La casta dei casti

Nel suo ultimo libro il sociologo Marco Marzano ha indagato la sessualità del clero. Lo abbiamo
intervistato sull’argomento e più in generale sulla chiesa: cos’è oggi e dove sta andando. Intervista pubblicata sul n. 3/2021 della rivista Nessun Dogma.

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Professore ordinario all’Università di Bergamo, Marco Marzano è uno dei sociologi contemporanei il cui lavoro si rivela prezioso per capire, con uno sguardo laico e senza riverenze, come si evolve la secolarizzazione in Italia e dove sta andando la chiesa cattolica. In questi anni Marzano ha pubblicato diverse opere dedicate a tali temi. Cattolicesimo magico. Un’indagine etnografica (Bompiani, 2009) è un viaggio tra movimenti carismatici e pellegrinaggi. In Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia (Feltrinelli, 2012) parla del declino della fede nel nostro paese, tradizionalmente cattolico. Inchiesta sui cattolici al tempo di Francesco (Edizioni Il Fatto Quotidiano, 2015) raccoglie i suoi contributi sulla carta stampata. Ripercorre poi le contraddizioni del papato di Bergoglio in La chiesa immobile. Francesco e la rivoluzione mancata (Laterza, 2018).

Nel suo ultimo libro La casta dei casti (Bompiani, 2021) indaga con piglio etnografico ma anche con sensibilità la sessualità dei sacerdoti, formalmente repressa ma vero e proprio “elefante nella stanza” per la Chiesa. Con tutta questa carne al fuoco, cogliamo l’occasione per intervistarlo.

Ha seguito pellegrini a Medjugorje e in altri santuari, tastando il polso di ambienti molto osservanti. Come si pone la chiesa cattolica di fronte a questi fenomeni di esaltazione devozionale?

In modo molto ambiguo. Da un lato, i vertici del cattolicesimo temono che l’effervescenza che proviene da fenomeni come Medjugorje possa mettere in discussione la legittimità dell’autorità gerarchica e quindi il loro potere sui fedeli, dall’altro non possono, per così dire, consentirsi il lusso di soffocare un sentimento devozionale così rilevante quale quello che proviene da luoghi come Medjugorje. Siamo di fronte ormai da anni a un’imponente accelerazione del processo di secolarizzazione, le chiese si stanno svuotando molto velocemente e chi rimane al loro interno ha spesso i capelli bianchi. Movimenti sociali (perché di questo si tratta) come quelli legati a Medjugorje rappresentano rigurgiti di vitalità che sembrano per un attimo contraddire, agli occhi delle autorità religiose, il mesto declino che il cattolicesimo sta sperimentando. Al tempo stesso, ripeto, questi fenomeni rappresentano una minaccia per la Chiesa istituzionale perché qualcuno tra i fedeli potrebbe iniziare a pensare che il veggente cui appare la Madonna sia più importante e più vicino a Dio dei cardinali membri della curia romana o anche dei tanti vescovi ben introdotti nei circuiti di potere locali, ma completamente privi di qualsiasi carisma personale, di qualsivoglia energia spirituale. Di qui la cautela del Vaticano che non censura mai del tutto senza però riconoscere e legittimare completamente.

La sua risuona come una “voce nel deserto” rispetto al coro di esaltazione di intellettuali e giornalisti verso papa Bergoglio. Se Francesco sembra più empatico rispetto a Benedetto XVI, a livello dottrinale la Chiesa non è cambiata. La “rivoluzione” bergogliana, se c’è stata, è fallita? Cosa resta?

