La fede nel razzismo

L’omicidio di George Floyd ha innescato estese e imponenti manifestazioni di protesta che stanno sconvolgendo gli Stati Uniti, anche per i numerosi eccessi che sono sotto gli occhi di tutti. È onestamente impossibile affermare che il criminale comportamento dei poliziotti di Minneapolis sia stato un episodio isolato, così come lo è negare che la minoranza afroamericana soffra di un pesante e comprovato stigma sociale. Che ha radici in un passato di schiavitù che, a sua volta, fu giustificata anche con la Bibbia, a partire dalla maledizione su Cam.

Proprio la Bibbia è stata platealmente esibita dal presidente Donald Trump davanti alla chiesa episcopaliana di san Giovanni, subito dopo aver dato il via libera all’uso di gas lacrimogeni per reprimere la protesta pacifica che gli ostacolava la visita. Le sue azioni, però, sono tutto fuorché incoerenti. Stando a un’analisi del politologo e pastore battista Ryan Burge, basata sui dati raccolti nel 2018 da YouGov, i fondamentalisti bianchi (che interpretano il testo sacro alla lettera e che formano il nocciolo duro dell’elettorato repubblicano) rappresentano il gruppo religioso maggiormente convinto che «i problemi razziali sono, negli Usa, situazioni rare e isolate».

Il gruppo più scettico non è però rappresentato dai protestanti neri. Altre due categorie sono infatti ancora più convinte di loro in merito all’estesa diffusione del razzismo: gli atei e gli agnostici. Che si contraddistinguono anche per la quasi totale assenza di risentimento razziale e per lo scarso sostegno all’affermazione che «i poliziotti Usa sparano più spesso ai neri perché sono più violenti dei bianchi».
Può destare sorpresa che vi sia più consapevolezza antirazzista tra gli atei e gli agnostici che tra gli stessi neri protestanti, che pure hanno ben presente il gigantesco esempio di Martin Luther King (pastore battista a sua volta, non dimentichiamolo): forse qualcuno di loro considera la presidenza Obama come la felice conclusione della lunga marcia per i diritti civili. I diritti non devono però mai essere considerati garantiti una volta per tutte – a maggior ragione quando li hai conquistati sulla carta, ma nella vita reale tante cose continuano ad andar male come prima.

Tuttavia, a ben vedere, l’exploit di atei e agnostici non dovrebbe rappresentare una sorpresa assoluta. In fondo è attestato in tutto il mondo: secondo la World Values Survey, periodicamente condotta in numerose nazioni, risultano più bendisposti dei credenti verso i vicini, specialmente quando sono omosessuali, ragazze madri, stranieri. Così come sono più spesso contrari alla pena di morte, all’uso della tortura e al ricorso alle armi.
Secondo il filosofo e teologo cattolico Rémi Brague, intervistato da Avvenire, «l’ateismo ha fallito, ed è dunque condannato a scomparire», perché perderebbe il fiato «quando si tratta di dire perché l’esistenza degli uomini è un bene». Ho l’impressione che la religione ne perda parecchio di più non provando nemmeno a spiegarci perché così tanti razzisti sono uomini di provata fede.

Il vantaggio dei non credenti è che prestano minore attenzione a tutte le formazioni sociali intermedie che la specie umana ha saputo inventarsi: famiglie, clan, tribù, etnie, comunità, nazioni. La maggior parte di loro non è campanilista e non ha una mentalità da gregge o da branco. Pensando di più con la propria testa, si fanno meno condizionare da ogni potenziale motivo di attrito con chiunque altro, perché non sono stati precocemente esposti ad ambienti nei quali si rimarca, in continuazione, che chi non fa parte del gruppo ha uno status molto “diverso” da chi ne fa parte.

L’unico svantaggio è che la loro impostazione non aiuta a far raggiungere una massa critica rilevante alle organizzazioni che li rappresentano. Ma – sebbene le religioni proselitiste non lo possano concepire – si tratta di una questione non esattamente centrale per le sorti del pianeta. Ogni essere umano è diverso dall’altro, ma l’umanità è una sola: per comprenderlo bisogna essere nello stesso tempo individualisti e cosmopoliti. Per il pianeta, l’esistenza di tanti atei e agnostici è dunque un bene: dati alla mano, sarebbe un luogo di gran lunga peggiore, senza di loro.

