Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

L’8×1000 rimane tra i costi della Chiesa più corposi a carico di tutti i cittadini. Recentemente sono state avanzate alcune proposte per attenuarne l’impianto smaccatamente a favore della Chiesa. Un emendamento della presidente della Commissione Finanze Carla Ruocco (M5S) al decreto fiscale, di cui è relatrice, ha introdotto per la quota dell’8×1000 dell’Irpef allo stato la possibilità di scegliere l’ambito di destinazione, oltre al vincolo dei fondi ripartiti in base a tale opzione. Il contribuente potrà quindi specificare, nella dichiarazione dei redditi, di destinare la propria quota dell’8×1000 a ristrutturazione delle scuole, fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, calamità naturali o conservazione dei beni culturali. La ripartizione dei fondi così definita non potrà essere derogata, evitando così di utilizzare l’8×1000 statale per finalità non previste.
Sempre nel solco della trasparenza è da segnalare l’emendamento dell’onorevole Riccardo Magi (+Europa) al decreto fiscale, volto a impedire che la quota dell’8×1000 su cui i cittadini non hanno effettuato la scelta venga ripartita in automatico in base alle scelte invece espresse. Un problema che andrebbe sanato, dato che attualmente solo il 40% circa dei contribuenti sceglie a chi destinare l’8×1000 e di questi gran parte – grazie alla capillare organizzazione della Chiesa e alla mancanza di corretta informazione ai cittadini da parte dello stato – finisce alla confessione cattolica.

La sentenza della Corte costituzionale sul fine vita ha rappresentato un passo avanti per l’autodeterminazione. Diventano quindi sempre meno sostenibili posizioni retrive volte a silenziare il dibattito sulla questione. A Udine, dopo che l’amministrazione ha negato all’Associazione Per Eluana (di cui è presidente Beppino Englaro) uno spazio del Comune per un dibattito, non sono mancate posizioni critiche verso questa scelta miope del sindaco Pietro Fontanini. Federico Pirone, consigliere di opposizione in Progetto Innovare, ha ricordato che “gli spazi comunali non sono di proprietà del sindaco Fontanini o dei suoi assessori ma dei cittadini di Udine”. Il primo cittadino era arrivato a negare la Sala Ajace a Palazzo D’Aronco giustificandosi dicendo che non poteva sostenere “cose illegali”. Ma, spiega Pirone, quello che fa l’Associazione Per Eluana – ovvero divulgazione e sensibilizzazione sul tema del fine vita, partendo dalla toccante esperienza di Eluana Englaro – non è di certo “illegale”. Dal canto suo Mariagrazia Santoro, consigliera Pd della Regione Friuli Venezia Giulia, ha invitato il sindaco a togliersi la “maschera di ipocrisia” e dire “apertamente che il tema del fine vita non è di suo gradimento”. Un altro consigliere regionale del Pd, Cristiano Shaurli, ha espresso “indignazione”. Il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg Furio Honsell ha definito “di gravità assoluta” il niet espresso dal sindaco, “innanzitutto perché lascia intendere che possa esistere una sorta di ‘diritto di censura’ in capo all’amministrazione comunale, la quale potrebbe riservarsi il diritto di concedere spazi che appartengono non a un partito ma all’intera comunità sulla base della consonanza o meno tra essa e gli argomenti trattati”.

Anche gli attacchi degli integralisti all’autodeterminazione delle donne trovano meno consenso. Il segretario di Radicali Roma, Simone Sapienza, ha lanciato l’allarme per l’immobilismo del II Municipio di Roma verso una mozione del consigliere radicale Giorgio Andreoli volta ad arginare l’iniziativa di Giorgia Meloni (FdI), che vuole imporre la sepoltura dei feti abortiti senza il consenso della donna.

Sul fronte dell’omotransfobia c’è ancora tanto da fare, ma le resistenze dei politici appaiono sempre più strumentali. A Forlì, dopo lo stop alle iniziative contro le discriminazioni verso le persone lgbt da parte dell’assessora leghista alle Pari opportunità Andrea Cintorino, non sono mancate le posizioni critiche dei politici locali oltre a una massiccia mobilitazione della cittadinanza. Federico Morgagni, capogruppo di Forlì & Co ha parlato di “vicenda incresciosa” e incalzato Cintorino sulla sua posizione ambigua, che arrivava a negare le discriminazioni specifiche causate dall’orientamento sessuale. Articolo 1 ha criticato la posizione dell’assessora e ricordato che progetti di lotta contro le discriminazioni sono già stati approvati da Regione e Comune, oltre che dal Ministero delle Pari opportunità.

Di fronte ai tentativi dei clericali di imporre il crocifisso nell’aula del consiglio comunale di Prato, c’è stata la risposta dei consiglieri di +Europa, radicali e Italia in comune a difesa della laicità dello stato e per chiedere la rimozione del simbolo cattolico tuttora presente all’ingresso del Palazzo Comunale, “che dovrebbe essere la casa di tutti i cittadini pratesi, di qualsiasi credo o religione, e non solo di quelli cristiani”.

La redazione