La legge contro l’omotransfobia, ovvero: essere nel 2020 e dover ancora discutere dell’ovvio

Vi proponiamo un articolo dal N3/2020 del bimestrale dell’Uaar, Nessun Dogma – Agire laico per un mondo più umano. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquista il singolo numero di Nessun Dogma in formato digitale.


Il vuoto normativo italiano in materia di tutela della comunità lgbt+ è innegabile. Assurdo? Nel “bel paese”, come al solito, parrebbe di no. Se n’è discusso con il relatore, nonché primo firmatario, Alessandro Zan.

Alessandro Zan è stato assessore all’ambiente, al lavoro e alla cooperazione internazionale presso il Comune di Padova fino al 2013, quando è stato eletto alla Camera dei deputati. Nel 2018 è stato rieletto alla Camera dei deputati nel collegio plurinominale di Padova, capolista del Partito democratico.

L’Italia arriva spesso in coda ad altri paesi, a livello di iniziative e diritti. Riguardo al contrasto della violenza fisica e verbale per l’orientamento sessuale, l’ordinamento italiano non si schiera sin dalla legge Mancino (205/1993), che al momento della sua introduzione pensò piuttosto alla tutela «in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa», ma non fece cenno all’omotransfobia. Nell’ottobre del 2019, la proposta di legge ordinaria avanzata da Alessandro Zan «in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere» arriva alla commissione Giustizia.

Dopo un tortuoso percorso politico e burocratico, la conferenza dei gruppi parlamentari alla Camera ha deciso che il testo di legge proposto dal deputato Zan fosse pronto per la discussione in aula. A breve dovrà concludersi l’iter preliminare, per poi passare alla discussione e all’approvazione della Camera, per ripetere infine lo stesso passaggio in Senato. La legge richiede modifiche a due articoli del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

In un paese civile una legge contro l’omotransfobia non dovrebbe in effetti nemmeno discutersi, nel 2020. Potrebbe descrivere il percorso professionale e politico che l’ha portata alla sua proposta?

Il mio impegno politico è iniziato con la militanza in Arcigay alla fine degli anni ’90. Nel 1999 sono diventato presidente del circolo di Padova, ruolo che mi ha permesso di organizzare proprio nella mia città il Pride nazionale del 2002, un evento fantastico. Per la prima volta nel 2004 sono stato eletto in Consiglio comunale: qui mi sono battuto perché Padova divenisse il primo comune italiano a istituire un registro anagrafico delle coppie di fatto, incluse quelle omosessuali. È stato un bel risultato. Rieletto in Consiglio nel 2009, sono stato nominato assessore all’ambiente e al lavoro: un incarico importantissimo per il mio percorso politico, che mi ha legato indissolubilmente al mio territorio. Poi, nel 2013, sono stato eletto alla Camera dei deputati. Qui, l’11 maggio 2016, ho tenuto la dichiarazione di voto per il Partito democratico sulla fiducia alla legge sulle unioni civili, uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Rieletto in parlamento nel 2018, ho subito presentato la proposta di legge contro l’omotransfobia: un paese che si definisce civile deve saper tutelare e proteggere tutti i suoi cittadini. Questa è una legge che non può più attendere. Ho dedicato la mia vita politica ai diritti civili e ne sono fiero, però senza mai tralasciare il rapporto e l’ascolto del territorio e dei suoi problemi specifici.

Nell’introduzione al testo della proposta di legge presentata si specifica che «l’approvazione della legge n. 76 del 2016 su unioni civili e convivenze ha segnato un traguardo fondamentale per il nostro Paese, una pietra miliare per il legislatore italiano in tema di diritti civili, che ha finalmente dato un riconoscimento davanti alla legge alle coppie omosessuali. È così iniziato un cammino che ora deve essere continuato attraverso una legge urgente sul contrasto all’omotransfobia.» In aggiunta alla legge Cirinnà, quali benefici apporterebbe, su un piano pratico, l’approvazione di quanto lei propone?

