L’intelligent design esiste e non ha bisogno di divinità

Che cosa sia la vita e come sia accaduta sulla Terra le donne e gli uomini curiosi se lo chiedono da tempo immemore e sembra che a solleticare particolarmente questa atavica curiosità sia la nostra diretta discendenza: come iniziarono gli umani?

Da quando la scienza si è ritagliata un posto rispettabile nel dibattito sulla vita e le sue origini ha prodotto ipotesi interessanti ed evidenze che non possono essere facilmente trascurate. Il posto d’onore spetta alla teoria Darwiniana dell’evoluzione per selezione naturale, che, attribuendo la comparsa di organismi complessi come l’uomo al risultato di un processo di generazione casuale e cumulativa di caratteristiche, rimanda l’intero problema alla comparsa del primo organismo vivente antenato di tutti noi, LUCA (Last Universal Common Ancestor).

La potenza della teoria proposta da Darwin ha costretto i rappresentanti delle più grandi religioni monoteiste ad abbandonare il conforto delle storie della creazione e a derubricarle a miti con il solo l’intento di spiegare il messaggio ultimo, quello dell’esistenza di un Dio creatore le cui modalità di intervento diventano sempre più sfumate. Eppure resiste in molti l’idea che a generare la complessità possa essere solo una entità ancora più complessa che progetta in modo intelligente, ne sono esempi le teorie sulla natura del teologo settecentesco William Paley, che riconosceva nella complessità e nella apparente perfezione della natura le prove dell’esistenza del divino, e le moderne tesi dell’Intelligent Design, che confezionano la stessa idea di Paley proposta in salsa pseudoscientifica.

Nel 2010, Craig Venter ha annunciato dal palco dei Ted Talks che il suo gruppo di ricerca aveva sintetizzato con successo in laboratorio l’intero genoma di un semplicissimo vivente, lo avevano fatto a partire dalle informazioni sulle sequenze di DNA contenute in un computer e lo avevano poi infilato in una cellula batterica, dando origine al primo vivente in grado di autoreplicarsi prodotto in laboratorio. Per sottolineare l’importanza filosofica e tecnologica della loro impresa quindicinale, scrissero dentro al genoma neo sintetizzato tre citazioni: “Vivere, errare, cadere, trionfare e ricreare la vita dalla vita” è una frase di James Joyce; “Vedere le cose non per ciò che sono, ma per quello che potrebbero essere” da American Prometheus, un libro su Robert Oppenheimer; la famosa frase di Richard Feynman “Ciò che non sono in grado di ricostruire, non l’ho compreso”. Venter annunciava così, al modo trionfale di certi americani, l’alba della vita sintetica, l’avvento degli autoreplicanti costruiti dall’uomo a partire da una combinazione di informazioni genetiche digitalizzate. Disponendo ormai di una collezione di sequenze di DNA piuttosto vasta e dei mezzi per produrre in laboratorio lunghe molecole di DNA disegnate dall’intelligenza umana, diceva Craig Venter, oggi l’unico limite alla creazione della vita sintetica è la nostra fantasia.

L’intelligent design almeno in parte esiste e l’ingegnere in questo caso è l’uomo, la sfida era aperta a tutti quelli fra noi che non ripongono cieca fiducia nella capacità dell’uomo di fare le scelte migliori quando dispone di tanto potere. Era possibile dire di no all’ingegneria genetica che avrebbe potuto inventare organismi in grado di produrre efficientemente carburanti, farmaci su misura, nutrienti ad hoc per farci vivere meglio e più a lungo?

La biologia sintetica al momento ha percorso strade un po’ diverse da quella dipinta da questa prima dimostrazione e alla sintesi di interi genomi in laboratorio, procedura lunga e macchinosa, è stata preferita la modificazione precisa su piccola o media scala delle sequenze genomiche e l’inserimento di brevi tratti di DNA sintetico in organismi già esistenti, conferendogli così nuove capacità, nuove caratteristiche, nuovi equilibri di sopravvivenza. Gli obiettivi su cui si lavora nei microbi, sembrano essere al momento gli stessi auspicati poco sopra, ma a questi si aggiungono le interessanti possibilità aperte dalla modificazione genetica degli organismi cosiddetti superiori, cioè quelli pluricellulari e complicati come noi.

