La religione è in declino, per diversi buoni motivi

I non affiliati a una religione e gli atei e gli agnostici dichiarati sono in una fase di forte crescita numerica. Che è facilmente verificabile in occidente e in estremo oriente, ma comincia a essere rilevabile anche in America Latina e persino nel mondo arabo-musulmano. È un dato di fatto inconfutabile, anche se non se ne parla granché. Forse perché tanti organi d’informazione preferiscono le false rivoluzioni a quelle vere.

Non è un dato universale, perché in troppi paesi il potere fa ancora capire a tutti che è opportuno seguire la religione tradizionale, discriminando o punendo ogni dissenso. È una strategia che – non abbiamo certo problemi ad affermarlo – persegue anche la Cina “atea”. Ma rimane una differenza fondamentale: a differenza delle religioni, l’incredulità avanza anche laddove non è imposta. Talvolta avanza nonostante sia aspramente combattuta.

Persino la maggior attenzione che i mass media riservano al fenomeno religioso potrebbe rappresentare una conferma di quanto sta avvenendo: per reagire al proprio declino le comunità di fede moltiplicano gli sforzi, chiamano in soccorso le autorità politiche, si estremizzano. È questo l’unico segnale di “risveglio” osservabile, grazie all’impatto crescente dell’islam radicale e dell’evangelismo Usa. Nemmeno l’innegabile successo di papa Francesco e del Dalai Lama sembra in grado di invertire la rotta. Piacciono, ma per ragioni che poco hanno a veder con la fede: a riprova, la chiesa cattolica registra un autentico esodo di massa, e non si verificano adesioni oceaniche (e nemmeno lacustri) al buddhismo tibetano. Quanto sta accadendo sotto i nostri occhi non è la fine della fede, come ritenevano alcuni pensatori un secolo fa, ma è certamente una smentita del “ritorno del sacro”, di cui si scriveva parecchio due decenni fa.

Quali sono le cause dell’avanzata della secolarizzazione? E per quanto tempo ancora potrebbe continuare? Sono due domande a cui ha cercato di rispondere Ronald F. Inglehart nel suo nuovo libro, Religion’s Sudden Decline: What’s Causing it, and What Comes Next? Un estratto del saggio, adattato per il web, è stato pubblicato sul sito della Oxford University Press. Per chi non lo sapesse, Inglehart è un sociologo che, quasi mezzo secolo fa, aveva previsto i cambiamenti sociali, politici e religiosi che viviamo ora. Nel 1981 ha fondato il World Values Survey, una gigantesca banca dati a cui attingono studiosi da ogni paese. L’averla creata gli conferisce una rara competenza sulle direzioni che l’umanità sta prendendo.

Tra gli accademici esiste un robusto consenso nell’individuare nella modernità la causa principale della secolarizzazione: si dividono semmai su quali dei suoi aspetti considerare decisivi. Secondo Inglehart, un elemento chiave è rappresentato dal ruolo della donna, a cui le società tradizionali assegnavano un mero compito riproduttivo, scoraggiando nello stesso tempo divorzi, aborti, omosessualità, contraccezione e qualunque altra attività sessuale non finalizzata alla riproduzione. Le religioni erano ovviamente centrali in questo programma, al punto che quelle che non incentivavano la fertilità sono andate gradualmente scomparendo. L’alta fecondità aveva del resto un suo senso, in un mondo caratterizzato da una massiccia mortalità infantile e da basse aspettative di vita. Ma è un mondo che sta a sua volta scomparendo, rendendo quelle norme non più necessarie e dunque sostituibili con altre, basate sulla libertà di scelta individuale.

