La clericalata della settimana, 23: il direttore degli Uffizi vuole restituire i quadri alle chiese

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt che

ha affermato che i musei statali dovrebbero restituire i quadri alle chiese “per le quali furono originariamente creati”.

La conferenza stampa per la riapertura del museo fiorentino ha visto la presenza del sindaco Dario Nardella ma anche del rabbino capo Gad Fernando Piperno e dell’arcivescovo Giuseppe Betori.

A seguire gli altri episodi raccolti questa settimana.

Il sindaco di Valgreghentino (LC) Matteo Colombo ha partecipato con fascia tricolore, assieme ad altri esponenti dell’amministrazione, alla messa officiata dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini per i dieci anni dall’ordinazione di un parroco della zona.

Il sindaco di Bagnoregio (VT) Luca Profili ha donato al crocifisso di una chiesa un quadro contenente la fascia tricolore e una richiesta di grazia per debellare il coronavirus.

La sindaca di Sulmona (AQ) Annamaria Casini ha partecipato alla messa all’aperto officiata dal vescovo, dichiarando sul profilo Facebook aperto come sindaco: “non potevamo trovare un modo migliore per celebrare la festa della Repubblica”.

Per quanto riguarda iniziative non riconducibili al clericalismo ma straordinariamente irrazionali, da segnalare come menzione speciale: la Regione Toscana ha speso 120mila euro per l’acquisto di prodotti omeopatici.

La redazione

13 commenti

Diocleziano

Bé dài, anche i prodotti omeopatici fanno bene alla salute: soprattutto di chi li vende…

dissection

Andrebbe bene solo se fossero pagati con acqua in cui sia stata intinta una banconota. ;P

Marilena

A Osio Sotto (Bergamo) il 2 giugno, dopo la messa e una ulteriore benedizione durante l’alza bandiera, le campane per 10 minuti hanno suonato l’Inno di Mameli. Non perdono occasione per infiltrarsi nei riti civili come se fosse una cosa normale. Non ci libereremo mai dal Vaticano spa.

dissection

Io continuo a ritenere che una bella bomba, piazzata come si deve, sarebbe la soluzione. Radicale, drastica e definitiva. Poi basta dare la colpa a Rothschild, al NWO e ai rettiliani. Ci sono già, al mondo, decine di milioni di persone pronte a crederci.

RobertoV

Fino a solo 36 anni fa erano religione di stato ed hanno una tradizione secolare di infiltrazione nei riti civili, che sia una monarchia, una dittatura o una repubblica.
Certo ci vuole una bella faccia tosta ed una scarsa memoria storica dei loro fedeli: una chiesa che suona l’Inno di Mameli come se fosse cosa propria dopo il suo atteggiamento durante l’epoca risorgimentale o che festeggia la repubblica dopo aver parteggiato per la monarchia e la dittatura fascista. Purtroppo hanno effettivamente da festeggiare: sono riusciti a guadagnare ancora di più con la Repubblica nonostante non l’abbiano favorita.

Maurizio

La grazia va richiesta all’organo che commina la pena. Dunque chiedere a Dio la grazia dal Covid19 significa attribuirgli la responsabilità della pandemia.

dissection

Perfettamente logico. Ma da chi crede che una puerpera possa essere vergine, cosa vuoi…

Diocleziano

Più che una clericalata quella dell’ Eike Schmidt mi pare una clericazza†a: a suo tempo non doveva essere concesso ai preti di appropriarsi delle opere d’arte scavate nel sottosuolo di Roma, essendo un governo arbitrario e basato su una truffa. Figuriamoci se gli si consegnassero tutte le opere d’arte, pagate con il denaro rastrellato nei secoli tra la popolazione di tutta Italia. Dico di più: tutte le chiese che vengono dismesse dovrebbero essere incamerate dal demanio e messe sul mercato e convertite a uso privato o commerciale. E ciò stante l’andazzo della chiesa di sfuggire in massima parte alla tassazione e non rendere conto delle entrate e delle uscite.

