Suggerimento al governo per la fase 2: che la legge sia finalmente uguale per tutti

Tutti parlano della fase 2, ma troppi si comportano come se la fase 2 fosse già realtà. Tutti avanzano proposte per la fase 2, ma alcuni si esprimono come se le loro proposte debbano essere automaticamente approvate. I vescovi italiani, per esempio.

Leggiamo infatti su Avvenire che “stanno approfondendo l’interlocuzione con il ministero dell’Interno e si apprestano a completare un documento di proposte entro la fine della settimana”. Ci fanno sapere che vogliono riprendere ad “abitare la Chiesa”, anche quale contributo alla “coesione sociale nel Paese”. Il Consiglio episcopale permanente ha sostenuto che “l’esperienza della fede, in queste settimane, è stata riconosciuta come una forza morale con ricadute notevoli”, e che la creatività cattolica “è stata espressione di una nuova vicinanza, in cui la gente ha riconosciuto la vicinanza di Dio”. Di per sé, l’impostazione è corretta: i loro sono auspici accompagnati dall’annuncio di imminenti proposte, ed esprimono quasi esclusivamente l’esigenza di ricominciare a celebrare riti. Ma ne traspare anche la sicurezza di essere interlocutori imprescindibili per il governo, la convinzione che verranno sicuramente ascoltati e probabilmente accontentati. Non concepiscono nemmeno di essere soltanto una parte della società.

Ma è un atteggiamento che fa presa, sui mass media nostrani. La Cei tratta sulla fase 2, ha per esempio titolato l’Ansa, dando per assodato che una trattativa (pur limitata ai riti) si debba per forza fare, con la chiesa. E dire che la Corte costituzionale, oltre trent’anni fa, ha dichiarato che la laicità dello stato è un “supremo principio costituzionale”. E sarà anche vero che è sempre molto difficile passare dalla teoria alla pratica e cambiare le mentalità, ma negli ultimi tre decenni l’Italia è diventata ancora più plurale e secolarizzata.

“Una delle cose che ci sta più a cuore è il congedo dei defunti”, ha affermato don Ivan Maffeis, sottosegretario Cei. Nulla da eccepire. E non c’è alcun dubbio: la ritualità genera coesione. Ma solo all’interno della comunità che la pratica. Non più di cinque mesi fa, l’Istat ha certificato che il numero delle nozze religiose è stato ormai superato dai matrimoni civili. Non riscontriamo analoghe pressioni per riprendere a celebrarli come prima (per chi vuole celebrarli). E non abbiamo mai registrato una particolare sensibilità delle amministrazioni locali per creare strutture adeguate a rispondere alla crescita della “domanda”.

La ritualità non è soltanto cattolica. Ed esiste anche una ritualità laica che prescinde dalle strutture comunali, come dimostra l’espansione del progetto Cerimonie uniche dell’Uaar. Una rete di celebranti che, per commemorare l’attivista e collega Fiorino Donina (stroncato dal coronavirus), nel pieno rispetto delle misure di distanziamento sociale ha organizzato sabato 11 il primo funerale laico-umanista online. Non esiste una sola forma di ritualità, e quella religiosa non è più importante delle altre.

A maggior ragione durante questa emergenza. In cui l’impulso a svolgere funzioni è stato sostenuto da Bergoglio e da Salvini, e si è tradotto in messe abusive, in cerimonie sui tetti inflitte alle orecchie di chiunque, in riti in cui i fedeli hanno baciato lo stesso crocifisso, oppure hanno condiviso lo stesso calice (creando quindi un focolaio mortale). Le messe pubbliche continuano a far correre rischi ulteriormente amplificati dall’età media dei cattolici praticanti, che corrisponde pressoché esattamente alla fascia di popolazione più colpita dall’epidemia. In grado, quindi, di contagiare altre persone. Anche non cattoliche, anche non credenti.

La formula R0 non rappresenta l’intenzione di azzerare la religione. Ma deve comunque ricordarci che la ripresa della ritualità non deve in alcun modo mettere a repentaglio la salute della popolazione, e non può quindi costituire una priorità della fase 2. L’istruzione è più indispensabile della religione, eppure il governo non intende riaprire le scuole. Musica e teatro sono fenomeni culturali importanti quanto la religione, ma nessuno parla di organizzare concerti e rappresentazioni.

