I francesi contro il loro concordato

La Francia viene spesso esaltata – o denigrata – come modello di laicità. La legge del 1905 rappresenta un unicum, ma è inadeguata di fronte alle nuove sfide (e alle “nuove” religioni). Da qui la recente norma contro il “separatismo”, fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron, che sta passando un faticoso vaglio in Senato.

Ma il quadro della laïcité mostra sbavature. Come la sopravvivenza del concordato dell’Alsazia-Mosella. L’annessione alla Francia di quest’area contesa con i tedeschi non ha scalfito l’impostazione voluta da Napoleone e papa Pio VII nel 1802. Tuttora i ministri dei culti (riconosciuti) sono stipendiati dallo stato come funzionari, i leader religiosi nominati (almeno formalmente) dal governo. Le confessioni non riconosciute come l’islam di riflesso godono di privilegi. Il sistema costa 74 milioni di euro l’anno, su un territorio piccolo quanto l’Umbria e con una popolazione di meno di due milioni di abitanti.

La costruzione di una moschea a Strasburgo mostra le criticità del relitto clericale. Il consiglio comunale della città ha foraggiato con 2,5 milioni di euro quello che sarà il luogo di culto islamico più grande d’Europa. Gestito da Millî Görus, influente organizzazione conservatrice turca in stretti legami col governo del sultano Erdogan e testa di ponte dell’integralismo in occidente. Il Comune ha infatti esteso gli oneri di urbanizzazione religiosa a tutte le confessioni nel 1999, all’epoca della socialista Catherine Trautmann. Il 10% dei costi per costruire luoghi di culto è coperto da fondi pubblici. Una vera e propria decima per i contribuenti. Anche per la moschea, quindi pure un po’ zakat.

La neosindaca Jeanne Barseghian, esponente del partito di sinistra ecologista Europe Écologie-Les Verts e tra l’altro di ascendenza armena, difende il sì municipale alla moschea. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin contesta quella che ha definito senza mezzi termini “ingerenza straniera” della Turchia. Si è appellato alla prefetta Josiane Chevalier per annullare l’atto dell’amministrazione. In tutto questo il presidente Macron lancia il suo j’accuse in un’intervista su France 5: lobby islamiche e in particolare la Turchia, che già hanno montato una ferocissima campagna contro la Francia “razzista”, vogliono condizionare le presidenziali del 2022.

Quanto fondamento ha l’idea rassicurante che la popolazione alsaziana voglia mantenere lo status quo confessionalista? Un sondaggio dell’agenzia Ifop, commissionato dai massoni del Grande Oriente di Francia, mostra uno scenario ben diverso. Tra i francesi in generale il 68% è contrario al finanziamento pubblico per le confessioni religiose. Con l’eccezione (prevedibile) dei cattolici praticanti (66% a favore) e, nota dolente che già abbiamo approfondito, dei giovani sotto i 25 anni (53% favorevoli) tendenzialmente sedotti da un approccio laico “minimalista”. Mentre gli abitanti dell’Alsazia-Mosella a favore raggiungono il 56%. Ma ci sono notevoli variazioni se si considera quale religione finanziare: per la Chiesa cattolica c’è un occhio di riguardo, mentre i numeri calano se si considerano le altre e crollano quando si parla di islam. L’elargizione comunale per la moschea vede contrari l’85% dei francesi e il 79% dei residenti della città. E anche gli elettori verdi che hanno votato l’attuale amministrazione. La maggior parte dei francesi (78%) vorrebbe l’abolizione del concordato dell’Alsazia-Mosella, in maniera trasversale a livello politico. E persino il 52% dei residenti è per l’abrogazione.

I risultati sono stati rilanciati dal settimanale satirico Charlie Hebdo. Il caporedattore Gérard Biard sottolinea come la polemica intorno alla moschea strasburghese di Eyyub Sultan abbia rinfocolato lo scontro tra le “due sinistre”, quella di ispirazione laica e universalista e quella di matrice identitaria e filo-islamica. Se è vero che nella diatriba può giocare il sentimento di antipatia verso i musulmani, come sottolineato dal direttore del settore politico dell’Ifop François Kraus, l’eccezione confessionalista dell’Alsazia-Mosella non è affatto una “vacca sacra” cui i residenti sono attaccati, ricorda Biard. È l’ora di sgombrare il campo dalle ambiguità delle forze politiche su questo residuo concordato. Tra “democratici repubblicani”, fedeli a una laicità “senza aggettivi e senza debolezze di fronte ai dogmi religiosi sempre più all’offensiva”, quella parte della sinistra “che ha scelto di rinnegare la propria storia e i propri valori per scendere a patti con dei barbuti totalitari”, la destra di “bigotti baciapile” e l’estrema destra “razzista che vede nella laicità solo un’arma contro i musulmani”. Interviene anche il direttore Riss. Parte dalla bufera integralista contro un docente britannico, colpevole di aver mostrato le vignette del settimanale sull’islam, per sottolineare la fragilità del timido e perbenista secularism inglese. Per ribadire con orgoglio che la laicità “alla francese” è “il prodotto di lusso meno caro al mondo”: dovrebbe essere “esportata” “come lo Chanel n. 5 o il bordeaux”. Così anche altri paesi – e magari anche l’Italia – potranno avere un aroma… più laico, che copra l’odore stagnante del confessionalismo.