La volontà politica è quella di estendere la disciplina della legge Reale-Mancino (che punisce, ad esempio, i reati a sfondo razziale, etnico o religioso) ai reati commessi in ragione dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere della vittima. Questo attraverso le modifiche agli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale. In Italia ancora non abbiamo una legge ad hoc che punisce questi crimini. Faccio un esempio: se una persona viene aggredita in quanto omosessuale, non esistono aggravanti specifiche che il giudice può utilizzare per punire il reato. In questi casi, anche recenti, in passato spesso si è ricorso all’aggravante dei “futili motivi”, ma perché non chiamare le cose con il proprio nome? Mandare all’ospedale una donna o un uomo perché lesbica o gay è un “futile motivo”? No, è omofobia e va perseguita in quanto tale. La modifica del codice penale avrebbe poi un ulteriore risvolto: la presa di posizione dello stato nei confronti delle persone lgbt+, riconosciute come una categoria della società più vulnerabile. Le statistiche e i casi di cronaca ci dicono esattamente questo, cioè che le violenze e le discriminazioni contro le persone gay, lesbiche e trans sono in aumento. Sono perfettamente consapevole che la piaga dell’omofobia non si combatte semplicemente cambiando il codice penale, ma non dimentichiamo mai che le leggi fanno cultura, e che la presa di posizione dello stato aprirebbe le porte a tutta una serie di iniziative di sensibilizzazione e di accettazione della diversità, in particolare nelle scuole e nei posti di lavoro.

La Corte di Strasburgo ha, negli ultimi anni, ribadito più volte la necessità per gli stati di attivarsi in direzione della tutela della comunità lgbt+, mediante il ricorso a misure consistenti utili a contrastare, anche dal punto di vista del codice penale, l’omofobia e la transfobia. A che punto siamo, rispetto all’Europa e rispetto al mondo?

Definirei drammatico il ritardo del nostro Paese sul tema. In tutti i grandi paesi europei e occidentali (ma non solo) una norma contro l’odio omotransfobico è in vigore da anni, in alcuni perfino da decenni. In questi stati sono state implementate policy pubbliche avanzatissime di assistenza e di contrasto alle violenze e alle discriminazioni: ad esempio corsi di formazione per il personale che opera in luoghi sensibili, come gli ospedali, le scuole, o, addirittura, per le forze dell’ordine. Ma il primo passo è sempre stato l’inserimento nell’ordinamento giuridico di una norma penale. In Italia siamo arrivati addirittura prima ad approvare la legge sulle unioni civili che quella contro l’odio, anche in questo caso dopo anni di pressione da parte delle istituzioni europee e delle organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani. Più tempo perdiamo, più generazioni di ragazze e ragazzi cresceranno con lo spettro dell’omotransfobia, con il terrore di vivere la propria vita alla luce del sole. È una tortura che lo stato deve combattere, per poter pienamente dare spazio ai principi contenuti nella nostra Costituzione. E fa sorridere che i detrattori di questa legge utilizzino proprio la carta costituzionale per tentare di opporsi alla sua approvazione.

Quanto ha a che fare, secondo lei, la tutela della libertà di espressione con la tutela della comunità lgbt+? Potrebbe provare a fare un parallelismo con la tutela contro le discriminazioni ai danni di chi non professa alcuna religione?

Questo punto è strettamente collegato alla conclusione della domanda precedente. Come dicevo i detrattori della legge si appellano all’art. 21 della Costituzione per opporvisi, ossia alla libertà di espressione. Ma la nostra carta prevede una tutela bilanciata dei diritti. La libertà di espressione termina quando costituisce un pericolo per un altro individuo, quando questa libertà lede i diritti di altri. Non c’è alcuna libertà di espressione nell’incitamento all’odio o nella propaganda che fomenta discriminazioni e violenze. Quindi, da ateo e omosessuale, mi ritrovo in entrambe le categorie contenute nella domanda. Nel nostro Paese esiste a priori una presunzione di eterosessualità, esattamente come esiste una presunzione di fede cattolica. Sono due retaggi di società patriarcale che cominciano a ledere i diritti di una persona nel momento stesso della sua nascita.

