Strasburgo: “Non si deve essere costrette a viaggiare per poter abortire”. Una speranza per migliaia di italiane?

Si tratta di una sentenza importante che potrebbe costituire un interessante precedente anche per il nostro paese dove, nonostante l’accesso all’aborto sia formalmente riconosciuto è spesso e volentieri svuotato dall’interno a causa degli altissimi tassi di obiezione di coscienza dei medici”.

Così Adele Orioli, responsabile iniziative legali dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), in merito alla sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha accolto la richiesta di rimborso presentata da una madre e una figlia dell’Irlanda del Nord costrette, sette anni fa, a spostarsi in Inghilterra per un aborto.

Una storia che non può non ricordarci come anche nel nostro paese si registri un’attuazione frammentata che obbliga le donne a spostarsi”, prosegue Orioli. “Per comprenderlo basta guardare ai numeri dell’obiezione di coscienza: alti a livello nazionale – 68,4% dei ginecologi e 45,6% degli anestesisti – e altissimi in alcune regioni: come in Molise dove i ginecologi obiettori sono il 96.4% o in Basilicata dove sono l’88%; ma anche a Bolzano dove obietta l’85% dei ginecologi e il 63.3% degli anestesisti. Quando un piano urgente per assumere solo medici, anestesisti e infermieri non obiettori nei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici?”.

L’Uaar – conclude Orioli – è da sempre in prima linea nella difesa dell’autodeterminazione delle donne e per questo proprio quest’anno ha lanciato la campagna ‘Non affidarti al caso’ che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici, invitando a tenere presente che avere un ginecologo di fiducia del quale sono note le opinioni su questioni come l’aborto è di fondamentale importanza (così come sapere se il proprio medico di base considera la vita un bene indisponibile che appartiene a Dio)”.

Archiviato in: Comunicati, UAAR

2 commenti

Diocleziano

“…ha lanciato la campagna ‘Non affidarti al caso’ che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici…”

Più che legittimo. Tutti i medici e i farmacisti che lavorino a contatto diretto con i pazienti dovrebbero dichiarare i loro impedimenti, reali o immaginari.
C’è chi troverà affidabile un medico obiettore e chi lo ricuserà come inaccettabile.
Potersi fidare totalmente del medico è già mezza cura.

RobertoV

Era una situazione assurda. Fino ad un paio di mesi fa in Irlanda del Nord non era possibile abortire, mentre lo era nel resto del Regno Unito dal 1967. Certo fino all’anno scorso anche in Irlanda non era possibile abortire e questo avrà influito sulle scelte della Gran Bretagna per l’Irlanda del Nord.
Ne avranno da indennizzare ora se altre donne irlandesi faranno causa. La sentenza CEDU varrà anche nel caso di uscita dalla UE della Gran Bretagna perché la CEDU rappresenta tutti i 47 stati europei e non la UE (purtroppo tra questi stati ci sono anche per esempio la Turchia e la Russia che di certo non brillano per i diritti umani).
La situazione italiana dovrebbe essere differente perché l’aborto non è impedito per legge, ma ostacolato nella pratica.

Commenti chiusi.