Stanno dando il loro contributo anche il discredito generato dagli abusi sessuali e il marcato coinvolgimento politico. Ma Inglehart aggiunge un ulteriore motivo: la smentita alla tesi che il declino della fede possa portare al collasso della coesione sociale e della moralità pubblica. «Per quanto possa sembrare sorprendente», scrive il sociologo, «i paesi che sono meno religiosi tendono a essere meno corrotti e ad avere minori omicidi di quelli religiosi». Per la precisione, «il tasso di omicidio è dieci volte maggiore nei paesi più religiosi». Ovviamente, non è la religiosità a incitare a commettere crimini, «ma sia il crimine che la religiosità tendono a essere alti nei paesi più poveri». In quelli più ricchi e laici, invece, la popolazione, crescendo in una società che garantisce elevati standard di sicurezza esistenziale, «dà sempre più la priorità all’autoespressione e alla libera scelta, con una crescente enfasi sui diritti umani, la tolleranza degli outsider, la protezione dell’ambiente, l’eguaglianza di genere, la libertà di parola». Risultato: tra il 2007 e il 2020, 43 dei 49 paesi osservati da Inglehart sono diventati meno religiosi.

Il calo è stato più forte nei paesi più ricchi (e in particolare negli Usa) ma è stato evidente anche altrove. Ed è destinato a proseguire, se sarà garantita la sicurezza esistenziale di gran parte della popolazione. Quindi, se tale tendenza continuerà, «la previsione a lungo termine è che la moralità pubblica sarà meno determinata dalle religioni tradizionali, e sempre più modellata dalla cultura della crescente accettazione delle minoranze, dell’uguaglianza di genere e dell’ambientalismo, quale è emersa negli ultimi decenni».

Quest’ultima è l’informazione più interessante contenuta nello scritto di Inglehart, ancora più importante della stessa crescita dei non credenti: esiste la concreta possibilità di realizzare un mondo migliore. Le forze della tradizione non resteranno a osservare inerti il proprio declino, ed è per questo che è quanto mai necessario impegnarsi. Ma l’impegno è senz’altro più leggero, quando il vento soffia a favore.

Raffaele Carcano

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27 commenti

Manlio Padovan

Ottima notizia. Certo Freud ci aveva avvertiti che vivevamo ancora nell’infanzia dell’umanità.
Spero solo che la ricchezza non si continui a perseguirla con i metodi attuali perché il covid 19 è figlio di questa ricchezza. Speriamo in un rinnovato e laico approccio all’economia che, per quanto ne dicano gli “esperti”, è, così a me pare, solo una congerie di opinioni mentre la povertà è pure un fatto sociale e non un puro fatto economico.
Nella famosa foto con i tre poveri degli USA e con la didascalia “We are poor”, i tre poveri indossano tre sontuose pellicce.

pendesini alessandro

La religione è in declino, per diversi buoni motivi…Carcano dixit !….

Direi che il declino esiste nella frequentazione di certe chiese cristiane, cattoliche in primis. Ma non di certo –fino prova contraria un calo significativo dei credenti ! Questi a mé risultano –tranne qualche eccezioni- per ovvie ed evidenti ragioni in costante aumento, particolarmente in Paesi sottosviluppati o emergenti del terzo/quarto mondo….
Detto diversamente, il fatto che le chiese cattoliche non facciano più il pienone come qualche tempo fa, non significa che i fedeli abbiano smesso di credere nei loro fantasmatici idoli ! Ci saranno eccezioni, certo ma non sono la regola, la confermano.
Sarebbe comunque interessante conoscere la statistica % degli italiani (ma non solo) che hanno smesso di frequentare le chiese cattoliche, quindi sapere quanti di questi hanno cambiato paradigma diventando atei o agnostici !!! Qui si che avremmo sorprese più che probabilmente inaspettate….

NB Esiste un fenomeno inevitabile della nostra epoca che sembra corrispondere ad un’aura epilettica macrocosmica: il ritorno del fatto religioso. In gran parte del mondo, il potere della fede rimane supremo e le religioni conservano una autorità che viene raramente messa in discussione. Un aspetto perverso di questa situazione è la sensazione di certezza che essa ispira…..

iguanarosa

La storia va nella direzione dell’ateismo. Ci vorranno secoli, e si potrà rallentare il processo, ma è inevitabile.

pendesini alessandro

Non escludo a priori che la tendenza, a lunga scadenza, sia quella dell’ateismo e/o agnosticismo, ma ho i miei dubbi…..