Non resta nulla perché la “rivoluzione bergogliana” non è mai esistita se non nella fantasia di chi ha voluto attribuire a Francesco propositi rivoluzionari. Non siamo in grado di sapere se mai Bergoglio abbia nutrito l’intenzione di cambiare radicalmente la Chiesa, ma anche se l’avesse coltivata nei primi mesi del suo pontificato, quando redasse l’Evangelii Gaudium, certo l’ha presto e definitivamente abbandonata. E del resto perché mai un monarca assoluto dovrebbe trasformarsi in uno spietato Robespierre, in un Che Guevara in tonaca? Per quale motivo un membro della gerarchia che ha servito fedelmente tutta la vita l’istituzione dovrebbe mettersi in testa di ribaltarla dalle fondamenta alle soglie dell’ottantesimo compleanno? La rivoluzione non è fallita perché nessuno nella Chiesa, a partire da Bergoglio, l’ha mai davvero voluta e pianificata. Quel che resta è il culto della personalità, la vera e propria adorazione di cui Bergoglio è divenuto oggetto in questi anni da parte di tanti cattolici e soprattutto di tantissimi non credenti. Papa Francesco ha sedotto, per così dire, intere moltitudini umane e generato un seguito tutto personale di gente che lo dipinge come una sorta di guru, di profeta visionario. Questo innamoramento collettivo, chiamiamolo così, ha spinto quasi tutti i suoi seguaci a dimenticarsi che costui è soprattutto il capo della Chiesa, cioè un leader politico dal potere immenso, un potere mai usato, nemmeno una volta, in una direzione autenticamente riformatrice. Bergoglio è stato e continua a essere giudicato dai più solo per le sue parole, immancabilmente ambigue e passibili delle interpretazioni più fantasiose e stravaganti: esse possono significare una cosa o il suo esatto contrario. In generale, tutti i discorsi del papa, per la loro natura esclusivamente ideologica, non possono mai essere sottoposti a una verifica empirica, a un confronto con la realtà. Giudicare il pontificato a partire da questi equivale a valutare la politica, l’economia e i problemi sociali dell’Urss degli anni Settanta a partire dalle parole che Breznev pronunciò ai congressi del Partito comunista!

La secolarizzazione in Italia, seppur lentamente rispetto ad altri paesi, avanza. Ma l’egemonia cattolica rimane forte per la «macchina dei sacramenti». Perché per tante persone, anche quelle poco o per nulla osservanti, è difficile svincolarsi dalla Chiesa e dai suoi simboli?

Beh, perché le religioni non scompaiono dall’oggi al domani. Il cristianesimo domina da secoli lo scenario religioso e culturale del nostro Paese e non si dissolverà certo in pochi anni come neve al sole. Del resto, non dimentichiamo che l’Italia esibiva, già prima dell’inizio dei processi di secolarizzazione, livelli di religiosità superiori rispetto a molti altri Paesi europei. Quel gap è rimasto sino a oggi: quei Paesi sono quasi del tutto scristianizzati e l’Italia lo è in misura minore. La direzione è la medesima, anche se i livelli sono diversi. E non va comunque trascurato il fatto che tanti italiani sono entrati in quella che definirei una vasta “zona grigia”, nella quale restano legati alle principali pratiche rituali del cattolicesimo, ma in un modo sempre più stanco, debole e incerto, direi senza sapere più tanto bene il perché e iniziando a coltivare forme anche spinte di indifferenza religiosa che presto, già nelle prossime generazioni, potrebbero trasformarsi in ateismo o in agnosticismo.

Nel suo ultimo libro, la Casta dei casti, lei riporta senza filtri le testimonianze di diversi sacerdoti o ex religiosi, molto intime, talvolta anche toccanti e dolorose. Che effetto le ha fatto essere una sorta di “confessore”, seppure laico?

Non mi sono mai sentito, nemmeno una volta, un “confessore” di coloro che si sono fidati di me e hanno deciso di raccontarmi la loro storia. Non mi sono sentito un confessore per il semplice motivo che non li ho giudicati, non li ho assolti né inflitto loro delle penitenze. Mi sono limitato ad ascoltarli e a fare tesoro delle loro parole, che spesso mi hanno toccato in profondità, scosso, fatto pensare.

Il controllo sulla sessualità dei seminaristi fa parte di quel dispositivo teso ad addestrare i futuri preti alla fedeltà e alla segretezza. In che modo il sacerdote diventa il funzionario perfetto per una “istituzione totale” come la Chiesa?

