«È veramente singolare questa smodata attenzione sul risparmio che deriverebbe dal taglio dei parlamentari (che frutterebbe quanto? 80 milioni di euro l’anno?) mentre nessuno parla di ridiscutere un patto che pesa sulle casse dello Stato per tre miliardi di euro l’anno».
Roberto Grendene, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), commenta così il dibattito sul taglio del numero dei parlamentari che da settimane sembra aver monopolizzato il dibattito politico nel nostro paese.
«Oggi ricorre l’anniversario della firma dei Patti lateranensi», ricorda Grendene: «Quale momento migliore per riflettere su questo accordo del Ventennio fascista che nel 1984 fu rivisto in peggio dal punto di vista dei contribuenti, eliminando sì il carattere esclusivo della religione cattolica ma aumentando i privilegi di cui già godeva?». «È paradossale vedere quante energie sono state e sono tuttora assorbite dalla questione “taglio parlamentari sì, taglio parlamentari no” quando ben più risorse potrebbero liberarsi abolendo il Concordato: da solo – ricorda ancora il segretario Uaar –, il suo costo diretto e indiretto grava infatti sui contribuenti per circa tre miliardi di euro all’anno, con somme che pesano per oltre un miliardo come l’Otto per mille e assurde regalie come il pagamento delle bollette di acqua e luce per il Vaticano, che costano 5 milioni l’anno. Una uscita di denaro che peraltro non costituisce la totalità dei fondi che lo Stato destina alla Chiesa cattolica: bisogna infatti aggiungervi altri 4 miliardi di euro per un totale di quasi 7 miliardi di euro cui ogni anno lo Stato rinuncia a favore della Chiesa».
«A prescindere da come la si pensi a riguardo, di fronte a questo semplice raffronto, una misura come quella sulla quale saremo chiamati a votare con referendum il 29 marzo non può che apparire come fumo negli occhi. A quando – conclude Grendene – una classe dirigente che sappia prendere decisioni davvero nell’interesse dei cittadini?».
Per saperne di più si consulti il sito www.icostidellachiesa.it, ora completamente rinnovato, che consente di accedere agevolmente ad ogni costo pubblico della Chiesa.
Abolire il concordato, sia pure quello ‘riformato’ nel 1984? Ma quale forza politica, prendendo in considerazione l’intero arco parlamentare, a meno di votarsi al suicidio, può accollarsi un simile impegno? Entrare in urto con il Vaticano, al di là dei vantaggi economici che ne potrebbero indubbiamente derivare, significherebbe per lo stato italiano fare a meno di quel ruolo di supplenza stabilmente occupato dalla chiesa cattolica… per esempio, e soprattutto, nella scuola, ma anche nel settore del volontariato… al quale non è in grado assolutamente di rinunciare. Anche volendolo per ragioni, come dire, ‘ideologiche’, la presenza della chiesa (non dei cattolici intesi come cittadini che praticano ‘laicamente’ una determinata religione tra le altre) in tanti settori che riguardano la società civile, una volta resa ‘costituzionale’ di fatto se non ovviamente di diritto questa delega, sostituirla diventa paradossalmente più difficile che non modificare un articolo della costituzione.
Sempre per paradosso, sia ben chiaro, sarebbe in un certo senso preferibile una chiesa ufficialmente ‘di stato’ la cui organizzazione interna e attività pubblica sarebbero direttamente sottoposte alle norme dello stato, che non una chiesa che gioca proprio sull’ambiguità della sua posizione in quanto fa riferimento ad un stato straniero come il Vaticano. insomma il cavourriano ‘libera chiesa in libero stato’ di fatto in Italia fa sì che quanto più libera è la chiesa tanto meno libero è lo stato.
Per non parlare dei miliardi di ICI evasa che da sentenza europea dovrebbero recuperare dalla chiesa cattolica, il tutto senza neanche dover toccare il concordato. Pensare che per eguagliare quei soldi ci vogliono 60 anni di risparmi sui parlamentari.
L’abolizione del concordato è, purtroppo una questione difficile. In Germania ne hanno iniziato a parlare e le chiese hanno chiesto un buono uscita pari a 20-40 annualità anticipate, ovviamente la discussione si è interrotta, mentre in Austria qualche anno fa i Freidenker avevano indetto una petizione per presentare la domanda in parlamento e solo poco più di 60 mila cittadini l’hanno firmata (con i media che hanno oscurato la petizione e le ore di religione utilizzate per la propaganda contro della chiesa cattolica)
Non oso immaginare che cosa succederebbe in Italia, a quale bombardamento e ricatti saremmo sottoposti se qualcuno seriamente lo proponesse: basti pensare alle reazioni alle affermazioni del ministro dell’istruzione sui crocifissi o anni fa sull’ora di religione da aprire ad altre religioni.
Visto come lo stato Italiano ha festeggiato l’anno scorso in pompa magna i 90 anni del concordato fascista, dubito che qualche politico possa essere sfiorato dall’idea, soprattutto quando ottiene ruoli di governo.
Quando si lascia che un cancro possa svilupparsi per duemila anni,
bisogna prendere atto che di tessuti sani non ce n’è più. Solo il cancro è sano.
Ricordo un post di anni fa, in cui immaginavo il futuro della chiesa: senza più fedeli e nemmeno la necessità di imporre i suoi dogmi, senza dio… una chiesa che vivrà sul suo passato mitizzato. Ricchissima e inutile, o dannosa. Occupata solo ad amministrare le sue ricchezze. Praticamente la perfezione, come il Nerone-Petrolini: “Bravo!… Grazie!”
Il peggiore incubo di molti elettori italiani atei è proprio questo. Non esistono partiti veramente laici, anti clericali, pro italiani. Quei pochi esponenti singoli sono comunque accoglientisti a oltranza. Il concordato anti-italiani sopravviverà a lungo.