Raffaele Carcano

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37 commenti

Manlio Padovan

Il teologo vada a porre la sua domanda ad un poveraccio nato seriamente,ma proprio seriamente.
La religione relativa…ma non si dicez mai e per pura ipocrisia, che religa un gruppo contro l’ altro.
A chi conosce il latino chiedo di chiarirmi se si deve pronunciare re’liga oppure reli’ga

RobertoV

“l’ateismo ha fallito, ed è dunque condannato a scomparire”
Avvenire ed il filosofo-teologo Brague sono “ovviamente” super partes nelle loro affermazioni.
Mi risulta che l’ateismo sia in aumento, non in diminuzione. Certo che ci vuole un bel coraggio ad identificare la società industriale e la modernità con l’ateismo e col voler fare quello che si vuole. Immagino quanto abbia studiato per giungere a simili considerazioni.
Già uno che auspica un po’ di “saggezza medioevale” ……

iguanarosa

Aggiungo alcune osservazioni.
Gli americani sono ancora convinti che sia opportuno parlare di “razza” e ovviamente molti sono dichiaratamente razzisti, come il delizioso presidente. I più politicamente corretti usano “etinicità” invece di “razza”, mentre in Europa c’è più pudore a usare questa parola e la questione è più sfumata. Quanto agli atei, sono persone mediamente più colte e quindi lo sanno benissimo che non esiste alcuna “razza” in cui dividere il genere umano. Si usa di più, in Europa, parlare delle razze per il bestiame e altri animali domestici (la frisona, il bassotto).
Sulla presunta violenza della polizia, bisogna sempre distunguere i bestioni come quello che voleva arrestare il povero Floyd, da poliziotti più professionali che impacchettano il riottoso e se lo caricano in macchina. Se anche Floyd avesse collaborato e si fosse fatto ammanettare, poteva salire nella macchina della polizia con le sue gambe e non gli sarebbe successo niente. I poliziotti in qualche modo devono immobilizzare i fermati, senza farsi riempire di pugni e di calci. Di solito la minaccia (o l’uso) del taser è sufficiente.

Diocleziano

Dal filmato del negozio si vede che Floid non ha opposto nessuna resistenza.
Dai tg risulta che nell’ultimo anno, negli Usa, sono stati ammazzati 1200 individui,
rapportato all’Italia sarebbero 200 morti, mi pare che siamo ben lontani.

laverdure

Mi permetto una domanda un po’ maliziosa,ma oltremodo pertinente.
Dai giornali risulta che dal 2015 a oggi sono stati uccisi dalla polizia circa 1200 neri e 2300 bianchi.
Facendo le proporzioni fra le due comunita troviamo una percentuale di circa 30 contro 12 a sfavore dei neri,cioe’ percentualmente si ammazzano piu’ neri indubbiamente.
Pero 2300 bianchi sono molti,e se parecchi senza dubbio erano personaggi
non certo da rimpiangere,siamo sicuri che anche fra di essi non ve ne fosse
qualcuno che si era trovato nella stessa situazione di Floid?
Credete che in tal caso si siano verificate sempre le stesse reazioni violente e le stesse ondate di sdegno ad alto livello ?

iguanarosa

Non sta a me discernere di protocolli delle polizie estere o difendere chicchessia. Il povero Floyd è capitato nelle mani di un assassino. Che gli Usa siano ancora ampiamente razzisti purtroppo è un dato di fatto. Anche pare che le minoranze nere e ispaniche siano mediamente più inclini a commettere reati (per motivi socio-economici).
Neanche questo forum è il contesto adatto per questi argomenti. Dico solo che è necessario immobilizzare coloro che non collaborano all’arresto.

laverdure

Guarda che anche parecchi scienziati ammettono che tra razze,etnie,chiamale come vuoi,ci siano differenze a livello biologico,tanto che sarebbe opportuno che per ottenere il massimo dell’efficacia molti medicinali dovrebbero essere adattati appunto alla diversa costituzione biologica della etnia di provenienza dei pazienti.
Non e’ certo un segreto che cinesi e giapponesi per esempio,da adulti,manchino
nella quasi totalita dell’enzima lattasi,per cui non fanno uso di latte e latticini.
Quello che la gente,a causa dell’asfissiante “politicamente corretto” non riesce a mettersi in testa,e’ che “diversita” non significa inferiorita o superiorita.
O vogliamo anche mandare al diavolo la selezione darwiniana e pretendere che tra le popolazioni del centro africa e i popoli nordici non c’e’ differenza nella capacita di sopportare ambienti tropicali e ambienti artici ?
Oppure,ammettendola,sostenere che ,per questo,uno dei due sia superiore all’altro ?

iguanarosa

Guarda che alcune piccole differenze non sono in contraddizione con la definizione di specie. Gli enzimi per l’alimentazione possono anche esserci o no nell’ambito di parenti vicini. Le differenze individuali sono maggiori tra individui presi a caso di quelle medie tra “etnie” diverse che possono avere peculiarità in comune. Non lo dico io, è ormai assodato dagli studi decennali.

laverdure

Torno a dire: quindi tra due abitanti del centro Africa,dalla pelle nera,la tolleranza al clima tropicale e in particolare ai raggi ultravioletti puo’ presentare maggiori differenze di quella che c’e’ tra uno di loro e un abitante del nord dalla pelle bianca come il latte ?
E questo in modo frequente e non in casi eccezionali ?
Davvero Darwin era un visionario ?