Per l’istituzione ecclesiastica il funzionario ideale è il conformista, colui che, da un lato, ha appreso alla perfezione come interpretare in pubblico il ruolo del prete, dall’altro, evita di creare guai, di generare scandali. Diciamo che, in generale, tutte le organizzazioni pretendono che i loro membri si comportino in maniera esemplare, che siano in grado di soddisfare le aspettative legate al loro ruolo. Il punto è che la Chiesa esige dai preti un comportamento esemplare non solo sul piano della vita pubblica ma anche su quello della vita privata e che tale comportamento non può che consistere, per le norme vigenti all’interno del cattolicesimo, nella rinuncia perenne e totale a ogni rapporto affettivo e sessuale. La richiesta sarebbe sensata se i sacerdoti non fossero esseri umani, se si fossero trasformati, grazie all’ordinazione, in qualcosa di diverso dal resto dell’umanità. Ma siccome non è così e i preti si innamorano e desiderano fare l’amore esattamente come tutti noi, non resta che la via dell’ipocrisia: i preti mentono e, se questa menzogna viene creduta dai fedeli, anche l’istituzione è soddisfatta perché ha conseguito il suo obiettivo di apparire “casta”. Casta perché guidata da un esercito di superuomini o di semidei “casti”, assai più capaci rispetto al resto dell’umanità di tenere a freno i propri istinti, di controllare le proprie pulsioni e di soffocare i propri sentimenti. E che fanno tutto questo, in una logica sacrificale e sull’esempio di Gesù, per amore di Dio e per il bene della comunità.

Tratteggia un profilo psicologico impietoso di molte persone che si avviano al sacerdozio: fragili, con scarse prospettive, insicure della propria sessualità, con famiglie problematiche. Un quadro lontano dall’apologia, simile a fenomeni attualissimi di disagio maschile. Cosa rappresenta la Chiesa per loro?

Il quadro psicologico e sociale dei seminaristi che riporto nel libro è stato ricavato, oltre che dalle testimonianze degli stessi preti che ho incontrato, dalle numerose interviste che ho condotto con formatori (di preti) e psicologi esperti di condizione clericale, spesso attivi all’interno dei seminari in qualità di consulenti. Se il quadro è corretto, io direi che la Chiesa rappresenta per molti di questi ragazzi una madre affettuosa, ma molto esigente, che si prende cura di loro, li mette al riparo dai rischi peggiori, ma impone un’obbedienza assoluta ai suoi voleri e la rinuncia totale a molte forme di libertà, prima tra tutte quella di rendere noti i propri sentimenti, di far conoscere il proprio orientamento sessuale, di rivelare l’esistenza e l’identità della persona che si ama.

La percentuale di preti omosessuali appare molto alta. Eppure l’ideologia della Chiesa è fortemente sessuofobica e ostile all’omosessualità. Come si conciliano questi due aspetti?

Si conciliano molto meglio di quello che si creda guardando la situazione dall’esterno. La Chiesa è severa solo con gli omosessuali che rivelano esplicitamente il loro orientamento, la loro passione per persone dello stesso sesso e che aspirano ad avere una vita di coppia, che reclamano dei diritti civili pari a quelli degli eterosessuali. Con loro la Chiesa è molto dura e non fa sconti. Al tempo stesso però la Chiesa è molto ospitale con gli omosessuali che desiderino entrare nei ranghi del clero. Ufficialmente li respinge, ma in pratica li accoglie con affetto, consente loro di vivere in un ambiente protetto, li toglie dai guai quando serve, mostrandosi tollerante e comprensiva. In generale, non voglio arrivare a dire che la Chiesa si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso perché teme che nessuno più entri in seminario, ma certo mi fa sorridere sentire i gerarchi cattolici parlare dell’atteggiamento della Chiesa verso i gay come se fossero una categoria estranea alla Chiesa, come se non ve ne fossero una miriade al proprio interno, spessissimo anche nelle posizioni apicali!

In tutto il mondo vengono alla luce scandali di abusi sessuali su minori commessi da preti, insabbiati per decenni dalle gerarchie cattoliche. Dall’Irlanda agli Stati Uniti, dalla Polonia alla Germania fino alla Francia. In che modo i seminari e la forma mentis ecclesiastica contribuiscono ad alimentare questo fenomeno?

