanda (che poi sarebbero Paesi Bassi, per precisione, Olanda è una regione…), è una falsità. E i dati sono disponibili online, non ci vuole molto tempo per recuperarli e farsi una propria idea informata, se si vuole divulgare dati certi invece di panzane.
Sono 17 anni che la legge sul suicidio assistito è entrata in vigore in B e in NL, e non risulta una situazione apocalittica per i disabili. In NL sono meno del 4% i casi di suicidio assistito all’anno, da un po’ di anni a questa parte, e di questi la parte da leone la fanno i malati di cancro (il cancro è comunque la prima causa di morte al 30%): il 3% dei suicidi assistiti sono malati di cancro. La maggior parte 80% dei suicidi assistiti avviene in casa propria.

Mi piacerebbe sapere cos’ha da dire invece questa persona così convinta dello Stato difensore della vita su una cosa che ho imparato pochi giorni fa, ossia che in Italia il parco di mammografi è obsoleto. Chissà quante donne che volevano vivere sono morte per questo. Questo io trovo agghiacciante.

Franco Ajmar

Considerare la vita un dono è un punto di vista come un altro. Ogni anno nel mondo si suicidano ogni anno 800mila esseri umani (erano un milione fino a qualche anno fa), in Italia 4000, senza le motivazioni della malattia allo stadio terminale o simili. Evidentemente per loro era un dono sgradito. Comunque c’è una categoria che dovrebbe astenersi dal condannare il suicidio assistito: il clero cattolico, dal Papa al più umile parroco, rinunzia, per scelta (in parte egoistica) a mettere al mondo nuove vite, pur sapendo che il dono divino richiede anche la partecipazione umana. Come se il presidente del club degli astemi si pronunciasse sulla qualità dei vini.

pendesini alessandro

Cara Engy
Mi son dato la pena di leggere l’articolo di Nina Daita suggerito.
Spiacente doverti dire che questa « brava » persona NON ha capito nulla di cosa significa l’eutanasia, ne i motivi per cui viene ammessa –entro determinati limiti e conforme a severe leggi- in diversi paesi ben più evoluti (o comunque meno ignoranti) di coloro che si accaniscono contro questa più che legittima alternativa di fine vita, particolarmente in Vaticalia !
Vorrei inoltre farti notare che in Belgio i medici non sono ASSASSINI ! Dispiaccia a certi cattolici illuminati….. Quando i pazienti si trovano in condizioni di sofferenza fisica (sovente anche psichica) insopportabile ed irreversibile, l’accanimento terapeutico palliativo NON serve a niente poiché (sovente in questi casi) le ripetute dosi di medicinali analgesici o antalgici NON sopprimono la causa del dolore e hanno effetti collaterali tuttaltro che insignificanti ! Capita inoltre che, a volte, sono le dosi ripetute –e progressivamente aumentate di morfina- che causano la morte : in questi casi non trattasi di eutanasia bensi di omicidio, diciamo, involontario….Cogli la differenza ?

Senza dimenticare che la terapia del dolore (alias accanimento terapeutico !) genera un giro di affari pari a centinaia di miliardi di $ che alimentano abbondantemente le mutinazionali farmaceutiche, quindi i loro azionisti !…..Cerca l’errore o l’orrore….

Engy

ciao Alessandro,
prima di tutto ti chiedo: perchè’ “questa “brava” persona”?
Vedi, il limite cronico dei commentatori di questo blog è quello di attribuire le peggiori qualità a chi pensa diversamente da loro e dunque vai con l’ipocrisia, la malafede, il tornaconto, ecc
A meno che tu conosca questa Nina Daita di cui io invece ignoravo l’esistenza e che ho letto per caso.
Trovo sempre interessanti i tuoi argomenti, perchè è questo il punto, avere argomenti, e tu ne hai e io sono sempre molto curiosa degli altrui argomenti soprattutto quando non li condivido…. Non bisogna avere paura delle voci dissonanti…
Ciao 🙂

Sandra.