L’ultima frontiera fra strumenti utili alla modificazione del DNA è oggi rappresentata dal sistema CRISPR-CAS9, che consente a molte strutture in giro per il mondo di intervenire con accettabile precisione sul genoma dei viventi e in particolare sul DNA degli esseri umani, dei loro embrioni e delle cellule della linea germinale che agli embrioni possono dare origine.

Nel 2015, all’indomani delle pubblicazioni di Jennifer Doudna, Emmanuelle Charpentier, Feng Zhang e George Church, che rendevano evidente il dischiudersi di ogni tipo di possibilità nel futuro dell’ingegneria genetica sull’uomo, la comunità scientifica si è fermata a pensare su cosa fosse umanamente lecito fare, su come avremmo potuto regolamentare il nostro agire, ammesso che ciò fosse stato in qualche misura possibile. La rivista Nature ha chiamato a raccolta 50 fra scienziati, esperti di etica e imprenditori per raccogliere opinioni al riguardo. Fra i tanti pensieri raccolti c’è chi ha espresso fiducia nei confronti di una umanità che si ferma a pensare su cosa sia giusto fare quando le possibilità che ha in mano sono ancora primitive e la tecnica non ha preso il sopravvento, c’è chi ha invece osservato che l’umanità non si è mai fermata di fronte a niente nel suo percorso verso il miglioramento delle condizioni di vita, la riduzione del rischio legato alle malattie, il miglioramento delle caratteristiche percepite come desiderabili e non lo farà neanche questa volta. Dove tracciamo il confine fra riduzione delle sofferenze, lotta alle malattie e eugenetica, perdita di diversità nella società futura? Le nuove possibilità saranno per tutti o le società future soffriranno, anche in questo caso, di un accesso alle risorse non uniforme?

Mentre l’ingegneria genetica immette nelle cellule nuove diverse caratteristiche, la coltura cellulare e l’ingegneria tissutale riparano gli organismi con nuovi pezzi di ricambio e producono in laboratorio “organoidi”, piccoli organi le cui dimensioni sono limitate dalla necessità di nutrire ogni cellula senza che ci sia un sistema vascolare, ma capaci di funzionare, talvolta anche in modo molto complesso. Gli organoidi neuronali che si producono oggi nei laboratori costituiscono una famiglia di diversi tipi di cervelli in miniatura capaci di attività elettrica dovuta a reti neurali attive che si sono formate spontaneamente e, in alcuni casi, sono capaci di rispondere agli stimoli esterni come quelli luminosi. Avete capito bene, questi piccoli cervelli sono capaci di elaborare informazione, pensano e talvolta percepiscono anche. Per questa ragione scienziati, esperti legali e filosofi si sono incontrati nel 2018 a Oxford per discutere degli aspetti etici legati alla sperimentazione che viene condotta nei laboratori su questi piccoli oggetti senzienti e pensanti.

Non solo abbiamo in mano la creazione di vita su misura, ma anche della cosa più complessa e più esclusiva che ci attribuiamo: la capacità di pensare e sentire. Queste ultime, ad essere onesti, non sono esattamente sotto il controllo di un design intelligente, a dire il vero non sappiamo come orientare la formazione delle reti neurali né abbiamo idea di cosa pensino queste piccole entità intelligenti fatte di cellule come le nostre.

Sul fronte della creazione di intelligenza non è solo la biologia a produrre compagni di viaggio, le frontiere dell’intelligenza artificiale hanno da tempo superato la produzione di macchine capaci di calcolo più veloce e complesso del nostro e sono entrate nel mondo del pensiero autonomo, molte macchine oggi sono in grado di imparare dall’esperienza e di pensare ampiamente in prospettiva. Di più, la rete e la disponibilità di sistemi che apprendono ed elaborano su vasta scala hanno messo la comunità umana a far parte di una intelligenza collettiva che conserva e scambia informazione, assiste e orienta decisioni.

È l’intelligenza che crea altra intelligenza, che realizza se stessa.

Quello che descrive il recente progresso è un mondo con sempre meno divinità e sempre più umanità che si fa artefice del proprio destino e che condivide con entità vecchie e nuove le proprie caratteristiche più peculiari: vita, intelligenza, libertà di decidere.

L’intelligent design della vita oggi esiste ed è nelle nostre mani, e chissà, forse in futuro, anche in quelle di altri, tutti alla pari in un mondo in cui tutto quello che abbiamo imparato sulla realtà vale. Niente dèi e nessun posto per i loro rappresentanti in Terra nella definizione di ciò che è giusto.