Viviamo in un paese nel quale Roma non è solo la capitale della Repubblica italiana, ma anche del cattolicesimo, ospitando l’enclave del Vaticano. È noto che l’atteggiamento della chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità non ha mai lasciato spazio alla libertà dell’orientamento sessuale. Come pensa che si potrebbe imboccare la via, sempre sia possibile, di un dialogo tra le parti?

Il rapporto è storicamente stato complicato, ma non possiamo non notare che un dialogo è cominciato, così come sono comparsi segnali di apertura da parte di alcuni. Un esempio è il cardinale Zuppi, che già nel 2016, intervenendo a un’assemblea Fiom, parlò di lotta all’omofobia e alla violenza di genere come punti in comune con la sigla sindacale. Così come lo stesso pontefice ha nominato solo due mesi fa Francesca Di Giovanni sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli stati: per la prima volta una donna con incarichi di governo in Vaticano. Sono segnali importanti che non possono essere sottovalutati. Sforzi di dialogo che però rischiano di essere vanificati da uscite come quella dell’arcivescovo Viganò, che ha parlato della pandemia Covid-19 come «conseguenza della sodomia e dei matrimoni gay». Sono parole che nemmeno meritano essere commentate, e che tolgono valore allo sforzo scientifico e lavorativo del personale sanitario e di ricerca impegnato in questa fase critica.

L’inizio del dibattito sarà un momento cruciale, un grande passo sul fronte dei diritti. Quali sono per lei i prossimi obiettivi a medio e lungo termine?

Il testo sarebbe dovuto arrivare in aula alla Camera lo scorso 30 marzo per l’inizio della discussione e quindi il voto definitivo, dopo mesi di lavoro serrato, ma molto positivo in commissione Giustizia, che ha visto tutti i colleghi della maggioranza coesi sul risultato finale. L’emergenza coronavirus ha bloccato tutti i lavori parlamentari, ma sono fiducioso che alla ripresa delle attività ordinarie potremo riprendere da dove eravamo rimasti. Una volta approvata alla Camera, la legge passerà al Senato per l’approvazione definitiva. A lungo termine, sul fronte dei diritti, vedo quattro grandi ulteriori obiettivi: una riforma delle adozioni, che possa aprire anche in Italia ai single e a tutte le coppie questo istituto; il matrimonio egualitario per le coppie omosessuali; una legge moderna e avanzata sull’eutanasia, partendo da quella sul biotestamento approvata nel 2017; l’approvazione anche nel nostro Paese dello ius soli, per porre fine a una ingiustizia che non riconosce la cittadinanza italiana a bambine e bambini nati e cresciuti in Italia, e che a tutti gli effetti sono italiani ed europei.

Intervista di Micaela Grosso


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25 commenti

laverdure

Mi si consenta un commento del tutto disallineato.
Sentiamo avanzare continuamente richieste di provvedimenti contro le violenze sulle donne ,contro le violenze sugli omosessuali perche ‘ tali,contro le violenze contro questa o quella minoranza.
Tutto sacrosanto,impossibile negarlo.
Pero’, non sarebbe piu’ coerente adottare provvedimenti contro TUTTE le violenze
contro vittime prive di colpe,indipendentemente dalla natura delle vittime stesse ?
Tanto per fare un piccolo esempio : se un gruppo di balordi pestasse un omosessuale senza riconoscerlo come tale,al solo scopo di rubargli portafogli e telefono (come capita spesso),o se invece lo pestasse per motivi di omofobia,non pensate che per lui non ci sarebbe differenza riguardo alle botte ?
Invece,visto l’andazzo sarebbe probabile che nel primo caso la pena per i picchiatori sarebbe minore,per mancanza di aggravanti specifiche.
Quindi,via con le botte ,purche’ non razzistiche !
Non vi sembra un tantino paradossale ?
Per non dire stomachevole ?

Diocleziano

Hai troppo ragione, infatti nessuno di quei distinguo sarebbe necessario se soltanto si applicasse il codice penale.
Ma ormai è di moda il reato personalizzato: il femminicidio, l’omicidio stradale ecc.