RobertoV

Negli USA un nero su 35 è in carcere, un ispanico su 80 ed un bianco su 250. Ci si può avventurare in spiegazioni genetiche solo dopo aver eliminato tutte le possibili cause socio-economiche e culturali per questa differenza, altrimenti dovremmo accettare che i figli dei ricchi sono più intelligenti di quelli degli operai o contadini. Qui in Italia sappiamo che delinquono di più immigrati irregolari di quelli regolari e che vi sono differenze notevoli a seconda della nazione da cui provengono. Per esempio gli eritrei hanno tassi di criminalità di parecchie volte inferiori a quelli di nigeriani e tunisini, inferiori ai bianchi albanesi. Ti avventureresti in spiegazioni genetiche per spiegare la differenza nei tassi di criminalità di un albanese, un romeno ed un italiano? E di un italiano confrontato con un emigrato italiano? Ancora un secolo fa gli emigrati italiani erano considerati solo mezzo bianchi per esempio dai francesi.

pendesini alessandro

La discriminazione tra bianchi e neri –particolarmente negli USA- viene sovente giustificata tramite ragionamenti irrazionali che fanno riferimento alle pretese differenze genetiche e/o cognitive ! Ma che nessun studio scientifico ha potuto dimostrare…..
Va precisato che i genomi di due individui selezionati casualmente sono simili al 99,9%. Quindi sostanzialmente hanno una differenza ogni 1000, o 3 milioni su circa 3 miliardi di coppie di basi, mentre con uno scimpanzé, la nostra differenza è una ogni 100 basi. Certi antropologi e biologi hanno potuto dimostrare tramite l’ADN che esisteva una maggiore diversità genetica tra due uomini preistorici di circa 12.000 anni fa, che vivevano a una distanza di 800 km nella regione desertica del Kalahari, che tra un asiatico e un europeo odierno !
L’intelligenza umana, processo biologico complesso, non può essere ridotta alla semplice presenza di certi geni. È illusorio pensare che un solo gene possa codificare le informazioni relative a una o più funzioni mentali: i geni lavorano in gruppo e il genoma interagisce costantemente con l’ambiente in cui evolve. L’intelligenza, o più esattamente le intelligenze, (cosi come la pesonalità) variano in base a fattori ambientali, educativi in primis. E questi effetti sono enormi: il QI può aumentare di 20 punti se adottato in una famiglia di alto livello socio-economico e si stima che il guadagno legato all’istruzione raggiunga tra 1 e 5 punti QI all’anno di istruzione aggiuntiva…Questo (ma non solo) mi fa dire che non si nasce umani, ma lo si diventa.

laverdure

Se e’ per questo ci sono notevoli somiglianze anche tra il DNA di un coniglio e quello umano,per questo i test di gravidanza fanno uso di reagenti ricavati dal coniglio.
Eppure qualche differenza fisica e mentale tra i due direi che e’ innegabile.

laverdure

Quanto all’intelligenza,se e’ innegabile che esattamente come la prestanza fisica risente enormemente dell’allenamento subito durante l’infanzia e l’adolescenza e dovuto all’ambiente famigliare .scolastico ecc,mi permetto di dubitare che chiunque potrebbe raggiungere il livelli di un Einstein,o di un Betrand Russell se adeguatamente stimolato,o che chiunque potrebbe raggiungere livelli atletici olimpionici.
E che la predisposizione di nascita non influenzi quindi notevolmente anch’essa il risultato finale

laverdure

Poco tempo fa,la stampa ha riportato il casi di un impiegato di colore di una scuola USA licenziato per aver pronunciato la parola “nigger” durante un banale battibecco verbale con uno studente di colore,RIFERENDOSI A SE STESSO !
Gli aveva detto :”Non chiamarmi nigger !”
Fortunatamente la cosa ha provocato tale indignazione anche (notare bene) tra i bianchi ,che il provvedimento e’ stato revocato .
Questo per far notare come il “politicamente corretto” abbia raggiunto livelli di assurdita da far concorrenza all’integralismo islamico.