A colpire, nella rassegna stampa, è soprattutto l’acritica accettazione dell’obbiettivo episcopale della “coesione sociale”. Su tale tema, politica e mezzi di informazione (specialmente la Rai) hanno purtroppo concesso l’esclusiva alle gerarchie cattoliche. Ma la coesione di un intero paese si deve basare su valori condivisibili da tutti. Libertà ed eguaglianza sono tra i più importanti di essi, e la laicità è una forma eccellente di esprimerli. Pensare di entrare nella fase 2 riconoscendo soltanto la libertà cattolica significa abdicare a essi, significa sostituirli con privilegi e discriminazioni, significa adottare per l’ennesima volta un’agenda anti laica.

La coesione sociale va invece ricercata garantendo gli interessi di ogni cittadino e sanzionando i comportamenti irresponsabili. “Senza sconti” per nessuno, come ha paradossalmente chiesto don Maffeis. Un governo laico deve adottare provvedimenti a beneficio di tutti, senza distinguere tra parrocchie e sedi Uaar, tra chiese e auditorium. Senza discriminare tra credenti e non credenti, come ha appena ribadito la Cassazione.

Pd, M5s e Leu si dichiarano laici, a parole. Hanno un’occasione d’oro per dimostrare di esserlo realmente.

Raffaele Carcano

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13 commenti

Manlio Padovan

Tutto giusto, tutto molto importante. Ma l’Italia non è un paese civile. Un paese che a quasi 200 anni dalla sua fondazione ha ancora il problema del suo meridione è un paese che deve solo vergognarsi della sua classe dirigente: politici cialtroni, imprenditori avari e criminali e una giustizia personalizzata: come meravigliarsi se siamo servi di uno stato straniero e confessionale?

iguanarosa

Per una volta sono parzialmente d’accordo con il pretame assortito. Nel senso che dovrebbero essere allentanti o riviste alcune di queste restrizioni fascistoidi e a tratti ridicole. La libertà di passeggiare e anche di frequentare alcuni luoghi fanno parte del benessere generale degli individui (definizione di salute dell’Oms). Di certo non si possono riaprire i teatri come prima o celebrare le messe come al solito. Tuttavia su prenotazione e debitamente distanziate le persone potrebbero tornare a svolgere alcune attività, con le mascherine e distanziati.
In più, nota personale, noi forze dell’ordine stiamo trasformando il bel paese in uno stato di polizia e i controlli fascistoidi per alcuni sono diventati una piccola crociata. in più stiamo tralasciando tutto il resto dei nostri normali compiti. E’ ora di lasciare le persone più libere, perché la salute non è tutto.

RobertoV

Purtroppo abbiamo una classe politica mediocre che non essendo in grado di pensare a cose più complesse, innovative e tecnologiche (penso alla Cina, Corea del Sud, Austria e Germania) ha scelto la soluzione più semplice del tutto chiuso. Va detto che loro conoscono bene la pessima situazione della sanità pubblica che hanno smantellato nei decenni scorsi, l’incapacità organizzativa e la propensione degli italiani a non rispettare le regole o a non comprenderle perchè non chiare e confuse (anche perchè spesso non comprese dagli stessi politici e media).

Diocleziano

iguanarosa,
se vivessimo in un mondo perfetto avresti assolutamente ragione, ma immagina cosa succederebbe se allentassero, anche solo un po’ le limitazioni. Basta aprire un giornale per trovare un campionario di esempi della pochezza italica; se finirà bene sarà perché tutte le epidemie prima o poi si esauriscono. Non per il senso civile o patriottico degli italiani, e nemmeno per l’eroismo di qualche categoria: da quello che emerge il buon lavoro di alcuni è stato vanificato dalla cial†roneria dei peggiori.

Se i preti invocano di rallentare le restrizioni non è certo perché hanno a cuore le sacre leggi della libertà: quale libertà sta dietro al condizionamento interessato di questi marpioni? In questi due mesi si è visto tutto quanto di peggio e di ridicolo è stata capace la chiesa: miserissime offerte finanziarie che si sono spesso rivelate nient’altro che ipocrite partite di giro, spocchiosi inviti alle divinità contro il virus. Senza dimenticare il ritorno economico in quanto detentori di una larga fetta della sanità convenzionata.