In un modo indiretto e non voluto direi. Nel senso che gli abusi, se portati allo scoperto (e oggi accade sempre più spesso), sono un guaio anche per la Chiesa, ne minano seriamente la reputazione, ne compromettono l’immagine e, in qualche caso, soprattutto negli Stati Uniti, anche le finanze (visti i risarcimenti milionari che la Chiesa deve da quelle parti pagare alle vittime). Quindi la Chiesa li eviterebbe volentieri. Il fatto è che la formazione seminariale contribuisce invece a generarli. E lo fa in tanti modi: ad esempio, favorendo in taluni soggetti, per via del tabù che circonda il sesso e l’affettività, il permanere di una spiccata immaturità affettiva che in molti casi si rivela poi essere alla base degli abusi: in questi casi il prete si comporta come un ragazzino e si innamora di un adolescente che lui considera inconsciamente un suo coetaneo. In altri casi, a giocare un ruolo decisivo è la mentalità clericale, cioè la convinzione che il sacerdote sia in possesso di uno speciale diritto a governare le vite altrui e che questo lo autorizzi implicitamente anche all’abuso del corpo e della psiche del suo prossimo. Un altro fattore decisivo nella produzione degli abusi clericali è l’anaffettività del prete, la sua incapacità di “sentire” e comprendere i danni che il suo comportamento produce nelle persone di cui abusa. Anche quest’ultima è una caratteristica acquisita nella formazione clericale, il risultato del sistematico addestramento a evitare ogni emozione messo in atto nei seminari. L’elenco potrebbe continuare. Per evitare tutte queste conseguenze indesiderate della formazione clericale, che naturalmente producono i loro effetti più nefasti solo su alcuni soggetti e non in modo generalizzato su tutti i presbiteri, la Chiesa dovrebbe smantellare i seminari. Ma questo equivarrebbe davvero a fare una rivoluzione, a cambiare la forma della Chiesa. Non credo che avverrà tanto presto.

Lei si dichiara apertamente non credente, eppure mostra una certa empatia nei confronti di sacerdoti e fedeli. Il suo lavoro ha un piglio rigorosamente accademico, ma rischia di essere interpretato come fazioso. In Italia quanto è difficile fare ricerca sulla religione – e in particolare sul cattolicesimo – in maniera laica e indipendente da agende confessionali?

Non è facile, anche se per tanti versi è stimolante proprio perché comporta il nuotare controcorrente. L’accusa di faziosità non la capisco e la respingo: io cerco solo di dire la verità e di ribadirla per bene, talvolta di urlarla, nelle orecchie di chi non la vuol sentire. Poi certo io studio la chiesa cattolica come studierei qualsiasi altra organizzazione umana, con lo stesso atteggiamento e senza nessuna forma di sudditanza. E quindi in questo senso da non credente, cioè immaginando che il volere di Dio non abbia un peso nei suoi comportamenti. Preciso però che questo è quello che fanno, o che dovrebbero fare, tutti i sociologi che si occupano della chiesa cattolica, al di là delle loro personali convinzioni religiose, nel senso che, nello studiare il fenomeno, dovrebbero fare ricorso solo agli strumenti teorici e metodologici della sociologia e non a quelli della fede. Se per analizzare poniamo un fenomeno come Medjugorje un sociologo o un antropologo tirassero in ballo la Madonna e il suo ruolo nelle vicende umane si squalificherebbero immediatamente come studiosi e finirebbero arruolati nelle fila degli apologeti. La fede va quindi messa da parte quando si studia un oggetto della vita sociale. Da questo punto di vista tutta la sociologia, non solo la mia, è radicalmente non credente. Altra cosa è l’empatia umana per le persone che si incontrano sul campo! Quella certo in me non è mai mancata e posso dire che è stata indispensabile sotto il profilo metodologico per comprendere fino in fondo il significato delle storie che ho ascoltato, nonché una fonte di straordinario arricchimento sul piano umano perché mi ha permesso di crescere sul piano personale, di ricevere stimoli inediti, di fare delle bellissime amicizie. Al centro del mio, talvolta spietato, esercizio di critica sociale ci sono le istituzioni: le loro logiche, le loro perversioni, le loro violenze, mai le singole persone. Questo a me pare il senso profondo del mio lavoro.

Intervista di Valentino Salvatore

#chiesacattolica #sessualità #sacerdozio #vocazioni
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18 commenti

laverdure

Imporre delle norme impossibili da soddisfare in pratica,come in questo caso rinunciare non solo a pratiche sessuali di qualunque tipo,ma persino alle semplici
“fantasie” erotiche puramente mentali,e’ semplicemente un semplice mezzo di condizionamento e controllo.
Chiunque sia convinto di aver commesso una colpa e ne prova vergogna tendera,nel tentativo di riscattarsi anche semplicemente di fronte alla propria coscienza,a “rigare particolarmente dritto” in tutti gli altri comportamenti.
Insomma abbiamo la Casta dei Casti INCASTRATI dal dovere !

