Ancora oggi in Italia la bestemmia viene sanzionata con una sonora multa: dai 51 ai 309 euro. In un paese tradizionalista come il nostro sembra che questa “piaga” affligga anche il mondo del calcio. Tra i tanti casi negli anni, cui puntualmente segue l’autoflagellazione del profanatore, il tema torna d’attualità in chiave meno vittimistica con le dichiarazioni dell’allenatore Serse Cosmi.
Il casus belli è la partita tra Como e Juventus del 1975: una fragorosa bestemmia all’88esimo diventa il primo caso nazionale. In teoria già all’epoca il regolamento prevede l’espulsione del blasfemo e un calcio di punizione, ma si tende a sorvolare. Il commissario speciale della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gianni Petrucci invoca nel 2001 la stretta sulla blasfemia in campo, da sanzionare con l’espulsione. Nel 2010 la Figc, sollecitata anche da Petrucci in veste di presidente del Coni, allarga il campo dell’inquisizione. L’allora presidente Giancarlo Abete ci tiene a precisare che “se tale comportamento non verrà rilevato dal direttore di gara, sarà possibile intervenire attraverso la prova tv con una sanzione successiva”. Per giunta, allungando i tempi di quattro ore per far acquisire e vagliare i filmati dalla Procura federale. È un illecito, punito dal Codice di giustizia sportiva della Figc all’articolo 37, con tanto di procedimento del giudice sportivo.
L’arrivo dei microfoni in campo e la progressiva pervasività delle telecamere per assecondare sponsor e canali che detengono i diritti ha creato una sorta di Grande Fratello (sarebbe meglio dire “Grande Frate”) clericale. In questo modo tantissime ingiurie che nessuno capterebbe vengono immortalate, magari in diretta. Prevedibilmente si genera un meccanismo conformista che favorisce la delazione tra collaboratori e sportivi, magari per danneggiare la squadra avversaria. Non sono più sicuri neanche gli spogliatoi e la panchina. Senza contare l’invadenza più marcata nelle questioni sportive di sacerdoti e prelati, o delle associazioni cattoliche, sempre pronti a indignarsi e a fare pressing per essere assecondati.
I casi sono numerosi, basti citarne di recenti ed eclatanti. Solo un paio di settimane fa Andrea Tiritiello del Cosenza è stato squalificato per segnalazione “a mezzo e-mail”. A febbraio, il portiere Gianluigi Buffon ha dovuto pagare 5mila euro di multa e Gennaro Gattuso, tecnico del Napoli, ha patteggiato con 3mila euro. Manuel Lazzari, esterno della Lazio, deve saltare una giornata. Nel giugno scorso squalifica-doppietta per Beppe Iachini e Martin Caceres della Fiorentina.
L’elenco potrebbe continuare con altri processi inquisitoriali verso i bestemmiatori. È stata invece la recente reazione dell’allenatore del Crotone Serse Cosmi, espulso per blasfemia, ad avere dato nuova linfa al dibattito. Per una volta non si vede qualcuno cospargersi il capo di cenere, spergiurare di essere un devoto cattolico o addurre la tradizione toscana o veneta a sua discolpa. Cosmi è stato inchiodato dal giudice sportivo per un’espressione pronunciata non in campo ma negli spogliatoi durante l’intervallo della partita con il Torino, “rilevata dal collaboratore della Procura Federale”. Dopo il match con la Lazio, cui non ha potuto assistere dalla panchina per la squalifica, interpellato dai giornalisti si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa. Con tono pacato, esprime perplessità sul fatto che “neanche mentre rientri nel tuo spogliatoio tu possa parlare”, “lasciarti andare”. Aggiunge: “mi auguro che si ritorni presto a prendere in considerazione questo tipo di normativa per quello che riguarda la parola blasfema nella maniera giusta” dato che “fino a prova contraria io penso di vivere in un paese laico”. “Ci sarebbe da disquisire anche sul contenuto della norma”, ma avverte, “non lo voglio fare perché sennò entrano in mezzo tutte le associazioni clericali”. Basterebbe una modifica: “o modificano le norme o modificano le persone che stanno vicino, dentro gli spogliatoi”. Viste le levate di scudi (crociati), Cosmi ha poi precisato che “era una riflessione generale”: “auspicavo solo che si avesse la serenità di valutare con più attenzione eventuali frasi dette in momenti di tensione”, “non ho mai pensato di sdoganare la blasfemia e far passare una bestemmia come una cosa normale”.