RobertoV

E’ sempre fastidiosa questa pretesa della chiesa con supporto di media e politici di rappresentare la società italiana. Addirittura promotori della coesione sociale: quale coesione sociale si trasmette se esistono dei cittadini di serie A facenti parte di uno stato nello stato rispetto agli altri? Se mai il loro problema è la coesione tra i loro fedeli che nonostante la propaganda non si sono dimostrati molto solidali.
Creatività cattolica? A cosa si riferiscono, al tirare fuori i loro amuleti secolari e le processioni/preghiere con la complicità delle istituzioni? Dove sarebbe l’originalità?
Ed ovviamente non poteva mancare un forte richiamo al problema delle scuole paritarie. Insomma battono cassa. Invece nessun accenno ai forti guadagni della loro sanità privata e convenzionata grazie al coronavirus ed ai regali precedenti di politici clericali?

mafalda

Tante belle parole (coesione sociale, vicinanza…). Gli preme esclusivamente non perdere il controllo sulle pecorelle, non sia mai queste si accorgano che si può pregare anche senza il prete. Meno pecore significa meno entrate, tutto qua.

Diocleziano

Oggi un’altra messa illegale, in più il prete incitava a non pagare le multe!
Nei momenti peggiori, i peggiori danno il ‘meglio’ di sé stessi.

Intanto il signor Bassetti ha affidato l’Italia al cuoreimmacolatodimaria… (ma come, non gliela avevano già affidata qualche settimana fa? Forse non è molto sveglia e non aveva capito).

In quanto alle entrate consiglio di vedere stasera Report, sui collegamenti destra americana-destra italiana-vaticano. Riassunto su Televideorai p. 500.

Maurizio

Visti i deludenti risultati, personalmente non affiderei al cuoreimmacolatoetcetc (qualunque cosa esso sia) nemmeno le mie ciabatte.

Franco Ajmar

Credo che il tentativo della Chiesa sia quello di cancellare la diffusa impressione che la preghiera per far cessare l’epidemia si sia dimostrata inutile, con l’ovvia deduzione a proposito dei poteri (dell’esistenza?) di un Essere Superiore che possa intervenire. A meno di pensare, come è stato scritto, che ”pregare è pensare al senso della vita” : forse i milioni di persone che, col rosario del Papa, hanno recitato 50 Ave Maria ciascuno, lo hanno fatto solo per quello.

dissection

Pregare significa chiedere che le leggi dell’Universo vengano sospese a beneficio di un richiedente il quale ammette di non meritarlo. Ma ho paura che sia troppo difficile, per i richiedenti seriali…

Diocleziano

In Italia va ancora forte la Vanoni “…proviamo anche con dio, non si sa mai…”.

Nel passato, se la divinità faceva orecchi da mercante, si dava la colpa al popolo peccatore. Oggi la chiesa deve farsi più furba e non esporsi a baggianate come quella del Banale che invocava ‘la grande mano di dio per spazzare il virus’. Però fra trent’anni potranno vantare il miracolo, ormai nessuno ricorderà i fatti e le date, i morti e gli sforzi fatti.

Mi sa che questo pàpa, a meno di un miracolo 😛 , difficilmente si guadagnerà i galloni di santo.

dissection

La fase 2 è già iniziata. È come la 1, ma con le maniche corte.

Michael Gaismayr

Mi pare il caso di ricordare cosa diceva il buon vecchio Epicuro (341 -270 AC) sulla la questione del male rispetto agli dei:

1) Gli dei non vogliono il male, ma non possono evitarlo (gli dei risulterebbero buoni ma non onnipotenti, il che non è possibile);
2) Gli dei possono evitare il male, ma non vogliono (gli dei risulterebbero cattivi, il che non è possibile).
3) Gli dei non possono e non vogliono evitare il male (gli dei sarebbero cattivi e non onnipotenti, il che non è possibile).
4) Gli dei possono e vogliono; ma poiché il male esiste allora gli dei esistono ma non si interessano dell’uomo.

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