laverdure

Per dirla tutta : eì ragionevole il dubbio che dietro certo preteso “antirazzismo” non ci sia nessuna reale sincera convinzione ma soltanto una becera miscela di opportunismo e conformismo,pronta
a voltare gabbana istantaneamene se il vento cambiasse,coa che nn e’ mai impossibile a priori.

pendesini alessandro

E’ scontato che gli opportunisti di qualsiasi orizzonte esistono ! Ma non dobbiamo escludere che quando una persona ha veramente capito che non esistono prove accertate di una differenza cognitiva (non fisica) tra una etnia nera e bianca a favore di quest’ultima, mentirebbe sia agli altri che a se stessa se sostenesse il contrario…
Che poi esistano, o siano esistite eccezioni nessuno lo nega ; ma queste non sono la regola ma eccezioni rarissime che la confermano. Eintein se alla nascita fosse
stato adottato da una tribù amazzonica primitiva, ad esempio avrebbe forse potuto migliorare le caratteristiche dell’arco e frecce, di come accendere il fuoco ecc…Ma più che probabilmente non sarebbe stato in grado –e questo malgrado la sua notevole predisposizione a l’astrazione mentale o immaginazione, oltre che visionario, di capire concetti e/o calcoli elementari.
L’insieme di fenomeni che si verificano a valle della lettura del codice genetico e che modulano la sua espressione, in particolare sotto l’influenza dell’ambiente, spiegando la plasticità fenotipica che chiamiamo epigenetica, è molto ridotto in etnie (o gruppi) primitivi, ma anche nelle persone nate in Paesi considerati « evoluti », che hanno subito un tempestivo martellamento dogmatico o mitico….

RobertoV

Il fatto che esistano opportunisti od ipocriti non significa che non esista un problema di razzismo, esattamente come per l’antisemitismo o le discriminazioni verso le donne.
Quindi se dei politici ipocritamente si scandalizzano per le tangenti e la corruzione significa che non esiste il problema delle tangenti e della corruzione?
E’ vero che se in certi ambienti culturali o sociali il razzismo, come l’antisemitismo vengono visti negativamente più persone risulteranno antirazziste e contro gli antisemiti (ed è anche vero il viceversa), ma questi comportamenti non cancellano l’esistenza del problema.
Gli USA negli anni ’60 avevano gravi problemi di razzismo, soprattutto in certi stati, difficile pensare che tutto sia scomparso nel giro di pochi decenni. Se pensi che in certi stati non hanno ancora digerito la sconfitta nella guerra civile.

Moloko

“l’unico svantaggio è che la loro impostazione non aiuta a far raggiungere una massa critica rilevante alle organizzazioni che li rappresentano. Ma – sebbene le religioni proselitiste non lo possano concepire – si tratta di una questione non esattamente centrale per le sorti del pianeta”

Mi trovo in disaccordo con questo punto, se l’ho interpretato bene: a mio avviso il far raggiungere una massa critica rilevante alle organizzazioni che rappresentano i non credenti potrebbe avere sì un effetto importante per le sorti del pianeta

Diocleziano

Nemmeno io ho compreso il senso dell’ultima riga: “…si tratta di una questione non esattamente centrale per le sorti del pianeta…”
Un peso maggiore degli umanisti sarebbe sì un passo avanti rispetto ai credenti, che tendenzialmente si raggruppano dove è più conveniente.

Al contrario, atei e agnostici, ‘soffrono’ di una certa indipendenza politica… 😛
per cui non siamo riconoscibili – un pubblicitario direbbe ‘appetibili’ – nella società.

Raffaele

Chiarisco il mio pensiero. Ovviamente, auspico come cosa buona e giusta (e mi impegno da più di vent’anni per questo 😊) che la dimensione dell’Uaar aumenti ulteriormente.
Ma non la ritengo una questione centrale per l’umanità: è più importante che si diffondano ovunque le buone pratiche e le ottime idee.

mafalda

Direi che anch’io sono d’accordo con Moloko, anche se il metodo auspicato da Carcano e da noi tutti riguardo la diffusione delle buone pratiche sarebbe ovviamente il migliore. Finché un’associazione rimane piccola e poco visibile le cose funzionano, gli obiettivi e i metodi restano condivisibili; nel momento in cui l’associazione diventa più importante e soprattutto più conosciuta e popolata cominciano i distinguo, e il rischio di sfaldarsi è reale, considerando che gli atei, come dice Diocleziano, hanno il “difetto” dell’indipendenza. Resta il fatto che, grazie al proselitismo e agli appoggi politici la chiesa è ancora lì dopo 1700 anni, gli atei invece arrancano ancora oggi per ottenere diritti basilari come quello di veder riconosciuto il proprio ateismo. Non mi piace il metodo della chiesa, ma mi permetto di dare un piccolo suggerimento all’UAAR: usate un’ efficace pubblicità in modo più frequente e possibilmente in TV o su internet (sempre che le finanze lo permettano), ma soprattutto entrate nelle scuole con progetti e lezioni di storia e scienze. I tempi di attesa perché le persone comprendano che le religioni sono solo tabù sono lunghissimi, e ci andiamo sempre di mezzo noi.