Contestare la condanna per la bestemmia non ha come obiettivo, come qualcuno potrebbe credere, aprire le gabbie al “rutto” libero o all’offesa gratuita. Al di là dell’epidermica antipatia che anche un non credente può avere nei confronti della bestemmia in quanto espressione volgare oppure offensiva verso la sensibilità dei credenti, il punto non è il gusto personale o il tatto da avere. Quelle rimangono appunto questioni di coscienza, lasciate al buon senso degli interessati al fine di garantire la convivenza civile. Archiviamo poi l’assurdità prescrittiva per cui un “vero” ateo non dovrebbe bestemmiare, altrimenti vorrebbe dire che ci crede: sebbene appaia arguto, questo ragionamento è sofistico. Un ateo non bestemmia perché in maniera recondita crede in dio ed esprime rabbia verso di lui, come vorrebbe qualche bigotto in vena di transfert, o qualche ateo iper-moralista. Lo fa perché è un intercalare comune in certe zone e contesti, per lo scarso controllo di sé che può avere quando si sfoga, per la potenza espressiva, persino come forma di protesta. Altrimenti non dovremmo nemmeno usare tante espressioni di uso comune con rimandi religiosi come “addio”, “oddio”, chiamare qualcuno scherzosamente “angelo/santo/diavolo”.
Occorre superare i retaggi confessionalisti che ancora pervadono la nostra legislazione per arrivare a uno stato più laico. E la sanzione sulla bestemmia è un residuo, l’ennesimo, della normativa fascista che tutelava l’allora religione di stato, quella cattolica. Frutto del Codice Rocco degli anni trenta, l’articolo 724 considerava reato anche l’offesa “contro la Divinità o Simboli o le Persone venerate nella religione dello Stato”. Solo nel 1995 la Corte costituzionale toglie il riferimento alla religione “di stato” (la revisione del Concordato l’aveva fatto un decennio prima), lasciando la tutela alla sola divinità, allargata alle varie religioni. E solo una riforma del 1999 lo derubrica – si fa per dire – da reato a illecito amministrativo, sempre passibile di multa.
Se è vero che nel mondo del calcio il turpiloquio è frequente, l’occhiuta repressione della bestemmia ha poco a che vedere con l’offesa in sé e si presta a grattacapi dal punto di vista giuridico. Spesso non è in flagranza e spesso sono le telecamere a “puntare” certi giocatori o tecnici per inseguire l’ennesima polemica. E a monte, a voler essere pignoli, è problematico supporre l’esistenza di una “persona” divina da tutelare. Perché, di norma, è l’interessato a dover sporgere denuncia se si sente calunniato o diffamato. Se dio si sente insultato quando lo si accosta a qualche sua creazione biologica può sporgere denuncia lui. O chi lo fa per suo conto deve essere munito di una debita procura, firmata dall’interessato. Qui scendiamo volutamente nel ridicolo perché, a rifletterci serenamente, è ridicolo proprio il fatto che uno stato si erga a giudice per conto di dio. Ma ormai tanti – persino non credenti – sono così immersi nel confessionalismo sistemico da scambiare lo scudo anti-bestemmia con l’esigenza della buona creanza.
La repressione della bestemmia serve infatti a creare un clima culturale di sospetto e di riverenza nei confronti della religione dominante, a far diventare certi concetti un tabù, a limitare la libertà di espressione. L’attore comico Enrico Montesano, interpellato sul caso Cosmi, involontariamente rende bene questo clima: “La bestemmia è una cosa molto grave. Perdono, ma non giustifico, non lo ammetto. Perdonare è cristiano, ma che si ammetta in campo una bestemmia non è rispettoso per la religione cristiana, quindi non è ammissibile”. Anche lui, da devoto, si appella alla tutela della religione dipinta come bistrattata, invidiando il piglio di altre culture: “vorrei un po’ difendere questo nostro cristianesimo, che mi sembra un po’ indifeso. Mi sembra che altre religioni siano molto più ferme e decise, e le sanzioni siano molto più gravi se ti azzardi ad offenderle”. Infatti in molti paesi, specie quelli musulmani, qualsiasi critica alla religione viene interpretata come “blasfema” e sanzionata, talvolta con la pena di morte. Qui da noi gli integralisti cattolici puntano ad allargare il campo della blasfemia, con campagne di ossessiva indignazione e panico morale (spesso a “difesa” dei bambini). Ora la attribuiscono persino al passato Festival di Sanremo. Meno male che era l’Uaar a far “polemica” sulla kermesse!
