La secolarizzazione anche nella scuola… britannica

Da decenni il mondo occidentale vede una profonda secolarizzazione, con una quota crescente di persone che si dichiarano non credenti e un calo generalizzato della pratica religiosa. Sebbene sia di moda mettere in discussione il paradigma della secolarizzazione, il fenomeno si afferma in maniera multiforme. Non si può ignorare, al di là della quota minoritaria dei fedeli di religioni diverse dal cristianesimo – in particolare, a preoccupare certuni è l’islam – che i non affiliati si vanno affermando come realtà sociale di massa. Un cambiamento sociale e culturale mai visto, che si apre anche alle future generazioni: i non credenti, per quanto meno ossessionati a riprodursi rispetto ai religiosi, comunque di figli ne fanno. E pretendono, giustamente, che anche la scuola per i loro figli sia più laica.

Nel Regno Unito il recente censimento ha rilevato – e confermato – che ormai la maggioranza della popolazione non si dichiara più cristiana. Un apparente paradosso, in un paese che da secoli vanta una certa tradizione religiosa e dove, tra l’altro, la regina è formalmente a capo della Chiesa anglicana e i prelati hanno di diritto seggi nella Camera dei Lord. Si apre quindi anche in Gran Bretagna la questione di come garantire un insegnamento il più possibile laico e plurale, per superare incrostazioni religiose sempre meno attuali. Nel paese è in vigore da decenni la materia Religious Education (in breve, RE), non nel curriculum ma obbligatoria. Anche se diventata col tempo più pluralista, permangono problemi per l’approccio multiculturalista, con frequenti attriti per gli insegnamenti retrogradi delle faith school o per le proteste degli integralisti religiosi. Ma la Gran Bretagna offre comunque un’evoluzione con spunti interessanti.

In Galles, il parlamento locale qualche settimana fa ha approvato una riforma dell’insegnamento scolastico che, tra i vari punti, ha inserito le filosofie non religiose in RE, che viene rinominato quindi Religion, Values and Ethics (RVE). Al contempo, sono stati respinti vari emendamenti che avrebbero comportato un forte condizionamento di parte durante le lezioni, nel nome delle tradizioni religiose, senza la possibilità dei genitori di opporsi. Viene inoltre garantito il diritto, per gli alunni che frequentano scuole religiose convenzionate, di avere un insegnamento di RVE il più possibile neutrale, non quello correntemente somministrato dalle faith school, spesso problematico.

Intanto l’Ofsted (Office for Standards in Education), l’ispettorato scolastico britannico, ha pubblicato un rapporto in cui chiarisce che l’insegnamento religioso nelle scuole deve comprendere tanto le religioni quanto la filosofia laico-umanista, per poter essere definito di “alta qualità” nel curriculum. L’ispettorato ricorda che “gli alunni entrano in un dibattito ampio sulle tradizioni religiose e non religiose che hanno forgiato la Gran Bretagna e il mondo” e che il RE “permette agli alunni di prendere il proprio posto in una variegata società multi-religiosa e multi-laica”. Anche l’insegnamento delle filosofie non religiose, ricorda l’Ofsted, deve essere plurale e approfondito: dato che spesso l’umanismo viene ridotto all’ateismo in quanto non credenza in una divinità, ma in questo modo “gli alunni non avranno una conoscenza ampia dell’umanismo come stile di vita”.

Un paese che sta prendendo consapevolezza di uno scenario culturale variegato, e che non tratta chi non è religioso come un cittadino di serie B. L’Italia invece, se paragonata al panorama britannico, mostra ancora i segni di una profonda arretratezza nella scuola su cui pesa l’influenza della Chiesa cattolica e l’atteggiamento ossequioso, in maniera bipartisan, della classe politica. Una delle eredità nefaste del nuovo” concordato con il Vaticano è l’insegnamento della religione cattolica (IRC), con insegnanti e programmi scelti dai vescovi (che non mancano di essere invadenti spesso pure a scuola). In teoria l’IRC è facoltativo, ma di fatto l’alternativa non viene adeguatamente valorizzata e spesso – anzi di fatto – viene negata dagli istituti, con problemi enormi creati a studenti e genitori. Come ci viene testimoniato frequentemente. L’educazione sessuale? Neanche a parlarne, altrimenti qualche bigotto potrebbe arrabbiarsi o paventare complotti “gender”.

Nessuna forza politica ha il coraggio di promuovere un vero cambiamento laico nella scuola. Se l’Italia è ancora indietro, come tanti lamentano, come si possono mutare le cose? La trasformazione sociale in senso laico, di cui spesso la politica prende atto successivamente e asseconda (anche solo per fini elettoralistici), può essere innescata se sempre più persone si dichiarano apertamente non religiose. Si può fare in tanti modi, dallo sbattezzo al richiedere legittimamente che le scuole garantiscano l’alternativa e blocchino pratiche moleste di religiosi o integralisti. Solo così atei e agnostici hanno la possibilità di far emergere le proprie istanze. Altrimenti, a dettare legge (pure a scuola), saranno sempre preti e clericali.

Valentino Salvatore

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8 commenti

pendesini alessandro

L’indottrinamento e proselitismo è sempre stato ed è tuttora fondamentale più che mai per la sopravvivenza della Chiesa.
L’angoscia umana, cosi come ogni tipo di paura irrazionale, rende qualsiasi Fede sospetta, ed è proprio su questo che si appoggiano particolarmente le religioni di stampo monoteista, la cattolica in primis !
I preti e clericali cattolici, incluso il papa buono.. non sono ciò che la gente pensa; la credulità dovuta alla nostra ignoranza fa tutta la loro « scienza ».
E, come affermava giustamente Christopher Hitchens, « se l’indottrinamento religioso non fosse consentito prima dell’età della ragione, il nostro mondo sarebbe ben diverso »….