Elisa Corteggiani

Oggi cominciano i Darwin Day Uaar. Il calendario completo è pubblicato alla pagina https://www.uaar.it/uaar/darwin-day/

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15 commenti

dissection

Reazionari retrogradi che “questi vogliono solo giocare a fare dio” in 3… 2… 1…

bruno gualerzi

3…2…1 eccomi! 🙂 Sì, la scienza lasciata a se stessa, nel senso di ritenere di essere in grado, in quanto tale, di risolvere – prima o poi – tutti i problemi che la condizione umana (non la natura umana) comporta, rischia di ‘giocare a fare dio’. Vediamo perche, e proprio in quanto ateo, ATTUALMNTE la ricaduta tecnologica resa possibile dalla scienza pone l’umanità di fronte alla possibilità… certamente di autopromuoversi in modo sempre più sorprendente… ma anche di autodistruggersi in quanto ha reso possibile, reale, concreta, un”apocalisse’ tutta umana, non biblica… ma non tanto perchè conoscendo sempre meglio con la ricerca il cervello umano e intervenendo, come qui si dice, non si sa bene cose potrebbe sortirne (anche questo), ma perchè ATTUALMENTE, non ‘prima o poi’, dispone di armi in grado di di farci uscire tutti da questa ‘valle di lacrime’. Questo ADESSO, non ‘prima o poi’ puntando su un potenziamento indeterminato delle nostre facoltà speculative e percettive;
– il senso del ‘giocare a fare dio’ è da intendere – almeno per quanto mi riguarda in quanto ateo – dal fatto che ogni progresso della scienza (da sostenere, sia ben chiaro, con ogni mezzo in quanto potenzialmente in grado di migliorare sempre più la qualità della vita, in tanti sensi), se non si avrà sempre ben presente che ogni problema risolto ne pone sempre almeno altri due, superare la condizione umana nella sua essenza (ogni singolo uomo – grande verità! – nasce e poi muore)… è proprio ciò che promettono le religioni. Che sono nate proprio per superare la condizione umana… e che non bisogna combattere sostituendole con il rischio che lo scienziato diventi una sorta di ‘apprendista stregone;
– e allora la scienza, la ricerca scientifica? Deve avere come finalità ovviamente l’uomo… ma il singolo uomo, il solo realmente esistente in un ‘qui e ora’ che costituisce l’eternità’ di ognuno di noi, non l’umanità, che è un’astrazione… avendo ben presente che di vite (lo dico, per l’ultima volta, da ateo) ognuno di noi ne possiede UNA SOLA. Rendiamola vivibile nel modo migliore… e in questo la scienza è insostituibile… ma attenzione a non ‘sacralizzarla’.

bruno gualerzi

Correzione…’grafica, (a parte gli altri refusi):
“Vediamo perche, e proprio in quanto ateo, ATTUALMNTE la (…)”
doveva essere scritto così:
“Vediamo perchè, e proprio in quanto ateo:
– ATTUALMENTE ecc.

