L’orientamento europeo nel dopo Brexit

I parlamentari del Regno Unito, quarto gruppo nazionale per dimensioni insieme a quello italiano, d’ora in poi non siedono più al Parlamento europeo e ben 73 seggi si sono quindi liberati. Seggi che in larga parte rimarranno vuoti, almeno nell’immediato. Solo 27 di essi saranno redistribuiti tra i Paesi membri nell’ottica di riequilibrare la rappresentatività, gli altri costituiscono una riserva da riempire in futuro con parlamentari eletti in Stati che entreranno a far parte dell’Unione, verosimilmente dalla regione balcanica.

Naturalmente gli equilibri interni allo stesso Parlamento non rimarranno immutati, il che avrà inevitabilmente influenza anche sulle politiche sociali europee e nei confronti delle istanze laiche. Da una parte, essendo l’interpretazione inglese della laicità particolarmente orientata al multiconfessionalismo, qualunque iniziativa in tal senso ne risulterà depotenziata; dall’altro però ciò potrebbe favorire chi caldeggia un sistema che favorisce la cultura dominante, che non sarà nello specifico cattolica ma certamente è cristiana.

Parlamento Europeo

A essere veramente determinante sarà però il nuovo assetto politico in seguito all’ingresso dei 27 parlamentari in parziale sostituzione dei britannici. Sul sito web del Parlamento europeo sono già disponibili delle proiezioni più che attendibili sulla composizione dei vari gruppi parlamentari. Con i dati disponibili al momento si può notare che il blocco dei non affiliati si ridurrebbe del 3,3% e che una percentuale analoga sarebbe invece guadagnata dall’area di centro destra composta dal Ppe, dal Cre e da IeD. L’area di centro sinistra composta da SeD, Verdi e Sue/Svn crescerebbe nel complesso solo dello 0,5%, mentre a perdere lo 0,6% sarebbe il gruppo centrista Re nato dalla fusione di Alde e Pde.

Insomma, pur senza elezioni il Parlamento europeo post-Brexit risulterà ancora più sbilanciato verso destra di quanto era già. I tre nuovi parlamentari spettanti all’Italia arriveranno tutti da quell’area e saranno Sofo della Lega, De Meo di Fi e Berlato di Fdi. Non esattamente terreno fertile per i diritti laici e delle minoranze. Si può solo sperare che questo nuovo consesso riesca a sorprenderci.

Massimo Maiurana

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2 commenti

RobertoV

Il parlamento europeo è solo uno dei tre attori politici e legislativi dell’unione europea ed in genere non ha potere propositivo legislativo, cosa che compete alla Commissione e nella Commissione non c’è nessun britannico, cosa non negativa visto il governo attuale della Gran Bretagna. Ma soprattutto nell’importante consiglio dei ministri europei, in pratica l’assemblea dei soci, non ci sarà più un ministro del governo della Gran Bretagna, cioè di Johnson o lui stesso a seconda dei casi, con diritto anche di veto. Non mi pare cosa da poco.

Gérard

Roberto V
De Gaulle si era sempre opposto all’ entrata della Gran Bretagna nella Communita Europea perchè era convinto che questo paese sarebbe stato un elemento di disturbo per tutta la comunità e pure il cavallo di Troia degli Stati Uniti . Per piu di 47 anni IL Regno Unito è stato con un piede dentro e un piede fuori chiedendo sempre regole particolari per se . Per usare un termine francese per questo tipo di atteggiamento : ” Volevano il burro, i soldi del burro e anche poi il sedere ( con un altro nome in francese…) della lattaia ” . Poi, non essendo un paese laico ma multiculturalista e con religione di Stato nessuna discussione di stampo laico nell’ interno della Comunita veniva approvato ( Tutte le leggi adottate in Francia nel campo della laicita applicata a tutte le religioni venivano aspramente criticate oltre Manica, cerche volte anche in modo offensivo ! ) Dunque nessun rimpianto .

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