La formazione dell’intellettuale del XXI secolo, lo lascia generalmente in un’ignoranza sorprendente in termini scientifici e disposto, come il politico, a credere qualsiasi assurdità. Pertanto, potremmo auspicare vedere le persone interessarsi su ciò che è, cosi come la nostra natura, particolarmente il funzionamento del nostro cervello, e ricreare a partire da questo interesse o passione una cultura razionale. Questo necessita una profonda evoluzione o « rivoluzione » dei nostri insegnamenti.
Se non sappiamo far penetrare il pensiero o metodo scientifico nella nostra cultura e lo lasciamo al livello dell’approssimazione fantasmatica come succede oggi per la maggioranza delle persone, la rivolta contro la scienza può diventare un pericolo reale del terzo millennio, e come conseguenza emergere qualsiasi tipo di oscurantismo come è già successo e sta attualmente ripetendosi in diverse nazioni.

PS : I dati (2011) indicano che circa l’86% della popolazione mondiale è credente. Le religioni hanno quindi una notevole importanza nella vita quotidiana della maggioranza delle persone nel mondo. In Francia solo il 25% degli intervistati si sente preoccupato, ma questa cifra sale al 98% per gli indonesiani e praticamente al 100% per gli egiziani, la lista non è ovviamente esaustiva….

iguanarosa

Chi discute oggi del futuro ateismo mondiale, non potrà vederlo.
Secondo me sbagli a vedere il mondo futuro per come è oggi. Cinque secoli fa perfino un genio come Leonardo aveva i suoi dubbi, ma credeva alla possibilità dell’esistenza dell’anima. Dissezionava i cadaveri per cercarla. Come si diffonderà la democrazia, con il passare dei secoli, si diffonderà anche l’ateismo. E’ una tendenza che percorrerà la storia.
Fra cinque secoli potrebbero essercere credenti residuali e una maggioranza di atei. Per me la strada è già tracciata e il futuro dell’umanità è l’ateismo. Valutare quanti secoli ci vorranno è troppo azzardato.

RobertoV

Non esistono dati affidabili sulla credenza, perchè in genere sono forniti proprio dai diretti interessati che vivono di propaganda. Per esempio dall’annuario pontificio che fornisce i dati sui cattolici nel mondo puoi trovare ancora che il 98 % degli italiani è cattolico: quanto credibile? Non oso immaginare che cosa si inventino per i paesi in via di sviluppo. Oppure per certe nazioni si da per scontato che tutti siano mussulmani come per l’Egitto. O penso anche al numero di credenti fornito per la Russia dalla chiesa ortodossa, ben differente da confronti fatti sulla popolazione. Inoltre quanto è credibile il dato nelle nazioni dove non è possibile scegliere e dove si rischia la vita a non credere? Sarebbe come fare una indagine sull’adesione al fascismo o al nazismo nella Germania nazista o l’Italia fascista. Ma anche nei paesi democratici molti di quei dati sono poco credibili.
Solo con censimenti liberi e veramente anonimi si potrebbe valutare la realtà del fenomeno ed allora si scoprirebbe quanto siano gonfiati e millantati quei dati.

mafalda

La velocità con cui ci libereremo dal flagello delle religioni dipenderà da quanto tempo impiegheranno le donne a capire che sostengono sistemi di idee che le vedrebbero molto volentieri come schiave. Scandali finanziari delle chiese e pedofilia non bastano per convincere gli atei devoti inconsapevoli che le religioni sono marciume, la paura di non far parte del gregge fa chiudere gli occhi anche davanti ai fatti più disgustosi.