Stavo pensando a un’aggravante per l’omicidio di un ateo: non avendo l’illusione di un aldilà consolatorio… eh? meriterebbe un castigo più drastico no? 😛

laverdure

Personalmente,ho l’impressione che tutte queste crociate contro questa o quella intolleranza siano soltanto una grande massa di fumo che serve a mascherare la mancanza di risultati concreti.
Basti pensare agli USA : da anni imperversa un “politicamente corretto”riguardo alle discriminazioni razziali che ha provocato un sacco di danni e risultati spesso paradossali,citati spesso dalle cronache : basti pensare a quell’impiegato nero che ha subito il licenziamento (fortunatamente revocato)per aver detto “non chiamarmi nigger” ad un altro nero.
Molti altri,bianchi,non sono stati cosi fortunati e hanno visto rovinarsi una carriera per una battuta non piu’ riprovevole di dire “porca Madonna ! ”
E con tutto questo si direbbe che i risultati non siano certo eccezionali,riguardo alle discriminazioni.

Diocleziano

Questa parcellizzazione dei reati porta a far sì che ognuno coltivi l’orticello del proprio reato preferito, mentre se si eliminassero tutte le variabili specifiche come se avessero vita propria – contemplandole però come aggravanti – certi pretesi reati potrebbero addirittura scomparire, come la bestemmia, che dovrebbe essere possibile solo su querela dell’interessato… dio in persona! 😆

mafalda

Lasciamo le cose come stanno, allora. I preti ne sarebbero felici.

laverdure

O piu’ semplicemente rassegnamoci ad applicare ancora,come un tempo, metodi meno politicamente corretti,addirittura arcaici, e applichiamo pene adeguate ai casi di violenza,tenendo conto soltanto della gravita delle lesioni inflitte e trascurando completamente implicazioni di sesso,gender,razza ecc.
Finche gli autori di violenze usciranno sghignazzando subito dopo la condanna,o al massimo qualche settimana dopo,non credo ci saranno grandi miglioramenti.

dissection

Ok. Nel caso in cui un* venga apertamente bastonat* perché dichiaratamente omo/bi/trans/a/queer, come ti poni, invece?Ricordiamo che atti di discriminazione di qualsiasi tipo, e le violenze che spesso ne derivano, sarebbero espressamente vietati & condannati dalla costituzione, se non vado errando, e noi come non credenti dovremmo saperne qualcosa, almeno quanto basta per empatizzare…

laverdure

@dissection
Caro dissection,rileggi il mio primo intervento.
Mi porrei nello stesso giudizio che avrei se fosse bastonato un maschio etero bianco benestante ,categoria alla quale per inciso appartengo senza che la cosa mi susciti assolutamente nessun particolare motivo di orgoglio o imbarazzo.
Allo stesso modo la qualifica di ateo va semplicemente ad aggiungersi agli
altri aspetti della mia personalita e delle mie qualifiche,fra le quali ve ne sono senza dubbio di piu’ importanti.
Detto questo,vale la pena di ripetere l’ opinione del saggista Douglas Murray
(condivisa da molti altri)secondo la quale la “giustizia sociale” tanto di moda oggi tende a sminuzzare la societa in tanti gruppi caratterizzati da sesso,razza,inclinazioni sessuali ecc.
Ciascuna di questa qualita viene considerata di gran lunga quella piu’ importante per l’individuo che la possiede,come se portasse un valore aggiunto di cui e’ privo chi NON la possiede.
In soldoni viene ad essere niente altro che una forma di razzismo fatto e finito,un razzismo,notare bene,che nella maggior parte dei casi e’ razzismo di una minoranza verso una maggioranza,un fatto paradossale reso possibile solo dalla moda del “politicamente corretto” che si e’ venuta a creare, per un insieme di fattori storici,nel mondo occidentale.
Una moda,notare bene,del tutto sconosciuta in larghe zone del pianeta,vedi Cina,Russia,India,ecc, e che come tutte le mode non e’ certo destinata a priori a durare eternamente,e alla quale potrebbe seguire una reazione di analoga diffusione in senso opposto,con guasti analoghi.

