Rivendichiamo la moralità laica: ce lo insegna il successo della destra cristiana

La nomina alla Corte suprema di Amy Coney Barrett, una fanatica antiabortista appartenente a un gruppo cattolico decisamente controverso, rappresenta la ciliegina sulla torta che l’amministrazione Trump ha cucinato per il cristianesimo più antilaico. Diversi umanisti Usa si stanno impegnando a sostegno dei democratici, preoccupati di cosa potrebbe accadere nei prossimi quattro anni se il magnate sarà rieletto. Forse non una distopia come in The Handmaid’s Tale, ma qualcosa che le somiglia in modo inquietante – soprattutto se il potere finirà nelle mani del vicepresidente Mike Pence, un fondamentalista born-again. Nonostante non costituiscano più di un quarto della popolazione statunitense, gli evangelicals bianchi rappresentano un pericolo reale per il mondo intero, grazie alle enormi disponibilità finanziarie di cui dispongono. Eppure, forse possiamo anche noi imparare qualcosa da loro.

È la tesi che Jeffrey Guhin, docente di sociologia all’Università della California, ci ha illustrato su Slate. Ovvio: qualcosa abbiamo sicuramente da imparare, visto che quella della destra cristiana è, ci piaccia o no, una storia di successo. E non solo per le ricchezze accumulate e per i favori che le riserva Trump: in fondo, ha letteralmente cancellato la destra laica pressoché ovunque, nel mondo occidentale, e ha reso quasi inoffensiva anche la sinistra secolarista (lo stesso Biden è ben poco interessato ai non credenti). In un certo modo è logico: la determinazione degli integralisti cristiani è incomparabilmente superiore a quella dei laici, che pure sono più numerosi. Ammesso e non concesso che i laici si trovino d’accordo su cosa sia la laicità.

Guhin riconosce tutto ciò, ma secondo lui c’è anche dell’altro. La determinazione da sola non basta, e affinché si sviluppi è necessario condividere gioie e dolori: vivere momenti importanti insieme a persone che condividono le tue stesse convinzioni, e in cui «il tuo universo morale inizia a sembrarti vero». La capacità, in poche parole, di rafforzarsi a vicenda. È vero: raramente abbiamo sperimentato situazioni simili. Non ci viene naturale ‘gasarci’: la razionalità di cui andiamo fieri è un po’ antitetica ai coinvolgimenti emotivi.

Tuttavia, Guhin non ci suggerisce qualche forma di estasi laica. Parte invece dal presupposto che «la vita morale è reale: non perché è collegata a un ordine trascendente, ma perché crea un senso di doveri e richieste morali all’interno degli individui e delle comunità». Il punto, a suo dire, è di far parte di «comunità significative capaci di far sentire reale» anche il nostro impegno. Perché anche noi vogliamo «una rivoluzione morale», «vogliamo usare il nostro potere» contro gli estremisti religiosi. La lezione che la destra cristiana può impartirci, in conclusione, è che «il potere rende possibili certi impegni morali, e certi impegni morali ci potenziano».

Suona forse un po’ troppo astrattamente sociologico. Ma possiamo tradurlo in un invito ad affermare, condividere e rivendicare orgogliosamente la nostra moralità. Che non ha assolutamente nulla da invidiare a quella cristiana – anzi! Ricordiamolo più spesso, e ricordiamoci più spesso che è preponderante nella stessa popolazione. Anche perché (persino in Italia) i cittadini guardano con favore alla separazione tra stato e religioni. Ma facciamo in fretta a diventare minoranza reale, se restiamo maggioranza silenziosa. Al punto da dimenticarci di essere maggioranza.

Portare la sfida anche sul piano morale non è un compito facilissimo, perché va contro la nostra indole, ma possiamo riuscirci percorrendo binari diversi da quelli bimillenari delle chiese (e plurisecolari dei partiti). Il futuro ci sorriderà quanto più saremo creativi. E in questo possiamo probabilmente già ora insegnare qualcosa noi, alla destra religiosa.