La regressione confessionalista sulle bestemmie nei campi italiani aveva suscitato il netto disaccordo del sindacato internazionale dei calciatori FifPro, già nel 2010. “Ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole, anche se può essere spiacevole”, sottolineava l’avvocato Wil Van Meger, “In base alle norme nazionali e alla legislazione internazionale, la libertà di espressione può essere rivista soltanto con un atto del Parlamento. Il potere di una federazione sportiva non può essere estesa ai diritti fondamentali. Se la Figc vuole punire questo, lo può fare solamente con l’appoggio del Ministero della Giustizia. Ma vorrei far notare che nessun governo ha fatto qualcosa del genere negli ultimi 100 anni”. Parole sante di una voce nel deserto, verrebbe da dire, se non fosse “blasfemo”.
Valentino Salvatore
Bisogna farsi furbi e sforzarsi di sostituire alle colorite (ed espressione del patrimonio culturale italiano) esclamazioni, parole come queste:
“Per tutte le tonnellate di oro di città del vaticano!”
“Per il miliardo di euro e passa dell’otto per mille alla chiesa!”
“Per i 5 milardi di ICI non versata dal vaticano!”
Ammetto che sono un po’ lunghette, ma ci si può sforzare e abbreviarle magari. Sono tutte verità, il vaticano possiede davvero tonnellate (mi pare 65) di oro, prende davvero un miliardo e passa dalle tasche della gente con l’otto per mille e deve realmente 5 miliardi di euro di ICI illegittimamente abbuonatigli da un governo compiacente e l’Europa ne ha ingiunto il recupero.
Scommetto che poi preferirebbero lasciar sacramentare la gente piuttosto che vedere queste verità ripetute da milioni di persone o dette dai calciatori davanti alle tv!
Curioso citare in conclusione l’opinione di Wil Van Meger, che sarà pure avvocato (non si specifica in che stato), ma pare ignorare la normativa italiana.
La normativa punisce solo la cosidetta offesa contro la divinita’ principale. La FIGC punisce tutto. L’illecito amministrativo e’ punito con un’ammenda massima di @ 300 euro. La FIGC ha staccato multe per migliaia di euro. Anni fa Ninja fu multato per 20.000, cioe’ SETTANTA volte di piu’ della multa massima imposta dallo Stato. Inoltre, il calcio contempla anche la squalifica, che, a tutti gli effetti, e’ una pena detentiva! Se vuoi proprio proteggere ‘sti clericofascisti, fai come cantava Mina: “… Cerca un altro argomento, di conversazione…”
Io segnalavo solo che la normativa nazionale, che l’avvocato in questione pare ignorare e perciò invoca la necessità di un atto del parlamento, prevede sanzioni. Tu rispondi che la FIGC punisce più severamente dello stato. E quindi? Se è una questione di leggi dello stato, la legge cìè. Se è una questione di regolamenti interni a una federazione sportiva, sono fatti della federazione sportiva. Sbaglio o c’è pure la regola che durante la partita bisogna tenere i calzettoni su e che non ci si può togliere la maglietta: chiediamo un atto del parlamento per consentire ai calciatori di portare i calzini abbassati?
Giannino,
questo e’ quello che c’e’ nell’articolo.
“…..Ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole, anche se può essere spiacevole”, ….In base alle norme nazionali e alla legislazione internazionale, la libertà di espressione può essere rivista soltanto con un atto del Parlamento. Il potere di una federazione sportiva non può essere estesa ai diritti fondamentali. Se la Figc vuole punire questo, lo può fare solamente con l’appoggio del Ministero della Giustizia….”