Oggi pomeriggio presso l’ambasciata dell’Italia in Vaticano verrà festeggiato l’anniversario dei patti lateranensi con la presenza immancabile di Mattarella ovviamente e della vicepresidente della camera Garfagna.
Cioè anche i festeggiamenti sono a carico dello stato italiano. Che la Santa Sede festeggi è ovvio, ma che cosa ha da festeggiare lo stato italiano?
Ieri sera a Rainews nel riportare la notizia dell’atteso evento presentavano immagini di repertorio della firma dei Patti Lateranensi, ovviamente con Mussolini e dicevano chiaramente che questi patti erano serviti a Mussolini per legittimarsi a livello internazionale, il tutto presentato come una cosa normale. Lo stato italiano dovrebbe vergognarsi di sentirsi legato ad un accordo e ad un ricordo del genere così imbarazzante, mentre per la chiesa cattolica si sa che il senso utilitaristico cancella sempre il suo inesistente senso di vergogna che le permette di sfruttare ogni cosa a suo vantaggio.
Nello stesso commento di Rainews si diceva chiaramente che nel nuovo concordato l’otto per mille era visto come un indennizzo della chiesa cattolica per non considerarla più religione di stato. A parte la considerazione che la religione cattolica era religione di stato per volere dei Savoia e di Mussolini, non proprio dei modelli di democrazia a cui guardare, e, quindi, non si capisce che cosa ci sarebbe da indennizzare, siamo stati fregati perché la chiesa cattolica viene indennizzata per una cosa che di fatto non è avvenuta perché continua ad essere considerata religione di stato, ed in più l’indennizzo è stato decisamente elevato e costruito in modo che più stiamo peggio, più lei guadagna.
Ma anche se la città del Male fosse stata veramente estromessa dal ruolo di religione di stato, quale indennizzo… per cosa?
Nelle discussioni, sul loro sito, con i cuginetti OCM la loro tesi per giustificare questa regalìa era che fosse un indennizzo per i danni della guerra del ’70!!!
L’unico caso dove il vincitore risarcisce il perdente.
La questione dell’indennizzo tanto strombazzata pretestuosamente dai clericali pone più questioni. Ammesso e non concesso che lo stato debba indennizzare la chiesa per averle tolto “ufficialmente” il suo potere temporale, questo indennizzo dovrebbe avere un valore definito e non infinito. Cioè se lo stato espropria un mio terreno o un mio immobile per necessità, mi paga una quota ben definita (ed a prezzi di mercato), non un vitalizio o un mutuo eterno. Me lo pagherà magari a rate, ma ad un certo punto il debito è saldato. Lo stesso vale per i danni morali e psicologici, sempre ammettendo che indennizzarla per il fatto di non essere più religione di stato possa rientrarvi (e non credo che lo stato debba garantire alla chiesa lo stesso tenore di vita precedente quando era religione di stato). Altrimenti finirà col pagarmi un valore ben più elevato del valore dell’immobile o del terreno che mi è stato sottratto o del presunto “danno” e dal punto di vista della chiesa cattolica sarebbe un comportamento da usuraio o da criminale.
Il problema di questi indennizzi è che non prevedono un termine. Nel caso dell’otto per mille non prevedono neanche un tetto, anzi con l’aumentare delle tasse pagate dai cittadini risulta crescente, nonostante la riduzione del personale e dei beni storici della chiesa. Se si pensa che sono riusciti negli ultimi trent’anni a far aumentare in termini reali di 2.5 volte il valore dell’indennizzo annuale del vecchio concordato.
In Germania indennizzano le chiese per espropri del 1803, dell’epoca napoleonica, ed hanno calcolato che gli indennizzi pagati superano ormai di alcune volte il valore degli immobili espropriati, eppure le chiese hanno avuto il coraggio di chiedere ancora per un’eventuale abolizione un buono uscita pari a 20-40 annualità.
Sarebbe interessante fare anche in Italia un calcolo indennizzo pagato, valore degli immobili espropriati.
Sarebbe interessante sentire degli avvocati su questi accordi senza scadenza e sulla possibilità di non rispettarli dopo un certo numero di anni. Mi sembra che a livello internazionale non si facciano problemi a ritirarsi da accordi firmati anni prima. In più so che nell’ottocento ed anche dopo sono state cancellate molte ipoteche che i cittadini avevano contratto negli anni o secoli precedenti.
Ma l’altro grosso problema è rappresentato dalla liceità di questi indennizzi.
Come giustamente fai notare è insolito che un vincente indennizzi uno sconfitto.
Inoltre per essere indennizzato dovresti anche dimostrare che sei il legittimo proprietario dei beni sottratti ed anche il come li hai ottenuti, visto che altrimenti dovremmo indennizare i mafiosi per i loro beni sequestrati dallo stato.
Ho letto che in diversi casi la chiesa cattolica si è appropriata di beni che l’aristocrazia o le persone le avevano concesso in uso, ma che poi coi cambiamenti avvenuti non erano più in grado di reclamare. In più quanto leciti sono certi possedimenti ed immobili ottenuti come risultati di guerre, crimini, persecuzioni e ricatti o donazioni estorte o frutto di raggiro, di falsificazione di documenti, a maggior ragione per chi si erge a modello morale?
Riferendomi soprattutto alla parte finale del tuo intervento: e tutte le opere d’arte frutto di scavi nel sottosuolo di Roma è lecito che se ne siano appropriati? Forse sarebbero loro a dovere degli indennizzi per i danni che hanno causato alle antichità romane, tipo il Pantheon, che rimane a eterna memoria delle barbare spoliazioni.