Raffaele Carcano

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6 commenti

Pasquale

“Ammesso e non concesso che i laici si trovino d’accordo su cosa sia la laicità”
Gentile Carcano,
mi pare che la frase premessa al suo articolo spieghi assai. Mi pare anche che sia possibile con la livella del grosso modo ricordare che di per sé il laicismo sia “vario molteplice multiforme” ( traggo gli aggettivi dall'”Adriano” della Yourcenar sì). Il versante opposto, dovrebbe essere assai chiaro in sede laica che è proprio opposta e incompatibile, è monocefalo e monocolo; l’ideologia seppellisce gli individui il cui pensare non è richiesto e in molti casi vietato, vabbè, e in ogni caso si suicida nel credo. Non esistono cattolicesimi o cristianesimi, per fermarsi all’occidente, esistono scalate su pei vetri insaponati addimostrandi concettismi teologici. Conosco poi dei religiosi che con gran fatica stabiliscono dei limiti per la fede e delle aperture al contrario. Ne conosco, non so quanto siano numerosi, quanto pesino, al confronto per esempio con la costituzione mafiosa di CL; non lo so e non so quanto in questi diversamente credenti possa diventare cogente il richiamo all’ordine, caso mai, qualora, se; ho la convinziione che il richiamo alla cuccia sarebbe comunque più forte di qualsiasi autonomia. Per concludere mi pare che a distinguere e indebolire il mondo laico è la disintegrazione di posizioni e sentimenti. Sa, un po’ come nel PCI di Stalin e prima ancora fino a poco prima della fine dell’esecrato baffone; occorreva far fuori non il dissenso ma il pensare, che al dissenso, alla critica, all’attacco era assimilato. Sono cose che conosco per fatti di famiglia; mio padre rischiò nel dopoguerra di essere sparato come trotzkista; e lo era; anarchico e lo sarebbe diventato; in odore di fascismo e si difese armato, cavandosela. In Spagna lei sa bene che la Repubblica fu affossata, certo dal concorso negativo delle potenze occidentali preoccupate più di non offendere Hitler e Mussolini, ma soprattutto proprio da questa contrapposizione tra un fronte unito fascista e un fronte pasticciato e peggio osteggiato repubblicano, che era un patchwork. Se ho ragione non ho idea di come a questo si possa porre rimedio se non andando proprio a toccare, ledendolo, il “paganesimo” dei laici; e, non so ma forse la ricchezza strutturata dei suoi dubbi. Di là, tra i cristiani, nei secoli il dubbio è una farsa, una burla: il dubbio del credente semplicemente non esiste, salvo voler considerare Lutero un pericoloso nihilista; è un camouflage che si può prontamente dismettere. Si sa che le gerarchie ci giocano; pensi al papa, come sguizza e sguscia ingesuito tra posizioni inconciliabili. Si sa divide, confondi, et impera. Vabbè chiedo scusa per la lunghezza. Se mai tagliare. Molto cordialmente da estimatore dei suoi interventi.

iguanarosa

Le buone intenzioni sono sempre lodevoli, però mi pare che si possa condividere l’ateismo e un certo entusiasmo per i diritti civili e non necessariamente tutti. E avere differenze in tutti gli altri campi. Per esempio ci sono atei antiabortisti.
Però è il bello della laicità è l’essere riconoscibile come unica condizione possibile, nella vita pubblica di una società avanzata. I deliri degli integralisti religiosi di ogni tipo dovrebbero rimanere fuori dalla vita pubblica e essere confinati all’ambito dei loro adepti.
Aggiungo che gli Usa hanno punte di civilissima laicità, ma non sono paragonabili all’Europa. Perfino l’Italia, complessivamente, è più laica e civile degli Usa.

