Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica di febbraio è rappresentata dalle iniziative delle istituzioni per garantire l’autodeterminazione delle donne e contrastare la propaganda di disinformazione no-choice. Da un lato la Regione Lazio con una determina ha recepito le nuove linee guida del Ministero della Salute volte a rendere più accessibile la pillola abortiva Ru-486 anche senza ricovero.
Dall’altro i senatori Loredana De Petris, Vasco Errani, Pietro Grasso, Francesco Laforgia e Sandro Ruotolo (Gruppo Misto) hanno presentato la richiesta di un atto di sindacato ispettivo ai ministri della Salute e dell’Interno sulla controversa campagna no-choice dell’organizzazione cattolica integralista Pro Vita che paragona la pillola abortiva a un “veleno”. Si evidenzia come sia “particolarmente grave che circolino affermazioni antiscientifiche e false, potenzialmente lesive della salute delle donne” e che “la campagna comunicativa mette in discussione, senza alcuna argomentazione valida, l’operato degli organismi che regolano l’autorizzazione ai farmaci”. In particolare si chiede al ministro della Salute “quale sia la sua valutazione per tutelare la salute pubblica contro affermazioni pericolose e antiscientifiche” e al ministero dell’Interno “se intenda intraprendere iniziative per accertare la provenienza e la trasparenza dei finanziamenti” ricevuti da certe realtà che mettono in campo capillari e costosissime campagne di questo tipo.
Da evidenziare anche la coraggiosa presa di posizione del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che ha disposto la rimozione dei contestati manifesti perché “lesivi della libertà personale” e definito questa aggressiva propaganda una forma di “violenza”. Il fatto di essersi esposto così gli ha tra l’altro attirato gli strali non solo, prevedibilmente, degli integralisti no choice promotori dell’iniziativa ma anche della diocesi: a rimarcare proprio l’impostazione ideologizzata in senso confessionalista della campagna.
Gli attacchi ai diritti delle donne in materia di contraccezione e aborto sono più virulenti che mai. Lo scivolone della consigliera della Regione Marche Anna Menghi (Lega) che elogiava sui social lo stimolo all’aumento demografico “quando l’allora capo del governo [era] Benito Mussolini” per sostenere che “il regime fece meglio di noi oggi” – poi cancellato – ha destato le critiche da parte di diversi politici. Dal Pd la deputata Alessia Morani, il consigliere regionale Romano Carancini e il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena hanno espresso contestazioni. Intervenuto pure Nicola Fratoianni, che ha denunciato “tanta retorica e poca memoria”. Proprio in quei giorni, mentre infuriava la polemica sulle limitazioni imposte dalla Regione Marche alla pillola Ru486 col corollario delle uscite di Menghi, la deputata Pd Laura Boldrini ha partecipato alle mobilitazioni in piazza per l’autodeterminazione femminile. Paventando il rischio che le Marche si trasformino in un “laboratorio” che prova a “sopprimere le libertà civili”. Hanno aderito alle manifestazioni, tra gli altri, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Articolo 1, Azione, Dipende da Noi, Altra Idea di Città, Giovani Democratici.
Sempre nelle Marche la proposta dei consiglieri regionali di Fratelli d’Italia per una legge che offre sostegno economico alle sole famiglie “naturali” al fine di incentivare la natalità ha generato un’ondata di reazioni indignate. Soprattutto per le dichiarazioni indicative del capogruppo FdI Carlo Ciccioli, secondo cui “il padre deve dettare le regole, la madre deve accudire” e che ha precisato la volontà di tutelare le famiglie “purché naturali”. La deputata Pd Alessia Morani ha ancora una volta ammonito che la proposta, a prima firma di Marco Ausili, è “palesemente incostituzionale” e “rivela una concezione della donna e delle famiglie medievale”. Dal canto suo Gianluca Busilacchi, responsabile nazionale Sanità per Articolo 1, ha contestato questa “cultura” di una parte della destra “più reazionaria che fa fare un vergognoso salto indietro al nostro Paese”. L’eurodeputato S&D Massimiliano Smeriglio parla di “ennesimo attacco retrogrado nei confronti delle donne”. Il consigliere regionale Pd Romano Carancini ha presentato come primo firmatario una interpellanza per chiedere conto alla Giunta di Francesco Acquaroli delle dichiarazioni di Ciccioli, commentando che tali parole “offendono i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione”.