RobertoV

La religione è in declino presso le persone dove c’è democrazia e libertà.
Essendosi diffusa storicamente tramite obblighi, violenze, controllo e privazione della libertà di scelta, soffre dove le persone sono libere di scegliere.
Purtroppo non sono in declino la sua visibilità, aggressività, propaganda, presenza politica e mediatica, la sua ricerca di privilegi. Possedendo enormi ricchezze e privilegi storici sono in grado di esercitare potenti azioni di lobbying e di intimidazione anche se perdono fedeli o i fedeli diventano deboli credenti.
Per esempio in Germania nell’ultimo anno le due chiese cristiane hanno avuto la perdita record di 600 mila fedeli complessivamente, arrivando a rappresentare solo circa il 52 % della popolazione. Eppure continuano a conservare privilegi ed anche in piena pandemia possono tenere aperte le loro chiese nonostante siano centri riconosciuti di contagio, mentre gli altri devono fare sacrifici.

Franco Ajmar

La religione è uno dei risultati dell’attività creativa del cervello umano. Come altri frutti della nostra mente ha avuto ricadute diverse a seconda di come è stata gestita. Da un’attività consolatoria per chi teme la morte come anticamera del nulla a finalità di lucro per chi vuol gestire gli “inferiori” dichiarandosi intermediario nei confronti del “sovrano”. Credo che la constatazione del limite imposto ad un concetto così fantastico dal fatto di dipendere solamente dall’attività di un organo che è (solo) l’evoluzione di in analogo organo dei nostri antenati scimmieschi gradualmente riuscirà a scalfire alcune fiducie, purtroppo (ma c’est la vie) senza fornire sostituti. L’organizzazione concreta delle religioni, con annesse ricadute lucrative, sarà invece molto più difficile da smantellare.

pendesini alessandro

Nell’ateismo esiste, a mio modesto parere, un punto nevralgico !
Non dobbiamo perdere di vista che in certi casi estremi di dolore fisico e/o psichico (inteso come l’elaborazione mentale del dolore che percepiamo) ad esempio, in determinati momenti relativamente lunghi, a volte insopportabili che generano sovente pensieri di suicidio, o sopportabili a grande pena, ecc.. credere in una entità metafisica puo’ essere di un certo aiuto ! Aiuto certamente illusorio, ma che gli atei ovviamente non hanno…..

E’ scontato che quando il cervello non ha risposte a certe domande « soffre »…Quindi inventa qualsiasi assurdità, diventa mitomane pur di trovare una relativa quietudine. In questi casi la nostra eventuale razionalità o buon senso NON è praticamente di nessun soccorso ! E questo lo affermo non solo da un punto di vista neurologico ma da quello che ho visto e vedo in giro, e per esperienza personale.
Detto questo ripeto la famosa frase di Voltaire « se dio non esistesse bisognerebbe inventarlo » (angoisse humaine oblige)…Ma aggiungo : a patto che non sia utilizzato per strumentalizzare, sottomettere o sfruttare gente di « buona fede »…..

Minsky

Ma semplicemente perché la religione è un’idiozia per imbecilli, non potrebbe essere la miglior buona ragione?

Mixtec

Caro Pendesini,
l’UAAR non è impegnato nella crescita dell’ateismo o nella critica delle religioni, o in un ruolo attivo per la loro decrescita. Per quest’ultimo scopo, l’UAAR “è andato sulla riva del fiume ed aspetta …”
Perciò, non devi trovare “strano che l’UAAR -tra una clericalata e un’altra – non faccia riferimenti antropologici, neurologici sull’origine delle religioni iniziando dall’animismo …”
I riferimenti a tali studi possono essere solo frutto dell’iniziativa dei singoli soci, a titolo personale. Ad esempio, io posso segnalare che dal sito:
researchgate.net/profile/Michael_Winkelman2/research
scorrendo in basso le varie pubblicazioni, al January 2019, si può scaricare “The Supernatural After the Neuro-turn.” Si tratta della bozza del libro pubblicato successivamente, ma non credo differisca dal testo poi pubblicato.
Cordialmente

