Tutto è cominciato un mese fa con un responsum di papa Francesco in cui si ribadisce che benedire le coppie omosessuali resta illegittimo, e che i fedeli sono chiamati alla castità. Apriti cielo: per i “cattoprogressisti” è stato un risveglio durissimo. Abituati da anni a tessere le lodi al pontefice rinnovatore, hanno dovuto fare i conti con la realtà, e cioè che Bergoglio non ha cambiato assolutamente nulla. Semmai ha scatenato un battibecco accesissimo: tra preti che vogliono benedire i gay e quelli che invece proprio non ne vogliono sapere, la battaglia è durissima. E tra i due litiganti, ce n’è un terzo che si ritrova a prendere botte da entrambi: la laicità dello Stato, vera vittima di un dibattito che attribuisce importanza ad un rito magico (la benedizione), e al clero potere di veto su ciò che la morale cristiana non approva.
Partiamo dal secondo punto del responsum, ossia l’invito alla castità. Nei giornali se ne è parlato pochissimo. Il motivo è semplice: dare risalto a quest’invito cordiale (che si può declinare, a patto di trascorrere l’eternità avvolti nelle fiamme degli inferi) comporterebbe il riconoscere che papa Francesco è sessuofobo. Del resto ne ha dato prova più volte, ripetendo senza troppe modifiche quanto già espresso nel Nuovo Catechismo, scritto nel 1992 in piena era Wojtyla. Diffondere l’invito alla castità significherebbe ammettere che la Chiesa non ha mitigato affatto le sue posizioni sul sesso (ne parla il prof. Edoardo Lombardi Vallauri nel suo libro Ancora bigotti). Così moltissimi devoti sarebbero divorati dai sensi di colpa perché, per quanto possano ritenersi “puri”, essere casti vuol dire dare fuoco alle polveri solo per fecondare (o essere fecondati). E attenzione, non basta limitarsi a pochi – fortunati – amplessi nella vita, ma bisogna anche evitare in ogni modo ano, bocca, mani, etc.: prescrizioni che al giorno d’oggi rispettano in pochissimi. Secondo il catechismo, quindi, un eterosessuale che vuole divertirsi è tanto impuro quanto un omosessuale. Alle numerose manifestazioni contro i matrimoni gay dovrebbero quindi per amore di dottrina affiancarsene altrettante contro le pratiche sessuali infeconde, ma combattere battaglie simili non è nell’interesse di nessuno, né tantomeno dei “teoconservatori”: la dottrina cattolica è rigida su moltissime cose, ma calcare troppo la mano è inutile. È sufficiente sfruttarla quanto basta per preservare lo status quo.
La strategia dei “cattoprogressisti”, invece, sfocia nel complottismo. Convinti contro ogni evidenza che papa Francesco lotti segretamente per liberalizzare la Chiesa, propongono una dicotomia “papa-Vaticano”: il primo sarebbe responsabile di tutto ciò che di buono e di inclusivo c’è nella Chiesa , al secondo vanno invece ricondotte tutte le istanze più reazionarie. Nel momento in cui questa dicotomia si rivela frutto della fantasia, i progressisti devoti riescono comunque a limitare le perdite, piazzandosi sulla difensiva nella trincea immediatamente precedente: il Vaticano – intendiamoci – resta causa di ogni male, il Pontefice – suo malgrado – ne è succube e quindi fa buon viso a cattivo gioco, e nel mentre si tampona il danno d’immagine passando in rassegna tutti i preti inclusivi del pianeta. Il fatto che questi siano una manciata, chiaramente, dovrebbe confermare la natura poco liberale della Chiesa, e non convincere che ci sia una rivoluzione in atto. L’unico modo per liberalizzare un’istituzione autoritaria è abbandonarla, tanto più se parliamo di un brand dal successo millenario con un fatturato di miliardi di euro, il cui punto forte è proprio la capacità di convincere le persone che sono colpevoli fin dalla nascita: immaginiamo se improvvisamente tutti (o quasi) i peccati venissero sdoganati. Non ci sarebbe più alcun motivo di sentirsi in colpa, e quindi non avremmo più bisogno di andarci a confessare. Ne conseguirebbe che i sacerdoti di ogni culto si ritroverebbero improvvisamente senza un lavoro.
