Il divario tra decisori politici e cittadini in materia di laicità si fa sempre più ampio. Gli Italiani appaiono infatti sempre più laici e secolarizzati: il quadro Istat 2008/2019 relativo a matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi dipinge un paese sempre meno ancorato alle sue presunte “radici cristiane”. Cala bruscamente il numero complessivo di matrimoni (dai 246mila del 2008 ai 184mila del 2019), sale invece il peso percentuale dei matrimoni civili sul totale: 36.7% nel 2008, 52,6% nel 2019. Ad essere rigettata è in molti casi addirittura l’istituzione stessa del matrimonio, come dimostra il brusco aumento delle “libere unioni”: se nel biennio 1998/1999 le coppie di fatto erano 340mila, il numero è quadruplicato in venti anni arrivando ad 1 milione 370mila nel 2019. Ad uscirne con le ossa rotte più di tutti è però il tradizionale rito religioso, che sembra ormai perdere molto del suo appeal. E la stampa di area cattolica, come è lecito aspettarsi, non la prende molto bene.
Le motivazioni di questa inversione di tendenza sono molteplici. Da un lato, i tempi formativi sempre più lunghi e le difficoltà ad accedere al mondo del lavoro trattengono più a lungo i giovani nelle famiglie d’origine, con la conseguenza ovvia del rinvio delle nozze. Dall’altro, la secolarizzazione spiega il perché sempre più persone preferiscano la sala comunale all’altare. Tuttavia le differenze territoriali sono importanti: nel Meridione un matrimonio su tre è civile; il matrimonio religioso è invece minoritario nelle regioni del Nord, più secolarizzate, dove ben due coppie su tre sono unite civilmente. Prendendo invece in considerazione le sole prime nozze, i dati cambiano: a un Centro e a un Nord più secolarizzati (41,1% e 43,5%) si contrappone ancora una volta un Meridione più ancorato alle tradizioni, dove solo il 21,2% delle prime nozze si svolgono con rito civile. E se l’aumento costante dei divorzi dal 1970 ad oggi declassa il ben noto “finché morte non vi separi” da intimazione lugubre e minacciosa a frase di circostanza, a venire abbattuto è il dogma dell’eterosessualità delle coppie.
All’entrata in vigore della Legge Cirinnà il 5 giugno 2016 è seguito infatti un vero e proprio boom di unioni civili tra persone dello stesso sesso. Le prime coppie erano composte da persone piuttosto avanti con gli anni: il desiderio delle coppie omosessuali di istituzionalizzare la loro unione era stato infatti negato per anni, ostaggio della lentezza della politica italiana, che arrancava da tempo al seguito di una società sempre più laica ed aperta. Oggi la situazione non sembra cambiata più di tanto, in realtà. Lo testimonia, ad esempio, l’ostruzionismo contro il DDL Zan delle frange più cattoliche della Destra (che corrispondono alla quasi totalità della destra italiana, ndr). È tangibile, tra l’altro, il rischio che il DDL finisca nel dimenticatoio con il nuovo governo. Nuovo governo che di certo non promette molto bene: con una quota di ciellini importante e un neo-ministro della Giustizia difensore della “laicità positiva”, è probabile che la vera laicità, per un po’, verrà messa da parte.
Simone Morganti
Il fatto è che i decisori politici vengono votati da cittadini secolarizzati sì, ma non laici. La secolarizzazione è “inconscia”, procede inarrestabilmente ma molto lentamente e irregolarmente, con (poche) fughe in avanti e (parecchie) battute d’arresto, ma procede “da sola” anche semplicemente per gli atteggiamenti della gente, che cambiano con gli usi, i costumi e le epoche. La laicità invece prevede un atteggiamento “cosciente” e un pensiero indipendente e formulato, non subìto cosa che invece le masse si autoprecludono per comodità o pigrizia mentale o chissà che altro. E i decisori politici ovviamente ne approfittano, votati dalla massa secolarizzata a cui viene fatto credere che “laicità” equivalga semplicemente a “non essere parte integrante del clero o qualsiasi altra cosa abbia a che fare con la religione”, trascurando o addirittura non conoscendo il vero significato di indipendenza della cosa pubblica dal fatto religioso; e dei pochi che lo conoscono, molti pensano che sia sbagliato. Speranze, poche…
Insomma stai sottolineando che gli Italiani,quando non sono piu’ obbligati a seguire
un ideale di qualunque tipo,religione compresa,tendono a mollarlo spontaneamente semplicemente per indifferenza e pigrizia,e non per scelta ragionata di seguire,spontaneamente,un ideale differente.
E temo tu abbia perfettamente ragione.
Le ore scolastiche di “indottrinamento religioso”(perche’ tale sarebbe nelle intenzioni della Curia)falliscono si quasi completamente il loro scopo,ma purtroppo per lo stesso motivo per il quale ottengono risultati sempre piu’ deludenti anche le ore di matematica,scienze,letteratura ecc.
Insomma un fenomeno largamente negativo di scarsa partecipazione a quelli che sarebbero i doveri di una societa moderna sempre piu’ complessa,e che trova un risvolto positivo solo nel caso della religione.
Il punto è che, a differenza del condizionamento religioso,
non c’è nessuna educazione alla laicità,
figuriamoci addirittura un’educazione all’ateismo!
Gli atei devono fare tutto da sé.
@laverdure: sì, è esattamente la mia impressione. Potrei sbagliare, eh, ma da quel che vedo e da quel poco che il mio neurone e mezzo mi consente di ragionarci sopra, le conclusioni che traggo sono più o meno queste.
@emperor: esatto.
Ma poi, che accidenti sarebbe la “laicità positiva”? Ho la vaga impressione che secondo questi baciapile l’unica laicità positiva è quella degli atei che non gli rompono i maroni e lasciano il crocefisso lì dov’è.
Certo. Si sono anche inventati il termine laicismo come descrittivo peggiorativo & estremizzante del concetto di laicità, perché siccome questa non gli piace ma è formalmente inattaccabile, allora devono inventarsi un concetto sostitutivo ma infamante onde crearsi un appiglio per tutto ciò che conviene e concerne la loro agenda politica. Tipo l’Italia crocifissa, contrasto all’antiomofobia, e tutte queste belle cose.