Chi si batte contro Erdogan si batte anche per noi

I laici hanno sempre riservato un’attenzione particolare alla Turchia, che ha rappresentato il più avanzato tentativo di separare politica e religione in un paese a maggioranza musulmana. Quando nel 1923 Ataturk prese il potere, cominciò a usare la parola ‘laiklik’ e la inserì tra i sei principi fondamentali della sua azione politica. Che fu sicuramente laica, e per certi versi anche più laica dei paesi europei dell’epoca. Il voto alle donne fu concesso nel 1934 (in Italia nel 1946) e il principio di laicità fu inserito esplicitamente nella costituzione nel 1937 (in Italia non è ancora accaduto, nonostante quanto stabilito dalla Consulta). Ataturk introdusse l’educazione pubblica, obbligatoria e laica e accordò libertà religiosa alle minoranze non musulmane. Vi furono anche ombre innegabili: l’islam fu gestito con mano ferma dal governo stesso, e la Turchia dell’epoca non fu certo un modello di democrazia – anche se la stessa Europa, all’epoca, non forniva molti esempi positivi.

In ogni caso, la Turchia cominciò a incamminarsi sulla via del progresso. Un sistema che con alterne fortune e qualche colpo di stato è rimasto in piedi fino a oggi. Ma solo formalmente. Quasi vent’anni fa prese democraticamente il potere il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) guidato da Recep Tayyip Erdogan, e non l’ha più mollato. Il paese è diventato uno stato presidenziale molto rigido, dove è facilissimo finire agli arresti se si è un politico di opposizione, un esponente curdo, un giornalista, un manifestante per la conservazione di un parco, persino il presidente di una ong.

E dire che l’Akp, nonostante il passato islamista del suo leader e dei suoi principali collaboratori, all’inizio si presentava come la variante islamica di un partito democristiano, al punto da avere stretto legami col Partito popolare europeo. Abbiamo invece assistito a un lento ma incessante ritorno verso l’islamismo, un islamismo “molto comprensivo” persino nei confronti dell’Isis.

Ovviamente, l’autoritarismo di Erdogan è stato ampiamente praticato anche su tematiche religiose. Santa Sofia è ridiventata una moschea, il darwinismo non viene più insegnato nei licei e le università sono state poste sotto il controllo governativo. Il pugno duro antilaico ha inevitabilmente colpito anche le persone lgbt+ e soprattutto le donne, dalle limitazioni al diritto all’aborto allo sdoganamento del matrimonio riparatore. Se il principio di laicità non è ancora stato eliminato dalla costituzione, è soltanto perché la costituzione non considera emendabile il proprio carattere laico. Ma già da tempo è stato completamente svuotato di contenuti.

È di ieri non soltanto la notizia che Gezi Park (che ricadeva sotto l’autorità del Comune di Istanbul, guidato dall’opposizione laica) è stato nazionalizzato, ma che con decreto presidenziale è stata altresì ritirata l’adesione della Turchia alla Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, firmata proprio a Istanbul nel 2011. Il sultano Erdogan ritiene (ora) che promuova il divorzio e l’omosessualità. Le donne sono immediatamente scese in piazza dando vita ad ampie manifestazioni di protesta: con ottime ragioni dalla loro parte, visto che nel paese ne viene uccisa una al giorno, e la violenza è in continuo aumento. La polizia è immediatamente intervenuta contro di esse. La giornalista e scrittrice Esmahan Aykol ha scritto sulla Stampa che si è procurata un’arma, visto che lo stato non sembra più intenzionata a difenderle.

La Turchia è in piena crisi economica, la moneta nazionale sta sprofondando ed Erdogan ha appena licenziato il governatore della banca centrale: come sempre, nel giudicare i populisti autoritari, è difficile capire quali confini vi siano tra lo zelo della propria fede e la possibilità di strumentalizzarla. Resta il fatto che la religione è sempre al servizio del populista autoritario, sia esso cristiano (la Polonia, l’Ungheria, la Russia, gli Usa di Trump, l’Italia immaginata da Salvini e Meloni), musulmano (Iran, Arabia Saudita, Egitto, e via shariando), ebreo (Israele), induista (India) o buddhista (Thailandia e Myanmar). È una costante troppo costante per rappresentare un caso. In fondo, anche la Polonia ha annunciato il ritiro dell’adesione alla Convenzione, e il partito che la controlla fa parte dell’Ecr, il gruppo euroscettico di estrema destra di cui è presidente Giorgia Meloni e in cui per cinque anni è stato osservatore proprio l’Akp di Erdogan. Tutto torna.

La Convenzione è stata emanata dal Consiglio d’Europa. Per due decenni, nel vecchio continente, siamo rimasti troppo silenziosi e inerti nei confronti dei crimini del regime turco, arrivando addirittura ad accettare i suoi ricatti sui migranti. È tempo di cambiare completamente atteggiamento. Il mondo democratico e laico deve sostenere concretamente tutti coloro (credenti o no) che ovunque si battono per gli stessi valori – ma con un coraggio incomparabilmente più grande. Se perderanno loro, alla fine perderemo anche noi.

