Quindici minuti di infamia. La vita interrotta di Mohamed Hisham

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Nel mondo islamico dichiararsi non credenti è ancora oggetto di un pesantissimo stigma sociale e punito dalle autorità, in diversi paesi con la condanna a morte. L’offesa alla religione – intesa in senso molto ampio – viene spesso brandita dal potere come strumento per reprimere minoranze, attivisti e apostati. 
Recentissima è l’assurda condanna di Yacine Mebarki, attivista berbero che ha partecipato alle proteste contro il governo. Dieci anni di prigione e una pesante multa con il pretesto di “incitamento all’ateismo” e “offesa all’islam”. La sua colpa? Durante una perquisizione in casa la polizia ha trovato una vecchia copia del Corano appartenuta al padre, con una pagina strappata a causa dell’usura. Tanto è bastato per arrestarlo e marchiarlo come “blasfemo”.
Ma non è il solo a venire perseguitato per ateismo. Proprio la nostra rivista Nessun Dogma ha intervistato qualche mese fa Mohamed Hisham Nofal, ingegnere egiziano che si è dichiarato apertamente ateo durante un programma televisivo, infine costretto a lasciare il suo paese. Riportiamo la sua coinvolgente testimonianza, raccolta da Paolo Ferrarini.
Uno dei tantissimi atei nati in terra islamica cui vengono negati diritti e libertà, costretti spesso a nascondersi.

Ci sono giorni, se sei un ateo egiziano, che ti possono cambiare la vita.

Per Mohamed Hisham Nofal, giovane ingegnere del Cairo, quel giorno è stato l’11 febbraio del 2018, quando ha partecipato a un talk show televisivo in diretta nazionale, dopo aver risposto a un annuncio del canale Al-Hadath al-Yawm che cercava un ospite disposto a parlare in studio del proprio ateismo. «Ho chiesto in giro, sui gruppi di discussione che frequento, se qualcuno avesse intenzione di andarci» racconta Mohamed «ma nessuno si è fatto avanti. Per me, quella rappresentava un’imperdibile occasione per far sentire la nostra voce a un pubblico più vasto di quello dei social, una rara chance per divulgare gli argomenti a favore dell’ateismo. Così ho deciso di candidarmi io. Oggi, per questa scelta, mi sento spesso tacciare di ingenuità da parte di chi ha conosciuto la mia storia».

La trasmissione, infatti, non si svolge proprio nel modo in cui sperava. Un estratto sottotitolato dell’episodio, facilmente reperibile online e visualizzato a detta di Mohamed più di 16 milioni di volte, è straziante da guardare, per l’umiliazione e le offese che il ragazzo è costretto a subire da parte del presentatore e di un imam della moschea di al-Azhar invitato per fare da contraddittorio. O piuttosto da accusa e condanna senza appello. Mohamed viene immediatamente ridicolizzato per avere abbozzato un argomento scientifico che conteneva un semplice termine inglese (big bang), e la sua pubblica ammissione di apostasia, anziché dare origine a un dibattito, viene usata contro di lui come un’incriminazione. Il presentatore, esagitato, lo rimprovera aspramente per avere azzardato negare in modo così esplicito l’esistenza di Dio, lo schernisce – dopo avergli impedito di parlare – per non aver saputo portare alcun argomento razionale, e si scusa ripetutamente con gli spettatori per avere ospitato opinioni così radicali e inaccettabili da parte di un sedizioso che rappresenterebbe un pessimo e pericoloso esempio per la società. L’imam, con atteggiamento paternalistico e velatamente minaccioso, invita Mohamed a farsi vedere da uno psichiatra perché sarebbe affetto da gravi turbe mentali. Dopo i primi quindici minuti gli viene intimato di andarsene e il programma prosegue senza di lui.

