Indossare un burqa in pubblico può essere considerato un diritto umano? È una domanda che sorge spontanea, vedendo con quanta passione se ne stanno interessando le due più importanti associazioni al mondo che si occupano di diritti umani. Hanno azzardato un paragone tra il velo integrale e le mascherine anti-pandemia, e si sono chieste: perché vietare il primo e imporre le seconde?
Ha cominciato il mese scorso Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch. Che in un tweet, quasi come un Trump qualsiasi, si è scagliato con veemenza contro la Francia, ritenuta “colpevole” di imporre l’uso delle mascherine durante il lockdown, continuando però nello stesso tempo a vietare di indossare il burqa. Accompagnato da una fotografia del presidente Macron con il volto protetto, il tweet di Roth definiva tale atteggiamento una «trasparente» dimostrazione di «islamofobia».
L’attacco, ovviamente, non è piaciuto granché ai francesi. Ma nemmeno a tanti altri commentatori. Karima Bennoune, relatrice Onu nel campo dei diritti culturali, gli ha ricordato che affermazioni di questo tipo rischiano di delegittimare non solo una vitale misura di salute pubblica, ma anche l’impegno di tante donne musulmane contro l’uso del burqa.
Non deve essere sembrata molto convincente. Perché, nei giorni scorsi, le stesse considerazioni di Roth sono state riproposte sul sito della sezione italiana di Amnesty International in modo più approfondito, ma altrettanto netto. L’introduzione del divieto di indossare il velo integrale in pubblico è stata giudicata il frutto di «un’inedita alleanza tra populisti di destra, gruppi del movimento femminista e laici». Le argomentazioni a sostegno dell’interdizione sono state ritenute «assurde»: in particolare, sono state respinte quelle che ritengono che burqa e niqab siano «minacce alla sicurezza e/o una manifestazione di disuguaglianza di genere», in quanto Amnesty le reputa «interpretazioni presentate come dogmi». La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dato il via libera alla legge francese è stata definita «una delusione sconcertante», la conferma di una diffusa «ipocrisia». Anche il titolo e la conclusione del pezzo hanno voluto riprendere in pieno le affermazioni di Roth: Una mascherina contro il Covid-19 è davvero così diversa da un niqab?
Beh, sì. Decisamente. L’imposizione della mascherina e del confinamento ha certamente costituito una riduzione temporanea della libertà di tutti, ma in nome di un principio ancora più elevato, quello della salute di tutti (della libertà di ognuno di non essere contagiato, per essere ancora più precisi) – in un periodo in cui, per le stesse ragioni, le persone autorizzate a spostarsi da casa sono state peraltro poche. Per contro, niqab e burqa sono, nella migliore delle ipotesi, manifestazioni di devozione di alcune fedeli particolarmente zelanti: perché l’appartenenza religiosa dovrebbe essere privilegiata rispetto ad altre forme di copertura del volto (come, per esempio, un casco integrale o un passamontagna)?
Che vi siano donne che vogliano indossarli è indubbio, ma sorprende che si dimentichi così facilmente che, da Khomeini in poi, l’insistente richiesta di indossare il velo è stato un elemento centrale della strategia delle compagini islamiste, ulteriormente accentuato da gruppi terroristici come i talebani e l’Isis: tutta gente che con i diritti umani ha sempre avuto ben poco da spartire. Sfortunatamente, il mondo del volontariato non è stato il solo a sottovalutare il problema. Pensiamo a quello della cultura, ben esemplificato dalla normalizzazione del velo attuata dal Museo Egizio di Torino. L’industria dell’effimero ci si è addirittura buttata a capofitto: dall’uniforme per le bambine delle elementari creata e venduta da Marks&Spencer (e pazienza se, storicamente, la dottrina prevalente pretendeva l’uso del velo soltanto dopo l’arrivo del primo ciclo) alla testimonial di L’Oreal (poi licenziata per i suoi tweet contro Israele – e che ora si presenta senza velo, pur continuando a vendere veli). L’identificazione “musulmana = velata” è diventato ormai un assioma anche in occidente, per la totale soddisfazione degli islamisti di tutto il mondo.
