«Ho scelto di interrompere volontariamente una gravidanza con la terapia farmacologica. L’ho potuto fare in tutta sicurezza. La Ru486 evita il ricovero ospedaliero e l’intervento chirurgico: una scoperta scientifica meravigliosa per la salute delle donne».
È partita oggi, a Roma, con un camion vela che toccherà diversi punti strategici della città, la nuova campagna dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) incentrata sull’aborto e in particolare sulla Ru486 e che vede come testimonial Alice Merlo, una giovane donna che nei mesi scorsi ha raccontato la propria esperienza in un post su Facebook denunciando che i «maggiori problemi legati all’ivg sono le dinamiche colpevolizzanti, la riprovazione sociale per aver fatto quella scelta, l’imposizione del senso di colpa e del dolore».
«I concetti-chiave attorno a cui ruota la nostra nuova campagna sono autodeterminazione, libertà e scienza», spiega Cinzia Visciano, coordinatrice del circolo Uaar di Roma e responsabile nazionale dei circoli territoriali. «Per questo abbiamo chiesto ad Alice di esserne il volto: perché il suo sguardo e le parole da lei scelte per raccontare la propria esperienza di aborto medico testimoniano proprio tutto ciò: la capacità di ogni donna di scegliere per se stessa, l’irrinunciabilità di decidere del proprio corpo e della propria vita, l’importanza della ricerca scientifica in materia di salute sessuale e riproduttiva».
Il lancio di oggi – con il camion vela che ritrae il volto sorridente di Alice e che girerà per le vie di Roma sostando davanti alla Regione Lazio, al ministero dell’Istruzione, al ministero della Salute, nonché al liceo classico statale Giulio Cesare (assurto nei giorni scorsi agli onori della cronaca per la decisione della preside di censurare corsi autogestiti in materia di identità di genere e aborto) – non è che la prima tappa di questa campagna, che vedrà manifesti informativi e di sensibilizzazione in tutta Italia.
«Con questa campagna vogliamo dire basta ai paternalismi e basta alle stigmatizzazioni», spiega ancora Visciano. «Ma sarà anche occasione per ribadire alcuni degli obiettivi della nostra associazione in materia, come l’abolizione dell’obiezione di coscienza nei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici (che devono garantire premura e tempestività nei confronti di chi chiede di abortire e che dovrebbero inibire l’accesso agli attivisti ideologicamente orientati) e l’imposizione di sanzioni ai farmacisti che “obiettano”. Speriamo inoltre che sia un modo per decostruire il mito dell’aborto come scelta per forza drammatica e sofferta. E per ribadire l’importanza di una legge (la 194 del 1978) senza la quale ripiomberemmo nel dramma – quello sì, sempre tale – dell’aborto clandestino».
Maggiori informazioni: uaar.it/ru486
Comunicato stampa
Ritengo sia più biasimevole fare figli senza desiderarli che abortire.
Mettere al mondo figli senza potere assisterli sia finanziariamente che nell’incapacità di educarli non è una prova d’«amore » come certi ritengono, bensi d’egoismo becero….
Pensa che c’e’ chi critica il fatto che grazie alle analisi prenatali in alcuni paesi come
l’Islanda la sindrome di Down sta scomparendo,perche’ ovviamente la stragrande maggioranza delle coppie preferisce interrompere una gravidanza viziata da tale
patologia,specialmente tenendo conto che una successiva maternita ha buone probabilita di generare prole sana.
“Anche loro hanno il diritto di vivere !” e’ il mantra ricorrente degli antiabortisti.
Il che ricorda la storiella del giovane patrizio romano che chiede al padre se trova giusto che esistano gli schiavi.
“Certamente figliolo.”e’ la risposta dell ‘austero genitore,”Anche loro hanno il diritto di esistere !”
Arrivando ad affermare, come faceva Plutarco, che è meglio bastonare uno schiavo che fracassare una porta…purché si bastoni lo schiavo non in preda alla collera!
Cioè, aggiungo io, per puro divertimento?
Tanto per avere la ciliegina sulla torta in termini di assurdita :
tempo fa un cardinale elogio’ una signora che decise di portare a termine la gravidanza sebbene le analisi avessero segnalato la presenza di una gravissima anomalia del feto,l’ “acefalia”,a causa della quale non avrebbe potuto sopravvivere piu’ di qualche ora.
Come in effetti e’ successo.
Insomma,nove mesi di crescente disagio da sopportare con la certezza di una sua totale inutilita.
Misteri della fede.
Senza contare le donne che,sebbene la loro maternita fosse una scelta consapevole e libera,scoprono troppo tardi che allevare un figlio e’ molto piu’ impegnativo di quanto immaginassero,magari tenendo conto anche dei loro impegni lavorativi,per cui finisce per essere causa di gravi frustrazioni che si ripercuoteranno inevitabilmente sia nel rapporto col coniuge sia ,ovviamente ,in quello col bambino,con le conseguenze immaginabili.
Questo discorso per sottolineare come la maternita non debba essere considerata assolutamente come un “obbligo morale” come pretende certa tradizione in tutte le culture,ma una scelta ragionata in base a molti fattori.
Ho conosciuto diverse donne nel passato che hanno abortito e non hanno nessun problema di farlo sia sul piano accesso all’ aborto nei vari ospedali, sia sul piano morale . Anzi dopo l’ intervento erano sollevate e contente . Pero devo aggiungere che nessuna di loro viveva in Italia e non erano sottoposte a queste intimidazionioni e colpevolizzazioni di stampo cattolico .