RobertoV

La scienza è il più potente strumento di indagine, di aumento delle nostre conoscenze e di soluzione di problemi. Non mi sembra che nel mondo di oggi la scienza o lo scienziato siano sacralizzati o divinizzati: questo forse succedeva 1 secolo o più fa nell’epoca del positivismo, oggi mi sembra che la figura dell’esperto sia piuttosto contestata e screditata a vantaggio di complottismi vari e venditori di fumo e truffatori e tuttologi. Basta vedere quello scuccesso coi vaccini o la posizione negativa di tante persone nei confronti della medicina ufficiale a vantaggio delle cosiddette “medicine alternative”, o l’idea assurda che “naturale” significhi migliore. Ricordo che molte scoperte scientifiche sono avvenute per caso o il successo è avvenuto in settori diversi da quelli per cui si era indagato o come ricaduta di altre scoperte. Ed a livello scientifico niente è immutabile e tutto viene rimesso in discussione e deve superare il filtro delle conoscenze attuali, non proprio cosa che sarebbe gradita ad un dio ed ai suoi seguaci.
Francamente non mi sembra che cercare di risolvere dei problemi, anche riguardo alla vita, sia “giocare a fare dio”. E’ una tesi classica delle religioni che il mondo attuale sia un prodotto di un dio e di una mente intelligente, ma le nostre conoscenze ci permettono di dire che il mondo attuale non è per niente perfetto ed ottimizzato, o il prodotto di una intelligenza superiore, neanche riguardo alla vita o alla nostra mente. Proprio l’altro giorno su le scienze parlavano del meccanismo della fotosintesi e ne evidenziavano le inefficienze.
Purtroppo non siamo in grado di prevedere il futuro e, quindi, non siamo in grado di valutare bene l’effetto delle nostre azioni, ma questo non vale solo per la scienza che è solo uno strumento di conoscenza. Pensa solo alle varie ricette “miracolose” in campo economico. Purtroppo l’essere umano non è quell’essere intelligente o superiore che crede di essere.
Pertanto discutere in anticipo delle implicazioni delle scoperte scientifiche è un esercizio piuttosto aleatorio e serve solo a fare il gioco di religioni e detrattori del progresso. Solo ex-post si può valutare bene la validità o meno di una scoperta. E pensare di fermare il progresso per delle “paure” non mi sembra abbia ottenuto un grande successo, basta pensare ai comportamenti inibitori delle religioni. In qualche modo alla fine gli ostacoli verranno aggirati e qualcuno ci arriverà per primo, cosa che sarebbe meglio avvenisse nei paesi più evoluti e democratici. E che avvenga in modo trasparente e con collaborazioni transnazionali, cosa in cui la scienza è all’avanguardia rispetto ai particolarismi delle varie società e nazioni. Basta vedere il rientro ieri dell’astronauta italiano Parmitano dalla stazione spaziale dove collaborano Europa, USA e Russia, nazioni che su altri fronti faticano a collaborare a vantaggio dei loro nazionalismi.
Riguardo all’elevato potere distruttivo va detto che questo comporta anche lo sviluppo di potenti antidoti.
Un mondo a bassa conoscenza è migliore di un mondo ad alta conoscenza? Pensa al caso dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Dobbiamo ringraziare la ricerca scientifica se conosciamo meglio il nostro mondo, i suoi limiti e gli effetti del nostro agire, mentre sono proprio le religioni che faticano ad accettare il concetto di limiti. Ogni scoperta scientifica alimenta nuovi dubbi, evidenziando proprio quanto ancora non sappiamo.

bruno gualerzi

@ Roberto V
“Un mondo a bassa conoscenza è migliore di un mondo ad alta conoscenza?”

Fermo restando che anch’io ritengo che solo la scienza può permettere conoscenze valide proprio in quanto, per statuto, non possono mai essere considerate assolute (tipo dogmi religiosi) e che la eventuale ‘demonizzazione’ della scienza è dovuta proprio alla sua ‘sacralizzazione’ (per tanta gente non fa i ‘miracoli’ come invece li fa la religione… e magari si aggrediscono i medici che non hanno ‘salvato’ il mio congiunto)… tutto dipende dalla nozione di ‘progresso’. Parlare di progresso (altra cosa dallo sviluppo), lo si può fare in tanti modi, adottare vari parametri. Personalmente – sempre in quanto ateo (poi dirò come e perché) – trovo convincente il seguente criterio:
partendo dal presupposto che uno dei mali che affliggono l’umanità è certamente la violenza, direi che – da questo punto di vista – molti progressi dall’età della pietra, magari usando armi ‘intelligenti’ al posto delle clave, fatico a vederli. Più o meno tutti gli storici concordano , traendone poi valutazioni ideologicamente diverse, sul fatto che comunque passi avanti l’umanità li ha fatti dopo una qualche ‘catastrofe umanitaria’, provocata dalla natura (terremoti, mutamenti climatici, pestilenze ecc.), o dagli uomini (fondamentalmente da guerre per mezzo delle quali sono sorti nuovi imperi, nuovi stati, nuove potenze). Quindi in modo violento. Esempi se ne possono trovare in ogni epoca storica, compresa l’attuale. Per restare alle guerre, la nascita delle varie ‘potenze’ è dovuta alla sconfitta, militare e/o economica, dei vari ‘concorrenti’ e delle opposizioni interne, e il loro consolidarsi ha reso possibile un’operosità umana temporaneamente protetta e incentivata, spesso solo per pochi, fino al dover lasciare il posto a potenze più ‘potenti’…
mentre, per passare alle stragi provocate dalla natura, classico è l’esempio delle epidemie dovute alla peste (almeno fino a quando non si è trovato un antidoto), che hanno provocato un diradamento di tante popolazioni con conseguente possibilità per i sopravvissuti di disporre ‘malthusianamente’ di maggiori risorse.
Ora, per tornare al progresso… non sto certo qui a formulare un giudizio storico su vicende del passato che hanno una propria valenza etica che non ha senso condannare o esaltare… ma ritengo che – da ateo che vive nel presente e ritiene, come detto, che ogni individuo dispone di una vita sola – parlare di ‘vittime del progresso’ nel senso di necessarie al progresso, sia un ossimoro: se ci sono vittime non c’è progresso, e vittime nella storia, passata, recente e attuale, nonostante tanto conclamato progresso, e nonostante gli innegabili vantaggi che la scienza ha reso possibile per una migliore qualità della vita *.. intanto questa migliore qualità della vita non lo si può certo dire che sia stata, e sia, tale per le vittime (e non è una questione di numeri), e incombe sempre il rischio che – come dicevo – la tecnologia resa possibile dalla scienza sia usata contro gli uomini. Si dirà (si dice), questo non è colpa della scienza, il che è ovvio, ma può la scienza come tale evitare questo pericolo? La tecnologia fino ad ora è sempre stata un passo aventi rispetto alla possibilità dell’uomo di evitarne le possibili conseguenze negative per potersene poi servire con vero profitto (v. certe conseguenze della straordinaria rivoluzione informatica). Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, ma il più possibile razionali, non razionalisti. La non-violenza, il pacifismo, non è pavidità o utopismo, ma solo razionalità