Moloko

Ringrazio Raffaele per il chiarimento: in effetti la mia obiezione era verso il peso delle organizzazioni di non credenti in generale a livello mondiale e in particolare riferite al settore politico, il senso che intendevi tu ora lo capisco meglio e posso condividerlo 🙂

Mixtec

Carissimi,
Cam offende suo padre Noè e quest’ultimo maledice l’innocente nipote Canaan. La maledizione di Noè è efficace (YHWH non si oppone, segno che approva), il che rende Noè una sorta di semi dio. Se YHWH aveva condannato a morte Adamo , Eva e tutti i loro discendenti, Noè proclama la schiavitù per una parte dei suoi discendenti (ma che nonnino amorevole!).
Quanto alla questione delle razze, il termine non mi piace, perché ambiguo. Ritengo che esistano “popolazioni” e che si possano stabilire relazioni di parentela fra di esse (ad esempio, utilizzando il DNA mitocondriale: in base ad esso, i KoiSan apparterrebbero alla linea L0, altre piccole popolazioni africane alle linee L1 ed L2, la rimanente popolazione africana e tutta l’altra mondiale alla linea L3) .
Sulla questione razziale segnalo due libri: uno, che utilizza il termine che non mi piace, è “Una scomoda eredità”, di Nicholas Wade, pubblicato da Codice edizioni e, su licenza, da Le Scienze (il libro ha fatto incazzare Pievani e altri).
L’altro è “Colore vivo. Il significato biologico e sociale del colore della pelle”, di Nina Jablonski, recentemente pubblicato da Bollati Boringhieri.

RobertoV

Che esistano differenze genetiche tra gli uomini è vero, ma la situazione è molto più complessa e caotica, intrecciata e limitata come le recenti analisi genetiche testimoniano (basti anche pensare all’appiattimento delle differenze tra neanderthal e sapiens)
Per fare un esempio sappiamo che i neri (meglio certi neri) sono in media più veloci dei bianchi, ma solo di un 2-3 decimi sui 100 m. Però, questa piccola differenza è tale da far si che statisticamente un nero arriverà quasi sempre prima di un bianco, anche se la differenza è minima. Però questa differenza ha anche effetti culturali, cioè porterà molti bianchi a rinunciare a cimentarsi sui 100 m perché con scarse prospettive. Inoltre non tiene conto di altre ragioni, legate a stili di vita (maggiore/minore mobilità) e motivazioni (voglia di emergere). Lo stesso potrebbe accadere nello studio, cioè dei neri conoscendo le difficoltà ad emergere potrebbero rinunciare a studiare e concentrarsi su altro, col risultato che sono meno istruiti e “meno intelligenti”. Le interazioni sono complesse ed è praticamente impossibile riuscire a depurare gli effetti di tutte le cause in modo da isolare solo quelli genetici.
Che, però, sono minimi e piuttosto confusi, rendendo anche difficile distinguere in gruppi visto che le stesse indagini genetiche mostrano i vari scambi ed intrecci che ci sono stati storicamente. Tra l’altro verremmo tutti dall’Africa e fino ad un 8000 anni fa anche noi avevamo la pigmentazione nera). Cercare quindi una spiegazione razziale per le differenze è un po’ come cercare un ago nel pagliaio ed è più una scelta ideologica per trascurare altre motivazioni di peso maggiore, quali quelle storiche, socio-economiche e culturali.

pendesini alessandro

Mi siano concesse qualche osservazioni :
Gli umani hanno un’abilità specifica chiamata “intelligenza”, e quell’abilità è codificata dal loro genoma dicono certi, due proposizioni che a livello neurologico non sono generalmente accettate.
Avremmo quindi il diritto di ammettere che le differenze di intelligenza osservate tra individui o tra gruppi di persone corrispondono alla differenza genetica? Non necessariamente !
Anche se le nostre capacità o predisposizioni per funzioni mentali come l’intelligenza, il linguaggio o l’emozione sono innate, non possiamo spiegare le loro differenze tra le persone in termini genetici.

