La clericalata della settimana, 19: il governo Conte firma un protocollo con la Cei per riaprire le messe ai fedeli

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è del governo Conte che

ha firmato con i vescovi un protocollo preferenziale per riaprire le messe ai fedeli, concedendo solo ai cattolici l’esercizio del diritto costituzionale di riunione.

La Cei, che nelle scorse settimane aveva fatto pesanti pressioni sull’esecutivo, ha apprezzato la collaborazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministero dell’Interno Luciana Lamorgese e in particolare del prefetto del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Michele Di Bari e il capo di Gabinetto Alessandro Goracci, e del comitato tecnico-scientifico.

A seguire gli altri episodi raccolti questa settimana.

Presso il Viminale si è svolta inoltre una videoconferenza tra i funzionari del Ministero dell’Interno e i rappresentanti delle confessioni religiose, comprese quelle non firmatarie di intese con lo stato. Tra le problematiche emerse che richiedono un trattamento privilegiato: le modalità per garantire la preghiera finale del Ramadan (24 maggio); la mobilità dei ministri di culto ortodossi, mormoni, baha’i ed evangelici; l’arrivo dall’estero di maestri buddhisti Soka Gakkai per la consegna di un oggetto rituale; la preghiera ebraica quotidiana che richiede almeno dieci persone.

La sindaca di Roma Virginia Raggi si è prontamente adeguata alle richieste del vicariato per sanificare le 337 parrocchie della diocesi della Capitale, stipulando un accordo con l’Esercito che avvierà operazioni straordinarie di igienizzazione in coordinamento con Ama, la società municipalizzata per i servizi ambientali.

La presidente dell’Assemblea provinciale del Pd di Reggio Emilia, Gigliola Venturini, “da laica” (sic!) ha contestato nove consiglieri comunali della maggioranza che avevano diffuso un documento in cui, per la grave situazione del Covid-19, invitavano ad ascoltare i medici e non cedere alle pressioni della Cei per riaprire le messe ai fedeli. A suo dire, “sono fuori luogo richiami dal sapore anticlericale, superati da tempo”.

Durante l’emergenza coronavirus molte strutture ospedaliere non garantiscono l’accesso all’interruzione di gravidanza, nonostante le rassicurazioni del Ministero della Salute.

La Regione Piemonte e le diocesi della zona hanno aperto un tavolo di lavoro denominato Top – Tavolo oratori Piemonte per studiare le modalità per riaprire gli oratori estivi durante l’emergenza coronavirus. Il presidente della Regione Alberto Cirio ha inoltre garantito lo stanziamento di 2 milioni di euro del Piano Riparti Piemonte per sostenere anche gli oratori.

Il leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi ha criticato la “lobby Lgbt”, che “con i propri referenti ben saldi a Palazzo Chigi, è riuscita a ottenere la dizione ‘affetti stabili’ per i loro incontri sessuali in fase 2” dell’emergenza coronavirus.

Il sindaco di Asti Maurizio Rasero ha partecipato, con fascia tricolore, alla preghiera in chiesa per il patrono della città san Secondo presieduta dal vescovo.

Il leader della Lega Matteo Salvini è riapparso sui social per una preghiera con rosario e crocifisso e altre condivisioni volte a coinvolgere l’elettorato cattolico tradizionalista.

Il consigliere comunale di Trieste Salvatore Porro ha organizzato un rosario in piazza dell’Unità per chiedere l’intercessione della Madonna, senza nessun intervento da parte dell’amministrazione o delle forze dell’ordine. Anche il consigliere comunale Fabio Tuiach aveva annunciato la sua partecipazione.

Paolo Brosio, noto integralista cristiano, è stato invitato a tenere una videolezione sulla fede durante l’ora di filosofia agli studenti del liceo classico di Vallo della Lucania (SA), in collaborazione con il docente.