*Per restare alle guerre… non di secoli fa, ma del secolo scorso… dopo due conflitti mondiali con numero spaventoso di vittime, militari e civili, che dopo tanto progresso non si ritenevano più possibili, nazioni praticamente distrutte in quanto perdenti (Germania, Giappone e in misura minore Italia) sono ritornate in poco tempo a mettersi al passo con i vincitori mentre nel frattempo ai è andati sulla luna, sfruttando anche l’indiscusso genio della missilistica del fervente nazista Von Braun. Dobbiamo aspettare allora un’altra guerra (presumibilmente l’ultima), per poter continuare a parlare di progresso?

dissection

@Gualerzi
Sì, ok, ma il mio lazzo intendeva rimanere nell’ambito della trattazione di questo articolo, ossia organoidi eccetera, e non diventare un dialogo sopra i massimi sistemi, come se ci fai caso cercano sempre di portare a tale livello quelli che accusano le nuove scoperte, quali esse siano, di essere giochi a “fare dio” da parte di scienziati preda di manie di grandezza & deliri di onnipotenza. Anche nell’antichità l’invenzione di, che so, la vite idraulica, poteva essere stata accusata nella stessa maniera. Così come avviene ora per ciò che tra un lasso indefinito di tempo sarà considerato normale, e finanche indispensabile.

bruno gualerzi

@ dissection
Hai assolutamente ragione… ma ho sempre in testa un paio di idee sull’ateismo in generale non sempre concordanti con quelle, diciamo, classiche, per cui quando si propongono dei temi – come ad esempio in questo caso – che accennano anche indirettamente “ai massimi sistemi” (v. nota iniziale: “La scienza si è ritagliata un posto rispettabile nel dibattito sulla vita e le sue origini”), mi ci butto a capofitto magari ripetendo all’infinito sempre le stesse cose, però con l’intento di ‘aggiornarle’. Continuando un confronto iniziato da chissà quanto tempo proprio su questo blog quando la frequentazione era più massiccia, ‘sfruttato’ già da allora per avere sempre più elementi coi quali arricchire o rivedere tesi elaborate e proposte in varie altre sedi ( per esempio, con alcuni contributi apparsi sulla rivista L’ATEO recentemente soppressa).
Oltre che – quando se ne presenta l’occasione – per polemizzare in merito a certe posizioni prese da UAAR che mi hanno portato a dissentire sempre più radicalmente.
Ma sono sicuro che UAAR se ne sarà fatta una ragione! 🙂

