Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
I costi della Chiesa rimangono un annoso problema per le casse dello Stato e per l’uguaglianza dei cittadini laici. Qualche amministrazione però si appella al buon senso per contenere tali spese. Il Comune di Imola (BO) ha dato ascolto alle richieste dell’UAAR e ha deciso di azzerare con una delibera la quota degli oneri di urbanizzazione secondaria per il culto, quindi dedicata esclusivamente a chiese e altri edifici religiosi. L’iniziativa è stata appoggiata dalla sindaca Manuela Sangiorgi (M5S); la Lega si è astenuta e il Partito Democratico ha provato a presentare un emendamento clericale volto a mantenere il privilegio (tra l’altro non dovuto, come chiarito dalla Regione Emilia Romagna già nel 2016).
In Parlamento si è riacceso il dibattito sull’eutanasia, in vista della sentenza della Corte Costituzionale sull’incriminazione di Marco Cappato per aiuto al suicidio. Le componenti cattoliche di diversi schieramenti spingevano per approvare presto una legge su pressione della conferenza episcopale, prima che intervenisse la Consulta in senso laico. Il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio si è fatto capofila di questa posizione, nel disperato tentativo di assecondare i vescovi. Il Movimento 5 Stelle ha invece tenuto il punto, in attesa della decisione dei giudici costituzionali. Con una nota i parlamentari M5S hanno chiarito di aver per mesi lavorato su “un testo di buon senso che raccoglieva le prime indicazioni della Consulta”, cercando “la più ampia convergenza fra tutte le forze politiche”. Ma ciò “purtroppo non è stato sufficiente”, non trovandosi un accordo sul testo base.
Anche la società civile si è fatta sentire, di fronte all’ingerenza della Chiesa cattolica e alle resistenze dei politici. L’UAAR e la Consulta di Bioetica Onlus hanno organizzato nella sala ISMA del Senato il convegno “Per il diritto al suicidio medicalmente assistito: un’urgenza non più rimandabile”. Un evento in una cornice autorevole che ha visto la partecipazione di esponenti politici con una sensibilità laica come Monica Cirinnà (PD), Giorgio Trizzino e Doriana Sarli (M5S), possibile grazie alla disponibilità del senatore pentastellato Matteo Mantero, primo firmatario del ddl S.912 su “Disposizioni in materia di eutanasia”. Proprio Mantero ha auspicato una sentenza della Consulta che “sgombri il campo da limiti ideologici, così che il Parlamento possa successivamente intervenire regolamentando la materia”.
La Corte Costituzionale si è infine espressa sul tema, dando ragione a Marco Cappato che rischiava la condanna per il suicidio di Dj Fabo, accompagnato in Svizzera per porre fine alle proprie sofferenze. La Consulta ha chiarito che “è non punibile in determinate condizioni chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomanente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Un pronunciamento importante che può aprire, dopo tanti anni e una campagna feroce di demonizzazione da parte del mondo cattolico integralista, a una legge laica che rispetti il diritto all’autodeterminazione.
La marcatura confessionalista del territorio è ancora molto diffusa, nonostante la società italiana vada secolarizzandosi. Ma qualcuno osa contestare questa tendenza. A Bisceglie (BT) il consigliere comunale di maggioranza – e attivista UAAR – Peppo Ruggieri ha criticato l’autorizzazione data dall’amministrazione al posizionamento in una piazzetta di una statua di Giovanni Paolo II.
Dopo mesi di confessionalismo spinto e di svilimento delle istituzioni, si nota qualche segnale da non trascurare nel nuovo esecutivo per quanto riguarda laicità e diritti civili. Nel discorso programmatico per il nuovo esecutivo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha citato, tra i “principi scritti nella nostra Costituzione” e all’insegna di un “nuovo umanesimo”, la laicità e la tutela della libertà religiosa. Diverso anche l’approccio verso tematiche relative alla famiglia. Dopo il familismo integralista di Fontana, la nuova ministra per le Pari opportunità e per la Famiglia Elena Bonetti (PD) ha assicurato che il famigerato ddl Pillon, che metteva a rischio i diritti delle donne e dei minori in materia di affido, “resterà nel cassetto”.