pendesini alessandro

Caro Mixtex (Mixtec chi ?)
Un articolo, degno di questo nome, palesamente imparziale (come una qualsiasi ipotesi) dovrebbe mettere in evidenza la « tesi » senza dimenticare « l’antitesi » ! Ai lettori di trarne la sintesi….
Solo in questo modo posso/possiamo considerarlo razionale ! Dubito che la parzialità lo sia…..
A me risulta che, sovente, la visione dell’UAAR non è affatto olistica bensi riduzionista o ripetitiva ma anche, a volte, noiosa alla nausea ! A torto ?
PS Ti sei già chiesto come mai i tesserati UAAR sono circa 3500 su circa 60 milioni d’italiani ?…. Detto questo potrei affermare che chi non accetta critiche (premesso siano pertinenti) necessita di essere criticato ?
Non vorrei essere frainteso : ritengo che associazioni come l’UAAR siano necessarie dal punto di vista sociale, ci mancherebbe, ma dovrebbero tendere il più possibile verso l’imparzialità.
L’uomo è un miscuglio di « buono » e « cattivo », solo l’incidenza % di questi due elementi varia da una persona all’altra ; mettere in evidenza solamente l’aspetto « cattivo » o « buono » ad esempio, non mi sembra che sia una buona iniziatva…. Sans rancune ?

Mixtec

I Mixtechi erano/sono un popolo mesoamericano, di cui ci è pervenuto un bel codice illustrato, il Codice Nuttall. Uno dei personaggi delle storie in esso raccontate ha, cosa inusuale in Mesoamerica, la barba. Ne ho utilizzato l’immagine, ricombinandola un po’, per un autoritratto. Esso è visibile in Discuaar.
Tornando all’argomento studi antropologici, storici, filosofici etc. nell’UAAR, non c’è speranza: l’UAAR ha come scopo il laicismo, specialmente nei suoi aspetti giuridici. La casa editrice Nessun Dogma sta organizzando una serie dedicata a tale materia: la serie è ovviamente coordinata da Adele Orioli. Si sentono preparati sull’argomento e ne parlano. Non si sentono preparati sugli argomenti da me e da te citati, e non ne parlano. Mi sembra giusto.
D’altra parte non è che l’Italia brilli per studiosi preparati sullo studio scientifico delle religioni: quelli di cui ho notizia stanno sulle dita di una mano, ed ho anche la pretesa di vedere uno di essi allo specchio.

Gérard

Se le religioni spariscono, con che cosa veranno rimpiazzate dal popolino ??? Quando vado su internet e leggo interventi e opinioni , è la domanda che mi pongo .

dissection

Eh, ma non spariranno dall’oggi al domani, Gerard, i popolini avranno tempo & modo di abituarcisi. Ci sarà anche, ragionando sempre in termini di secoli, molto probabilmente un periodo in cui la gente si confronterà su questi temi con la stessa leggerezza con cui disquisisce del tempo atmosferico; prima che dopo ulteriori secoli l’umanità si sia lasciata tutto alle spalle. È una speculazione, certo, ma perlomeno plausibile.

dissection

E la Religione andò dall’Ateismo,
chiese:
O Ateismo, perché la gente sembra scegliere me e trascurare te?
E l’Ateismo rispose:
Perché tu, o Religione, sei la bellissima fantasia,
mentre io,
sono la TREMENDA REALTÀ.

Diocleziano

…l’ateismo avrebbe dovuto aggiungere:
“Ma io non sono così brutto, è che i preti mi disegnano così!” 😛

Fabio

Se è vero che i credenti sono più numerosi nei paesi più poveri, cosa che a me sembra fuorviante e troppo generica, allora la religione non scomparirà mai. O dovremo credere che scomparirà la povertà?

Diocleziano

Basterebbe togliere i preti dai paesi poveri e scomparirebbe anche la religione… 😆

Diocleziano

Penso che l’estinzione delle religioni sia inevitabile, almeno finché le religioni manterranno una base favolistica quale conosciamo oggi. La cosiddetta ‘freccia del tempo’ è irreversibile e assieme all’acculturazione delle popolazioni vanno in un’unica direzione. Sarebbe più facile clonare un dinosauro che non riportare sul mercato un prodotto obsoleto.
L’unica via di sopravvivenza potrà essere data, a una religione tradizionale, da una virata verso una dottrina del tipo ‘scientology’. Molto improbabile e troppo tempo per realizzarlo.
Oppure far cadere l’umanità in uno stato di decadenza tale da far sembrare desiderabile una religione del tipo ‘cattolicesimo. Inorridisco al pensiero, ma lo hanno già fatto una volta.

pendesini alessandro

Basterebbe togliere i preti dai paesi poveri e scomparirebbe anche la religione…
Diocleziano
Senza dei preti e C° potremmo immaginare che l’uomo smetta di essere profondamente superstizioso quindi credulone ? Direi proprio di no, neanche per scherzo….