Mixtec

Due pensierini:
1) l’inglese “education” corrisponde all’italiano “istruzione”;
2) l’UAAR non ha tra i suoi obiettivi l’istruzione religiosa nella scuola (la ignora e la
combatte anche all’interno dell’associazione stessa).

G. B.

La clericalizzazione della scuola non è legata solo all’ora di religione, o ai crocifissi nelle aule o alle visite pastorali (queste ultime magari spacciate per incontri di carattere culturale). In questo senso l’Italia sconta il retaggio del fascismo e dei decenni democristiani, ma è penalizzata anche dall’indubbia abilità dei clericali di inserirsi praticamente in tutti i partiti politici (linea già teorizzata dal cardinale Ruini dopo la caduta del muro di Berlino).
La clericalizzazione della scuola dipende molto anche dalla sua gestione statale o semiprivata o privata. Il nostro paese fino a non molto tempo fa, a parte la scuola per l’infanzia, aveva una scuola statale largamente maggioritaria e questo garantiva una reale presenza di una percentuale significativa di docenti, per i quali il crocifisso era solo un arredo inutile e l’ora di religione un prolungamento della ricreazione, e lo stesso valeva più o meno per la maggioranza degli studenti. I paesi anglosassoni, ma anche il Belgio e la “laicissima” Olanda hanno tutta un’altra tradizione di gestione della scuola affidata ai privati o gestita con criteri più o meno privatistici, e questo rende più facile la penetrazione clericale, anche in società magari più secolarizzate della nostra (l’Olanda e credo anche il Belgio sono gli unici paesi europei nei quali le scuole confessionali sono maggioritarie rispetto alle scuole statali).
Per questo sono convinto che la minaccia maggiore per la laicità della scuola (oltre che per la democraticità e la serietà della medesima) venga proprio dall’autonomia, dai finanziamenti alle scuole dette paritarie, dalla rinuncia ad istituire scuole statali per l’infanzia sufficienti ad accogliervi tutti i bambini, tutte scelte strategiche ben più gravi dei relitti di un clericalismo spesso soprattutto di facciata.

RobertoV

Da noi manco se lo pongono il problema di una scuola laica e plurale, dall’aperto sostegno alle scuole paritarie cattoliche (anche col recovery plan ben il 30 % dei fondi per l’istruzione andrà alle paritarie), all’invadenza clericale cattolica nelle scuole, al continuo aumento dei professori di religione cattolica e ostacoli all’alternativa e all’ora di educazione civica affidata ai professori di religione cattolica.
Proprio oggi su critica liberale, ma anche altri siti, ovviamente non sui principali media, c’è un appello della chiesa valdese in cui si condanna questa prassi di affidare l’ora di educazione civica anche ai professori di religione cattolica.
Riguardo ad un insegnamento delle religioni mi chiedo sempre come questo sarebbe possibile in modo laico e plurale. A chi verrebbe affidato? Se è un rappresentante di una religione è in palese conflitto di interessi nello spiegare le altre religioni. Ma anche affidarlo ad un non credente solleverebbe le contestazioni da parte dei credenti (ma anche dei non credenti visto che potrebbe essere un ateo devoto o comunque simpatizzante di una religione). difficile farlo in modo super partes ed accettato da tutti.

pendesini alessandro

Nel momento in cui l’umanità esce finalmente dalla sua culla per mezzo di sonde spaziali interposte, nel momento in cui siamo alla vigilia di sapere se siamo soli o no nell’Universo, sarebbe davvero deplorevole addormentarsi sulla nostra gloria passata e non capire che la ricerca scientifica dovrebbe essere, con l’istruzione e la cultura, la priorità assoluta della nostra specie.

RobertoV

Un detto tedesco dice che la conoscenza di se stessi è la strada per migliorare.
Studiare il passato è positivo perchè ci permette di conoscere come siamo diventati quello che siamo, nel bene e nel male, i nostri limiti, debolezze ed errori. Il problema è che in molti si legano a quel passato, spesso senza conoscerlo bene, lo mitizzano e pretendono di conservarlo e condizionare e zavorrare con esso il nostro presente e futuro. Ed in questo le religioni sono lo strumento più potente.

pendesini alessandro

Sia il creazionismo, che l’intelligent design, annunciano il ritorno in vigore di reazioni in cui l’unico obbiettivo è quello di minare la laicità, creare confusione e dubbi di gente insufficentemente preparata, e, quindi, installare nuove forme mutate di teocrazia, o dominio teocratico.
In Italia, nel 2004, la comunità scientifica è stata stupita dalla scomparsa di tutti i riferimenti relativi a l’evoluzionismo biologico, quindi la storia della specie umana, agli sviluppi nei nuovi programmi della classe media. A questa data ricordo che il ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, ha sostenuto che « l’istruzione dovrebbe privilegiare narrazioni fantastiche, quindi il CREAZIONISMO per favorire l’approccio del fatto scientifico »….No Comment !

Mixtec

Mi par di capire che in UK, a differenza di quanto accade in Francia, si sfacciano studiare i pensatori illuministi (a cominciare da Hume, e dai suoi studi sulle origini naturali (cerebrali) delle religioni). E poi hanno la tradizione dei primi antropologi (Tylor, Frazer), qualche pensatore come Russell (“Perché non sono cristiano”), per finire con Dawkins.
In Italia cosa c’è? Croce (“Perché non possiamo non definirci cristiani”), e Cacciari (Angeli e similari).

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