RobertoV

laverdure
Quello che tu sostieni andrebbe bene in un mondo ideale, in cui non esistendo discriminazioni diffuse e sociali, qualsiasi eccezione verrebbe egualmente sanzionata.
Purtroppo non siamo in questa situazione.
Pensa al caso di certi stati del sud degli USA dove 50 anni fa era normale, anche per legge ed accettazione culturale, discriminare, pestare o uccidere dei neri solo per il fatto che fossero neri.
Pensi che le cose siano cambiate così tanto in stati che non hanno ancora digerito la sconfitta nella guerra di secessione?
Oppure agli ebrei e l’antisemitismo che è ancora diffuso in almeno il 40 % della popolazione europea. O agli stupri che godono ancora di una certa “tolleranza culturale” anche nelle civiltà più evolute.
Certe leggi hanno un effetto anche educativo per segnalare che certi modi di pensare e di agire non possono essere più accettati nella società. Leggi perfette non esistono e possono creare anche delle storture, ma vanno valutate sulla base di costi/benefici. Per esempio le leggi contro l’antisemitismo vengono usate anche per bloccare ogni critica ad Israele, ma pensi che andrebbero abolite per evitare questo rischio? Purtroppo per certi comportamenti discriminatori, o addirittura violenti, c’è una certa “connivenza culturale” difficile da combattere solo con l’educazione, tenendo poi conto che proprio da una certa parte della società ci si oppone a che venga fatta educazione. Tra l’altro le persone adulte cambiano difficilmente e, quindi, possono essere solo obbligate a comportarsi in modo diverso: se uno discriminava continuerà a pensarlo anche dopo una legge, solo che se c’è una legge ci penserà su prima di infrangerla e magari alla fine scoprirà che aveva solo dei pregiudizi.
Il discorso denigratorio sulla “moda” lo sento regolarmente ormai su vari argomenti: sulle donne stuprate ed uccise, sulle tutele per il lavoro delle donne, sulla pedofilia, sull’antisemitismo ed ovviamente anche sugli omosessuali.
Magari loro non si sentono dei privilegiati.
Potremmo usarlo anche per tutti i diritti, visto che il meccanismo è simile: qualcuno fa da apripista e poi gli altri progressivamente si adeguano. Vedi l’abolizione della schiavitù, i diritti umani, il suffragio universale, il diritto di voto alle donne, il divorzio, l’aborto, le leggi contro l’antisemitismo e della memoria, ecc.

laverdure

@Robertov
Non mi hai capito bene.
Il mio intervento lasciava da parte il problema legale,e si riferiva ai gravi problemi potenziali posti dal comportamento di nutrite masse di individui che non si accontentano di rivendicare parita di diritti o protestare per discriminazioni e persecuzioni violente,bensi arrivano a considerare la loro diversita un fattore di merito che ,come ho scritto,li eleva al di sopra dei
cosiddetti “normali” o comunque appartenenti alla maggioranza.
Comunque la rigiri altro non e’ che un esempio di razzismo alla rovescia,sostenuto anche da parecchi appartenenti alla comunita convenzionale,per un misto di snobismo,esibizionismo o malinteso senso di colpa e di espiazione per le persecuzioni subite in passato dalle minoranze.
Del resto,il Manzoni non scriveva forse :”Quando si e’ convinta una folla che il tale non merita di essere squartato,non occorre spendere una sola parola in piu’ per convincerla che merita di essere portato in trionfo ” ?
Ma l’inevitabile senso di irritazione che tutto questo provoca in un numero crescente di individui,rischia di superare i freni del politicamete corretto,suscitando prima o poi movimenti di reazione violenti.
Non credere che Trump non abbia molti simpatizzanti ,che non avrebbe avuto senza tutto questo.
E’ lo stesso meccanismo con cui nel primo dopoguerra nell’Europa occidentale i sostenitori di una rivoluzione bolscevica impossibile da realizzare (il famoso “fantasma che si aggira per l’Europa”)spaventarono
parecchi personaggi spingendoli ad appoggiare movimenti e personaggi che in altre situazioni avrebbero disprezzato.
E fecero la fortuna di Hitler e Mussolini.