Ma nel caso dell’eutanasia si potrebbe andare oltre agli argomenti, visto che esiste ed è applicata da anni in altri paesi senza le conseguenze paventate dalla giornalista. Perché agitare paure quando esiste già una applicazione pratica, non si potrebbe partire da lì, visto che funziona per chi lo desidera? (e nemmeno sempre, caso da me conosciuto in Belgio, eutanasia desiderata ma non avuta per opposizione del medico cattolico, e orribile morte tra morfina e disidratazione)

Moderazione

Ho fatto passare il “commento” di Engy ma per il futuro vi chiedo di non postare commenti composti unicamente da un link. Se si chiamano commenti una ragione c’è, e un link di per sé non è un commento. O spendete due parole di accompagnamento o messaggi simili in futuro verranno rimossi.

Moderazione

Grazie 🙂
E grazie anche a Sandra per aver riproposto i suoi link all’interno di commenti 🙂

xpla

Concordo con Conte, non dovrebbe esserci il diritto di morire, secondo me la legge appunto dovrebbe riferirsi solo alla non punibilità di chi aiuta o uccide chi abbia manifestato apertamente la volontà di morire, e non sulle condizioni e i modi di morire di chi vuole morire. Una volta accertata la volonta da parte di un giudice egli dichiara non punibile chiunque o un elenco di persone uccida o aiuti a suicidarsi chi vuole morire.
In questo caso nessun medico è obbligato a fare nulla e nessuna obiezione di coscienza entra in gioco.

Franco Ajmar

Credo che il commento di Pendesini andrebbe approfondito. Alessandro ha accennato ad un possibile mercato dietro alla appassionata tutela della vita: quello dei farmaci. Qualcuno sostiene che il mercato sia ben più ampio e che il ricovero di malati terminali sia redditizio e senza rischi (alla peggio muoiono e gli si fa un bel funerale). Avere un cuore d’oro a volte ripaga. Alcune case di cura per anziani- terminali sono gestite, non gratuitamente, da “missionari”.

xpla

..si’, ma forse con l’avvento del suicidio assistito il lucro si sposterebbe anche su questo e percio’ aumenterebbe anche per chi si occupa all’appassionata tutela della vita 🙂

Diocleziano

Franco Ajmar
”… il ricovero di malati terminali sia redditizio… ”

Anni fa avevo potuto vedere l’interno di un ospedale per lungo degenti: stanze costantemente al buio con degenti immobili; più volte ne ho veduto uno su una sedia a rotelle parcheggiato negli angoli dei corridoi, con la testa riversa all’indietro non faceva altro che gridare “voglio morire!” Non gli badava nessuno.
Non credo che lasciarlo spegnere senza dolore sarebbe costato più che tenerlo -non so per quanto- in quell’ospedale. (Rispondo a xpla).

pendesini alessandro

….. « prima di tutto ti chiedo: perchè’ “questa “brava” persona”? »….
Engy
Dicendo « brava » inendo dire –e ripetere- che Nina Daita puo’ essere probabilmente di buona fede, ma quando afferma convinzioni personali in branche che non sembra conoscere, fa solo pena ! Non sono le intenzioni, buone che siano che qualificano l’uomo, ma i fatti. E qui Nina Daita ha (detto alla Ezio Greggio) palesemente toppato….
……… « io sono sempre molto curiosa degli altrui argomenti soprattutto quando non li condivido »…..
Vedi la risposta –educata e sensata- di Roberto V ( sopra) :
« Certo che affermare che l’argomento è delicato e non va strombazzato a suon di slogan (QUALI ?) »…Quali ti chiede ? A questo punto non sarebbe necessario rispondere ?
« E soprattutto essere contraria al suicido assistito senza dire i motivi. Cosa vuol dire “per una serie di buoni motivi”, senza esplicitarli? Teme di esplicitarli? »…Idem : rispondi….

Ritengo che un’opinione (o intuizione) puo’ essere osannata fin che si vuole, ma se non è sostenuta da argomenti razionali, da una coerenza logica che la sostiene, è solo fuffa o retorica lessicale….
Le intuizioni provvengono dalla nostra esperienza limitata, dalla nostra ignoranza. Affidarsi alle intuizioni immediate, piuttosto che ai risultati di un esame collettivo, razionale, attento e intelligente, non è saggezza: è la presunzione del piccolo vecchio che rifiuta di credere che il vasto mondo oltre Il villaggio in cui ha sempre vissuto possa essere diverso da quello che ha sempre conosciuto…..
P.S. La massima « quanto più si soffre, più meriti il cielo », è molto, molto cristiana…..