Il sindaco di San Giovanni Rotondo (FG) Michele Crisetti ha ricordato un “miracolo” di 42 anni fa, quando un pullman rischiò di precipitare in un dirupo, rimanendo in bilico e causando la morte dell’autista e di un passeggero.

Il direttore dell’ospedale Lastaria di Lucera (FG) ha ricevuto in omaggio da parte del vescovo un dipinto di padre Pio per la struttura.

L’amministrazione di Cornuda (TV) ha sostenuto la raccolta fondi di una chiesa per la sanificazione di cinema parrocchiale e oratorio.

La redazione

21 commenti

RobertoV

L’accordo con la CEI oltre a rappresentare un privilegio per la sola chiesa cattolica è una presa in giro per le condizioni che pone, lasciando alla chiesa cattolica piena libertà di operare con restrizioni ridicole:
– cosa vuol dire che il rappresentante legale della chiesa valuterà la capienza massima con l’unico criterio della distanza di un metro tra le persone? Alla faccia della restrizione! Ciò significa calcolare un circa 2 m2 a persona. Per confronto nella cattolica Austria dove hanno avuto molti meno problemi di noi con l’epidemia, nell’accordo (da metà maggio) si specificava di calcolare 10 m2 a fedele (addirittura 15 m2 in Germania) con un tetto massimo di poche decine di fedeli per chiesa, aumentabile fino a 50 persone all’aperto. Altrimenti si ha un vero assembramento, proprio ciò che si voleva evitare;
– perchè 1.5 m all’ingresso diventano solo 1 m all’interno, cioè in una situazione più gravosa?
– per la comunione non è previsto cosa fare se dovessero arrivare a contatto il prete ed il fedele. In Austria la cerimonia deve essere interrotta e si deve procedere all’igienizzazione. Resta che un metro in coda all’interno è una distanza insufficiente (in Austria almeno 2 m). In Austria, inoltre, la comunione non verrà fatta per cerimonie quali matrimoni e funerali, proprio per il rischio elevato;
– per entrare in sede dove lavoro viene misurata la temperatura all’ingresso. Perchè in chiesa no e ci si affida solo alla buona volontà delle persone?

Dave

Roberto, riesci a fornire link a documenti ufficiali? Sarebbe interessantissimo, e urgentissimo, fare un raffronto tra le misure previste per le celebrazioni in Italia e quanto si prevede negli altri Paesi. Io ho cercato in tutti i modi, ma complice la mia non conoscenza del tedesco non ho trovato nulla.

Dave

Roberto, grazie per questi contributi.

Riguardo il protocollo austriaco, oltre agli aspetti del distanziamento che hai evidenziato segnalo altri aspetti che considererei “minimi” in un protocollo simile, e che in quello della CEI mancano del tutto (adatto la traduzione di Google Translate).

La premessa che “la protezione degli altri è una forma di amore concreto per il prossimo, centrale nel Vangelo”, traduzione del principio laico di “temere di trasmettere il contagio prima ancora che di contagiarsi”, che mi pareva fosse divenuto patrimonio condiviso ma di cui molti si stanno sbarazzando con entusiasmo. La sottolineatura, fondamentale, che “in questa prima fase i fedeli sono ancora svincolati dal precetto domenicale”, mentre nella versione italiana si parla di una generica “dispensa per motivi di età e di salute”. Il richiamo ai fattori che aumentano la distribuzione del virus quali “stare troppi insieme in ambienti chiusi, parlare e cantare insieme” che porta a concludere che “nei riti andrà ridotta al minimo la necessità di pregare e cantare insieme”.