GigiMarbas

La questione è più terra terra. A differenza dei fondamentalisti, gli atei/agnostici sono divisi e trasversali alle varie forze politiche e posizioni filosofiche. Non hanno movimenti e leader politici di riferimento “orgogliosamente” atei, non hanno (o hanno pochissimi ) grandi intellettuali, giornalisti, scrittori, imprenditori, influencer che promuovano lo stile di vita “ateo” come allettante alternativa al vivere in funzione l’amico immaginario.
Non hanno banchetti permanenti o promoter porta a porta, non distribuiscono sistematicamente riviste o volantini, non fanno propaganda soffocante ad adulti e bambini.
La stessa UAAR distribuisce la sua bella rivista Nessun Dogma solo ai soci, quando invece potrebbe renderla un po’ meno autoreferenziale e diffonderla gratuitamente su internet e magari in qualche banchetto più o meno permanente sullo stile dei TdG.
In altre parole gli atei non hanno un “identità forte” in cui riconoscersi attorno alla quale formare una lobby con cui imporsi nel pubblico dibattito. Molti di loro non si sentono “superiori” ai religiolesi e quand’anche si sentissero non lo dicono per una forma di pudore e politicamente corretto. Si sono auto-esiliati dal pubblico dibattito. Impegnati in un esercizio di tolleranza estrema a difendere le altrui libertà religiose, dimenticando colpevolmente le proprie, conquistate in secoli di lotte da quegli anticlericali ormai estinti grazie ai quali non viviamo in una teocrazia cattolica. A partire da quella di dichiarare e PROPAGANDARE con orgoglio il proprio ateismo e la superiorità del pensiero scientifico e razionale su quello magico e religioso, stigmatizzando al contempo la religione in quanto disvalore che impedisce l’evoluzione dell’umanità costringendo miliardi di persone a vivere nell’ignoranza e nella superstizione.
Bisogna smettere di dare al pensiero magico e religioso la stessa dignità di quello scientifico e razionale, in nome del “vivi e lascia vivere” e di un multiculturalismo che mette sullo stesso piano le secolari conquiste iniziate con l’illuminismo con ideologie teocratiche e patriarcali cariche di misoginia ed omofobia.
Le religioni vanno combattute con le loro stesse armi sul piano culturale e della contropropaganda. Si tratta di aiutare le persone ad uscire dall’ignoranza e dalla superstizione, senza timore di offendere il sentimento religioso, ma anzi rivendicando l’esistenza di un “sentimento ateo” che deve avere un sempre maggior spazio nella società, per contrastare la tendenza suprematista delle religioni.
E’ necessario promuovere una nuova “etica razionale” che stigmatizzi la religione senza se e senza ma. Deve avere come obiettivo l’eliminazione o marginalizzazione del pensiero magico/religioso così come è avvenuto per la schiavitù, segregazione razziale, superstizioni, credenze magiche, ecc.. . Una persona che dedica la sua vita a compiacere una inesistente divinità rappresenta un freno all’evoluzione umana anche quando accidentalmente fa e dice cose condivisibili derivanti perlopiù da interpretazioni arbitrarie della “volontà divina”.
Occorre tenere ben distinto il rispetto dovuto alla persona dalle credenze che questa professa: queste ultime non meritano alcun rispetto a priori, perché qualsiasi credenza può essere criticata e persino derisa fino alla blasfemia. Chi non accetta questo principio ha l’onere di dimostrare perché le credenze religiose dovrebbero essere trattate con un riguardo maggiore di quello riservato alle credenze di qualsiasi altro tipo.
Una pace sociale basata sulla reciproca tolleranza è una ipocrita utopia. La laicità non è una conquista definitiva codificata in qualche legge o articolo della costituzione, ma è un esercizio di equilibrio che deve essere mantenuto combattendo una guerra culturale permanente dove ogni parte lotta per propagandare le sue idee con qualunque mezzo lecito e non violento, usando al massimo la libertà di espressione, il solo valore non negoziabile.