Purtroppo, effimero e non centrale è anche l’impegno delle ong contro la legge iraniana che impone il velo a tutte le donne, musulmane o no. Sembra infatti che preferiscano lottare contro i divieti di indossare il velo integrale vigenti in alcuni paesi occidentali, incuranti del fatto che tali divieti sono più frequenti fuori dall’Europa. Al punto che, pur di accreditare le rivendicazioni islamiste, Amnesty è arrivata a sostenere la legittimità di qualunque forma di copertura del volto, perché «una maschera è fondamentale per protestare dove sussistono preoccupazioni del tutto legittime sull’uso delle tecnologie di riconoscimento facciale»: in Europa? Dove a coprirsi il volto sono spesso maneschi neofascisti?
Per coerenza, se veramente ritengono che quella di indossare il burqa sia una libera scelta, Human Rights Watch e Amnesty International dovrebbero chiedere, nello stesso tempo e con le stesse motivazioni, di abolire anche il divieto di poligamia. Per quanto mi riguarda, è sicuramente più libera e pacifica la scelta di girare in pubblico completamente nudi, ma non si vede alcun attivismo in favore dei naturisti. È triste constatare che chi si impegna per i diritti dell’uomo preferisce difendere le prerogative di una religione, anziché i diritti delle donne che patiscono precetti patriarcali. È meritorio battersi ovunque per la libertà: ma confinare le donne tra quattro mura o in un abito che non possono non scegliere, piaccia o no, fascismo è e fascismo resta.
Raffaele Carcano
Quoto anche i punti e le virgole.
Sono assolutamente d’accordo con tutto quanto scritto.
Per Amnesty International debbo dire che di essa non mi fido più dal momento che mai ho letto di un suo intervento contro Israele diventato nel tempo il vero Stato canaglia dell’ area.
E’ sera,e’ buio e piove a dirotto.
Un ubriaco entra nell’osteria del paese e si mette a cercare qualcosa per terra.
Alla curiosita degli avventori risponde che cerca le chiavi di casa,che gli sono cadute poco prima in strada.
“Ma sei scemo ?”Gli dicono.
“Se le hai perse in strada perche’ le cerchi qui ?”
“Furbi voi!” Ribatte lui.
“Con questo buio col cavolo che le trovo.
Qui almeno non mi bagno !”
Ecco,se ti meravigli che Amnesty ( e altri)si accaniscono contro Israele,tralasciando
nazioni paladine dei diritti come ad esempio Nord Korea,Iran o Arabia Saudita,non devi fare altro che pensare alla barzelletta appena citata.
Guarda che lui su Israele si lamentava dell’opposto di quello che hai interpretato.
Quando c’era l’URSS Amnesty era continuamente citata per le sue denunce di violazioni contro i dissidenti, tanto che i comunisti se ne lamentavano considerandola filo-americana, dopo il crollo invece viene contestata perchè non fa sconti a nessuno e denuncia anche altri che si ritengono intoccabili. Ognuno fa la vittima.
Basta leggere ed informarsi e si trovano denunce su Nord Corea, Iran, Arabia Saudita ed Israele, di attivisti perseguitati. Qui erano stati riportati articoli e denunce di Amnesty riguardo all’Iran e l’Arabia Saudita. Ogni anno presentano valutazioni e denunce per ogni nazione.
Penso che l’articolo in questione visto ciò che scrive anche sui bambini sia di una persona complottista per il quale il virus è una bufala usata per limitare le nostre libertà ed abbia cercato qualche scusa e pretesto stupido per giustificare la sua posizione contro le mascherine ed i divieti.
In realtà Amnesty ha praticamente fatto proprio l’articolo pubblicato con una lunga nota in calce alla stessa pagina, dove tra l’altro scrive “Nell’articolo di Perolini non c’è alcuna intenzione di paragonare un’indispensabile protezione sanitaria ad un precetto religioso” (eppure sembra proprio quello che fa a cominciare dal titolo).