Le parole/locuzioni/ frasi chiave sono: la libertà di espressione, può essere rivista soltanto con un atto del Parlamento. Il potere di una federazione sportiva non può essere estesa ai diritti fondamentali.
Diritti FONDAMENTALI, caro Giannino, quelli prescritti nelle Costituzioni e nelle varie dichiarazioni e convenzioni internazionali, come dice l’avvocato. Vogliamo mettere diritti fondamentali col calzino abbassato? Allora, perche’ non metterci dentro il fatto che il portiere deve avere una maglietta di colore diverso da quella dei compagni (per essere riconosciuto)? Ne’ la Costituzione ne’ altre leggi inter/nazionali parlano del “dress code” delle persone e/o degli sportivi. Ribadisco il concetto “ubi maior minor cessat” da me espresso gia’ qui e su quotidiani sportivi. Se c’e’ gia’ una normativa in materia, la FIGC non puo’ opporsi ad essa o ergersi al di sopra di essa. Se un giocatore “bestemmia” tutt’al piu’ lo segnala alle autorita’ competenti e solo se “offende” la divinita’ principale. Madonne, gesucristi e santi vari non rientrano nello specifico. Esiste uno Stato di Diritto in Italia, remember!
Montesano rivela quindi ciò che il cattolco medio realmente prova: invidia per quei paesi dove la religione è difesa dallo Stato con severità e rigore.
L’attore comico diventerebbe ridicolo se non fosse tragico.
Caro Maurizio, il vaticano ha abolito la pena di morte solo una 50ina di anni fa, cioe’ da 2 sole generazioni, e solo grazie al fatto che noi “sessantottini” gli abbiamo messo qualla che a Roma si chiama “strizza”.
Montesano e’ laziale e quindi fascostoide per definizione. Saro’ di parte (sono romanista) ma e’ cosi’!
«…Mi sembra che altre religioni siano molto più ferme e decise, e le sanzioni siano molto più gravi se ti azzardi a offenderle…»
Caro Montesano, invece di invocare “er pugno de fero”, come diresti tu, prova a ripulire, rendere più credibile, spazzare via la montagna di balle contenute nelle ‘sacre’ scritture. Credo che se faceste questo, alla maggioranza dei credenti passerebbe la voglia di esporre e imporre le vostre fantasticherie. Ti sei mai chiesto con quale diritto chicchessia abbia il diritto di punire chi non la pensa come te? Campo de’ Fiori è passato invano?
Per quanto espressione volgare, trovo un’idiozia punire la bestemmia detta in un momento di tensione. Poi l’associazione sportiva può darsi norme di decoro interno. Dovrebbe essere la legge nazionale a non punire la bestemmia così come non vengono punite le altre parolacce (se non rivolte a persone reali).
“Tutto cio’ che ci piace di piu’ nella vita o e’ dannoso alla salute o e’ proibito”. Non ricordo chi disse una cosa del genere, ma a giudicare dalla causticita’ , deve essere stata una delle seguenti 3 persone: Mark Twain, G.B. Shaw e/o Oscar Wilde.
Parafrasando: tutto cio’ che viene giudicato volgare, osceno o sporco e’ quello che la religione (il cattolicesimo in particolare) aborrisce.
Ma chi l’ha detto che la bestemmia sia volgare? Sapete cosa significa volgare? Secondo il vocabolario: “..Del volgo, degli strati socialmente, culturalmente ed economicamente inferiori della popolazione…” E’ un epiteto classista, paternalista. Questo si che e’ una bestemmia ed e’ da abolire.
Purtroppo il legislatore ancora usa certi concetti per giustificare la non totale abolizione della bestemmia e si rifugia dietro “la morale comune/corrente, il buon costume ” etc…. E’ ora di finirla.
Sta cosa della offesa “dei sentimenti dei cattolici” deve terminare. Non si capisce come si arroghino il diritto di offendersi per interposta persona. E poi, anche sul fatto dell’espressione volgare ci sarebbe da ridire: ammesso e non concesso che sia vero, e allora?