Per quanto insolito, non è la prima volta che si parla di ateismo sulla televisione egiziana. Altri ex musulmani, come il vlogger Ismail Mohamed, hanno in passato partecipato a simili trasmissioni, ricevendo un’analoga brutale accoglienza da parte dei conduttori. Addirittura, nel caso di Ismail, la madre era stata contattata telefonicamente per un imbarazzante confronto in diretta. «Alla base di queste scelte editoriali» spiega Mohamed «sembra esserci da una parte un desiderio di sensazionalismo, una strategia per far lievitare gli ascolti, dall’altra la necessità di gettare fango su ospiti di questo tipo per mettersi al riparo da potenziali conseguenze legali. Appena un anno fa, Mohamed el-Gheiti, conduttore del canale LTC, è stato condannato a un anno di carcere per avere intervistato, senza metterlo alla gogna, un escort omosessuale. Da questo punto di vista posso anche giustificare il presentatore per il trattamento a cui mi ha sottoposto».

Uscito dal teatro di posa, Mohamed ha un primo assaggio della nuova vita che lo aspetta: «Chiacchieravo con il tassista che mi stava riportando a casa, quando il discorso è caduto sullo show a cui avevo appena partecipato. L’uomo, venuto a conoscenza del mio ateismo, è diventato ostile, ha accostato e mi ha obbligato a scendere».

Inizia per Mohamed una fase di “quarantena”, in cui nessuno vuole più avere a che fare con lui. «Alla mia famiglia, con la quale oggi ho perso completamente i contatti, importava soltanto mitigare lo scandalo creato. Mi hanno imposto di non uscire di casa, aiutati anche da un parente poliziotto che mi ha minacciato e aggredito fisicamente. Gli amici hanno smesso di frequentarmi. Stavo per cominciare un nuovo lavoro, ma l’offerta è stata ritirata e all’improvviso mi sono ritrovato disoccupato. Per tentare di riabilitarmi ho finto per un po’ di riabbracciare la fede sotto la guida di un imam». La frustrazione cresce, e con l’aumento delle visualizzazioni del video, ormai diventato virale, crescono anche la persecuzione, gli insulti e le minacce di morte online. La polizia gli fa visita a domicilio per un interrogatorio informale. «In Egitto importa relativamente se sei non credente. La libertà di pensiero non è soppressa in modo equiparabile a quanto succede per esempio in Arabia Saudita. Tuttavia, rendere pubbliche le tue idee allo scopo di propagandarle ti espone alla possibilità di arresto per blasfemia. L’attuale regime non tollera questo tipo di dissenso».

Nel maggio del 2018, arrivato a un punto morto, angosciato e spaventato, Mohamed decide di lasciare tutto ed espatriare. Con l’aiuto di benefattori che prendono a cuore il suo caso e di associazioni come Humanists International, approda dopo varie peripezie in Germania, dove confida di potersi rifare una vita e godersi la libertà di un paese europeo. «Ho imparato subito che avrei dovuto raffreddare il mio entusiasmo. Nel centro di accoglienza presso l’aeroporto in cui sono rimasto confinato per il tempo necessario a sbrigare le pratiche burocratiche per la richiesta di asilo, ho ritrovato lo stesso clima di ostilità e isolamento, nel momento in cui mi sono aperto sulle ragioni della mia fuga dall’Egitto: ho capito così che i rifugiati non sono necessariamente persone più illuminate di quelle che rimangono in patria, e che avrei dovuto continuare a tenere a freno la lingua».

A restare frenata, purtroppo, è anche tutta la sua vita. Mohamed viene assegnato a una remota struttura in un minuscolo paesino in collina nei pressi di Wetzlar, a 100 km da Francoforte, bloccato in un limbo dove non ha alcuna possibilità di lavorare e di avere la vita sociale, affettiva e intellettuale che sognava. Legalmente, in base alle politiche federali di distribuzione degli immigrati sul territorio, è tenuto a non uscire dallo stato di Hesse. Dopo aver declinato per questo motivo molti inviti a parlare ad eventi internazionali, fra cui un intervento al parlamento europeo, decide di rischiare portando la sua testimonianza al festival della libertà di pensiero, Celebrating Dissent, organizzato ad Amsterdam l’estate scorsa. È in quell’occasione che annuncia con profonda amarezza il respingimento della sua richiesta di asilo. «Spero che chi ha firmato quel documento si renda conto del danno che ha provocato. Mi spezza il cuore essere vittima di tanta ingiustizia anche qui in occidente. L’Egitto viene rubricato come un paese “sicuro” per un ateo, ma la realtà è che la situazione è ulteriormente peggiorata: le autorità effettuano controlli a campione sulle persone in strada, cercando qualsiasi evidenza di opposizione al regime. Ci sono quattro cittadini egiziani su cento milioni che si sono apertamente dichiarati ex musulmani in patria, e il governo dà loro attivamente la caccia. Un mio amico è stato recentemente condannato a tre anni di prigione per blasfemia». Il riferimento è a Sharif Gaber, carismatico vlogger già arrestato due volte in passato per reati di opinione e attualmente latitante, dopo la condanna del 15 settembre scorso, scattata sulla base di nuove leggi volute da al-Sisi per dare una stretta ulteriore a qualsiasi forma di opposizione anche online.