Pasquale

Non volli dilungarmi per non seccare nessuno, ma la estesa disanima della situazione del signor Marbas conclude e argomenta in modo icastico quanto argomentabile. “non lo dicono per una forma di pudore e politicamente corretto”. Gran bella frase che fa clinica dell’ateo. Che cosa gli impedisce di dirlo, ecco un bel tema per la psichiatria. Forse solo perchè non gli brucia intestini e ano il fuoco sacro. E dunque se ne sta tranquillo. O forse perché qualcosa lo attacca alla tetta del babbo. Non lo so. Sono convinto che mettere impedimenti dirimenti a una sana pratica del razionalismo sociale mi pare una scusa. Si potrebbe forse cominciare col chiedere soldi come fanno senza scuse Greenpeace e Amnesty international, EMergency e MSF. Forse l’UARR dovrebbe rivedere la propria politica e magari attivare qualche iniziativa sociale. Di quelle che fanno colpo sulle anime buone. Non saprei dire quale e forse converrebbe aggregarsi. Ma ricordo una cosa. Un mio caro amico osservò una volta che i comunisti non erano mai riusiciti a organizzare uno straccio di opera che eguagliasse gli oratori. L’Arci non era nulla e adesso meno. E vero ch ei ocmunisti non sono mai stati, come organizzasione, laici; ma mi pare vero che a suo tempo si sono lasciati scappare un bel bocconcino. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Provare a stare Lecco qualche settimana. È da meditare. Mentre, mi pare, il cattolicame agisce, l’ateo che fa, è una domanda che attende risposte. La pubblicità è un po’ da fighetti, occorre ammetterlo. Grazie signor Marbas.
p.s. mentre scrivo attendo i risultati del ballottaggio tra il candidato sindaco, credo impresentabile della sinistra ( centro sinistra dove per centro non si sa che cosa si descrive) e quello fascista dei fascisti. Una nullità reduce da un evidente ictus, un vecchio panettiere, ricco e presidente dei commercianti e tale che per la sua campagna ha spiegato che dal centro ha guardato ai camerati di destra per impedire che a Lecco si affermassero abortisti, divorzisti, e tutti quelli che “chissà ancora dove vorrano farci finire” ha concluso in un riassunto sommario il suo video di propaganda per il ballotaggio.

Diocleziano

Parole sante!
Il problema è che gente, noi, che ha un lavoro e impegni connessi alla famiglia, deve misurarsi con un’entità che gode di tempo e denaro senza limiti. Nella Città del Male non si lavora ma si pensa molto! E i risultati li vediamo: denaro elargito in continuazione dallo Stato, in apparenza senza che sia stato richiesto…

Da ieri nei tg, rai soprattutto, non si sono risparmiati i servizi sulla fondamentale enciclica di Sua Banalità nella quale dice di non essere egoisti ma DONARE… donare a chi? ma a loro naturalmente! Tutti ricordano la sceneggiata del Banale che solo soletto andava a piedi nel negozietto dell’occhialaio, si suppone per risparmiare. Ma fra un mese chi ricorderà la montagna di soldi che si sono fregati sotto i suoi occhi? Addirittura 20milioni di € dalla sua personale cassettina dell’argent de poche!

Venendo alle cose serie: non credo che sia fattibile diffondere gli articoli gratuitamente, a meno che non si crei una base di collaboratori che si prestino a titolo gratuito. In ogni caso penso che non venga sfruttato il potenziale umano in manifestazioni e presenza concreta nell’ambiente. Frequento questo forum da almeno dieci anni eppure non ho mai avuto notizia di iniziative a Milano: mettere degli ‘strilli’ nello spazio bianco qui a destra è fattibile?

Argomento sull’etica laica: ricordiamoci sempre che l’etica, o morale laica, è preesistente a quella religiosa, anche se i nostri cuginetti più sfortunati si illudono di averne il primato.

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