Valentino Salvatore

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7 commenti

G. B.

Preoccupa la laicità debole degli under 25. Che sia dovuta ad una maggiore percentuale di islamici fra le generazioni più giovani? O ad una maggiore influenza del politicamente corretto, magari anche con la complicità di una parte dei docenti? E’ un dato importante che bisogna sforzarsi di capire, anche per poterlo contrastare.

pendesini alessandro

Ma il quadro della laïcité mostra sbavature…..
La costruzione di una moschea a Strasburgo mostra le criticità del relitto clericale. Il consiglio comunale della città ha foraggiato con 2,5 milioni di euro quello che sarà il luogo di culto islamico più grande d’Europa… Dice l’articolo.
Ma chi è Emmanuel Macron, e quali sono i suoi evidenti obiettivi ?
Come possiamo capire che in un anno è riuscito a vincere le elezioni presidenziali?
Non è un segreto che Macron è il rappresentante commerciale di un’oligarchia finanziaria e industriale che deve, tra le altre preoccupazioni, rendere commestibile un messaggio di interesse. Cosi come cercare di far passare interessi particolari per interessi generali. È l’esempio stesso di un’operazione che consiste nel perdere la presa sul discorso pubblico, circondandosi di opinionisti – Daniel Cohn-Bendit, Dominique de Villepin, Jacques Attali, Alain Minc – che hanno presentato il loro programma come socialmente rilevante, mentre è così solo per la loro casta … Ciò che propone Macron è la fine della politica a favore della subordinazione alla logica degli affari. La sua agenda è quella del capitale e, per dirla più specificamente, quella delle istituzioni finanziarie, delle aziende farmaceutiche, delle aziende energetiche e dell’industria alimentare. In concreto, significa più dividendi per gli azionisti, più profitti per le multinazionali, ancora più accesso ai paradisi fiscali, meno leggi a tutela dei lavoratori, meno fondi per i servizi sociali e le istituzioni pubbliche. Chiaramente “questo discorso che pretende di essere moderato è in realtà estremista perché non tollera altro che se stesso”….

PS Non dimentichiamo che l’eutanasia « attiva » NON è tuttora ammessa in Francia ! E questo la dice lunga sull’ambiguità di certi politici francesi, Macron incluso….

Manlio Padovan

Mi sbaglio, o pare il ritratto del nostro Cefis? Che per fortuna se n’è andato…anche se, purtroppo, impunito.

pendesini alessandro

Manlio Padovan
Direi di si
Inoltre, Eugenio Cefis era un membro della Loggia P2 (la Loggia P2 ti dice qualcosa?) e ci sono molti sospetti sulla sua azione politica occulta….Ma non è l’unico ! Andreotti (la “dea DC”) e l’enigmatico Berlusconi, ma non solo, sono più che probabilmente della stessa matrice….

pendesini alessandro

leggere :…. È l’esempio stesso di un’operazione che consiste nell’accaparrarsi del discorso pubblico, circondandosi da opinionisti…. Sorry

RobertoV

Anche in Germania la prima versione del concordato risale all’epoca napoleonica, al 1803 ed ancora oggi gli stipendi al clero vengono pagati dallo stato in virtù di tali accordi.
Trovo incomprensibile che degli accordi di oltre 200 anni fa, tra stati autoritari che decidevano della vita dei sudditi, debbano essere rispettati all’interno di democrazie, il tutto senza aver mai posto neanche a referendum tali concordati. La giustificazione viene data con l’indennizzo per le espropriazioni di allora, ma è stato calcolato che ormai hanno ripagato di diverse volte il valore dei beni espropriati, cosa abbastanza intuibile se non si pone un limite di tempo per l’indennizzo. Un mutuo eterno diventa strozzinaggio. E siamo all’assurdo che delle religioni che si sono imposte con la forza e l’oppressione debbano essere favorite nonostante i cambiamenti che ne hanno fatto diminuire l’importanza all’interno della società (sembra che siano al 60 % attualmente): di certo senza quei privilegi avrebbero perso molto di più e questa è la ragione per cui cercano di conservarli, devono ostacolare una vera libertà di scelta.

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