laverdure

Beninteso quando qualcuno non si limita alle fantasie erotiche ma pratica materialmente sesso,specialmente in forme condannate anche dalla morale laica ,come pedofilia e pederastia,e si rende conto che inevitabilmente i superiori ne sono al corrente,la sua sottomissione sara ancora piu’ totale.
Per secoli la pedofilia e’ stata per la Chiesa non solo un peccatuccio accettabile,purche’ discreto,ma un efficacissimo strumento di disciplina.
Che ora pero le si ritorce sempre piu’ contro.

pendesini alessandro

Articolo ben chiaro, coerente e relativamente imparziale.
Marco Marzano, come Gilberto Corbellini, Giacomo Rizzolatti, Corrado Sinigalia, Luca Cavalli-Sforza e ben altri, sia pure una minoranza, onorano indiscutibilmente l’Italia e ben oltre…..
Mi sia concessa un’osservazione : la frase qui sotto riportata necessiterebbe di essere chiarita :
….. « Un altro fattore decisivo nella produzione degli abusi clericali è l’anaffettività del prete, la sua incapacità di “sentire” e comprendere i danni che il suo comportamento produce nelle persone di cui abusa »……
Se un prete (o una persona qualsiasi) si trova nell’impossibilità, o incapacità di risentire dell’empatia verso persone che stupra o vioenta ecc.., è molto probabile che sia psicopatico.
NB : -Gli psicopatici mostrano una personalità antisociale, violenta, priva di sensi di colpa e rimorsi; in caso di ferite risentono la sofferenza, ma –e questo è il guaio- non possono pienamente immaginare che la persona che violentano, stuprano ecc…possa risentire una qualsiasi sofferenza ! Che, inoltre, viene sovente considerata come una “gioia” o godimento ! Questo è dovuto ad un deficit selettivo dell’inibitore della violenza. Dispositivo cognitivo, (see neuroni specchio, in sede parietale, cotreccia frontale e ippocampo) che insieme alla facoltà di attribuzione propria dell’uomo e al “legame sociale”, si trova (salvo patologie) all’origine delle emozioni morali, fondamentali e universali dell’empatia e della simpatia.

Diocleziano

«…Perché per tante persone, anche quelle poco o per nulla osservanti,
è difficile svincolarsi dalla Chiesa e dai suoi simboli?…»

Perché si sottovalutano i danni conseguenti all’imprinting imposto dai preti.
Imprinting subìto anche dalla maggior parte di chi è diventato ateo o indifferente.
Finché non si taglierà in maniera definitiva il cordone ombelicale che avvelena
fin dall’infanzia lo sviluppo psichico degli adolescenti, non meravigliamoci
se certi comportamenti da bigotti permangono anche tra atei poco consapevoli.

pendesini alessandro

Bisognerà un giorno decidersi ad ammettere che i religiosi e religiose, quindi anche preti e suore cattolici, sono esseri sessuati animati da sentimenti, pulsioni e istinti (salvo casi patologici). Ritengo che il Vaticano dovrebbe –ovviamente con l’aiuto di sessuologi ben informati, preferibilmente non opportunisti o bigotti- insegnare un po’ più di sessuologia scientifica ai suoi teologi…. Capirebbero allora che la continenza sessuale forzata (quando si avvera essere possibile !) conduce inevitabilmente a diversi disturbi o squilibri psichici, disfunzioni sessuali, cosi come rabbia repressa, che elevazione spirituale !.. Alcuni mistici (ma non solamente) pensano che un buono orgasmo sessuale vissuto nell’amore degli altri avvicina molto più a dio che la castità (castità ?), penitenza, auto-flagellazione e bentivoglio…

PS -Se il nostro cervello e il nostro comportamento sono influenzati da stimoli di cui non siamo consapevoli, significa che dobbiamo mettere in discussione la nostra concezione del libero arbitrio? Oppure manteniamo la nostra capacità di libero arbitrio, ma solo dopo aver preso coscienza di tali stimoli?
In altre parole :
1 ° – È necessario sentire il desiderio sessuale per una particolare categoria di persone, definita dal sesso e dall’età, sulla base del libero arbitrio?
2 ° – E, soprattutto, un atto sessuale illegale – un “reato sessuale”, secondo la terminologia legale – è deciso sulla base del libero arbitrio?
Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta è chiaramente negativa, perché nessuno puo’ liberamente decidere di essere eterosessuale, omosessuale, transsessuale, bisessuale, pedofilo, ecc.
Quando si arriva all’età della pubertà, molti di noi hanno scoperto – E NON SCELTO –come certi pretendono- l’orientamento specifico del nostro desiderio sessuale. Inoltre, le risposte delle aree cerebrali coinvolte nel desiderio sessuale a specifiche categorie di stimoli sessuali subliminali testimoniano (a livelli accademici) il carattere inconscio della determinazione dell’orientamento del nostro desiderio sessuale: non decidiamo che il nostro cervello presenterà determinate attivazioni specifiche in risposta a immagini subliminali di donne, uomini o bambini; lo notiamo solo se ci prestiamo a un esperimento di neuroimaging funzionale (fMRI) !

