Sgarbi e Giorello tra Dio, arte e scienza: più male che bene

Il saggio Il bene e il male. Dio, arte e scienza, scritto a quattro mani da Giulio Giorello e Vittorio Sgarbi, viene descritto dall’editore La nave di Teseo come un incontro sul “mistero di Dio” svolto tra scienza, arte e filosofia. Il tema sembra interessante: spiace dire che lo svolgimento è, se guardato da una prospettiva razionalista, abbastanza deludente.

Il libro è strutturato in tre parti: un saggio di Sgarbi, un saggio di Giorello e infine una conversazione tra i due. Lo scritto del critico d’arte lascia in bocca l’impressione che la trattazione in esso contenuta di dipinti, sculture e opere di architettura, svolta con l’obiettivo di mostrare il legame reciproco tra la divinità, il mondo e la bellezza, sia stata fatta quasi per dovere, e che ciò che davvero a Sgarbi prema raccontare siano le sue personali crociate clericali. Il papa corrente viene definito “ateo” per le sue aperture sul tema dei diritti; Napolitano viene descritto come un omicida per aver bloccato il decreto con cui Berlusconi voleva imporre nutrimento e idratazione a Eluana; la presenza del crocifisso viene difesa perché Gesù fu un grande uomo, talmente grande che su di lui misuriamo lo scorrere del tempo; e così via.

Va un po’ meglio con il saggio di Giorello, più complesso e interessante: focalizzandosi anzitutto sulla storia del pensiero, il filosofo recentemente scomparso delinea un percorso sul rapporto tra religione e libertà passando per Galileo, Newton e Spinoza. Non sempre però la lettura è scorrevole, soprattutto a causa del vizio, tipico di una certa saggistica filosofica ma non solo, di infarcire il testo con lunghe citazioni da testi critici, citazioni che forse avrebbero trovato miglior collocazione negli apparati.

La conversazione finale è forse il momento più sconfortante: il confronto è dominato da Sgarbi, che racconta di nuovo, con parole diverse ma identico egocentrismo, le sue battaglie clericali, svolte sempre in nome di una fantomatica libertà; Giorello è stranamente accondiscendente, interviene molto poco e il più delle volte concorda con il critico d’arte. Certo, non mancano frangenti, connessi in particolare con la difficile e inedita situazione contingente, nella quale la pandemia mette a dura prova la nostra concezione di libertà politica e sociale, in cui le riflessioni portate avanti dal singolare duo possono sembrare condivisibili. Ma non ci abbandona la sensazione che il libro sia una grande occasione sprecata, e che le ottime intenzioni di chi l’ha ideato abbiano dovuto pagare pegno all’immagine pubblica di uno dei due interlocutori, imprigionato nella ‘maschera’ del bastian contrario a tutti i costi.

Mosè Viero

11 commenti

mafalda

Un’occasione sprecata? Tutto quello che scrive questo narcisista frustrato è solo carta sprecata.

Maurizio

I miei complimenti all’autore dell’articolo per avere avuto la pazienza e lo stomaco di leggere un libro scritto da Sgarbi.

VHEMT

Beh…….questo libro mi sembra che sia stato scritto da Giorello poco prima di morire, e, mi risulta che la sua malattia sia durata mesi, perciò POTREBBE ESSERE che fosse subentrata in lui una certa stanchezza di vivere e, di conseguenza, fosse venuta anche la sua voglia di combattere e polemizzare.
Insomma, sgarbi non ha incontrato il Giorello dei tempi migliori: quello che si scontrava di brutto con “monsignor” antonio socci, per intenderci!

VHEMT

errata corrige:
“fosse venuta MENO anche la sua voglia di combattere e polemizzare”

iguanarosa

Quindi lo sciacallo, con rispetto per questi bipedi, si è approfittato di una persona distratta e indebolita dalla malattia.

Diocleziano

Discorso sul rapporto tra dio, scienza, arte e filosofia?
Di primo acchito direi: nessuno!
Togliamo di mezzo la filosofia, già dalla sua etimologia ‘amore per la conoscenza’, non ha nulla da spartire con la religione, regno delle verità immaginarie.
Scienza e dio: credo che il termine ‘dio’ non sia mai apparso in un testo di livello universitario.
Il rapporto tra arte e religione va tutto a vantaggio della seconda in quanto usa e abusa dell’arte per sottomettere i creduloni. Qui il discorso è più complesso: è vero che l’arte abbia avuto molto impulso dalla chiesa, ma a costo di monopolizzarne i contenuti; quando l’arte – pittura, scultura e architettura – si è sganciata dalla committenza della chiesa non si è spenta, anzi!
Forse Sgarbi vuole ingraziarsi qualcuno nell’alto dei cieli ma, se davvero è un credente sa che, dato il suo stile di vita, è destinato all’inferno. 😈

(Io credo che Sgarbi sia talmente ateo da essere convinto è lui dio)

RobertoV

Sgarbi non ha nessuna cultura scientifica e non è proprio in grado di comprenderla. Per lui la cultura è incentrata sull’arte, una visione decisamente limitata e distorta del mondo.
Il rapporto tra arte e religione è lo stesso rapporto che c’è tra arte e dittatura, tra arte ed aristocrazia: deve essere funzionale al regime ed alla propaganda. Basta vedere anche come cambia l’arte col protestantesimo.

RobertoV

Certo che accostare Giorello a Sgarbi ……
Sgarbi capisce qualcosa di arte, sul resto è solo un propagandista e polemista e sfrutta la sua fama mediatica e politica (non di certo ottenuta per la sua cultura), non è un filosofo, nè uno storico e non è in grado di comprendere il mondo al di fuori dell’arte. Che senso ha fare un libro del genere? Che senso ha discutere con un bambino capriccioso e che si crede dio?

Manlio Padovan

La chiesa protegge le opere d’arte per autocompiacimento, per sete di prestigio,per orgoglio terreno.
Quando nel 1598 Ferrara passò allo Stato pontificio si ebbe una colossale dispersione delle innumerevoli opere d’arte per l’ opera distruttiva dei cardinali romani che arricchirono le loro raccolte private e per cessione ai grandi principi europei. E Ferrara era città con università e società colta.

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