Diocleziano

Laverdure,
puoi leggere su wiki la pagina “Influenza Minoritaria”, credo che spieghi il tuo punto di vista.

mafalda

Caro laverdure, il fatto di dare giustizia in modo più veloce a “minoranze” particolarmente prese di mira dall’immaturità culturale della “maggioranza” è purtroppo necessario, non è il massimo, ma è l’unico modo per far riflettere le persone su aspetti della vita che si conoscono poco e che perciò fanno paura; diciamo che, se insieme alle leggi ci fosse un dibattito aperto e sereno sui media e nelle scuole, basato su evidenze scientifiche e su un minimo di conoscenza della Costituzione e dei diritti delle persone, tutti ne trarremmo un gran vantaggio in termini di maturità civile. C’è il pericolo che queste minoranze si trasformino in associazioni capaci di influenzare la politica, come la chiesa, ma purtroppo non viviamo in una società ideale, come dice Roberto V. Sinceramente, se per gli atei si creassero leggi apposite e diventassimo una specie di lobby, potrei provare un certo disappunto, ma prendi ad esempio le donne: le donne non sono una minoranza, abbiamo millenni di discriminazioni sulle spalle, molte continuano a pensare di meritarle, molte per opportunismo o necessità devono seguire le regole create dagli uomini (come il velo, tu non faresti una norma contro il velo?Io sì). A volte aspettare che le persone cambino richiede tempi lunghissimi, e allora deve intervenire la legge. Per quel che riguarda Trump e altri figuri, tra cui metto anche qualcuno dei nostri politici di destra ammiratori di Bolsonaro e simili, siamo sicuri che la fortuna di questi personaggi sia legata ai diritti finalmente ottenuti dagli omosessuali o dalle donne? Io credo sia legata al benessere anche economico di una popolazione; hai citato Cina e India, non sono il massimo in campo di diritti, io guarderei di più alla Scandinavia.

pendesini alessandro

……Rieletto in parlamento nel 2018, ho subito presentato la proposta di legge contro l’omotransfobia….
Ottima iniziativa !
Ma, mi chiedo, quanti sarebbero gli italiani che sanno cosa significa il termine o semantica di OMOTRANSFOBIA o TRANSMISOGINIA ? Cosi come i tassi di suicidio elevati non causati dalle diversità o tendenze sessuologiche delle persone incriminate, bensi dall’intolleranza della maggioranza delle persone omofobe che non conoscono l’etimologia di transgender o transmisoginia ?
Se escludiamo certe branche a livello universitario relative alla sessuologia, psichiatria ecc… in quale scuole italiane si insegna -o accenna le diverse tendenze o caratteristiche sessuali che non rientrano nel quadro delle patologie, parafilie o perversioni ?… Che, ad esempio, una delle anomalie più sorprendente del sè : quella del transessuale il cui cervello rifiuta la fisiologia del suo corpo, probabilmente perché delle piccole modifiche delle cellule dei nuclei ipotalamici lo ingannano sul suo sesso. Dal momento che non ha modo di rettificare l’errore, ha un profondo sentimento di trovarsi in un corpo inadeguato ?

Sarebbe inoltre molto interessante conoscere il grado di competenza sessuologica, oltre che dei genitori, degli stessi rettori e insegnanti……..

laverdure

Tempo fa sul Corriere un “luminare” pretendeva che il transessualismo non ha niente di anormale.
Peccato che i diretti interessati siano i primi a pensare il contrario,dato che molti,avendone i mezzi,si sottopongono a operazioni delicate e rischiose per tentare di rettificare il loro problema.

laverdure

E’ interessante la lettura di “La pazzia delle folle”,di Douglas Murray,commentatore politico inglese,per inciso omosessuale dichiarato.
Egli fa notare come la “giustizia sociale”,tanto di moda,si trasformi in realta in “politica identitaria””,che polverizza la societa in tanti gruppi di interesse in base a sesso,razza,preferenze sessuali ecc.
Da’ per scontato che tali caratteristiche siano i principali o unici attributi rilevanti di chi li possiede,e che essi portino con se un qualche valore aggiunto.Per esempio presuppone che vi sia una “accresciuta conoscenza morale” nel fatto di essere donne,o neri,o gay.
Una retorica simile tende in realta ad esasperare le divisioni esistenti e ne crea ogni volta di nuove.
Anziche mostrare come potremmo andare maggiormente d’accordo,le lezioni degli
ultimi anni sembrano aggravare la sensazione che non siamo poi’ cosi bravi a vivere gli uni con gli altri.