Robertov
Hai ragione,ho letto in fretta e dopo non ho piu’ riletto quell’intervento,e ho completamente equivocato.
Ma il mio discorso non cambia di una virgola :se si guarda in generale ad Amnesty e a tutte le associazioni analoghe,non e’ certo contro l’Iran,l’Arabia,
il NK che concentrano le loro lamentele,che in quel caso diventano solo dei “belati” puramente proforma,come gli appelli “accorati” di Bergoglio contro
il Covid.
Che delusione Human Rights Watch e Amnesty International!
Fanno eco anche loro alle molte reazioni e prese di posizione connotate da falsità, l’egoismo e l’infantilismo che abbiamo visto in Italia come effetto collaterale del Covid-19. Come ad esempio chi parlava di attacco alla libertà religiosa per lo stop a messe e processioni. Chissà, forse un giorno chi è contrario all’uso delle cinture di sicurezza in auto dirà che il loro obbligo è un attacco alla libertà individuale e ai diritti umani.
Non parliamo poi dell’obbligo del casco,e del diritto sacrosanto di fracassarsi la testa.
Manco fosse qualcosa di importante (la testa).
Non riuscire a distinguere ciò che si fa per necessità razionale da ciò che si fa solo per imitazione, per condizionamento ambientale, è davvero brutto brutto.
Forse queste posizioni sono il risultato di quando gli ideali diventano mestiere?
Quando le mascherine non serviranno più, si potrà tranquillamente farne a meno; invece il burqa, come tutte le cose inutili, è sempre indispensabile.
Infatti ci vuole un bel coraggio o una bella ignoranza a mettere sullo stesso piano le due cose.
Le mascherine sono state adottate nella maggior parte delle nazioni, anche in quelle che hanno affrontato meglio la pandemia e posto meno restrizioni proprio perchè un dispositivo di protezione e strumento per la riduzione dei contagi, a maggior ragione in un luogo chiuso come un autobus. Io non ho la libertà di infettare gli altri, nè di procurare loro sofferenze o morte pur di rivendicare la mia libertà o mie pseudo libertà religiose. Lo stato ha tutto il diritto di porre in essere interventi a protezione della salute della collettività, a maggior ragione in una situazione di emergenza che si spera duri un tempo ragionevole.
Mi spiace che Amnesty di cui sono socio se ne esca con un intervento così demenziale e pretestuoso che rischia di screditare altre giuste battaglie sui diritti.
Mentre posso ancora provare a comprendere il velo, non riesco proprio a comprendere come il niqab possa essere considerato un simbolo di libertà, anche se apparentemente in qualche caso scelto come il cilicio.
Riguardo alle manifestazioni di solito chi si copre il volto lo fa più frequentemente per compiere atti di terrorismo o vandalici, per non parlare delle rapine.
Tra l’altro una mascherina copre decisamente meno il volto di un niqab, quindi siamo riconoscibili, e viene tolta quando la situazione non lo richiede, diversamente dal niqab che va sempre portato fuori casa o in società e rende una persona irriconoscibile.
Peccato che sul sito di Amnesty Italia non si possa commentare…
Ottima la chiusura dell’articolo: il velo non è una moda, è un’imposizione culturale e religiosa che di fatto rende una certa popolazione femminile diversa dalle altre e sottomessa. Se domani le donne cinesi fossero obbligate a portare una qualsiasi maschera o velo in base a una decisione del governo, cosa direbbe Amnesty?
Ormai è una ong scarica-clandestini-in-Italia come tutte le altre. Pecunia non olet.
La mascherina, a un certo punto, non servità più. Molti già hanno deciso che non gli serve.
I veli sulle donne islamiche sono imposti come si impone una divisa ai dipendenti o agli studenti, in certe scuole. L’Islam impone la divisa a tutto il genere femminile.
In nome dell’autodeterminazione, spesso blaterata, soprattutto quando riguarda “scelte” altrui che noi mai faremmo o vorremmo fossero fatte dai nostri figli o fratelli, si tollerano cose inaccettabili, come appunto il burqa (già il fatto di dover scrivere una “q” vicina a una “a” è inaccettabile 🙂 )
L’autodeterminazione comunque non può essere in sè un valore, ma dipende evidentemente dalle azioni che si scelgono.