Una vera rivoluzione ci sarebbe se gli omosessuali iniziassero a fregarsene delle benedizioni, che – come ha dimostrato la pandemia – hanno picchi di efficacia piuttosto blandi e deludenti. Andrebbero incoraggiati ad abbandonare la Chiesa cattolica, che li perseguita da millenni e non ha alcuna intenzione di smettere. Spostando invece l’accento sui pochissimi preti illuminati – il cui comportamento di per sé è da apprezzare -, continueranno a professarsi cattolici, ignorando l’esistenza delle molte alternative, che includono confessioni decisamente più aperte, religioni inventate (o meglio, religioni che a differenza delle altre ammettono di esserlo), e il sano ateismo. Sul piano collettivo, ciò che avviene tra i ranghi del clero dovrebbe rimanere un problema del clero, e non influenzare in alcun modo la morale dei decisori politici. Invece, qualche settimana fa, un senatore lombardo noto per i suoi vistosi papillon ha lodato la decisione del Pontefice sulla sua pagina Facebook, ribadendo tra i commenti che «non si può benedire un peccato». Termini che coprono bene il campo semantico della religione, ma che si collocano malissimo in quello della politica. Un altro esponente (tra l’altro omosessuale) dello stesso partito ha invece sottolineato con una naturalezza disarmante che «anche la CEI ha avuto da ridire sul DDL Zan»: come se fosse ovvio che la politica italiana debba rendere conto della sua agenda ad un concilio di sacerdoti. In un dibattito sempre più incentrato sul sovranismo, si parla fin troppo poco della mancanza di sovranità del Parlamento italiano, ostaggio di chi fa politica sulle idee – retrograde, ma legittime – del papa e dei suoi collaboratori. Forse però per molti difensori della “sovranità nazionale” è meglio che l’Italia, sui temi etici, resti succube di una teocrazia straniera.
Simone Morganti
Mi viene in mente, quando si parla di cattoprogressisti, un noto presentatore italiano, il cui programma trovo tutto sommato molto piacevole, che forse non è neppure credente ma che, nell’ordine: – ha ostentato una maglietta con Papa – queer stampato sopra non appena è stata diffusa la notizia (non del tutto veritiera) di una presunta apertura al mondo LGBT del Papa; – ha glissato con non poco imbarazzo quando un’ospite, da lui invitata per parlare delle proteste delle donne in Polonia contro l’oscurantismo antiabortista del governo, ha accennato dell’ingerenza della chiesa cattolica; – ha mostrato un atteggiamento inerte di fronte alle manifestazioni in Francia in ricordo di Samuel Paty (parlare di quell’altra religione pare sia ancora più un tabù in certi ambienti). Detto questo non credo sia possibile, e me ne rammarico, che coloro che si riconoscono in una religione rivelata se ne allontanino se non in seguito ad un percorso difficile e ad una profonda presa di coscienza. Credo sia a causa di un certo bisogno di spiritualità, misto agli influssi di una certa educazione, anche se stento a capire questi meccanismi.
Avrei apprezzato molto di più il commento se fosse stato fatto il nome del “noto presentatore”: se le affermazioni sono vere non vedo perché non fare il nome.
Io certo non lo conosco perché non ho la TV da cinquant’anni ormai.
Altrimenti siamo sempre al “dire il peccato e non il peccatore” che è di cattolico orientamento e ciò è ipocrita tanto è vero che i peccatori se ne fregano e della confessione dei peccati commessi e dei peccati stessi, e continuano sulla stessa strada di prima…cattolicamente.
Si tratta di Diego Bianchi, in arte Zoro (Propaganda Live). Le mie sono solo ipotesi ma l’impressione è stata molto forte; in più come ho scritto non so nemmeno se è credente e se possa quindi essere annoverato tra i “cattoprogressisti” di cui parla l’articolo.
“Un altro esponente (tra l’altro omosessuale) dello stesso partito ha invece sottolineato con una naturalezza disarmante che «anche la CEI ha avuto da ridire sul DDL Zan»: come se fosse ovvio che la politica italiana debba rendere conto della sua agenda ad un concilio di sacerdoti.”