Incontro Mohamed a Francoforte qualche giorno prima di Natale. Sembra aver perso molto peso dall’ultima volta che lo avevo visto. Dice che è per la palestra e per il rigido regime dietetico che sta seguendo, ma ho il forte sospetto che sia l’orgoglio a impedirgli di ammettere che semplicemente non mangia abbastanza: vivere con un sussidio inferiore a 400 euro al mese, in Germania, non dev’essere facile. Gli chiedo cosa provi per come sono andate le cose e se, col senno di poi, lo rifarebbe. «Sono solo esausto» risponde. «Sono stanco di vivere nell’incertezza del futuro, nella solitudine, nella frustrazione delle mie aspettative. Ma sono più determinato che mai. Ho molte idee in testa, molti progetti che voglio realizzare, fra cui un vlog in arabo incentrato sulle tematiche Lgbt. Sto pagando un prezzo molto salato per le decisioni che ho preso, certo, ma la libertà non è gratis e il mio è un sacrificio che ho imparato ad accettare».

Intervista di Paolo Ferrarini


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15 commenti

Pasquale

Per quello che può servire cerco sempre di twittare gli articoli UARR con il mio account. Come farebbe un radiomatore che dalla terra del fuoco captasse un sos dall’Alaska. Però mi pare che la narrazione di oggi ponga un quesito grave a UARR. Perchè non montare una struttura parallela a quella di Amnesty solo per l’accoglienza e il sostegno vitale a questi disgraziati. Non solo dopo ma anche prima per organizzargli l’espatrio. Queti paesi forse come è successo in Occidente avranno la loro rivoluzione e tufferanno gli iman o nella sabbia o a mare. Per ora non se ne vede il segnale. E la Turchia sta affondando nel mare di tutte le dittature. Nazionalismo esaperato e bellicoso imperialismo. Non escludo belligerante. Vabbè fantasie. Intanto da questa mezza luna dle mondo occorre solo una cosa, scappare, andarsene, via. E in Occidente organizzare la voce dei fuorusciti che sia di monito anche qui. Ché è evidente che il timore dell’Islam qui è sostenuto con le sciocchezze di un altro credo. E aggiungo di osservare quello che sta succedendo da tempo in Francia. Sottomissione. Mi fermo per non deprimermi. Ma aggiungo: se avessi i mezzi minimi per mantenere un’altra persona adotterei subito l’infelice. Adottiamolo. Costituiamo un fondo di sostegno. Come i banchi del mutuo soccorso ottocenteschi. Si può mica solo parlarne. Mi pare così che UARR debba passare alla Resistenza. Proprio. Qui non si rischia poi così tanto. Cordialità DAS

Diocleziano

Nel numero di quelli accolti qui in Italia si potrebbe far rientrare benissimo questo giovane, è un ingegnere e quindi non completamente bisognoso di sussistenza.
Prendiamo esempio dalla Germania, che ha preteso la consegna di quello avvelenato. Ma visto come sta andando la questione Regeni e quella dei 18 pescatori c’è poco da sperare che ci prendano sul serio. O che non facciano obiezione quelli della Città del Male.

iguanarosa

Non ti pare che di nordafricani accolti ce abbiamo già migliaia di volte troppi?
Non è proprio il momento storico dell’accoglientismo.
Se nasci in una dittatura retriva come l’Egitto, fai finta di essere un credente, per vivere tranquillo. Oppure fai l’attivista coraggioso, senza scaricare sull’Italia i tuoi problemi.

