Polonia: il governo italiano chieda la liberazione di attivista LGBTI

Ventisette associazioni scrivono una lettera aperta al governo italiano per chiedere che interceda per la liberazione immediata Margot Szustowicz, l’attivista non-binaria a cui sono stati dati due mesi di carcerazione preventiva per aver decorato alcuni monumenti con bandiere arcobaleno e per aver danneggiato un furgone dell’organizzazione Pro Prawo do Życia che diffondeva messaggi omofobi.

Nel corso di una manifestazione di solidarietà con Margot, il 7 agosto scorso, la polizia è intervenuta arrestando 48 persone, ostacolando il loro accesso all’assistenza medica (necessaria per via delle brutali modalità dell’arresto) e legale.

Le associazioni chiedono quindi anche d’inviare un segnale forte al governo polacco che il nostro Paese condanna le detenzioni arbitrarie e la brutalità della polizia e di sollecitare le autorità polacche a rispettare i diritti umani delle persone LGBTI.

«Quanto sta accadendo in Polonia è inaccettabile. Mesi di omofobia sponsorizzata dallo Stato si sono trasformati in un comportamento inaccettabile della polizia e in una misura di carcerazione preventiva eccessiva per gli stessi standard polacchi, non essendo stata comminata prima nemmeno a persone accusate di reati ben più gravi. L’Italia deve far sentire al più presto la propria voce per difendere lo Stato di Diritto in un altro Stato membro dell’Unione Europea», dicono le associazioni firmatarie.

La lettera aperta è stata trasformata anche in una petizione per consentire anche ai singoli di sottoscriverla.

Agedo nazionale – Associazione genitori parenti e amici di persone LGBT+
ALFI – Associazione Lesbica Femminista Italia
Arci
Arcigay
Assist – Associazione Nazionale Atlete
Associazione culturale-teatrale Gli Sbandati
Associazione Quore
Associazione Radicale Certi Diritti
Atn – Associazione Transessuale Napoli
Circolo Mario Mieli
Comitato Da’ voce al rispetto
Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna
Diversity
Famiglie Arcobaleno
Femminismi blog
Gaynet Italia
Il Grande Colibrì
I sentinelli di Milano
La tenda di Gionata
Le Rose di Gertrude
MIT – Movimento Identità Trans
MiXED lgbti
Omphalos
Polis Aperta
Rebel Network
Se Non Ora Quando? Torino
UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

7 commenti

dissection

Troverei giusto che Margot pagasse i danni provocati al furgone. Tutto il resto, invece lo trovo orribile, oltreché profondamente ingiusto, naturalmente.

Diocleziano

Mi domando quando diventa lecito fare giustizia da sé. In un paese che consente la propaganda omofaba che speranza c’è di avere giustizia? Risarcire il furgone lo può stabilire anche un semplice carrozziere, ma i danni sociali della propaganda omofobica chi può valutarli? Non dimentichiamo che la chiesa lo rivendica come ‘diritto’.

dissection

Il furgone è un oggetto inanimato, non senziente, che non ne può niente di ciò che gli succede intorno, e men che meno di ciò che gli scrivono sopra. Discorso ben distinto, quindi, imo, dai danni sociali della propaganda omofobica, i quali rimangono terrificanti. Non vedo come possa rientrare, tra l’altro, nel discorso sulla giustizia da sé. Che comunque rimane una gran bella domanda: specie qui da noi, in molti casi, verrebbe veramente la voglia di arrangiarsi…
E che la chiesa lo rivendichi come diritto, tranquillo Emperor, non l’ho dimenticato, anche perché sappiamo bene entrambi che qualsiasi tipo di rivendicazione in chiave omofobica è sempre poggiata su basi religiose.

RobertoV

Posso comprendere la disperazione di certe persone discriminate davanti alle ingiustizie, ma farsi giustizia da se alla fine si ritorce contro perchè fornisce al più forte tutti i pretesti che vuole per continuare a discriminare e per la sua propaganda con la possibilità addirittura di peggiorare la situazione.
Per non parlare del fatto che senza un vero processo si possono fare errori di valutazione dei bersagli.

laverdure

Scusate,cosa significa attivista non-binaria ?
O e’ un errore di stampa ?

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