Manlio Padovan

Sto leggendo in questi giorni “Storia del comunismo” di Alessandro Pascale recentemente uscita per i tipi de La città del sole. Fa venire una gran rabbia venire a sapere che, così ho capito, sono stati maggiori gli impedimenti venuti dall’esterno che le difficoltà incontrate all’interno dai bolscevichi (guidati di certo da uomini eccezionali).
La fiducia in una più ampia rivoluzione sociale ed in una sconfitta del capitalismo, per quanto sia possibile che storicamente esso subisca modifiche importanti pur restando sempre un ordinamento economico profondamente ingiusto, si presenta estremamente dubbiosa a motivo delle due circostanze seguenti:
– Probabilmente la specie umana è destinata ad estinguersi non essendo capaci gli uomini di andare d’accordo fra loro, anzi propensi e pronti sempre a creare impedimenti e quantaltro anche in casa altrui per combattere i progressi sociali e politici;
– La possibilità, certo non remota, che si realizzi quella previsione di Hawking secondo la quale la razza umana è destinata a dividersi in due categorie: una razza di pochi individui superumani ricchi e geneticamente modificati in memoria, resistenza alle malattie, durata della vita e una razza di essere non migliorati geneticamente in numero assai maggiore di quelli e da quelli dominati.
E la previsione di Hawking trae forza dal fatto che le tecniche di manipolazione del DNA sono già note ed applicate, come anche nel post si afferma, ormai da qualche anno per la cura di leucemie che altrimenti sarebbero inguaribili. Ma pure vale la considerazione che è ben noto ormai come in tutta la storia dell’umanità i pochi ricchi e super ricchi siano propensi sempre a dominare e a conservare i loro privilegi.
Come non è improbabile che quegli stessi superumani si trasferiscano su un altro pianeta e da là possano mantenere in schiavitù i loro dominati.
Certamente è vero che è il mondo occidentale l’elemento disturbante in assoluto; sono la cultura e la civiltà occidentale i portatori di soprusi i più disparati storicamente fin da quella famosa invasione di Atene contro i melii, soprusi inumani ed efferati quanto pochi altri e ingiustificabili. Quindi se la incapacità a sopravvivere fosse limitata agli occidentali, essa sarebbe un enorme progresso. E la cultura occidentale, ha affermato chi se ne intende, è solo una glossa a Platone che fu l’iniziatore della intolleranza: basta vedere come trattava gli atei.
Ma l’uomo non può non essere un animale sociale. Solo lo sviluppo di questa capacità di relazione può dare alla politica, ed in particolare al desiderio di una sconfitta definitiva del capitalismo per una società più giusta, un valore non fideistico; per incoraggiare una prassi razionale e non una visione religiosa della politica.
A me pare, però, che la politica nessuna intenzione abbia di migliorare le masse: per esempio perché non dobbiamo studiare tutti, dico tutti, filosofia, ognuno con le possibilità che ha ma con maestri capaci, se essa è la possibilità di esaminare le cose nel loro aspetto generale? Come diceva Bertold Brecht: “Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico”; ma cosa fa la politica per eliminare l’analfabetismo politico?
A me pare che il problema della politica sia anteriore a quello della scienza…ma la democrazia sta regredendo.

pendesini alessandro

Certi filosofi, inclusi gli Heideggeriani più devoti, concludono che la fisica non è in grado di descrivere gli aspetti più fondamentali della realtà e la squalificano come modalità ingannevole di conoscenza.
Troppo spesso in passato ci siamo resi conto che le nostre intuizioni immediate sono imprecise o errate: se fossimo rimasti con queste visioni puramente illusorie, continueremmo a pensare che la terra è piatta e che il sole gira intorno ad essa, che i colori si trovano come tali nella natura….
-L’obbiettivo –ma anche l’affidabilità- della scienza non consiste nell’adattare perfettamente le nostre conoscenze alle nostre sensazioni, (soggettive, sovente illusorie, fantasmatiche, indimostrabili) ma generare una rappresentazione del mondo fisico che sia completamente indipendente dalla personalità degli uomini –atei, credenti o premi Nobel che siano- che costituiscono questa rappresentazione.
Va notato che la scienza non ha la pretesa di dare una spiegazione universale di tutto, si basa comunque su un metodo razionale, universale, unico, verificabile a volontà da tutti coloro che lo desiderano.