Ridicolo e noiosissimo poi che anche Amnesty International la butti in politica, destra, sinistra, populisti, europeisti, fascisti carogne, dupalle!
L’autodeterminazione in genere è considerata positiva, in contesti “normali”.
Tanto per cominciare basterebbe vietare veli e altre peggiori baggianate e tutti i simboli religiosi per i minorenni e nei lavori a contatto con la clientela o utenza.
“… vietare … tutti i simboli religiosi … nei lavori a contatto con la clientela o utenza…”
Ti riferisci a quella che io chiamo “la signora dei sette capestri” visto che appare sette volte e poi si ritira (suppongo in preghiera)? 😛
Per fare un parallelo,guardate cosa sta succedendo in USA,e anche nei paesi occidentali per l’affare Floyd.
Trump meriterebbe un ulteriore biasimo perche la sua stupidita sembra funzionare da catalizzatore per la stupidita della controparte,che non scarseggia di certo.
Vedrete che tra un po’ il “politicamente corretto”imporra la messa al bando,
dopo “Via col vento”,anche dell’ “Otello” di Shakespeare.
Non e’ forse cosa odiosa mostrare un nero che uccide una donna (bianca) innocente ?
Non stimola forse pensieri razzisti latenti ?
👍👍👍
Ma il clou l’ha raggiunto l’amministrazione di una citta USA la cui risposta a questa vicenda e’ stata immediata :ridurre gli stanziamenti per la polizia.
Vale a dire meno fondi per l’addestramento,per gli stipendi,per nuovo personale,equipaggiamenti ecc.
Tutto questo immancabilmente contribuira ad alleggerire la situazione e soprattutto sara di enorme aiuto alla lotta contro la criminalita.
Per inciso,secondo voi,la criminalita nera quali comunita tende a prendere di mira maggiormente ?
Se la vittima di un nero e’ un altro nero,o magari un cinese o un ispanico,non
c’e’ forse la possibilita che il tribunale sia piu’ “comprensivo” rispetto ad una vittima bianca ?E che questo influenzi la scelta delle vittime ?
Si potrebbero bandire anche “Il mercante di Venezia” ed il saggio del buon Lutero intitolato “Degli Ebrei e delle loro menzogne”. Ma io preferirei che se ne parlasse, e si discutesse anche di quanti, negli “illuminati” salotti europei, facevano affari con la tratta degli Africani.
Senza tralasciare il dettaglio che i negrieri che li traportavano oltre l’Atlantico erano bianchi,come pure ovviamente i latifondisti che se ne servivano,ma i predoni che li rapivano nei villaggi africani erano arabi,come i mercanti che li vendevano nei mercati sulla costa.
Gli americani di oggi si sono dimenticati di chi sono figli? Di quegli eroici pionieri sterminatori di autoctoni, mai sazi delle terre che avevano davanti, tanto da arrivare fino all’altro oceano… l’epopea della conquista dell’Oregon: sembrava che se non l’avessero occupato era la fine del mondo; grande come la Francia oggi conta 4 o 5 milioni di abitanti… deficienti! Ridate tutti territori a chi avete rinchiuso nelle riserve… arrideficienti!
Molte delle civiltà sono state schiaviste. Greci, romani, egizi, vichinghi, cinesi, giapponesi, le civiltà precolombiane, gli arabi, ecc.
Ma noi avevamo la pretesa come popolo “superiore” di averla abolita già nel V secolo grazie al cristianesimo, anche se in realtà avevamo cambiato solo nome e forma per gli europei e continuavamo a praticarla con gli altri (cosa fatta anche dall’islam).
La tratta degli schiavi dagli arabi era solo una parte: molti venivano da colonie cattoliche quali l’Angola o dal regno cattolico del Congo, cioè da zone controllate o influenzate direttamente da Portoghesi e Spagnoli o da regni indipendenti africani abituati a ridurre in schiavitù i prigionieri di guerra.