Diocleziano

iguanarosa,
dare a me dell’ ‘accoglientista’ è la più perversa delle accuse, e poi, se mettiamo sulla bilancia da una parte l’ingegnere ateo e dall’altra le decine di migliaia gradite a Zingaretti e a sua Banalità, che differenza ti fa?
Cinicamente parlando potrebbe anche essere conveniente: accendere l’attenzione sull’ateismo, rodimento di fegati sulla riva sbagliata del Tevere…

Gérard

Iguanarosa

Da quanto ho scritto in precedenza nell’articolo relativo al discorso di Macron sul pericolo islamista, non credo che si possa considerarmi un sostenitore dell’emigrazionismo, di quella che con generosa ingenuità viene sostenuta da una sinistra bigotta che abbia perso ogni referimento con la realtà .
Al contrario, ho scritto che è necessario regolamentare più severamente l’ingresso delle persone, soprattutto quelle che provengono da paesi di culture che hanno un’etica in contraddizione con la nostra ( e che non sono pronti a cambiarla ) . Ovviamente tutti questi emigranti non sono potenziali delinquenti ma per quanto riguarda la mancanza di una politica di integrazione, anche di assimilazione (una parolaccia per i terzomondisti) una selezione oppure maggiori controlli devono essere attuati .
Tuttavia ci sono in tutti questi paesi gente come Mohammed Hisham che hanno la possibilità e anche la volontà di integrarsi veramente e di non arrivare a ingrossare la massa di coloro che vorrebbero creare delle comunita con altri valori all’interno della nostra società. Gli atei o gli agnostici sono fra quelli che si dovrebbe accogliere … e sono più numerosi di quanto si possa pensare ! Personalmente, quando vivevo in Italia, ho aiutato molti di loro a ottenere il permesso di soggiorno. Uno di questi oggi lavora negli uffici di un’azienda di Firenze e vive una vita serena con la sua compagna, lontano da moschee o chiese … Un altro in orticoltura, un altro nel settore alberghiero e la sua moglie in una lavanderia industriale . Tutte queste persone (sono tutti atei o agnostici) sono diventate cittadini che partecipano all’economia dell’Italia e al futuro pagamento delle pensioni …
E poi, come lo scrive giustamente Diocleziano, possono accedere l’ attenzione sull’ ateismo … nei paesi musulmani ( il che non è poco ).

RobertoV

Con la tua logica se nasci in un paese clericale cattolico dovresti far finta di essere un credente per non avere e creare problemi?
Hai capito che la persona è in Germania e che lì ha chiesto asilo, come la maggior parte degli immigrati, anche se sbarcati in Italia? Cosa c’entra l’Italia che notoriamente concede asilo molto meno di altre nazioni europee, nonostante le varie vittimistiche fakenews a riguardo vendute in Italia.
Come la mettiamo con l’aiutiamoli a casa loro?
Quindi manco se perseguitati vanno aiutati? Quindi Regeni era un rompiscatole che invece doveva farsi i fatti suoi? Credi veramente di poter vivere in un mondo isolato dove ciò che avviene fuori dai nostri confini non possa avere effetti su di noi?

Mixtec

Carissimi,
abbiamo diversi contenziosi con l’Egitto, a cominciare dal caso Regeni. Siccome gli egiziani fanno “orecchio da mercante”, propongo di punzecchiarli su questo tasto: smettiamo di comprare prodotti provenienti dall’Egitto, e facciamo girare la voce.

Gérard

Mixtec

Questo si che è un ottima idea : l’ Egitto in questo momento non esporta più petrolio perchè copre malappena il fabbisogno del paese però esporta gas .un po di frutta e verdure, cottone ( il cottone egiziano e fra i migliori del mondo perchè è di fibra corta ed è molto apprezzato nell’ alta moda : dunque mandare aviso di boycott agli signori dell’ alta moda (lavoravo nel ramo tessile …) , prodotti metallurgici : qui bisogna avvertire l’ industria meccanica per boycottare i pezzi metallici in provenienza dell’ Egitto .
Ecco tutto quello che si potrebbe boycottare e credo che questo darebbe da riflettere agli agli vari Sisi e militari al potere in Egitto .
Però non si deve dimenticare che cosi, la disoccupazione la quale ha già superato i 30% potrebbe aumentare . L’età media in questo paese è di ca 24/26 anni per una popolazione che ha superato i 100 millioni di persone . Ogni anno sono ca un millione di giovani che entrano sul mercato del lavoro ….
Altri suggerimenti ?