Raffaele Carcano

 

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6 commenti

Gérard

La Turchia è alleato dell’ Occidente… Discorso di Erdogan nel 2017

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che nessun europeo potrebbe “scendere in piazza in sicurezza” se l’Unione europea (UE) mantiene un atteggiamento nei confronti della Turchia che ha ritenuto ostile.
“Parlo ancora una volta agli europei (…) La Turchia non è un Paese che si può scuotere, dal quale si può giocare conil suo onore, dal quale si possono espellere i suoi ambasciatori “.
” Se l’ Europa continui a comportarti in questo modo, domani nessun europeo, nessun occidentale potrà fare un passo sicuro, con serenità in strada, in nessuna parte del mondo”, ha aggiunto…

KM

L’avesse detto qualcun altro, gli USA e la NATO avrebbero gia’ bombardato il Paese al suolo!

RobertoV

Funziona così anche per l’Arabia Saudita: se sei alleato dell’occidente sei intoccabile anche se sei un criminale e sostieni il terrorismo.
Erdogan sa che ci sono almeno 5.5 milioni di turchi nell’Europa occidentale e che sono in stragrande maggioranza sostenitori di Erdogan, con parecchi radicalizzati.
Così ha una forte arma di ricatto e minaccia. Inoltre ha anche l’arma degli immigrati che utilizza in modo spregiudicato.

Gérard

Roberto V

E strano che tutti emigrati che vengono vivere in Europa non sembrano apprezzare molto tutte le libertà e vantaggi sociali ( in confronto a loro paesi di origine ) dai quali godono !? Se Erdogan fosse eletto con i soli voti degli emigrati in Europa, dovrebbe avere una maggioranza schiacciante, lo stesso con il partito islamista tunisino Ennahda, o il FIS algerino …L’ anno scorso, ero andato nella vicinissima Germania in un bar frequentato in maggioranza da turchi e discutendo con il gestore, turco anche lui, mi disse a voce bassissima che non era d’ accordo con Erdogan, ma che se i suoi clienti lo sapessero, avrebbe avuto grossi problemi …

KM

Gentile Raffaele,
spedisco un estratto dal Prologo di un mio saggio “in fieri” intitolato “Non c’e’ piu’ religione – E cosi’ sia (o almeno, cosi’ dovrebbe essere)”. Non sono ne’ il primo e ne’ saro’ l’ultimo a mettere in risalto il nesso instricabile tra religione e poteri. A questo proposito, consiglio a tutte le persione di buona razionalita’ la visione di un film del 1970: Il Potere, di Augusto Tretti.

“Sono cosciente del fatto che le forze preponderanti sono l’Economia e la Politica. Che la Politica è la continuazione dell’Economia con altri mezzi… Ne sono consapevole. Però mi chiedo: ma chi comanda veramente? La Politica, l’Economia o la Religione? Siamo al vecchio detto, semi maschilista: i pantaloni li porto io, ma chi comanda è mia moglie? O siamo di fronte ad una bastardissima trinità, i cui elementi sono consustanziali? ….

L’introduzione dell’agricoltura e la conseguente nascita della proprietà privata ha cambiato tutto. E se politica ed economia sono le infrastrutture che fanno girare il mondo – come canta Liza Minnelli – sta di fatto che senza religione non si reggerebbero in piedi. Sarebbero come un sacco vuoto. Pensiamo al nostro corpo ed ai suoi organi essenziali, dalla pelle ai reni, dal cuore ai polmoni, dal fegato al cervello. Tutte parti importanti. Ma cosa sarebbero senza lo scheletro, le ossa, la gabbia toracica, il cranio? Il nostro scheletro funge da supporto e da protezione del corpo e dei suoi organi. Proprio come la religione ricopre il ruolo di sostegno e di salvaguardia nei confronti della politica e dell’economia. Anche se non mancano contrasti per stabilire a chi spetta l’egemonia. …. Alla fine, la religione non avrebbe senso senza la politica e l’economia, ed esse non (r)esisterebbero senza la duplice funzione fornita dalla religione.”

Ti ringrazio in anticipo per la tua attenzione.

pendesini alessandro

La Cleptocrazia è il regime politico, o politico-criminale, il più diffuso sulla Terra e, pertanto, il meno studiato dalla scienza politica – che lo ignora infatti, preferendo categorie più “classiche” o onorevoli. Tra i duecento Stati rappresentati all’ONU, i tre quarti sono cleptocrazie, ovvero sistemi politici i cui leader sono i predatori del proprio popolo. Mi chiedo se, alla fine, non dovremmo parlare di “criminocrazie” o governo del crimine….

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