Non sono chissà quali indicazioni, eh, sono il minimo sindacale che ci si dovrebbe attendere. Niente, l’accordo tra CEI e governo è un autentico colpo basso, agli stessi fedeli cristiani, per primi, e poi a tutti gli altri.

mafalda

Finalmente Salvini e la Meloni potranno partecipare alla santa messa! Sono felice per loro, saranno tra i primi in fila quando le chiese riapriranno, con i loro guanti e la mascherina, pronti a ricevere l’eucaristia, non si sa come visto che le mani in bocca non è igienico metterle, ma senz’altro i preti troveranno un sistema per distribuire l’ostia… magari ogni fedele dovrà portarsi una forchettina o una pinzetta, oppure ogni ostia sarà distribuita in comode bustine di plastica trasparente. Il corpo di Cristo confezionato e da asporto!

dissection

E allora a sto punto PRETENDO i bar & ristoranti aperti! Eccheccazzo!

mafalda

Vuoi mettere l’ostia con una quattro formaggi fumante e filosa?

Dave

Buongiorno a tutti. Vi leggo molto, purtroppo ad oggi non sono intervenuto praticamente mai; è un mio limite, anche su altri lidi. Intervengo ora perché ho paura.

Mancano solo sei giorni alla ripartenza delle celebrazioni liturgiche, il cui svolgimento sarà normato da un protocollo (si veda il primo link nell’articolo) del tutto inadeguato. Voglio condividere con voi alcune considerazioni puntuali.

Al punto 1.2 il protocollo non fissa un limite univoco al numero massimo di fedeli che possono partecipare al rito; il numero massimo è invece determinato in base al criterio di 1 m di distanza interpersonale in ciascuna delle quattro direzioni, per cui si può accogliere fino a un fedele per mq di superficie. Per la gran parte delle chiese, si parla della possibilità di accogliere un numero di fedeli nell’ordine delle centinaia.

Il punto 1.3 lascia tuttavia intendere che pure tale numero possa essere superato: infatti si prevede che “laddove si preveda che la partecipazione dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite, si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche”. “Significativamente”, “si consideri l’ipotesi”.

Ai fedeli, punto 1.5, sarà richiesto di indossare le mascherine, ma non i guanti. Quindi, nei momenti della celebrazione in cui si sta in piedi i fedeli potranno appoggiarsi con le mani nude allo schienale del banco che hanno di fronte, poi con le stesse mani nude potranno prendere e mettere in bocca l’eucarestia.

Ai punti 1.6 e 1.7, sarà un puntiglio, ma non trovo riportato esplicitamente il divieto di partecipare al rito per chi risulti positivo al coronavirus.

Al punto 3.4, come ha fatto notare RobertoV, non si prevede cosa debba fare il celebrante nel caso le sue mani vengano in contatto con quelle del fedele che riceve la comunione. En passant, non è previsto alcun obbligo per chi distribuisce la comunione di effettuare periodicamente test per il coronavirus.

Al punto 3.6 si parla dei libretti dei canti. Che non vanno vietati, ma “è opportuno che non siano presenti”. “Opportuno”. En passant, ciò vuol dire che le celebrazioni possono essere animate con canti.

In nessuna parte del protocollo si parla di sanzioni in caso di inadempienze.

Ora, il 18 è lunedì, e di gente che andrà a messa non ce ne sarà molta ancora per qualche giorno. Poi arriverà il 24 maggio, la prima domenica con le messe coram populo, che guarda caso coinciderà con la chiusura del Ramadan. Ovviamente, vista la riapertura delle chiese, la comunità musulmana si è affrettata a chiedere al Governo lumi sull’apertura delle moschee e le modalità per celebrare la festività: https://www.agensir.it/quotidiano/2020/5/8/coronavirus-covid-19-ucoii-attendiamo-la-data-di-riapertura-delle-moschee-e-direttive-per-eid-al-fitr/

Ho davvero paura.

Maurizio

Condivido le tue paure, cui aggiungo la mia indignazione. Ti faccio solo presente che un metro in ogni direzione non equivale a 1mq a fedele, bensì quasi 4 mq (molto orientativamente un cerchio di raggio 1m, quindi con area π=3,14).