Diocleziano

…e alla fine scopriamo che il libero arbitrio è una fantasia che esiste solo nel mondo dei credenti.

pendesini alessandro

L’illusione del Libero Arbitrio non si limita solamente ai credenti, purtroppo…..
Quando scopriamo che una decisione è in realtà determinata da un disturbo ormonale, una predisposizione genetica, un’influenza sociale o culturale, questa idea diventa molto difficile da difendere affermando che avremmo la possibilità di decidere liberamente dei nostri atti.

laverdure

Ma no,il libero arbitrio e’ quello che resta della personalita e del comportamento di un individuo se eliminiamo le componenti dovute alla predisposizione di nascita come pure quelle dovute all’influsso dell’ambiente.
Esattamente come se in un coltello eliminiamo il manico e la lama.
Credo che di “coltelli” di questo genere ne abbiamo tutti le tasche piene.
Le leggi,le regole di una comunita sono semplicemente alcune delle infinite variabili ambientali che contribuiscono a creare tale personalita,e il loro influsso ovviamente verra condizionato dalla citata predisposizione di nascita,diversa per ogni individuo.

RobertoV

“Il cristianesimo domina da secoli lo scenario religioso e culturale del nostro Paese e non si dissolverà certo in pochi anni …
In queste analisi si dimentica sempre che il cristianesimo è stato imposto dal sistema di potere, non è stata mai concessa la libertà di scelta, tranne prima della presa del potere. Cioè i fedeli sono stati costretti, indottrinati e controllati per secoli. Ed ancora fino a soli 35 anni fa la religione cattolica era religione di stato in Italia, di fatto costringendo gli italiani ad essere cattolici e ad essere indottrinati tali. Il mio sussidiario alle elementari, 50 anni fa, aveva come prima materia proprio la religione cattolica, seguita da italiano e matematica, spesso anche l’italiano infarcito di racconti religiosi. Comunione e cresima facevano parte dell’educazione dei bambini italiani come la partecipazione alle messe. Di che fede si può parlare quando viene ottenuta in questo modo? Da allora siamo entrati nell’era della scelta, anche se non si può parlare di vera libertà, perchè le strutture e la propaganda sono ancora molto forti nel condizionare e privilegiare le “presunte scelte”. Almeno metà della popolazione ha vissuto quell’epoca della religione di stato e ne è stata pesantemente condizionata, ma anche dopo non è cambiato così tanto. E’, quindi, normale che vi sia un calo ed una trasformazione quando si può scegliere, ma questa scelta dovrebbe essere reale non pesantemente ostacolata per rallentare i cambiamenti. Di certo la fede si ridimensionerà ai valori fisiologici rispetto alla situazione drogata precedentemente.
Riguardo ai preti pedofili non si deve dimenticare che esistono anche quelli che scelgono di fare il prete perchè sono già pedofili e la casta offre loro una situazione favorevole: intoccabilità, autorità, fiducia, accesso facilitato ai bambini sono buone opportunità per un pedofilo.

pendesini alessandro

…..Riguardo ai preti pedofili non si deve dimenticare che esistono anche quelli che scelgono di fare il prete perchè sono già pedofili e la casta offre loro una situazione favorevole: intoccabilità, autorità, fiducia, accesso facilitato ai bambini sono buone opportunità per un pedofilo……
Infatti !
Il profilo delle attivazioni cerebrali presentate in risposta a varie categorie di stimoli sessuali e registrate grazie allo scanner (fMRI) permette di distinguere esattamente da un lato i pazienti pedofili (riconoscendone la loro attrazione) e, dall’altra parte, volontari senza problemi clinici, e questo è cruciale da un punto di vista giudiziario, il profilo delle risposte mostrato dalla fMRI identifica l’attrazione pedofila, ma non fornisce prove che sia avvenuto un atto di violenza sessuale…
Detto questo intendo affermare che è attualmente possibile dimostrare scientificamente la tendenza sessuale di una persona oltre il 95% dei casi !
Questo test preliminare potrebbe essere utile sia per la selezione di religiosi (seminaristi), ma anche maestri, sorveglianti scolastici, professori ecc… Dubito pero’ che il Vaticano sia disposto ad utilizzarlo per evitare –sin dall’inizio- che lo scandalo degli abusi o stupri su minori si eternizzi. Si limita scandalosamente, nella maggioranza dei casi, a spostare il prete, o gerarca pedofilo in altre parrocchie, e questo non solamente in Italia ma in qualsiasi Stato dove il Vaticano dirama i suoi potenti tentacoli !