La diffusione dell’obiezione di coscienza contro l’aborto è endemica, ma le istituzioni sono più consapevoli che si tratti di un problema. Il gruppo regionale lombardo del Partito Democratico ha svolto un’indagine sul mancato accesso all’interruzione di gravidanza nelle strutture ospedaliere, evidenziando che il 66% dei ginecologi è obiettore (percentuali che arrivano al 46% tra gli anestesisti e al 41% tra il personale paramedico). la consigliera Paola Bocci, che ha lanciato l’inchiesta con la collega Antonella Forattini, ha spiegato: “Numeri così alti tra gli obiettori vogliono dire solo una cosa: che le donne non sono, in fondo, libere di scegliere e spesso sono costrette a andare a abortire lontano da casa”. Bocci ha auspicato che i tempi per l’aborto vengano ridotti e che sia più agevole avere la pillola RU486 e la contraccezione gratuita.
L’agitazione dei gruppi integralisti genera una certa insofferenza anche nella politica. A San Benedetto del Tronto (AP) i militanti di Rifondazione Comunista hanno fatto girare un camion vela con un messaggio in opposizione a quello vergognoso lanciato da Pro Vita contro il diritto all’autodeterminazione sul fine vita. Nel manifesto di Rifondazione lo slogan “…Se fosse nostra madre, dovrebbe poter scegliere (e sì, anche se fosse la vostra.)” accompagnato dall’hashtag #ProVitaDignitosa. L’iniziativa di RC, come ha spiegato il segretario locale Matteo Cicconi, è una risposta alla “volgare propaganda fondamentalista”.
Il sindaco di Albano Laziale (RM) Nicola Marini ha preso una posizione critica verso il caso della “scuola” parentale dal carattere sessista, confessionalista e anti-gay, salita alla ribalta nelle ultime settimane. La struttura risulta ospitata da anni presso un istituto religioso ispirato al cattolicesimo tradizionalista. Il primo cittadino ha rilevato che, mentre “il mondo è cambiato, si è emancipato, è progredito culturalmente e socialmente”, “dobbiamo invece constatare che c’è ancora una parte di mondo che pensa di vivere in un’epoca oscurantista fatta di sopraffazioni, imposizoni, discriminazioni e sottomissioni”. “Sono certo che verranno portati avanti i valori che ci contraddistinguono come società laica e democratica, facendo prevalere il pensiero progressista su quello oscurantista”, ha concluso.
Il XX settembre, data fondamentale per la laicità in Italia perché ha visto la fine dello Stato Pontificio, viene bistrattata dalle istituzioni, ma non manca qualche segnale incoraggiante. Il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli è intervenuto alla cerimonia davanti alla statua di Ciro Menotti in occasione del 149esimo anniversario della Breccia di Porta Pia e l’evento ha avuto il patrocinio del Comune.
La redazione
Mi era sfuggita la faccenda della scuola S. Pancrazio di Albano laziale. Però è talmente delirante come progetto educativo, che spero abbia avuto poco successo tra i genitori della zona.
http://castelli.romatoday.it/albano/scuola-san-pancrazio-anti-gay-gender.html
Puro delirio! E gente simile vorrebbe educare il prossimo alla virilità?!
Questi deliri sono il frutto di menti devastate dalla frequentazione in età giovanile di personaggi che mai avrebbero dovuto influenzare gli adolescenti.
Il problema è all’origine: impedire che i bambini vengano a contatto di condizionamenti impartiti da gente inadatta alla società civile. Forse sì qualche ceffone, ma a certi ‘educatori’ in età adulta, a ragion veduta!…
Ecco una delle tante ragioni per cui la scuola dovrebbe essere solo pubblica.