RobertoV

In realtà 1 m è la distanza verso un’altra persona. Quindi per calcolare l’area a fedele devi considerarne la metà perchè altrimenti le aree a persona nel tuo calcolo si sovrapporrebbero o la distanza interpersonale raddoppierebbe. Considerando una distribuzione per file con le persone sedute (cosa non specificata nell’accordo italiano), l’area a fedele, considerando la distanza interpersonale di 1 m ed anche il suo spazio occupato da seduto, diventa di circa 1.6 x 1.6 m, cioè di circa 2.5 m2, circa 2 m2 se lo si considera in piedi. Le linee guida italiane non specificano come vada calcolata la capienza massima, se posti in piedi o da seduti, mentre quelle austriache lo fanno. Manca purtroppo una indicazione sul numero massimo consentito a prescindere dalle dimensioni della chiesa che consentirebbe in chiese grosse di portare dentro centinaia di persone creando grossi problemi di assembramento. Se si pensa che per andare in una pista di atletica, cioè all’aperto su una superficie pari a due volte quella del duomo di Milano, hanno posto per le riaperture il vincolo di distanza minima di 2 m ed un numero massimo di 70 persone, con orari differenziati, si capisce bene come ancora una volta la chiesa cattolica abbia ottenuto un trattamento di favore e ad alto rischio per tutti.

Dave

Hai ragione: io non avevo considerato lo spazio occupato da ciascuna persona.

Penso che per le file di banchi o sedie si possa convenire su uno spazio compreso tra 2 e 3 mq a seconda della ragionevolezza del parroco (il “legale rappresentante dell’ente”), a cui la determinazione della capienza è demandata senza alcun controllo da parte dell’autorità pubblica o sanitaria.

Alla capienza totale del luogo di culto vanno invece sottratti i corridoi tra i filari di banchi e sedie, ed esterni a questi.

mafalda

Dave
Non credo ci sia soluzione al problema, o meglio, l’unica soluzione sarebbe installare fuori da ogni chiesa un paio di cabine igienizzanti per persone in cui tutti i bigotti che vogliono rischiare la pelle pur di andare al rito magico dovrebbero sostare per il tempo necessario a ripulirsi (fuori, perché dentro sono puri come angeli). Naturalmente non è una via percorribile e se sapessi che i miei soldi vengono spesi per rinfrescare i fedeli non la prenderei bene. A questo punto resta solo da tenersi alla larga da chi va a messa: magari questo comportamento di diffidenza fa effetto sulle pecorelle e le tiene a casa.

RobertoV

Prima dell’accordo erano previsti i termoscanner o comunque la misura della temperatura all’ingresso, come si fa nelle aziende, ma la chiesa italiana lo trovava complicato e costoso. Allora niente misura della temperatura all’ingresso, con buona pace del contagio, il tutto affidato alla buona volontà delle persone. Giusto il minimo indispensabile per non disturbare troppo la chiesa cattolica. A parte che le cabine igienizzanti non igienizzerebbero sull’inalato, sarebbero considerate troppo costose.
In Francia ad un funerale che rispettava il limite di 20 persone si sono infettati ed ovviamene avendo contatti familiari alla fine hanno dovuto fare i tamponi ad oltre 100 persone con 8 positivi. In Corea del Sud in una discoteca una sola persona è riuscita ad infettarne 35. E questo in paesi dove il tracciamento dei contagi funziona. A dimostrazione di quanto gli assembramenti siano pericolosi e non limitarli con regole adeguate e proporzionali alla pericolosità sia demenziale. All’estero sembra che siano un po’ più coscienti del rischio insito in una messa ed hanno varato regole più restrittive, nonostante sistemi sanitari ed organizzazioni migliori.
Quanti focolai nasceranno per delle messe, con comunione, tenendo conto che almeno una volta alla settimana vi vanno milioni di persone? Tenendo poi conto della nostra incapacità a tracciare i contagi e fare adeguati tamponi? Quante sofferenze e morti in più? Quanti costi in più per garantire un privilegio con regole inadeguate per non disturbarli troppo?
Non vivendo in comunità isolate è impossibile evitare il contatto con persone che vanno a messa. Dovresti sapere chi sono, dove vanno a fare la spesa, con chi hanno avuto contatti. Ed allora il numero di persone da evitare diventerebbe enorme e difficile da individuare.

