Istituzionalizzare l’economia halal può promuovere il comunitarismo in Francia?

Cosa accadrebbe se in Francia lo stato istituzionalizzasse il mercato halal, che ha ormai una ampia diffusione? Tra le misure per contrastare il comunitarismo religioso prospettate dal presidente Emmanuel Macron ci potrebbe essere anche una forma di intervento nel settore economico della “purezza” islamica. L’antropologa francese Florence Bergeaud-Blackler, ricercatrice del Centre nationale de la recherche scientifique, su Marianne esprime dubbi riguardo tale prospettiva, poiché ciò potrebbe rappresentare di fatto una forma di legittimazione da parte dello stato a “uno dei migliori strumenti per promuovere il separatismo” (inteso come comunitarismo) islamico.

L’Association musulmane pour l’islam de France (Amif), che ha esponenti vicini a grandi affaristi islamici e ai Fratelli musulmani, vuole porsi come accreditatore halal: autorizzerebbe quindi le future certificazioni, consolidando il suo ascendente sulla comunità musulmana e conquistando un’influenza non indifferente. Nella sua attività di lobby presso le istituzioni fa riferimento a quanto già avvenuto per il mercato kosher. Ma per Bergaud-Blacker il paragone è fuorviante: i musulmani non sono una categoria discriminata come avveniva con gli ebrei e un sostegno statale all’halal potrebbe favorire “ecosistemi separatisti, incompatibili con i principi repubblicani”. Per capire la diffusione del mercato halal bisogna partire dagli anni ottanta, quando l’Organizzazione della Conferenza islamica e i paesi musulmani hanno incentivato questo tipo di attestazioni.

Attualmente le certificazioni halal già sono libere, non esiste un organismo “superiore” che certifichi i certificatori: l’intento dell’Amif è di ottenere dallo stato il monopolio e far dipendere un’intera filiera economica – dalla macellazione al confezionamento dei prodotti, ma anche cosmesi, abbigliamento o turismo – dal proprio nulla osta. Si finirebbe così per foggiare un “consumatore musulmano” che entrerebbe in contatto solo con prodotti approvati, condizionato da settori religiosi integralisti. Inoltre, un grande potentato economico halal avrebbe la forza di condizionare il resto del mercato. Fenomeni che andrebbero nella direzione opposta rispetto alla lotta contro il comunitarismo e la difesa dei principi laici.

La redazione

6 commenti

Diocleziano

Praticamente vorrebbero certificare qualità immaginarie e recepite dallo stato?
Mais c’est incroyable, parbleu!!! Sarebbe come (e butto lì una cosa pazzesca)
se lo stato lasciasse scegliere gli insegnanti a una setta di preti!…

Ah, dite che già succede qui da noi?!

mafalda

Come distruggere i diritti faticosamente ottenuti per esseri umani e per animali: dare l’economia in mano agli islamici.
La Francia deve ricordare la propria storia, non pestarla sotto i piedi.

iguanarosa

Lo stato francese fa bene a interrogarsi su questi settarismi, ma ormai i buoi proverbiali sono scappati.
Temo che tocchi ai destinatari di queste pratiche, cioè ai mussulmani più “illuminati” fare uno scatto di intelligenza e di civiltà e discostarsene, almeno in qualche aspetto.

Mixtec

Scusate, la “purezza” ebraica come è contemplata dalla legislazione francese? Esistono mattatoi esclusivi sotto la direzione rabbinica? Esistono ristoranti in cui non si può mettere il formaggio sul ragù (ovvero non si possono cucinare e servire insieme prodotti caseari e contenenti carne?

Diocleziano

Si risolverebbero molti problemi a monte se solo si chiamassero le cose con il loro nome: superstizioni. Formaggio e ragù è peccato? Ma vadano ammorìammazz… 😛

Mixtec

No, no, che c’entra? Ci hanno tentato in tanti e non è stata una cosa buona, anzi è stato il male peggiore. E inoltre, ci vuole rispetto: si tratta del Popolo Eletto.

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