Non è la scienza ad essere pericolosa, ma l’utilizzo che ne viene fatto a volte da uomini dominanti mentalmente squilibrati , opportunisti, paranoici, psicopatici, senza dimenticare i fanatici religiosi (particolarmente monoteisti) che da millenni gangrenano –tramite false simmetrie, o miti assurdi il benessere umano !
Già da secoli certi accusano la scienza causa di tutti i mali. Responsabile dell’inquinamento, malattie, crisi economiche, proliferazione di armamenti, ecc…. Dimenticano che la scienza non è né buona né cattiva. Non è né morale né immorale. Solo il suo uso da parte degli uomini può essere buono o cattivo, morale o immorale, inquinante o benefico…. Un martello può essere usato per costruire una casa o per colpire il cranio del suo vicino. Lo stesso esplosivo può uccidere o servire a costruire canali, irrigare la terra e vincere la fame. Un razzo può essere usato per bombardare un paese e uccidere i suoi abitanti. Ma anche andare ad esplorare pianeti vicini e quindi generare importanti scoperte per il futuro dell’umanità. Lo scienziato scopre le leggi che consentono di inventare un razzo. L’ingegnere costruisce il razzo. Il cittadino può desiderare questa o quella destinazione. Il politico decide dove lanciarlo. Ciò che è in gioco è l’uomo, la sua educazione e la sua coscienza, e non la scienza !
Se la disumanità consiste nel demistificare il più possibile le passioni alienanti e le illusioni umane, comprese quelle che la scienza stessa a volte aiuta a coltivare, allora sì, la scienza è disumana. Ma se la disumanità consiste ad asservire i corpi e le menti nella sofferenza, nell’impotenza e nell’ignoranza, la scienza, al contrario, può essere un fattore insostituibile di umanità

RobertoV

“Non è la scienza ad essere pericolosa, ma l’utilizzo che ne viene fatto …”
Sono assolutamente d’accordo. Altrimenti dovremmo accettare l’idea che piace alle religioni che il sapere in se (e non guidato da un dio) sarebbe pericoloso. E’ sicuramente pericoloso per le religioni, non a caso lo hanno combattuto o cercato di controllare.
Per esempio in passato non sapevano come si propagassero le pestilenze e come limitarne i danni. Oggi siamo in grado di curarne tante e limitarne i danni, però allo stesso tempo questa conoscenza può essere utilizzata per la guerra batteriologica. Era meglio non sapere?
Anche riguardo all’inquinamento, in realtà era un problema che esisteva anche in passato, addirittura nei siti preistorici, ma le persone non ne conoscevano gli effetti ed essendo in pochi, i danni erano limitati e l’informazione isolata.
Lo stesso vale per gli esplosivi che hanno permesso di scavare miniere in modo più facile e profondo, gallerie, strade. Sarebbe stato meglio utilizzare le tecniche del passato sacrificando e schiavizzando migliaia di lavoratori? Tanto nessuno contava i morti sul lavoro.
La scienza, come il martello, è un mezzo e la conoscenza si può prestare ai suoi abusi. Ma se dovessimo limitare la conoscenza per il timore di abusi, non faremmo più niente perché qualsiasi cosa si presta ad abusi che spesso non possiamo neanche prevedere. Inoltre solo in un regime dittatoriale e repressivo si potrebbero limitare certe conoscenze, anche lì con difficoltà.
Se gli americani si fossero posti problemi etici per la produzione della bomba atomica, sarebbe stato meglio che vi fossero arrivati per primi i nazisti?
E se non vi fossero stati gli sviluppi della missilistica per scopi militari, lo sviluppo dell’astronautica sarebbe stato difficile, con tutte le ricadute positive (satelliti per le telecomunicazioni, meteorologici, geologici, astronomici, ecc., sviluppo dell’informatica e computeristica, ecc.)

bruno gualerzi

,@ Roberto V
Non credo ci sarà il tempo per farlo, ma, nel caso ci fosse, siccome le mie considerazioni sul progresso … che vede – a certe condizioni – la scienza come uno dei suoi principali motori di sviluppo… partono dal presupposto che la violenza è uno dei mali maggiori che affliggono l’umanità e da questo traggo certe conseguenze… ti chiedo: cosa ne pensi della violenza e sopratutto, che ruolo ha avuto (e continua ad avere) sulla storia umana? Violenza dell’uomo sull’uomo, anche in relazione alle sue risposte alla violenza naturale ed esistenziale. Parlando ovviamente dal punto di vista dell’ateismo, ai quali entrambi ci rifacciamo.