Engy

Alessandro,
il tifo da stadio banalizzato al massimo su qualsiasi tema ti risulta nuovo?
Secondo: le convinzioni personali sono basate a volte su ignoranza, altre volte invece su analisi approfondite; approfondimenti che, evidentemente, sono sempre parziali dato che non penso che ci sia qualcuno in grado di consultare tutte le fonti ma proprio tutte. Oltretutto, nell’ottica di informarsi e informarsi ad esempio in rete, si trova tutto e il contrario di tutto e pareri opposti rispetto a un determinato tema. A proposito dei paesi in cui l’eutanasia e il suicidio assistito sono nomati, trovi quindi pareri entusiastici e altri molto negativi e che raccontano di casi di abuso. Dunque insistere nell’idea della malafede, nell’atteggiamento sprezzante nei confronti di chi esprime opinioni diverse, nella solita stanca accusa di clericalismo, mi pare ancora una volta la dimostrazione di un’intolleranza totale… ed un po’ triste.

pendesini alessandro

Engy
Per evitare polemiche inutili, quindi sterili, mi limito ad affermare che un preconcetto, basato su delle opinioni precostituite e su sentimenti e stati d’animo tutt’altro che razionali, anziché sulla propria esperienza (pratica) e conoscenza diretta -preferibilmente scientifica, non dommatica, è molto più difficile da rompere che un atomo…..
Posso (oserei) suggerirti di evitare inutili diversioni e rimanere in tema ?
Quindi RISPONDERE alle domande ben chiare che ti ha indirizzato RobertoV e che -purtroppo- rimangono tuttora inevase ?

RobertoV

Engy dovrebbe fare politica.
Mai rispondere nel merito, divagare, fare minestroni, parlare d’altro e lanciare accuse generiche, vittimismo.
Interessante la considerazione che siccome informarsi è faticoso e richiede tempo, allora posso dire quello che voglio perché tanto in internet c’è di tutto. Senza porsi il problema “di quanta spazzatura” venga veicolata attraverso i media e se le critiche siano oggettive e basate sul vero.
Purtroppo è in buona compagnia ed internet ha peggiorato questo atteggiamento diffuso.
Lo si è visto benissimo nel caso di qualche mese fa sul presunto caso di eutanasia ad una ragazzina olandese di 17 anni per depressione. All’estero il giorno dopo avevano già rettificato mentre in Italia ancora una settimana dopo buona parte dei media continuavano ad accreditare come eutanasia un fatto di suicidio, perché a certe persone non sembrava vero di poter fare la solita propaganda contro l’eutanasia, il suicido assistito e certi paesi “con la cultura della morte”. Come se obbligare i malati terminali a suicidarsi o a continuare a soffrire anziche permettere una uscita soft facesse parte della cultura dell’amore e della vita, anziché al sadismo. Ed invece anche quel caso ha dimostrato quanto anche in quei paesi sia difficile ottenere autorizzazioni, e quanti paletti e regole vi siano, anziché la solita strombazzata propaganda della libertà di uccidere, con la quale anche l’attuale sentenza Cappato non c’entra.
Per fortuna in certi paesi si pongono problemi pratici e reali, organizzativi, mentre da noi si preferisce la cultura del non pensiamo alle cose terribili che possono succedere, porta sfortuna.
Dire poi che si è contrari all’accanimento terapeutico è un’affermazione generalista, come si vede anche con la chiesa cattolica che poi nei fatti nega questa sua presunta disponibilità. La sospensione delle cure porta poi inevitabilmente a porsi il problema del suicidio assistito, del come morire perché le cure palliative non sono delle cure, ma solo un’attenuazione dei sintomi del morire lento.
Io avevo fatto due esempi concreti che ho vissuto di malati terminali, il secondo quello suicidatosi gettandosi dal balcone era cattolico. Ricordo i salti mortali del prete per non parlare del suicidio: chissà se con la solita ipocrisia italica l’avranno catalogato come incidente. Sarei curioso di sapere perché permettere un’uscita soft in questi casi sarebbe cultura della morte, mentre obbligarli a soffrire, magari mettendoli in coma farmacologico, finchè cuore ed organi interni collassano, sia cultura della vita e amore.

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