Non capita spesso, in un paese come il nostro, di assistere a un rapido uno-due laico sulla stessa tematica. E invece è successo, e dobbiamo darne atto a chi l’ha realizzato. Il viceministro alla salute Pierpaolo Sileri, sollecitato dai deputati Gilda Sportiello e Riccardo Magi, ha infatti abolito l’autorizzazione preventiva che era necessaria per la pubblicità dei profilattici. Da parte sua, l’Agenzia del farmaco ha invece eliminato l’obbligo di prescrizione medica per l’acquisto della cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo” compiuto da minorenni.
Beninteso: non stiamo parlando di decisioni epocali. L’Italia si sta soltanto allineando alla normativa degli altri paesi europei, spesso vigente da diversi decenni. Nel corso dei quali ci siamo fatti ridere dietro per ministri come Rosa Russo Iervolino (che nel 1993 fece ritirare gli opuscoli anti-Aids con i fumetti di Lupo Alberto) o come Girolamo Sirchia e Letizia Moratti (che nel 2002 stamparono oltre un milione di volumetti che invitavano i giovani alla castità). Ancora nel 2012, il ministero della salute censurò maldestramente un invito a usare il preservativo. Se paragonati a questi precedenti, anziché alle altre nazioni del continente, i due recenti provvedimenti ci possono dunque apparire persino rivoluzionari.
Il quotidiano dei vescovi Avvenire ha già attaccato frontalmente quella che ritiene essere una rinuncia a «vigilare sull’uso tra le adolescenti». Ha inoltre criticato, nemmeno tanto velatamente, anche l’Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale «le gravidanze nelle teenager sono un importante indicatore di sviluppo di una società, che va tenuto ai minimi livelli». La chiesa cattolica, nell’anno domini 2020, ritiene ancora che le ragazze possano ricevere la cresima già a undici anni, ma che per avere rapporti sessuali debbano invece attendere il matrimonio.
Da un certo punto di vista si può persino essere d’accordo: le scelte sessuali e riproduttive richiedono sicuramente una maturità maggiore delle scelte di fede, che nella stragrande maggioranza dei casi non sono nient’altro che l’automatica acquisizione delle convinzioni dei genitori, dei nonni, dei bisnonni, degli antenati del settimo secolo. Ironia a parte, resta purtroppo il fatto che, una volta di più, il mondo cattolico sta pesantemente riproponendo la sua bimillenaria dottrina patriarcale come un modello a cui lo stato deve adeguarsi: le giovani non devono essere lasciate libere di fare l’amore con chi vogliono, e non devono farlo con tutta la sicurezza che desiderano. Non sono ancora ritenute in grado di scegliere da sole. Hanno bisogno di vigilantes.
E siamo nell’epoca del mediatico Bergoglio. Uno che si lamenta che non ci sono donne ai posti di comando della chiesa, ma che si guarda bene dal fare il nome del maggior responsabile: lui stesso. Perché nelle stanze dei bottoni vaticane comandano tuttora i chierici, inevitabilmente maschi visto che per le donne non c’è possibilità di accesso al sacerdozio. Fratelli tutti, ma sorelle nessuna, dunque: la chiesa discrimina per genere, è sessista, lo è sempre stata, lo rivendica nei suoi testi fondamentali. Il papa non fa proprio nulla per cambiare la situazione e garantire alle donne reali pari opportunità – ma le strategie di marketing oggi pretendono altro, e i mezzi di informazione abboccano.
Avvenire continua peraltro a demonizzare l’aborto anche laddove non è proprio il caso, visto che la pillola dei cinque giorni dopo è un contraccettivo d’emergenza. Di fronte a questo monumentale sfoggio di ipocrisia, giova ricordare per l’ennesima volta che più contraccezione significa meno aborti. E invece, a Iseo, la giunta di centrodestra delibera di assegnare un bonus di 160 euro al mese, per un anno e mezzo, alle donne che decidono di non abortire: Avvenire, in questo caso, plaude con convinzione al sindaco di Fratelli d’Italia.
I giovani sono la fascia d’età più incredula, ma la libera espressione della loro sessualità è ancora ostacolata da una potente casta religiosa di sedicenti vergini ultrasettantenni. Una casta che, tuttavia, non è più così potente da condizionare sempre e comunque le istituzioni – anche perché i giovani votano, e il loro voto sarà sempre più determinante nei prossimi anni. Chissà, due banali provvedimenti potrebbero rappresentare l’avanguardia di cambiamenti laici ben più profondi.