mafalda

Roberto V
Lo so bene che non ci sono soluzioni, nemmeno quella di tenersi alla larga da chi va a messa. L’amarezza e il fastidio che si prova vedendo come viene messa a rischio la salute per privilegiare alcuni mentecatti ti porta a usare l’ironia e il sarcasmo per non scoppiare di rabbia o avere paura come Dave. Mi farò una maglietta con su scritto “Se sei stato a messa, stammi alla larga”.
Magari col caldo il virus si indebolirà e allora grideranno al miracolo delle chiese aperte, poi con l’autunno si ricomincerà ma gli italiani dimenticano in pochi giorni, figurati dopo mesi.

Dave

@Mafalda e @Roberto.

In aggiunta a quanto dite rimarco due aspetti: dal punto di vista “pastorale” il non aver previsto una dispensa dall’obbligo della messa domenicale se non per casi particolari (età, e “grazie al cielo” almeno mia mamma e i miei suoceri li posso blindare a casa; acciacchi; sintomi da COVID e frequentazione di persone con COVID) significa che chi si dice con convinzione cristiano a messa la domenica ci deve andare.

Dal punto di vista dei rischi associati alle celebrazioni, oltre alla limitata distanza interpersonale, al numero di possibili partecipanti, ai mancati controlli sia di tipo sanitario (termoscanner) che normativo (chi mai potrà eccepire al prete la presenza di persone in numero tale da non permettere il corretto distanziamento?); oltre a tutto questo, segnalo appunto due aspetti particolarmente critici: (1) il fatto che non si sia modificata la liturgia per evitare che le persone recitino insieme formule rituali (il “Gloria”, il “Santo”, il “Padre nostro”, l'”Agnello di Dio”) e cantino insieme, con l’ovvio aumento della possibilità di dispersione di aerosol e (2) il fatto che non si vieti, ma si suggerisca soltanto, di togliere dai banchi e dalle sedie i libretti dei canti, con l’ovvio rischio che se vengono usati da una persona le cui mani sono infette (magari per aver inumidito il dito con la saliva prima di girare una pagina), i fruitori nelle celebrazioni immediatamente successive (tenete conto che il numero di celebrazioni in molte chiese aumenterà, per favorire la riduzione nel numero di fedeli) possano esserne contagiati.

Diocleziano

Tg-dio-due-rai: citazione di sua Banalità e della solita banalità del giorno.
A seguire servizio sull’Esecito che sanifica aggratis le chiese.

Quando riapriranno i cinema e le discoteche sarà sempre compito dell’Esercito la sanificazione gratuita?

Consideriamo, questi servizi non dovuti, come interventi compassionevoli verso soggetti sfortunati che hanno subìto un condizionamento menomante, e quindi non completamente in grado di badare a sé stessi. Infatti non è il gregge che invoca le messe, bensì l’impresario dello spettacolo… 😛

(La rai dovrebbe piantarla di citare le banalità del nostro; io stesso penso che dovrei chiamarle in altro modo, perché da tanto che sono scipite, non vorrei che qualcuno la prenda per adulazione.