Michael Gaismayr

Un mio criterio per decidere se una nuova legge è giusta e opportuna sta nel verificare se una tale legge, o simili, sia presente nell’ordinamento giudiziario dei primi 10 paesi fra quelli riconosciuti come “DEMOCRAZIE COMPLETE”, con riferimento al DEMOCRACY INDEX (Indicatore di Democrazia), calcolato ogni anno dal settimanale The Economist.
Cercando “Omosessualità e leggi antidiscriminatorie” su wikipedia si ha una veloce panoramica sulle leggi attualmente in vigore in vari paesi europei, e si può vedere una mappa con indicati i Paesi del mondo con leggi contro la discriminazione sul lavoro basata sull’orientamento sessuale. A occhio mi pare che nessuna teocrazia sia fra questi ultimi.

laverdure

Temo che il problema sia un po’ piu’ complesso di come immagini,per diversi motivi.
Il primo e’ la differenza di livello culturale medio e di maturita sociale fra diverse nazioni anche relativamente simili,come i paesi europei.
Se una legge da’ all’atto pratico buoni risultati in Svezia,non e’ detto che li darebbe anche in Italia o Grecia.
Basti pensare alle leggi per il controllo della criminalita.
Il secondo e’ che,a causa dell’immigrazione incontrollata,i parametri sopracitati si possono alterare notevolmente, per cui anche cio’ che prima era adatto per un paese puo’ non esserlo piu’in futuro.
Basti pensare ai problemi che l’integralismo religioso pone in diversi paesi europei per il formarsi di sempre piu’ nutrite comunita islamiche,la cui volonta di integrazione nel giro di pochi anni e’ andata deteriorandosi per la deleteria influenza di una cultura assolutista che grazie a internet si diffonde in maniera virale.
Un integralismo che spesso approfitta di leggi dei paesi ospiti,improntate ad una
tolleranza non piu’ adeguata alla situazione.
E lo stesso discorso vale per molti altri problemi sociali.

iguanarosa

Non credo che arrivi a vedere la “complessità” del genere umano. La normalità non si può stabilire e mantenere a priori, ma si evolve nel tempo. Deve essere normale anche chi vuole cambiare sesso, in tutte le percentuali che gli pare. L’unica normalità richiesta per legge è quella di rispettare le leggi, essere bravi cittadini e, per esempio, pagare le tasse. A parte questo tutti devono essere rispettati e accettati per come vogliono essere o apparire e nessuno può permettersi di criticare queste scelte. Gli atei ne sanno qualche cosa, non essendo ancora cosa “normale”.
La normativa deve aiutare chi tarda a comprendere che le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale sono illegali,come la Cei per esempio. La cronaca ci dice che hanno licenziato insegnanti gay, anche considerando i contributi pubblici che si prendono e che richiedono con arroganza. Nessuno, neanche una scuola religiosa, deve avere il diritto di continuare con queste discrimimazioni.

Michael Gaismayr

La domanda è: “in quale direzione immaginiamo vada il progresso umano?” Papi e vescovi schiamazzano la loro alla grande, con impatto non trascurabile sulla vita dei cittadini. A ciascuno adottare la propria visione della libertà e dei diritti civili, nel presente e nel futuro. È ovvio, poi, che gli impianti legislativi non vanno scopiazzati pari pari, ma devono riflettere le specificità nazionali. Con la flessibilità mentale necessaria.