L’ideale politico di certe persone è qualcosa di simile alla teocrazia iraniana, cioè una forma di democrazia blindata, per cui si eleggono un parlamento e un presidente della repubblica, salvo la supervisione e il diritto di veto delle autorità religiose, ovvero un sistema tricamerale, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, CEI.
Non è che per gli eterosessuali vada meglio.
Noi rispondemmo alla Riforma con l’obbrobrio criminale della Controriforma.
Prima della Controriforma i matrimoni erano rarissimi; perlopiù si conviveva senza alcun problema. Il matrimonio si realizzava tuttalpiù a piccoli passi dopo esperienze di convivenza: così dettava la saggezza popolare.
Con la Controriforma si impose la monogamia; che è contro la natura almeno per il fatto che con essa il maschio è costretto ad accettare la sessualità femminile e la femmina è sottoposta al rigido patriarcato; ed è tanto contro la natura che per parecchio ha convissuto con una doppia morale per il maschio, esplicitamente ammessa e regolata dallo Stato, che per le classi subalterne divenne un imperativo categorico…solo per esse. Mentre la moralità della classe dominante portava i suoi componenti a considerare il matrimonio come la «comunanza delle mogli», ha scritto Marx: che se ne intendeva, eccome!
Fu allora che l’erotismo dovette abbandonare definitivamente e con forza e violenza quanto era rimasto nella sua natura di necessità psicofisica e di passatempo gioioso. Il rapporto sessuale assunse il compito esclusivo di metodo orientato alla riproduzione…ma, si badi bene, da attuare senza averne voglia, faxendo el minestron o lavando piatti e padelle, altrimenti diventa peccato mortale: il congiungimento fra i sessi deve essere fatto senza concupiscenza: sarebbe questo il peccato che discrediterebbe la donna madre rispetto alla vergine…e solo dal giorno del matrimonio, mentre fino al giorno prima nessuna spinta erotica verrebbe percepita da donne e uomini.
Ma la sessualità fu ammessa a malincuore perfino nel matrimonio che l’ipocrita Agostino di Ippona, sant’Agostino per quelli che ci hanno la Fede, definì: «remedium concupiscentiae». E Origene scrisse: «Il matrimonio è sempre qualcosa di impuro e di irreligioso»; mentre san Girolamo affermò: «Il matrimonio è sempre un peccato…» e lo giustificò con la affermazione che esso è una fabbrica di «vergini in potenza». Poi si offendono se si afferma che il cristianesimo realizzato fu solo la teorizzazione e la pratica della sessuofobia nel mondo.
Così ci è stata imposta una morale in cui il corpo è una punizione, la terra una valle di lacrime, la vita una catastrofe, il piacere un peccato, le donne una maledizione, l’intelligenza una presunzione, la volontà una dannazione, la ragione una bestemmia, i sensi cosa raccapricciante, ecc. ecc.. Cosicché ancora oggi, pur in una società dagli allentati costumi e dai disinibiti comportamenti, non impariamo il rispetto per l’essenza della nostra libertà.
“La sessualità, lungi dall’essere repressa, è permanentemente suscitata, poiché costituisce una superfice di leggibilità dell’individuo e un campo d’intervento su di esso…il sesso viene allora fatto passare per “il” segreto da confessare…ciò tende a rendere l’individuo docile, sottomesso e oggettivato in una soggettività normalizzata…In Occidente non abbiamo un’arte erotica. In altre parole, non impariamo a fare l’amore, non impariamo a darci il piacere, non impariamo a produrre il piacere negli altri, non impariamo a massimizzare, a intensificare il nostro piacere con il piacere degli altri. Non si impara nulla di tutto questo e non si trova nessun discorso e nessuna iniziazione all’arte erotica, che non sia clandestina e puramente interindividuale. (Michel Foucault ANTOLOGIA/ L’impazienza della libertà)
E mi sovviene che ai divorziati che si sono involati in un nuovo rapporto di coppia, i vescovi dissero di vivere in castità se volevano accostarsi ai sacramenti; ma i codardi per bene se ne sono sempre altamente fregati…zitti zitti… per lasciare ai poveri di spirito di essere turlupinati dal vescovo.