I Giovani Democratici hanno rimarcato: “ancora parole inaccettabili”; il coordinatore provinciale GD di Fermo Luca Piermartiri ha parlato di ennesimo “balzo indietro” della Regione. Nel sostenere la posizione, Katia De Blasio e Mattia Santarelli (responsabili diritti civili della Federazione FM) hanno aggiunto: “siamo dinanzi all’ennesimo tentativo da parte della destra di proporre un’idea di famiglia tradizionale senza porsi il problema di chi viene lasciato fuori da questa immagine”.
Dopo l’opposizione di una farmacista a Lucca nel fornire la pillola del giorno dopo appellandosi all’obiezione di coscienza, Nicola Fratoianni (LeU) ha annunciato una interrogazione parlamentare. “Sconcertante la difesa della farmacista”, ha aggiunto l’esponente di Liberi e Uguali, facendo riferimento alle “argomentazioni moralistiche che nulla hanno a che fare con la salute della donna” e alle “menzogne”: la dottoressa, contestata anche dal movimento Non una di meno, infatti è arrivata a sostenere in un suo sfogo che obbligare a somministrare la pillola del giorno dopo sarebbe simile alle “leggi razziali”.
Il liceo classico di Roma “Giulio Cesare” è stato teatro di un brutto episodio, relativo alla presunta censura da parte della preside di due incontri autogestiti dagli studenti riguardanti l’interruzione di gravidanza e l’identità di genere. Proprio la dirigente non ha avuto invece problemi a organizzare persino a scuola incontri organizzati da gruppi di estrema destra confessionalista contro l’aborto. Alla luce di tutto questo il portavoce di LeU Nicola Fratoianni ha annunciato una interrogazione parlamentare.
Anche in Umbria il fanatismo integralista ha trovato sponda nelle istituzioni, ma è stato anche nelle istituzioni contestato. Il Consiglio comunale di Foligno (PG) ha impegnato con una mozione – presentata dalla leghista Luciana Collarini – il sindaco Stefano Zuccarini e la Giunta a istituire la “Giornata per la santità della vita”. L’iniziativa clericale, dallo smaccato carattere antiabortista e con tanto di elogio al controverso ex presidente Usa Donald Trump, ha suscitato le critiche di Elisabetta Piccolotti (Sinistra Italiana): “un totale delirio ideologico degno del peggiore oscurantismo”, ha chiosato.
Importante la recente decisione della Cassazione, che ha confermato la censura disposta dal Consiglio superiore della magistratura nei confronti di un giudice che si era appellato all’obiezione di coscienza per negare a una donna, agli arresti domiciliari, il diritto di accedere all’interruzione di gravidanza. Il pubblico ministero, nelle conclusioni del caso che riguarda un magistrato di sorveglianza del tribunale di Brescia, ha sottolineato che la scelta di abortire è “un diritto personalissimo che non tollera limitazioni a causa dello stato di detenzione”.
Dopo la bocciatura da parte del Consiglio regionale lombardo della proposta di legge popolare “Aborto al sicuro” promossa da radicali, Associazione Luca Coscioni e altre realtà tra cui l’Uaar, il consigliere e relatore del progetto normativo Michele Usuelli (+Europa-Radicali) ha denunciato che la maggioranza “ha scelto di disattendere gli accordi che erano stati presi nelle scorse settimane per arrivare all’approvazione delle parti meno controverse del testo”. L’iniziativa infatti puntava a rendere più accessibile la possibilità di interrompere una gravidanza e di far ricorso alla contraccezione, per salvaguardare l’autodeterminazione delle donne con una serie di misure.
Il diritto all’autodeterminazione viene sostenuto anche per quanto riguarda il fine vita. Il Comune di Bologna da febbraio fa informazione sulla possibilità di depositare delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), mettendo a disposizione dei cittadini che fanno o rinnovano la carta d’identità un volantino dedicato. Proprio a Bologna venne istituito il primo registro dei testamenti biologici, grazie a una delibera di iniziativa popolare sostenuta della raccolta di migliaia di firme condotta dal circolo Uaar locale e dalle altre associazioni della Rete Laica Bologna.
Anche i tentativi di penalizzare gli omosessuali trovano opposizione. L’improvvida iniziativa – poi ritirata – del capogruppo consiliare della Lega a Collesalvetti (LI) Massimo Ciacchini, noto cattolico integralista, tesa a raccogliere dati sulle coppie omosessuali della zona e su eventuali agevolazioni ricevute, ha suscitato una serie di reazioni politiche. Una lettera congiunta di Pd, Movimento 5 Stelle, le liste Collesalvetti Civica e Cittadini in Comune per Collesalvetti ha contestato quella che appare una forma di “schedatura” che prende di mira le persone lgbt. Anche il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha parlato di “agghiacciante interpellanza”, tra l’altro “anche con profili sgradevoli sul piano della privacy”, annunciando un’interrogazione al Ministero dell’Interno.