Il nostro cervello –particolarmente in neocortex risulta pressoché stabile da circa 40mila anni ! Con questo intendo dire che non ha praticamente evoluto. Quindi non vedo come potremmo ottenere un radicale cambiamento della mentalità o cognizione umana togliendo i preti e somiglia ! Questi lascerebbero il posto ad altri tipi di preti « mutati », sciamani e guru new age ecc…e praticamente niente di radicale avrà cambiato !

Solo l’aspetto sociale, scienza, medicina ecc.. ha già da anni evoluto positivamente creando sistemi democratici grazie ai quali l’etica cosi come l’assistenza sociale hanno potuto emergere. Ma la stragrande maggioranza degli uomini erano E SONO TUTTORA profondamente religiosi e/o superstiziosi. Ritengo sia assurdo voler negare questa implacabile realtà…
L’uomo nasce con una certa predisposizione (irrazionale) al sacro e/o superstizione che ha interiorizzato da date remote che possiamo valutare in periodi di 300-400mila anni e forse anche più…Quello che avrebbe dovuto rimanere fenotipico (inteso come apprendimento culturale acquisito) con periodi lunghissimi ha progressivamente mutato in genotipco cioé innato quali la morfologia, sviluppo, proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento, cognizione e astrazione mentale.
PS Non vedo come potremmo cambiare radicalmente questo tipo di comportamento se il nostro sistema limbico-mammaliano (baricentro dell’emozione che predomina le nostre decisioni e convinzioni) rimane tale quale !

mafalda

A questo punto sarebbe interessante capire come funziona il cervello di un ateo, specialmente un laicista, come molti qui e nell’UAAR (che ad altri atei non piacciono perchè troppo radicali). Come mai molti non credenti non cadono nemmeno nel trucco della new age o altri surrogati delle religioni?

Diocleziano

Pendesini,
c’è un elemento fondamentale del quale vedo che non si tiene conto: il “bisogno del sacro” non è un sentimento connaturato nell’uomo: è un condizionamento artificiale provocato ad arte da una casta sacerdotale. Non credo davvero in tutto questo afflato mistico che attirerebbe il popolino. Se i preti svolgessero la loro pseudo-vocazione come un medico svolge la sua professione, cioè uno ci va se ne ha necessità, non credo proprio che avrebbero la sala d’attesa piena di pellegrini imploranti. Non bisogna scambiare la meraviglia dell’uomo davanti al mistero dell’universo per una attrazione al sacro: diamogli un buon libro di scienze e il bisogno del sacro passa. Benché anche io abbia subìto il trattamento standard di sciacquatura del cervello, con me non ha funzionato, perché? Eppure sono nato in una famiglia di cattolici; cattolici immaginari… praticamente atei. Se fosse vero questo bisogno di sacro avremmo dei ‘veri’ credenti, non ti pare? Invece abbiamo dei poveri creduloni, dei semplici superstiziosi che vivono al di sopra delle possibilità della loro animula…

E se, invece di preoccuparci del “bisogno del sacro”, ci preoccupassimo di dare un vero significato all’educazione umanistica dell’individuo? Non per niente oggi stanno tentando di mettere le mani sull’ora di Educazione Civica.
Sacro è uguale a superstizione. Non si va da nessuna parte.