L’organizzazione di ciascun cervello (di qualsiasi etnia o singola persona) dipende in gran parte dalla storia e dal contesto del suo sviluppo. Il capitale genetico dell’uomo è troppo povero per spiegare la straordinaria ricchezza delle sue connessioni sinaptiche.
L’idea di un “programma genetico” valido per i batteri perde la sua rilevanza quando viene applicata all’uomo e al suo cervello….
Detto diversamente : Il fenotipo non può essere previsto dal genotipo ! Ognuno ha il proprio patrimonio genetico, di cui è l’erede, ma l’espressione di questo dipende in gran parte –diciamo del 90%- dal contesto in cui si sviluppa l’organismo. I geni non controllano la cultura: la determinano solo nel senso che controllano gli organi che la rendono possibile.

laverdure

Caro Pendesini,se sostieni che non ci sono prove di differenze nell’intelligenza media di diverse etnie sono d’accordo,anche se ,volendo fare il pignolo,faccio notare che se mai ce ne fossero,e’ probabile che gli si darebbe scarsa pubblicita per motivi di politicamente corretto.
La qual cosa,una volta tanto,e’ un bene,perche una simile informazione se di pubblico dominio servirebbe solo a stimolare il razzismo senza essere di nessuna utilita pratica.
Forse ho equivocato,ma se sostieni invece che l’efficenza di un cervello,e quindi l’intelligenza,dipendono per la maggior parte solo dall’influenza dell’ambiente e solo in modo trascurabile dalla predisposizione di nascita,
non sono d’accordo.
Ti assicuro che ho incontrato nella vita un sacco di persone di intelligenza inequivocabilmente superiore alla mia,come pure altre di intelligenza inferiore,sebbene la loro classe sociale non fosse molto diversa dalla mia,come pure non fossero molto diverse le occasioni di stimoli intellettuali
di ogni genere.
E credo che la stessa cosa valga per te.

pendesini alessandro

« ….Forse ho equivocato,ma se sostieni invece che l’efficenza di un cervello,e quindi l’intelligenza,dipendono per la maggior parte solo dall’influenza dell’ambiente e solo in modo trascurabile dalla predisposizione di nascita,…. »
Laverdure
Da anni sostengo -con tono relativamente provocatorio- che la nostra personalià, intesa come differenza comportamentale e sostanziale tra gli uomini, incide direi del 10% dall’innato e direi del 90% dall’acquisito. E finora –molto stranamente- non ho avuto critiche pertinenti a riguardo….
Anche se le nostre capacità o predisposizioni per funzioni mentali come l’intelligenza –o, più esattamente le intelligenzE !, il linguaggio o l’emozione sono innate, non possiamo spiegare le loro differenze tra le persone in termini puramente genetici…. Come possiamo spiegare che gemelli omozigoti i quali hanno in comune il 100% del patrimonio genetico, che evolvono in un contesto sociale praticamente uguale, manifestino delle differenze comportamentali accertate ?
E’ scontato che ogni cervello (o personalità) è ovviamente UNICO, quindi inevitabili diverse sfumature delle intelligenze tra le persone…
Ma non dobbiamo perdere di vista che gli effetti dei geni si esprimono epigeneticamente, attraverso interazioni nell’ambiente chimico interno tra proteine codificate da numerosi geni e stimolazioni dell’ambiente esterno suscitando una attività sinaptica, essa stessa capace quindi di indurre l’espressione di determinati geni e proteine associate. Queste, a loro volta, possono modulare l’attività neuronale a livello delle sinapsi.
Per ulteriori informazioni ti invito a leggere il mio commento
https://fr.wikipedia.org/wiki/Discussion:Personnalit%C3%A9
(in francese) ; ed eventualmente criticarlo con argomenti preferibilmente accademici. Grazie

NB Peccato che su questo sito si parli molto raramente di cosa puo’ significare un essere (o encefalo) umano dal punto di vista scientifico e/o neurologico. Ed è proprio qui che malintesi, antagonismo sociale ma sopparttuto ODIO non retrocede da nessuna parte….