Diocleziano

Dimentichi il turismo: penso che sia il settore che li farebbe piangere davvero.
E se gli italiani imparassero a favorire il turismo interno ne avremmo un doppio risultato.

Gérard

Caro Diocleziano
Ti ricordi probabilmente che nel passato l’uaar ha riferito sulla situazione delle Maldive in merito all’ integralismo religioso e di persone condannate alla morte perchè miscredente . Ebben su un sito turistico internet che elogia il turismo alle Maldive ( sito italiano ) ho scritto che questo paese era integralista e metteva a morte i suoi cittadini colpevoli o di blasfema o di miscredenza e dunque consigliavo di non andarci . Ebbene dopo poco tempo ho ricevuto una marea di insulti da parte di… turisti ( potenziali ) italiani …Credo che andrebbe lo stesso con l’ Egitto .

iguanarosa

Pregiatissimi tutti, non c’è il “Rispondi” alle risposte, perciò aggiungo delle considerazioni in coda a tutti i post (arrivati finora).
L’Egitto considera l’Italia meno di niente e si è visto benissimo nel caso del povero Regeni torturato e ucciso per un sospetto.
Ulteriormente nel merito dell’attivista ateo, purtroppo, pur apprezzando il suo coraggio (tanti atei italiani hanno vissuto l’ostracismo familiare e sociale, in una società intrisa di clericalismo) non c’è più posto neanche per questo simpatico giovane. Sarebbe come dare il via a tanti falsi atei che chiederebbero protezione come tanti falsi omosessuali.

RobertoV

Ma lui ha chiesto asilo alla Germania, non all’Italia e si trova in Germania. La maggior parte degli immigrati vuole andare verso il centro-nord dell’Europa dove ci sono molte più possibilità.
Un ateo omosessuale che chiede asilo all’Italia è un masochista.

Gérard

Roberto V
In confronto a quello che queste persone vivono nel loro paese, l’ Italia per loro è un paradiso ( Ma tutto l’ Occidente in generale…) .

Gérard

Iguanarosa…

Quanti migliai di possibili atei pensi chiederebbero asilo all’ Italia : dieci mila, cento mille … oppure molti di più ? Un pò di buon senso non guasterebbe mica . ” è necessario regolamentare più severamente l’ingresso delle persone, soprattutto quelle che provengono da paesi di culture che hanno un’etica in contraddizione con la nostra ( e che non sono pronti a cambiarla ) . ” che ho scritto più in alto . L’ emigrazione zero non esisterà mai e in previsione di quello che ci aspetta ( l’ esplosione demografica del cosidetto terzomondo e il cambiamento climatico, avremmo ad affrontare problemi che non possiamo imaginarci ancora ) sarebbe giusto dare una priorita a queste persone .

RobertoV

Infatti è questo il problema: è irrealizzabile l’obiettivo di zero immigrati e soprattutto di zero costi anche se gli immigrati sono pochi, perchè anche il cercare di fermarli ha costi elevati, sia economici che politici (basti pensare alla Turchia ed alla Libia). Il modello di tipo sud americano in cui dei ricchi vivono all’interno di mura e filo spinato protetti da guardie private e dalla polizia non è un modello di grande successo e non fa che peggiorare la situazione di chi sta fuori aumentandone la pressione. Ed è utopistico pensare che un problema complesso e sovranazionale, imprevedibile e non programmabile (come il recente caso Tunisia), possa aver risposte esclusivamente nazionali e che dipendano solo da noi.
Una mia curiosità Gerard: ho letto che in Francia si sarebbero organizzati con le ambasciate ed i consolati per la concessione dell’asilo, in modo da evitare che le persone attraversino il mediterraneo e poi stazionino in europa nell’attesa. Mi sembra una scelta intelligente che riduce il numero di clandestini e di attraversamenti, con la conseguente riduzione di mortalità.

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