Sia Simone che Arta che hanno proposto dei quiz:
abbiamo riconosciuto la nostra ignoranza. Chi sono questi tre?
(Il portatore di papillon, il devoto ai dettami della CEI, ed il presentatore)
Grazie in anticipo.
Per quanto riguarda il portatore di pa-pillon credo di aver intuito qualcosa, per il secondo personaggio invece ho il vuoto assoluto. Per il terzo ho risposto
Abbiamo due nomi su tre.
Qualche nota sul terzo, Diego Bianchi, che oltre a condurre un programma su La7 ha anche una rubrica (Il sogno di Zoro) sul Venerdì di Repubblica. La trasmissione ed il gruppo L’Espresso-Repubblica sono vasi comunicanti (chi scrive nel gruppo interviene in trasmissione e viceversa), e come è noto i due giornali sono stati fondati da Eugenio Scalfari, che non sa più come contenere il suo entusiasmo per la sua amicizia col papa. In altre parole, tutta la combriccola è catto-dem.
Be’, il portatore di (pa)Pillon dovrebbe essere facile da intuire…
Che pena. Milioni di seguaci ottusi di un libro di favole che non hanno nemmeno letto, integrato e stravolto dai deliri di decine di psicopatici dichiarati santi da altri disturbati mentali. E quando si palesa la contraddizione tra i valori di principio (perdono, bontà, umiltà, fraternità, povertà…) e l’elaborazione degli stessi (inferno, occhio x occhio, 8×1000, al rogo i gay, Vatican spa…, ) restano tuttavia fedeli; ma non ai valori, bensì ai rappresentanti del Principale con procura in autocertificazione.
Proprio ieri il papa ha celebrato Teresa d’Avila come modello di donna da seguire nella chiesa e nella società.
Proprio un papa progressista!
Una aristocratica di 500 anni fa, di famiglia ultracattolica che sin da piccola voleva farsi monaca e temeva il matrimonio, considerata santa e dottore della chiesa (con solo 400 anni di ritardo), di cui si parla di conversione per il passaggio da cattolica a monaca, che aveva un po’ di cultura, ma nell’ambito della chiesa cattolica di cui è considerata una riformatrice e che oggi finirebbe in qualche ospedale psichiatrico.
Ma come pensano che arrivino i figli per soddisfare le loro necessità nataliste? Con lo spirito santo?
Immagino l’entusiasmo delle donne cattoliche per un tale modello avanzato e la vera opinione del papa sulle donne che non corrispondono a tale modello.
Riguardo agli omosessuali cattolici non ho mai compreso il loro masochismo: se volete essere cristiani esistono altre religioni cristiane molto più aperte e tolleranti di quella cattolica, tipo i valdesi.
Il problema è che di solito uno scopre di essere omosessuale dopo aver subito l’indottrinamento, condizionamento ed il lavaggio del cervello cattolico, che lascia pesanti strascichi rendendo difficile il liberarsene. In effetti i passaggi spontanei da una religione ad un’altra sono rari.
Gli omosessuali dovrebbero fare causa alla Città del Male per i danni psichici che gli hanno procurato.
Sono sempre in attesa che le categorie professionali degli psichiatri, psicologi e psicanalisti prendano posizione sul condizionamento imposto a individui non consenzienti e immaturi. E che tali rimangono perdurando lo stato di ‘credenti’.
Ricordate come Teresa descriveva le sue “estasi”,immortalate molto efficacemente dal Bernini,auspicando che anche gli altri potessero provarle ?
Al che Piergiorgio Odifreddi risponde : “Le abbiamo provate,Teresa.
Le abbiamo provate.
Solo che noi le chiamiamo con un altro nome e le proviamo un po’ piu’ spesso !”
Certo che “cattoprogressisti” non si può sentire; sembra come una definizione da manuale di “autocontraddittorio”. È un po’come dire “liberalbigotti” o, per citare una categoria invisa a molti, “credente non praticante”, che viene sempre fatta passare come definizione innocua ma in realtà sottende uno dei concetti più ipocriti che si possano ritrovare nella società contemporanea.