Al Consiglio regionale della Liguria Pd, M5S, Lista Sansa e Linea Condivisa hanno votato a favore di una mozione a sostegno del ddl Zan contro l’omotransfobia presentata da Gianni Pastorino, bocciata però dalla maggioranza di centrodestra. Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa, contesta chi “si straccia le vesti in difesa della libertà di pensiero, parlando impropriamente di censura e di imposizione del pensiero unico”, mantra spesso utilizzati dagli integralisti omofobi per attaccare una normativa che non fa altro che ampliare la legge Mancino sui crimini di odio anche a tutela delle persone lgbt oggetto di discriminazioni e violenze. Il capogruppo Pd Luca Garibaldi ha parlato di “Giunta Toti che rimane ancorata al Medioevo”. Dal canto suo il deputato Luca Pastorino (Liberi e Uguali) bolla come “frutto di pregiudizio” le dichiarazioni “disgustose” di alcuni consiglieri contro la legge Zan.
Il Partito Democratico ha presentato al nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi un documento programmatico che, tra i tanti punti, auspica “la rapida approvazione” della legge Zan al Senato, nel quadro di una generale affermazione dei diritti civili. Si menziona anche la necessità di potenziare il congedo di paternità e di prendere misure per l’empowerment femminile. La senatrice Monica Cirinnà, già fautrice della legge sulle unioni civili e a sostegno anche di questa istanza, ha ricordato che non può esserci una “moratoria” sui diritti civili e le discriminazioni con il governo Draghi, nonostante i tentativi degli integralisti di fare ostruzionismo.
L’omofobia trova sempre meno spazio nel discorso pubblico. Di fronte alle ennesime dichiarazioni anti-gay del consigliere triestino di estrema destra Fabio Tuiach contro le persone lgbt, hanno partecipato alle manifestazioni di protesta anche Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Italia Viva.
Si ritiene ancora normale che il simbolo cattolico venga imposto in contesti istituzionali, ma qualche dubbio si fa strada. L’Università di Torino, nel quadro della regolamentazione per le classi on line, ha inserito una disposizione per vietare l’esposizione di simboli ideologici, compresi quelli politici e religiosi. Proprio la paventata “censura” del crocifisso ha scatenato le ire degli integralisti cattolici: l’ateneo sembra purtroppo aver revocato quella che sarebbe stata una decisione di buon senso e neutralità.
Anche la marcatura confessionale (cattolica) degli spazi pubblici, sempre più inattuale, trova dei legittimi dubbi, o comunque deve cedere il passo ad esigenze urbanistiche. A Roma il progetto di pedonalizzare Piazza Sempione con relativo spostamento di qualche metro di una statua della Madonna posta al centro, in modo da posizionarla a ridosso dell’adiacente chiesa, ha scatenato le reazioni degli integralisti cattolici. I consiglieri di centrosinistra del III Municipio di Roma e l’assessore Christian Raimo hanno rimosso uno striscione posizionato da Militia Christi. Quest’ultimo ha parlato di “protesta demenziale, ora anche ottusoclericale”. Il consigliere Matteo Zocchi della lista civica Caudo Presidente ha smentito gli allarmismi degli integralisti, facendo riferimento a “un gruppuscolo di estremisti anti abortisti, fanatici e misogini”, chiarendo che la statua verrà soltanto spostata.
Una nuova sentenza della Corte costituzionale mette in soffitta la tradizione che dà preminenza nell’attribuire il cognome del padre ai figli, dopo aver già aperto nel 2016 la possibilità di dare anche il cognome della madre. È infatti “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” e di “una tramontata potestà maritale”, ormai inattuale. Il caso parte dal tribunale di Bolzano, che aveva chiesto di dichiarare l’incostituzionalità della norma civilistica che non prevede, in caso di disaccordo, di dare il cognome della madre.
Un pronunciamento a suo modo storico, quanto meno sul fronte della laicità in Italia, arriva dalla Cassazione e riguarda lo scampanio molesto delle chiese. Dopo più di vent’anni una professoressa di Lavagna (GE) ha ottenuto finalmente ragione, dopo aver subito lesioni psicofisiche a causa del rumore assordante e in orari non consoni delle emissioni sonore provenienti da una parrocchia delle vicinanze, condannata a pagare 65mila euro come risarcimento. La chiesa infatti continuava a far risuonare i rintocchi e motivetti in parecchi momenti della giornata – persino di notte – senza rispettare la normativa vigente, appellandosi al Concordato del 1984 per continuare impunemente.
La redazione
Tutti i miei complimenti e solidarietà al sindaco di Reggio Calabria.