Spero di aver convinto almeno un po’ anche l’amica Mafalda.

mafalda

Diocleziano, non ci vuole molto a convincermi che si tratta soprattutto di condizionamento, ma non darei tutta la colpa ai preti. Non sono una storica, un’antropologa o una neurologa ma a parer mio il desiderio di sacro è nato dalla paura della morte e dal dolore per aver perso i propri cari. Poi il potere e i preti ci hanno messo le mani sopra certo, ma i primi a inquinare i cervelli dei bambini, vere e proprie tavolette d’argilla in cui puoi imprimere le idee più assurde senza che si ribellino, sono i familiari e in primis le loro madri. Ma ci sono speranze: sai qual è la materia preferita dei miei alunni quest’anno? Educazione civica. Ai bambini piacciono la filosofia e la storia, le scienze e le scoperte, il cammino dall’uomo… Poi le mamme li mandano a messa e a dottrina, dove non imparano niente del cattolicesimo e proprio per questo diventano atei devoti inconsapevoli, e magari leghisti baciacrocifissi, l’importante è fare quello che fa il gruppo.

pendesini alessandro

…… « Se fosse vero questo bisogno di sacro avremmo dei ‘veri’ credenti, non ti pare? Invece abbiamo dei poveri creduloni, dei semplici superstiziosi che vivono al di sopra delle possibilità della loro animula »…
A me sembra che in questa frase ci sia un ossimoro….I veri credenti totalmente convinti della loro sia pure assurda ideologia ESISTONO eccome ! Che poi esista una piccolissima minoranza di finti credenti opportunisti ecc..chi oserebbe negarlo ? Ma ritengo che sia l’eccezione che conferma la regola e non il contrario.

…« il bisogno del sacro” non è un sentimento connaturato nell’uomo »….
Non si nasce col concetto innato di « dio » ad esempio, questo concetto non è innato bensi acquisito, e qui le prove non mancano. Ma ritengo che l’uomo è dotato di una predisposizione innata che FACILITA molto più il credere in cose fantasmatiche che in ragionamenti razionali ! Il credente sa inoltre che non corre nessun rischio ; la speranza è per lui –sia pur illusoria- un buon surrogato ! E dico questo sempre tenendo conto che l’uomo acquisisce -inoltre il carattere del luogo in cui evolve conformandosi…
Che poi queste credenze siano amplificate tramite processi ben orchestrati da opportunisti senza scrupolo, che si spacciano per rappresentanti portavoce di dio (non importa il quale) in persona, non ci vuole molto. Ed è propio quello che successe millenni fa alla genesi delle religioni monoteiste, e che succede tuttora !
Solo una piccolissima cerchia riesce, grazie alla cultura razionale e/o scientifica ad hoc a sottrarsi da credenze assurde…Il sapere se questo genera in loro un certo benessere è un altro paio di maniche…

Ritengo aver capito già da anni che l’antidoto dell’ignoranza, generatrice di credenze assurde o sacre, non è altro che l’insegnamento di una cultura razionale, scientifica esente da considerazioni fantasmatiche, mitiche ecc…Quindi quando affermi giustamente : « diamogli un buon libro di scienze e il bisogno del sacro passa »…..puo’ essere vero, ma rimane palesamente utopico in determinate nazioni che totalizzano diciamo 7miliardi di persone dove l’insegnamento di una cultura razionale o scientifica non esiste. La dove c’é povertà, miseria, ignoranza, tasso di natalità esponenziale ecc.. troveremo nella stragrande maggioranza dei casi creduloni predisposti a credere in qualsiasi assurdità sovente per alleviare –sia pur illusoriamente il loro relativo malessere ma anche sofferenze a volte insopportabili….
Ripeto che quando l’uomo soffre intensamente sia per patologie pesanti che psichiche è sovente predisposto a riccorrere a mezzi sacri, metafisici o fantasmatici pur di alleviare in determinati casi il terribile dolore risentito. E questo è valido sia per credenti ma anche, paradossalmente, per certi atei !

Per concludere direi che in determinati difficilissimi momenti, sovente suicidari, il credere in una ipotetica entità puo’ non solamente alleviare le pene sia fisiche che morali risentite ma, a volte, salvarci la vita……

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