laverdure

Come capita molto spesso,la gente non fa altro che citare continuamente il termine
“razzismo” senza approfondire minimamente il suo significato.
Qualcuno ha detto :”Il razzismo e’ naturale,e’ l’antirazzismo che e’ innaturale”,e queste poche parole sintetizzano la questione alla perfezione.
L’antirazzismo e’ innaturale come l’ e’ tutta la tanto vituperata civilta,nata per difendere l’uomo dalla spietatezza della natura.
La mutua assistenza e’ un tratto caratteristico a molte specie animali piu’ evolute,perche’ favorisce la sopravvivenza della specie ed e’ quindi favorita dalla selezione darwiniana,ma non troverete nessuna specie che si prenda cura degli anziani,malati o deformi,perche la loro utilita in quel senso e’ nulla.
E’ un tratto peculiare degli esseri umani.
La diffidenza verso il “diverso” e’ un istinto fondamentale del mondo animale,necessario per sopravvivere ai pericoli,e anche se la civilta lo ha reso meno necessario,si e ‘ conservato nell’inconscio collettivo,puo’essere represso, ma mai annullato del tutto.
E ovviamente sono d’accordo che le motivazioni a reprimerlo o esaltarlo dipendono
dall’influenza dell’ambiente,dall’educazione ricevuta,dall’esempio degli altri ecc.
Ma anche cosi,c’e’ un fatto spesso trascurato : la diversita di sesso,razza,colore della pelle,cultura ecc inevitabilmente amplifica eventuali simpatie o antipatie dovute a motivi piu’ concreti.
Per fare un solo esempio :in un passato non poi lontanissimo,incontrando persone di colore nelle nostre citta l’istintiva conclusione era che si trattasse di studenti stranieri delle locali universita,per cui la cosa non ispirava nessuna antipatia.
Ora,vedendo masse di evidenti sfaccendati che bivaccano sui gradini delle piazze
l’unico pensiero(per niente gradevole) e’ che campino a sbafo a spese nostre,e ,ammettiamolo,la differenza di razza e colore peggiora il sentimento di antipatia.
Perlomeno non ho dubbi che questo valga per la maggior parte della gente.
Ognuno poi puo’ pensarla come vuole.

laverdure

A chi fosse interessato suggerisco un saggio del noto studioso del comportamento
Steven Pinker,reperibile molto facilmente gratis in rete.
Si intitola “Tabula rasa.Perche non e’ vero che gli uomini nascono tutti uguali”.
L’uguaglianza e’ ovviamente riferita solo alla mente,indipendentemente da considerazioni di razza,sesso ecc.
E tende a confutare la pretesa che la personalita non dipenda in modo apprezzabile da predisposizione di nascita,ma possa essere modellata a piacere dall’ambiente,come una lavagna o tabula rasa vergine.
E come sia assurda la pretesa di tante ideologie e religioni di creare in tal modo
l'”uomo nuovo” immune ad esempio dal desiderio di proprieta e dall’individualismo,come pretendeva il comunismo ortodosso.
O addirittura immune dagli stimoli sessuali come pretendeva la Chiesa Cristiana.
Direi che gli esempi storici gli danno ampiamente ragione.

Mixtec

Pinker scrive molto bene, come molti Ebrei, quale lui stesso è. Sul perché tra gli Ebrei siano più frequenti, rispetto alle altre popolazioni umane, gli individui che sanno esprimersi molto bene, rimando al capitolo 8 del libro di Nicholas Wade sulla Scomoda Eredità, citato precedentemente.

laverdure

Per quanto riguarda il fatto che la cultura ebraica abbia prodotto e produca ancor oggi un gran numero di intellettuali in ogni campo,sono d’accordo che cio’ sia dovuto
appunto ad un fatto culturale e non a differenze genetiche ,come prtendeva,in negativo,l’uomo coi baffetti.
La diaspora,accanto a disagi e tragedie che culminarono nell’olocausto nazista,ha avuto un effetto positivo sulla cultura ebraica,conferendole,per necessita di sopravvivenza, una elasticita mentale e una capacita di adattamento che manca
spesso nella cultura islamica e in altre.

laverdure

@Mixtec
Nel capitolo 8 si legge appunto che molti ricercatori negano che possano esistere differenze genetiche significative tra gruppi umani,come appunto gli ebrei e gli altri,
e che la mente e’ una tabula rasa su cui puo’ scrivere soltanto la cultura e non la genetica.
Rifiutano l’ipotesi che qualunque comportamento umano,non parliamo poi dell’intelligenza,possa avere basi genetiche.
Per l’autore tutte queste prese di posizione sono prodotto di dogmi della sinistra e non di indagini scientifiche.
Personalmente preferirei anch’io di gran lunga credere che non ci siano appunto differenze di questo genere tra i membri della razza umana,ma mi sforzo di applicare il metodo scientifico.
E una regola,ufficiosa ma molto importante di questo metodo,e’ “diffidare soprattutto delle cose nelle quali ci piacerebbe credere !”.
(Delle cose che non ci garbano diffidiamo gia da soli senza bisogno di nessuna
regola a stimolarci !)