RobertoV

Posso anche comprendere la ragione artistica che può stare dietro: un’opera dovrebbe stare nell’ambiente per il quale è stata concepita, sempre che quell’opera sia stata effettivamente prodotta per quell’ambiente e non ci sia finita per appropriazione. Perchè bisognerebbe porsi anche il problema dei legittimi proprietari, vista la tendenza bulimica della chiesa cattolica, come dell’aristocrazia ad appropriarsi di ricchezze.
Ma questo problema non esiste solo per le chiese, ma per tutte le opere. Perchè porselo solo per le chiese? Molti musei scomparirebbero se dovessero restituire le opere: penso per esempio al museo egizio di Torino, oppure agli stessi musei vaticani. Restituiamo anche gli obelischi di Roma? Spesso sono finite nei musei anche per ragioni di conservazione o per protezione.
E se dovessero essere restituite alle chiese chi paga per la sicurezza e la conservazione? E chi guadagna per l’esposizione e indennizza i musei per le perdite di introiti?
A meno che non sia un modo per liberarsi di opere ritenute solo buon artigianato e niente più, che non meritano di stare in un museo, vista la tendenza italica a considerare opera d’arte qualsiasi cosa riguardi le chiese.

Diocleziano

Già il verbo “restituire” presuppone un’appropriazione indebita; non ricordo che lo stato italiano abbia mai saccheggiato le chiese. Spesso la provenienza di quelle opere si perde nel corso dei secoli e delle proprietà private senza dimenticare che sovente erano i prelati stessi che alienavano certi quadri. Inoltre, opere possono essere arrivate allo stato attraverso le acquisizioni forzose, non verso la chiesa, ma verso i vari stati preunitari confluiti nel regno. Non tutto quello che sa di religione appartiene materialmente tout court alla chiesa. Ci manca solo che i curatori statali si mettano a portar acqua al mulino del diavolo!… 😛

dissection

Io sarei addirittura del parere opposto: confiscare alle chiese, e alla Chiesa, anche le opere che ancora si situano all’interno degli edifici “sacri”, e eventuale restituzione se, e solo se, si parla di saldo degli arretrati di Imu, Ici (o quel che sia) e quant’altro si possa far rientrare nel conto di ciò che la grande meretrice ha rapinato nel corso dei secoli.

RobertoV

Ho letto che nell’ottocento lo stato italiano avrebbe confiscato alla chiesa cattolica parecchie chiese (poi in parte restituite).
La chiesa di Santa Maria Novella citata risulta di proprietà del Ministero dell’Interno tramite la Fondazione FEC che ha un patrimonio di diverse centinaia di chiese e altro. Probabilmente gli oneri sono a carico dello stato, ma l’uso gratuito (e non solo) sono della chiesa cattolica. Situazione che si trova anche coi comuni.
Però quella chiesa è stata costruita con le indulgenze, cioè con una serie di truffe ed una parte consistente delle opere è stata pagata dalla famiglia Rucellai di Firenze (non so se per le indulgenze o semplice mecenatismo).
Sugli altri beni della chiesa diranno che Vaticano, chiesa italiana e santa sede sono cose diverse, o che sono di proprietà di confraternite indipendenti, cioè un po’ come quelli che per le tasse intestano i beni a fratelli, mogli, figli, parenti, ma che quando c’è da decidere si vede chi è il vero padrone.
Temo che una confisca potrebbe rivelarsi controproducente: altri oneri per lo stato e l’uso gratuito comunque del bene da parte della chiesa cattolica. A meno di non poter vendere quelle opere d’arte.

Diocleziano

“…non potevamo trovare un modo migliore per celebrare la festa della Repubblica…”

Un modo migliore c’era: non invitare un sindaco così scarso di senso dello Stato.

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