Hai perfettamente ragione. Non c’e’ NIENTE di progressista in nessuna religione, ne’ tanto meno di moderazione. Sono TUTTI fondamentalisti e reazionari in quanto, fondamentalmente, credono nella stessa cosa e il loro credo si basa su superstizioni che risalgono al Neolitico e forse anche piu’ in la’. La differenza e’ che i fondamentalisti almeno ci mettono la faccia. I progresso-moderati sono invece degli ipocritoni che si rispecchiano benissimo in Francesco e non ce ne meravigliamo!
Io continuo a credere che la mancata apertura della Chiesa verso gli omosessuali sia
dettata semplicemente dal timore di scontentare una notevole massa di fedeli tradizionalisti,cosa che potrebbe spingere qualche esponente ecclesiastico a montare uno scisma,come fece,per motivi differenti,molti anni fa Monsignor Lefebvre.
Dal timore che la pur notevole massa di potenziali fedeli costituita da gay e lesbiche non basterebbe a compensare la perdita.
In un futuro piu’ o meno lontano ,quando quel pericolo venisse giudicato dalla Curia non piu’ temibile,vedrete che l’apertura ci sara.
“Pecunia non olet !”
Martedì scorso quelli delle IENE hanno rinfrescato la memoria sulle imprese boccaccesche dei chierichetti dell’enturage di sua Banalità. Per non parlare di quelli che dovrebbero controllare.
Al termine del servizio, Sigfrido Ranucci ha affermato che “questa non è la chiesa” intendendo che la ‘vera’ chiesa è sana… ma come?! dopo due ore in cui ha scoperchiato un mare di m* ci viene a dire che la chiesa è la vittima?
Ma questi fedeli, come sono diventati tradizionalisti? Nell’antichita’ l’omosessualita’ era praticata apertamente e tantissime persone erano gay e/o bisessuali. Non mi pare che nei vangeli ci sia un pronunciamento specifico sul sesso piu’ o meno gay. Quindi l’uovo (il bigottismo, la tradizione) e’ venuto prima della gallina (i fedeli tradizionalisti)
Opinione personale: penso che la sessuofobia si sia evoluta di pari passo con la pretesa di controllare gli individui in tutte le fasi della vita: tramite la confessione, la minaccia di pene eterne, il controllo della vita sessuale. La confessione è una delle invenzioni più perfide e ripugnanti prodotte dalla religione.
Caro KM,
nell’antichità ellenica romana mesopotamica l’omosessualità c’era, nell’Ebraismo no.
Per il Cristianesimo non è necessario che ci sia un riferimento specifico nei vangeli, basta e avanza un versetto del Levitico (18: 22).
L’abolizione delle proibizioni alimentari del Levitico è stata una genialata di Paolo o chi per lui. I Cristiani possono mangiare gamberetti, polpi e seppie, conigli, ed anche il sanguinaccio di maiale (figurati che bevono il sangue di un uomo, cosa che un Ebreo non farebbe mai e poi mai)
Dioc, hai ragione. Ed infatti i monoteismi, soprattutto medio-orientali, sono teocrazie assolutiste e totalitarie, cioe’ tendono a controllare la TOTALITA’ dell’individuo. Ancora piu’ perfida della confessione e’ l’invenzione del peccato e del fatto che si pecchi in parole, opere ma anche pensieri! Quest’ultima cosa, se ci pensi bene, e’ autolesionista. Mi spiego: se io noto una persona con un bel gruzzolo e penso di appropriarmene, da cittadino non lo faccio perche’ rischio la galera. Ma da devoto? Che differenza c’e’? Il pensiero l’ho gia’ fatto (e quindi il peccato), allora tanto vale che mi prenda il malloppo, facendo peccato lo stesso, ma con un bel po’ di bigliettoni.
Scherzo. Ma non troppo!
Caro Mixtec,
mi trovi d’accordissimo. Come ho scritto, l’uovo (il bigottismo, la tradizione) e’ venuto prima della gallina (i fedeli tradizionalisti). Che poi sia arrivato tramite il Levitico e non la Teogonia di Esiodo, il risultato attuale non cambia. Senza il clero bigotto non ci sarebbero fedeli bigotti.
Un bel ciaone a te e a tutti!