laverdure

C’e’ un dettaglio che non ho trovato sollevato da nessuno : l’addestramento del personale di polizia.
In USA non mancano accademie di polizia di indubbia serieta,ma temo che molto personale in parecchi stai federali non vi abbia mai messo piede,e questa e’ una cosa grave,perche’ un addestramento sommario (per motivi di bilancio)di individui destinati a un mestiere potenzialmente cosi impegnativo e’ ,diciamolo pure,un sicuro preludio a disastri.
Senza contare che molti individui non sono assolutamente adatti ad un simile lavoro,e una mancanza di selezione (per scarsita di personale)e’ altrettanto pericolosa.
Basti pensare all’uso delle armi da fuoco : io sparacchio ogni tanto al poligono,dove miro con tutta calma a sagome di cartone,ma vi garantisco che questa esperienza
da gia’ un’idea di quanto sia difficile mantenere la concentrazione col rumore degli spari che ti rintrona nel cranio.
In una vera sparatoria ,ovviamente senza cuffie protettive,molti individui,specialmente senza seria preparazione,perdono di sicuro la tramontana,
coi risultati che vediamo.

Mixtec

Credo sia meglio evitare l’espressione “razza umana” per indicare la “specie umana.”
Nel cap 8 del libro si citano un libro ed uno studio interessanti che affrontano il problema della diversità delle popolazioni ebraiche: Botticini & Eckstein, I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, del 2012, e Cochran, Hardy and Hrpending, Natural History of Ashkenazi Intelligence, Journal of Biosocial Science 38 (5): 659-693, 2006. In quest’ultimo si analizzano gli effetti di quattro mutazioni genetiche frequenti negli Ashkenaziti, che in omozigosi causano la malattia di Tay-Sachs, quella di Gaucher, quella di Nieman.Pick e la mucolipidosi di tipo 4. Secondo alcuni studiosi, in eterozigosi questi geni mutati renderebbero più intelligenti della norma. I Sefarditi invece avrebbero una distribuzione normale dell’ intelligenza (cioè sarebbero di stupidità comparabile a Tedeschi, Italiani, Francesi, Spagnoli, Olandesi etc. etc., ovvero quei popoli che hanno preso alcuni Ebrei e li hanno fatto diventare Dio, Madre di Dio, Fondatori della Chiesa, ed a cui hanno dedicato miriadi di statue e templi, e si sono inoltre dedicati a prendersi a bastonate su chi meglio interpretava gli scritti ebraici).

pendesini alessandro

……Secondo alcuni studiosi, in eterozigosi questi geni mutati renderebbero più intelligenti della norma……
Mixtec
Posso chiedere in quali accademie scientifiche o università hanno avuto luogo questi studi, nomi degli studiosi, ricercatori, professori…. In quali riviste scientifiche serie -tipo Science Nature- sono apparsi ?
Noto che su questo sito si parla più volte d’intelligenza ! Posso chiedervi a quale tipo d’intelligenza alludete ? Grazie per l’eventuale risposta

Diocleziano

Mixtec,
l’argomento ebraico andrebbe approfondito sotto molti aspetti; tutta la mitologia ebraica è farina del loro sacco, non delle elaborazioni successive, che ci sono state ma il grosso del lavoro lo avevano già fatto loro. A questo aggiungiamo l’enorme sopravvalutazione storica di cui hanno goduto gli ebrei e la loro cultura – la bibbia – tanto da ammorbare quella che era la nostra cultura originaria: quella greco-latina. Non mi dilungo perché questa discussione chiude in giornata, ma sarebbero necessarie molte puntualizzazioni.

Mixtec

Caro Alessandro,
quali siano stati i ricercatori che hanno rilevato la maggiore intelligenza degli Ashkenaziti l’ho già detto: sono Cochran Hardy e Harpending, della University of Utah. Ha scritto Wade (citato sopra, pag. 196: “Il loro lavoro è stato proposto a diversi curatori di riviste scientifiche negli Stati Uniti, i quali hanno tutti affermato che si trattava di una ricerca molto interessante ma che non poteva essere pubblicata. Gli autori sono poi riusciti a pubblicarla in Inghilterra sul Journal of Biosocial Science.” Come vedi una ricerca può essere pubblicata o no su Scence -Nature solo se è “politicamente corretta”, indipendentemente dal suo essere in regola con i criteri scientifici.
Quanto al tipo di intelligenza (Wade, pag. 197), “gli Ashkenaziti eccellono nelle parti del test che richiedono competenze verbali e matematiche, mentre hanno un punteggio più basso rispetto alla media in quelle che richiedono capacità visuo-spaziali.” E le differenze ambientali che hanno influenzato gli sviluppi (con selezione anche delle eventuali mutazioni genetiche che interessano le funzioni cerebrali) delle competenze nei vari gruppi umani è la ragione per cui ritengo non abbia senso comparare le intelligenze dei popoli amazzonici, o del Kalahari, con quelle della Persia o dell’Europa.

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