E allora, quelli di Codroipo?! 😛
A ben guardare, i cattolici sarebbero stati delle persone normali se non fossero stati
deformati dai preti. Che li hanno resi permalosi e malmostosi. Che se la sbrighino tra di loro…
Ricordati di Steven Weinberg, Premio Nobel per la Fisica, 1979,che disse:
La religione è un insulto alla dignità umana. Con o senza di essa avremmo persone buone che fanno cose buone e persone malvagie che fanno cose malvagie. Ma, per far si che le persone buone facciano cose malvagie, c’è bisogno della religione.
Ben detto. La considerazione verso la cosidetta sensibilita’ religiosa non e’ ne’ un loro diritto ne’ un nostro dovere, se loro non sono disposti a dimostrare altrettanta considerazione verso le sensibilita’ laiche, civili, sociali di tutti gli altri. Ma non lo fanno. Quando gli fa comodo si attaccano ai loro diritti (La Costituzione dice che….), ma altre volte rivendicano il loro ubbidire ad una legge superiore a quella umana. Rigeneriamo la Costituzione e modelliamola su quella Sovietica del 1921, che gia’ 100 anni fa trattava la religione come un fatto personale, con tutti gli annessi e connessi.
Certo che a pensare a quanti “cattolici” vi siano nel calcio, che si segnano regolarmente durante la partita, fa sorridere che vi siano così tanti “bestemmiatori”. Siamo un paese di “cattolici” secondo le continue affermazioni, ma abbiamo bisogno di leggi contro la blasfemia (che è ben altro delle sole bestemmie) per mantenerlo tale: alla faccia della libertà. Ed in più abbiamo persone nostalgiche che troverebbero ancora oggi normale usare la repressione e la violenza come nei bei tempi andati: per fortuna che dicono di essere oggi tolleranti ed una religione di amore.
Con tutte le imprecazioni dei calciatori dovrebbero essere “offese” parecchie “divinità”.
Certo che pensare che una partita possa essere decisa da una bestemmia …..
Personalmente la bestemmia peggiore è quella di Cosmi che credeva di vivere in un paese laico: ed infatti i clericali si sono offesi.
E che dire delle tremende offese che si scambiano i tifosi? Offese che non di rado sfociano nel sangue, però le chiamano ‘sfottò’ e non vengono nemmeno multate, mentre quelle alle divinità sono ‘blasfemia’ e sono punite in vario modo. Fino alla morte! Due fedi, due misure.
https://www.ansa.it/sito/notizie/sport/calcio/2015/09/30/dito-medio-ai-laziali-deferito-de-rossi_934ac243-9003-41cb-9266-3e299aa01e32.html
e comunque: forza Roma
Penso di aver detto abbastanza su un argomento per me molto sentito. Mi sono perso in un dedalo nel rispondere a questo o a quell’ utente. Chiedo venia a tutti, specialmente alla Redazione.
Una riflessione finale che non mi pare sia stata evidenziata da altri (finora): la discriminazione, non quella filosofico/religiosa, ma quella territorial-linguistica.
Mi spiego. Pur restando ai casi degli ultimi mesi si vede chiaramente che, da Inzaghi a Cosmi, da Lazzari a Cristante e a Buffon, TUTTI i penalizzati sono italiani. Perche’? Semplice: siamo in Italia. Gli arbitri, gli addetti ai VAR, le commissioni giudicanti NON SONO plurilingue. Che si senta o meno, che si legga il labiale con la prova TV, quale arbitro/ dirigente puo’ distinguere tra le varie lingue? I giocatori non italiani sono la maggioranza almeno in serie A. Chi li capisce se bestemmiano nelle loro lingue? E non parlo solo dell’inglese, francese, tedesco e olandese. Abbiamo marocchini, egiziani, gahanesi, senegalesi, armeni, turchi (che proverbialmente bestemmiano tanto, LOL). La prova?
Hakim satildi, etorri hona, isten disznó, mirësia hyjnore, phū̂h̄ỵing s̄wy, tuhan babi. Quali e quanti di queste sono bestemmie? E non cercate sul traduttore!
Bravissimo. Per onestà, non cercherò sul traduttore, quindi dico che secondo me lo sono tutte. La bestemmia è SOLO nell’orecchio di chi ascolta. E ovviamente concordo con la tua considerazione sul volgare/non volgare, che è un classico argomento fantoccio, imo.