laverdure

Lo stesso Trump poco tempo fa ha fatto un’affermazione che meriterebbe riflessione: durante gli 8 anni del mandato di Obama,casi analoghi a quello di Floyd ce ne sono stati diversi,riportati dalle cronache,ma con conseguenze nemmeno paragonabili a quelle attuali.
Se qualcuno riuscira a trovare una spiegazione di questo ,alternativa naturalmente a quella di uno sfruttamento puramente propagandistico del caso da parte di parecchie parti differenti,per interessi differenti,dara davvero prova di abilita dialettica eccezionale.

mafalda

Floyd è la goccia che fa traboccare il vaso. Non solo con Obama i neri erano vittime di poliziotti sadici o impreparati, non è una novità. Ma Obama suscitava fiducia, al contrario di Trump che non perde occasione per sparare le sue sciocchezze razziste. Tra l’altro mi pare che i più disperati a causa del covid non siano i bianchi in questo momento.
Ma scusa, se ti prendessero a botte per giorni e giorni, non ti verrebbe la voglia di restituire il favore? O porgi l’altra guancia? I neri prendono botte da secoli, ogni tanto avranno pure il diritto di protestare.

laverdure

Torno a chiedere : sotto gli 8 anni del mandato di Obama le botte erano piu’ leggere ?
Perche’ hanno aspettato Trump per far “traboccare il vaso” ,come dici ?
Non e’ che per quanto scottante sia un problema le proteste scoppiano in grande stile soltanto quando c’e’ qualcuno a “sponsorizzarle ” ?
E non uno solo,parecchi con interessi differenti : avversari politici in prima fila ovviamente,poi i soliti personaggi del mondo dello spettacolo che “con la scusa di farsi pubblicita salvano il mondo “,ecc.

RobertoV

Proprio oggi ho visto una indagine del Washington Post che riportava il risultato statistico per milione di abitanti.
Dal 2015 negli USA 30 neri sono morti per milione di abitanti in interventi della polizia, 23 ispanici, 12 bianchi e 4 asiatici. Tieni conto che i neri rappresentano solo il 13% della popolazione, il 17 % gli ispanici. I morti neri sono più frequentemente disarmati e giovani.
Di ribellioni ce ne sono state diverse, una molto nota è quella del 1992 di Los Angeles. Anche lì la polizia pestò a sangue e a freddo un nero disarmato fermato dopo un inseguimento: il problema per la polizia fu che un testimone filmò tutto.
Mi sembra che ci sia una differenza di atteggiamento e che se le cose non cambiano o cambiano poco qualche motivo per “arrabbiarsi” ce l’abbiano.
E’ vero che la violenza non è una risposta giusta, ma anche nel caso delle suffragette per rivendicare il diritto di voto alle donne furono fatti 400 attentati e fu bruciata la casa del sindaco a Londra.
Perchè trovi strano che dei politici cavalchino una giusta protesta da dover tirare in ballo tesi complottiste per screditare la protesta? Dovevano stare a guardare per non alimentare tesi complottiste di averle provocate? Mi sembra che tutte le opposizioni sfruttino le possibilità di contestare il governo, a maggior ragione se riguardano argomenti da loro ortati avanti.

Diocleziano

Laverdure,
penso che la differenza, tra oggi e il passato, sia che vi erano presidenti che bene o male cercavano di placare le tensioni, mentre oggi c’è un tanghero che invece di cercare soluzioni pensa solo a mostrare i muscoli.

RobertoV

Diocleziano
Ribellioni e proteste ci sono state anche in passato, ma in questo caso ci sono diversi fattori.
Un presidente che anzichè unire un paese fa di tutto per dividerlo, acuisce le tensioni, anche all’interno del suo governo, governa il paese solo per una parte non per tutti gli americani, non sa cosa sia la diplomazia, ma concepisce solo la forza, non tollera critiche come un vero dittatore. Era stato fatto notare che nel suo staff ci sono solo bianchi ad indicare anche a nome di chi sta governando.
A questo aggiungerei anche la situazione contingente dell’epidemia coronavirus gestita con superficialità, ignoranza e arroganza. La gente è esasperata anche da questo perchè l’epidemia ha esasperato le differenze sociali (per esempio con la mortalità tra i neri molto più alta che tra i bianchi).

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