Raffaele Carcano
Continuano a chiamarla ‘pillola abortiva’ sapendo che è una menzogna.
L’articolo di Avvenire è il festival delle contraddizioni, approssimazioni e semplici balle. Soprattutto si evince la preoccupazione per il lavoro degli obiettori, che da ora comincerà a scivolare giù per quel buco oscuro… 😛
“E invece, a Iseo, la giunta di centrodestra delibera di assegnare un bonus di 160 euro al mese, per un anno e mezzo, alle donne che decidono di non abortire”. Cioè 2880 euro per: essere gravata, magari ancora adolescente, di una responsabilità già pesante per una persona adulta, incontrare maggiori difficoltà nel proseguire gli studi o nel cercarsi un lavoro. Ma quale ragazza/donna sensata può accettare una proposta del genere?
Secondo una indagine del Censis di qualche anno fa un figlio costa circa 700 Euro al mese. Personalmente ho provato a fare una stima per i miei figli e sono giunto ad almeno 500 Euro al mese, quando erano piccoli, ma le spese crescono con l’età. Quindi nell’arco della sua vita a carico della famiglia i costi sono ben superiori ai 100 mila euro. Pensare che con una mancetta si possa convincere una persona a farsi carico di un figlio per tutta la vita significa contare sulla stupidità delle persone e sulla capacità di raggirare persone in difficoltà.
«… significa contare sulla stupidità delle persone e sulla capacità di raggirare persone in difficoltà…»
Che è esattamente l’essenza della religione: ottundere la razionalità, creare i peccati e proporsi come la soluzione, però nell’aldilà.
“E siamo nell’epoca del mediatico Bergoglio. Uno che si lamenta che non ci sono donne ai posti di comando della chiesa, ma che si guarda bene dal fare il nome del maggior responsabile: lui stesso. Perché nelle stanze dei bottoni vaticane comandano tuttora i chierici, inevitabilmente maschi visto che per le donne non c’è possibilità di accesso al sacerdozio. ”
Puo’ darsi che in futuro Bergoglio o piu’ probabilmente un suo successore sara costretto a fare il gran passo spinto solo dalla necessita,vale a dire la mancanza di
un numero sufficente di reclute maschili.
Per cui dovra estendere il reclutamento all’altro sesso,come del resto hanno fatto da anni altre confessioni pure cristiane.
Ma credo che il passo che lo precedera sara’ l’abolizione del celibato,che eliminera’ quello che per molte possibili “reclute” era un handicap inaccettabile.
E avra pure il pregio di attenuare un po’ ( ma solo un po’) il fenomeno della pedofilia ecclesiastica,che da utile secolare strumento di disciplina (chi ha la coscienza sporca evita di alzare la cresta)si sta sempre piu’ ritorcendo contro l’immagine,sempre piu’ in crisi,della Chiesa.
@ laverdure
La questione del celibato dei preti è legata ad un’altra questione ancora più scottante, e cioè quella del controllo delle nascite. Un prete sposato, per essere coerente con i principi della chiesa e per dare il buon esempio al suo gregge, dovrebbe avere una valanga di figli. E chi li mantiene tutti questi bambini? Tanto più che difficilmente la madre potrebbe lavorare, con tutta quella prole da seguire. Insomma, finchè la chiesa continuerà a mantenere quell’assurdo divieto degli anticoncezionali dovrà accontentarsi di preti (o pretesse) non coniugati. Salvo ricorrere all’espediente di ammettere al sacerdozio solo uomini attempati, con mogli, si presume, non troppo più giovani di loro. Non a caso il celibato dei preti cominciò ad essere imposto nell’Italia comunale anche perchè i pratici mercanti dell’epoca erano preoccupati per le spese sostenute dai preti per mantenere le loro donne e dei loro figli e che finivano per ricadere sui fedeli.
Ci sarebbero anche conseguenze non immediatamente prevedibili, come stabilire quale sorte avrebbe la famiglia di un prete che muore, chi mantiene i figli e la moglie? Non si possono buttare sulla strada. E se tra i figli del prete qualcuno prendesse una strada poco consona al ruolo del padre? Pagherebbero la pensione o la reversibilità alla vedova? Il prete potrebbe essere tentato a farsi intestare eredità che ora vanno alla chiesa. Conoscendoli, farebbero di tutto per far ricadere tutto ciò sul sistema pensionistico italiano.