Diocleziano
Il tuo e’ un discorso valido,ma incompleto.
In quegli anni,cosa facevano altri europei in altri continenti ?
Ad esempio gli Inglesi in India ?
O ,come dici tu stesso,Spagnoli e Portoghesi in Sudamerica e Africa ?
O i Francesi in Indocina ?
O noi stessi in Libia ,Etiopia e Somalia ?
La morale ha subito molti cambiamenti nel tempo,anche se Santa Madre Chiesa pretende di usare tutt’oggi la Bibbia come riferimento,come del resto
fa ancora di piu’ l’Islam con il Corano.
Se le persone che hanno deciso unilateralmente sostenendo la legittimità di qualunque forma di copertura del volto, avessero vissuto a Bruxelles non tanto tempo fa, avrebbero più che probabilmente cambiato idea ! Non sembrano avere capito che la decisione belga (ma non solo) di vietare qualsiasi copertura del volto o niqab come in questo caso, NON è assolutamente di natura religiosa ma –da quello che è successo in Belgio- una necessità (da non confondere con prudenza eccessiva !) che permette di riconoscere il volto di potenziali terroristi fanatici di dio.
Gli assassini e fanatici che agiscono in nome della religione, generano ed amplificano un culto il cui nome che la storia conserva già da secoli, non è altro che il Terrore !
Certe donne, torturate dalla sofferenza della vita, provano odio per tutto ciò che porta al godimento: questa disattenzione rischia di costare loro la sofferenza eterna, Corano Dixit !…. « Questa donna innesca in me un desiderio che mi preoccupa. Se, per fortuna, mi concedo l’immanenza sessuale, questa donna mi porterà alla sofferenza eterna. Qualsiasi donna che mostra, sia pure parzialmente il suo corpo, è pericolosa per me. Di quale diritto mi aggredisce? Devo velarla per sentirmi calmo, non eccitato. »… Per queste ragioni e ben altre, un credente rigido, fanatico, accetta di morire per una verità indiscutibile, universale ed eterna.….ma che sembra allegramente ignorare Amnistia Internazionale !
P.S. -Fanatico, martire, pazzo di dio : Eroe che, per il trionfo dei suoi pregiudizi, è pronto a fare il sacrificio della tua vita….. E, sovente non esita : 72 vergini lo aspettano nel paradiso di Allah…
Carlo Borromeo non era diverso da quello che hai citato: si vantava di non essere mai rimasto solo in una stanza dove ci fosse stata anche una donna.
Visto il bell’ometto che era non deve essergli stato difficile conservarsi illibato. 😛
Chissa se il discorso restava valido se al posto della donna vi era un bel chierichetto,o un bel seminarista ?
Tutte queste prese di posizione assurde, da parte di individui appartenenti alla cultura occidentale,a favore del burqua,dell’integralismo islamico,magari anche dell’infibulazione e della cltoridectomia,secondo me vanno viste da un punto di vista
di psicologia del comportamento,come alcune delle manifestazioni di un vasto fenomeno di protesta,di ribellione,di insoddisfazione, un voler andare controcorrente ad ogni costo senza nessuna precisa consapevolezza a supporto.
Una vera patologia della mente,che talvolta raggiunge livelli semplicemente paradossali : basti pensare ai terrapiattisti,ai loro siti web,alle loro associazioni e ai loro convegni.
Vi pare che ,almeno in occidente,un individuo di QI normale possa davvero credere
alla terra piatta ,per quanto scarsa sia la sua istruzione ?
Secondo me assistiamo a qualcosa di analogo al famoso “pensiero doppio” di Orwell : questi individui,scelto questo argomento come strumento di ribellione e
contestazione,con una parte della loro mente ci credono davvero solo perche’ “vogliono” crederci,anche se la parte razionale della stessa mente continua a credere il contrario.
Una forma di autolavaggio del cervello.
Che ,se ci pensate appena,non e’ poi molto diversa dalcomportameto dei fanatici bigotti.