Passando sotto la lente Romanae Disputationes, concorso di filosofia per scuole superiori riconosciuto dal Miur, si scopre che ha un elevatissimo tasso di cattolicesimo – in particolare, quello di stampo ciellino. Ne parla Andrea Atzeni nel n. 2/2021 della rivista Nessun Dogma .
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Si ripete sempre che nella scuola pubblica non ci si può approfittare della minorità degli alunni, eppure spesso le cautele cadono quando si ospitano cosiddetti esperti. Quasi mai sono noti i criteri adottati nella loro scelta. Talvolta si arriva ad affidarsi in blocco ad alcune agenzie esterne senza troppo curarsi della loro natura. Oggi poi l’impiego di strumenti digitali ha reso ancor più pervasivi simili interventi.
Qualche mese fa, ad esempio, la lezione inaugurale della settima edizione di Romanae Disputationes (RD) ha raggiunto in diretta almeno 6.300 studenti di 150 scuole sollecitati da 210 docenti (solo gli iscritti ufficiali; ma il filmato è a libero accesso). L’intento era di mostrare «come da un rapporto sano, vitale, tra affetti e legami possa nascere la dimensione comunitaria»: dalla «figliolanza» e «dalla famiglia ai gruppi sociali, fino alla nazione, luogo di nascita comune, la grande comunità delle comunità», e alla sua esclusiva «capacità storica». Il clou è nel mezzo: «La figura dell’androgino [platonico] occupa l’immaginazione sotterranea di gran parte del pensiero sull’amore, sugli affetti, sulla sessualità di tutto l’Occidente. Ha senz’altro come antagonista la tradizione ebraico-cristiana che pone la dualità come la differenza proprio all’origine. Come la teologia recente ha da tempo elaborato, la differenza sessuale è un’immagine di Dio. Lasciata a sé stessa, quanto più si allontana dal deposito ebraico-cristiano tanto più è tentata di tornare all’androgino, alla negazione della differenza, e di preferire ciò che è molto più il simile: l’omofilia». Nella versione scritta della conferenza: «è costante lungo la storia il riproporsi della tendenza al riassorbimento della differenza nell’indifferenza dell’omogeneo. Di qui il primato della relazione omossessuale [sic]».
Non risultano pervenute obiezioni. Il relatore, prof. Francesco Botturi, aveva però già messo le mani avanti. Nel 2015 (mentre con Carlo Casini, Gianfranco Amato e Mario Adinolfi firmava un appello contro le unioni civili) denunciò la lotta alla discriminazione degli omosessuali come effetto della «sindrome di emozionalismo, libertarismo, tecnoscientismo» che impedirebbe qualsiasi dissenso. Lo scorso anno (con Costanza Miriano, Roberto Respinti e Robi Ronza) è poi tornato a scagliarsi contro tale fantomatica «imposizione del pensiero unico».
Le RD peraltro si proclamano volte a «sviluppare le capacità critiche e dialettiche degli studenti della scuola secondaria superiore attraverso un percorso di studio e di confronto, aperto a tutti gli orientamenti culturali». Ma invano si è attesa una trattazione dell’orientamento sessuale meno mitologica. Sono pure tra i progetti di valorizzazione delle eccellenze riconosciuti dal Miur, e vantano la collaborazione della Cattolica di Milano, dell’università di Bologna e il patrocinio di quelle di Bari, Venezia e Padova. Ma non è chiaro cosa ciò comporti. Vorrebbero «offrire una occasione per innovare il modo tradizionale di studiare filosofia, proponendo un approccio tematico e non soltanto storico; si vuole poi favorire nei partecipanti lo sviluppo della capacità di sintesi, delle competenze argomentative e della creatività». Ma l’approccio prevalente è il solito, all’italiana: si sfianca l’uditorio con una prolissa ricapitolazione storica di comodo per insinuare una tesi senza argomentarla.
Le RD sono «ideate e organizzate dal prof. Marco Ferrari in collaborazione con i docenti di scuola secondaria superiore membri del Comitato Didattico e i professori universitari membri del Comitato Scientifico». Questo comitato (trenta uomini e una sola donna) funge da giuria finale del concorso. La componente non confessionale è minima, ben ridotta rispetto alla sua incidenza nei nostri atenei. I membri, con altri studiosi estranei, sono talora chiamati a tenere le lezioni d’indirizzo (o gli interventi più didattici). Anche qui prevalgono i cattolici: Cartabia, D’Avenia, Givone, Di Martino, Esposito, Vigna, ecc. I pochi altri sono comunque in genere assai deferenti: Sini, Cacciari, Boeri, Recalcati, Franzini, ecc. Persino i meno allineati non imbarazzeranno di certo i padroni di casa (i programmi disponibili sul sito li trascurano, mentre fanno affiorare interventi di Fondazione De Gasperi, Osservatorio giovani, ecc). I contenuti, com’è ovvio, mantengono un livello medio dignitoso (come tanti altri disponibili in rete), temi e tesi tradiscono invece margini già segnati.
La gestione si direbbe altrove. Le RD «sono promosse da ApiS, Amore per il Sapere, associazione nata da un gruppo di docenti e professionisti impegnati nel mondo dell’educazione e della cultura con l’intento di promuovere progetti orientati alla formazione delle giovani generazioni». Possibile non abbia una fisionomia più precisa? E i membri del Comitato Didattico proverranno da lì? Più di un quarto insegna nella paritaria cattolica e più della metà di quanti provengono dalla pubblica è riconducibile al cattolicesimo militante. Un campione casuale degli insegnanti restituirebbe numeri ben diversi. È questa la prima giuria, che seleziona le prove dei partecipanti da sottoporre alla valutazione finale. Ebbene, dei premi finora assegnati la metà è andata ad alunni di membri del comitato; oltre il 26% a studenti di paritarie cattoliche (benché a frequentarle non sia neppure il 2% di tutti gli studenti delle superiori); e oltre il 62% a studenti accompagnati da docenti di area cattolica.
Anche altre iniziative cui collabora Ferrari presentano un quadro analogo. Come l’associazione Diesse, il cui statuto è pure genericamente didattico, tuttavia ogni altro riferimento sul rispettivo sito (Meeting di Rimini, Compagnia delle Opere, il Sussidiario, Libertà di Educazione, ecc.) rimanda a Comunione e Liberazione. Interpellato, Ferrari risponde che «se c’è una cosa cui noi di RD teniamo è il pensiero libero, coraggioso, laico». Per il resto: «In Italia c’è ancora una larga prevalenza del cattolicesimo. Cattolici o atei o agnostici non mi interessa. Invito quelli che mi sembrano i migliori filosofi sulla piazza. E se si vuol dire che Botturi è cattolico, De Caro è comunista». A don Camillo e Peppone, insomma, l’ardua sentenza.
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Andrea Atzeni
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Difendere i nostri figli dalle ingerenze del pensiero religioso è una battaglia nella battaglia e purtroppo le scuole possono trasformarsi in luoghi di indottrinamento. Questo perchè non ci sono rigide linee guida a proposito e perchè purtroppo la maggior parte dei genitori, anche quelli non cattolici ortodossi, fanno passare questo genere di cose in cavalleria.