RobertoV

Ho visto che nel duomo di Berlino alla prima domenica di apertura erano in 50 alla messa: tale valore era il massimo consentito dalle limitazioni di assembramento del governo tedesco. Ovviamente la massima capacità, anche considerando il limite di 10 m2 a fedele, sarebbe stata decisamente superiore per tale chiesa, ma il governo ha posto dei limiti di assembramento, soprattutto al chiuso, perchè rischioso. Infatti non è la stessa cosa gestire 50 persone rispetto a gestirne centinaia, per di più al chiuso, quando bisogna rispettare delle regole per evitare il contagio. Il non aver posto dei limiti in Italia e l’aver concesso distanze interpersonali basse fa si che per molte chiese sarà possibile portare dentro anche centinaia di persone. Ma se in Francia si sono trovati a dover fare oltre cento tamponi per un’infezione partita da un funerale di 20 persone, quanti ne dovremo fare (se ci riusciremo) per un focolaio di infezione da una messa con centinaia di fedeli? Tenendo conto in più che i fedeli più oltranzisti mal sopportano qualsiasi regola dello stato e pensano solo a se stessi?
La cosa che indigna è che nel caso della chiesa italiana lo stato è stato estremamente arrendevole, costringendoli solo ad interventi di “facciata” ed a basso costo, addirittura accollandosi i costi di sanificazione, minimizzando il problema, mentre per gli altri cittadini le regole sono molto più restrittive per limitare i contagi (penso anche ai due metri per i ristoratori o i 5 m in spiaggia, cioè all’aperto), con aiuti minimi. Soliti due pesi e due misure: purtroppo questi favoritismi li pagheremo tutti.

Dave

Da qualunque parte guardi questa vicenda, non me ne capacito.

Il Comitato tecnico scientifico che pare abbia avvallato questo protocollo è lo stesso che poi pretende che ci siano 25 m2 per ombrellone in spiaggia, all’aperto? Come si può giustificare dal punto di vista scientifico una tale disparità di disposizioni?

Nessuno-nessuno è entrato nel merito delle disposizioni per criticarle? Nessuno dei virologi o epidemiologi che ci ricordavano l’importanza di non sbracare, nessuno dei governatori che minacciavano fuoco e fiamme se qualche runner di troppo correva sul lungomare, nessuna delle categorie del turismo che in caso di aumento dei contagi vedranno la prossima stagione turistica ulteriormente compromessa?

Anzi, no. Alcune critiche le ho trovate, e sono tutte nella direzione di considerare il Protocollo un sopruso nei confronti delle prerogative della Chiesa. Sorvolando su situncoli di invasati, cito dall’articolo “Messe con i fedeli, il rischio è quello di una vera e propria spaccatura”, dal blog del “Vaticanista” Grana ospitato su Il Fatto quotidiano (!): “si lamenta una vera e propria intromissione nella vita ecclesiale, in particolare liturgica e pastorale, con indicazioni che non possono essere dettate alla Chiesa dal governo”, “l’impressione è che questo protocollo sia stato subito dalla Chiesa italiana e che esso sia stato redatto da persone che non frequentano abitualmente le parrocchie”, “a leggere il protocollo sembra quasi che dai vertici della Chiesa italiana ci sia una volontà autolesionistica per quel mondo che essi stessi rappresentano e che dovrebbero tutelare”, fino al delirio finale in salsa catto sovranista “e ciò non per una scelta autonoma, bensì per obbedire alle indicazioni di Papa Francesco che non ha gradito per nulla lo scontro tra la Conferenza episcopale italiana e l’esecutivo”.

mafalda

Qui dovrebbero entrare in campo gli avvocati e denunciare il Governo e le autorità ecclesiastiche per l’incostituzionalità del protocollo, che va contro l’uguaglianza dei cittadini e mette a grave rischio la salute pubblica.

RobertoV

Evidentemente si sono accorti che con le modalità dell’accordo e l’aver lasciato ai parroci la libertà di valutare il massimo numero di fedeli, avrebbe portato al rischio di parecchie centinaia di persone nelle chiese con gravi rischi di contagio ed il ministero dell’interno sulla base delle indicazioni dei tecnici ha cercato un compromesso stabilendo un numero massimo di 200 persone all’interno delle chiese e di 1000 persone per messe all’aperto. Sempre tanto purtroppo ed una notevole disparità con gli altri.
In questi giorni firmeranno anche con le altre confessioni, ma i mussulmani hanno deciso che riapriranno alle loro cerimonie per sicurezza solo dal 24 alla fine del ramadan.

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