RobertoV

Gualerzi
Quando ero studente di ingegneria negli anni ’80 un nostro professore ci diceva chiaramente che buona parte dei prodotti che noi utilizzavamo, avevano una provenienza militare, cioè erano prodotti declassati e superati della ricerca militare o prodotti collaterali. Era una affermazione forte e forse un po’ esagerata, ma conteneva un notevole fondo di verità. Molti progressi sono avvenuti purtroppo “grazie” a motivazioni militari, anche in campo sanitario, per esempio per curare le ferite da guerra. Basta pensare al recente sviluppo dell’astronautica ed a quello che avvenne a riguardo negli anni ’60 come effetto della competizione militare tra USA ed URSS. Può essere una constatazione sgradevole, ma ne va preso atto. Il che non significa rassegnarsi alla violenza, ma conoscerla per cercare soluzioni.
Ovviamente questo vale per il passato e non è detto che debba valere nello stesso modo per il futuro. La violenza è sicuramente insita nell’uomo come diversi studi attestano e, personalmente, ritengo che il fatto che gli homo sapiens abbiano prevalso sui Neanderthal sia legato ad una nostra maggiore aggressività, aggressività che cresce all’aumentare della densità della popolazione. Penso, quindi, che si debba partire da questa constatazione e vedere come incanalarla verso sbocchi meno bellicosi. Penso da sportivo alla “violenza ed aggressività” nello sport che viene, però, regolamentata ed incanalata (a parte il calcio). O anche al fatto che più potere alle donne (basta che non siano come la Tatcher) ridurrebbe la criminalità ed il numero di guerre, come i dati sulla criminalità ben attestano.

bruno gualerzi

@ Roberto V
Molto rapidamente perchè immagino che il post sarà presto chiuso. Il mio riferimento alla violenza in relazione al progresso dell’umanità non riguardava soltanto il suo ruolo storico (al quale ho solo accennato) quanto al fatto che – come scrivevo – per quanto riguarda i rapporti tra gli uomini, e per le vittime (per le quali, lo dico da ateo che ritiene esserci per ognuno di noi UNA SOLA VITA) che del progresso non hanno saputo che farsene (non è una battuta)… quanto il fatto che oggi come oggi non è cambiato molto. Nonostante i tanti progressi in tanti campi ci troviamo in una situazione sociale dove – a parte la violenza ‘classica’ dovuta alle guerre tutt’altro che cessate – la forbice tra chi ha e chi non ha, tra chi può e chi non può, non si sta certamente restringendo, anzi! E questa è violenza, e tanto più pericolosa in quanto l’umanità è in possesso di un potenziale militare (pensa alle armi nucleari) in passato mai così ‘definitivo’.
Sul ruolo della scienza, dal quale ha preso il via questo dialogo, qualcosa ho già detto… ma all’occasione sarà – per quanto mi riguarda – da riprendere.
Buona serata.

RobertoV

Gualerzi
io non vedo questo aumento della violenza nel mondo. Secondo me è più una questione percepita legata all’informazione. E’ un problema analogo all’inquinamento: il fenomeno oggi è più conosciuto e studiato e percepito rispetto al passato.
Cioè oggi noi siamo molto più informati sulla violenza che c’è nel mondo rispetto al passato e la percepiamo più come violenza. Siamo più informati sulle ingiustizie e meno le accettiamo come ineluttabili, basti pensare alle violenze sulle donne.
Non confonderei denuncia, presa coscienza con un incremento delle violenze.
Riguardo al potere distruttivo del nucleare mi pare che ci fosse molta più preoccupazione negli anni ’60 e ’70.

pendesini alessandro

……Per questa ragione scienziati, esperti legali e filosofi si sono incontrati nel 2018 a Oxford per discutere degli aspetti etici legati alla sperimentazione che viene condotta nei laboratori su questi piccoli oggetti senzienti e pensanti….
Afferma Elisa Corteggiani…. Alla quale rispondo che ho seri dubbi di ritenere che questi « piccoli oggetti » dotati di una certa intelligenza, siano anche senzienti e/o pensanti ! Inoltre, dall’articolo credo aver capito che l’umano sia dotato di Libero Arbitrio, o libera scelta, convinzione che ovviamente rispetto ma che per evidenti ragioni non condivido.
Per il resto non posso che congratularmi e ringraziare Elisa per la pertinenza dell’articolo

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