laverdure

Caro Pendesini,temo che questo bel test rischierebbe di produrre le stesse
conseguenze dell’uso del “poligrafo” (macchina della verita)alla CIA e in altre istituzioni : un gran numero di “falsi positivi” come pure di “falsi negativi”.
Aldrich Ames,uno dei peggiori casi di tradimento nella storia della CIA lo aveva superato impunemente diverse volte per anni,prima di tradirsi nel modo piu’ stupido concepibile : ostentando un tenore di vita sproporzionato
al suo stipendio.
Mentre funzionari senza macchia hanno rischiato di rovinarsi la carriera.

laverdure

Il sociologo Luigi Zoja,nel suo saggio “Utopie minimaliste”,fa notare come per millenni le religioni come pure le ideologie ( che sono solo religioni cammuffate) hanno avuto in comune la volonta di creare l'”uomo nuovo” immune a difetti inaccettabili come il desiderio sessuale,l’interesse personale,la proprieta privata ecc.
In tutta la storia umana nessuno c’e mai riuscito.
Sono riusciti soltanto a eliminare un numero enorme di “uomini vecchi”.

pendesini alessandro

…..Caro Pendesini,temo che questo bel test rischierebbe di produrre le stesse
conseguenze dell’uso del “poligrafo…..
@Laverdure
Pensavo che tu sapessi che il test del poligrafo è stato discreditato già da anni da persone competenti in materia, neurologi in primis….
Quindi non è ovviamente paragonabile al test che ho citato e che è stato confermato più volte a livello accademico. Da notare che fu Serge Stoléru, dottore in psicologia cognitiva e psichiatra, neuroscienziato, ricercatore a l’Iserm, il primo ad utilizzare una tecnica di neuro-imagérie fonctionnelle (IRMf) per capire e teorizzare le basi neurobiologiche dei desideri sessuali.

Vorrei precisare che quando si confrontano uomini con un disturbo pedofilico con uomini senza problemi clinici, la differenza nelle loro risposte cerebrali con immagini (IRMf) di adulti e bambini è così grande che un gruppo di ricercatori è stato in grado di classificare i partecipanti di questo studio nei loro rispettivi gruppi basandosi esclusivamente sulle loro risposte cerebrali a queste due categorie di immagini. Sebbene in questo ultimo studio, la fMRI sia stata utilizzata come strumento diagnostico con un tasso di accuratezza del 95%, è stata testata solo in pazienti che hanno riconosciuto la loro attrazione sessuale nei confronti dei bambini. Non è noto se questa tecnica sarebbe anche in grado di identificare gli uomini che sono attratti dai bambini ma negano questa attrazione, sempre supponendo che siano d’accordo nell’accettare questo esame. A mio umile parere dovremmo avere un risultato pressoché simile.

laverdure

“… e’ stata testata solo in pazienti che hanno riconosciuto la loro attrazione sessuale nei confronti dei bambini….”
Quindi gli esaminatori SAPEVANO gia’ se i soggetti erano pedofili o no,e questo temo costituisce un “bias” inaccettabile”.
Il principio fondamentale dei “confronti all’americana”,o dell’interpretazione di una intercettazione telefonica confusa e’ che il testimone o l’ascoltatore NON devono essere prevenuti in nessun modo sull’identita del sospetto o sul possibile contenuto della registrazione.

pendesini alessandro

…..Quindi gli esaminatori SAPEVANO gia’ se i soggetti erano pedofili o no,e questo temo costituisce un “bias” inaccettabile”…..
Laverdure :
Lo studio citato effettuato da Serge Stolerù e colleghi, na va ovviamente generalizzato….Altri studi più recenti hanno costatato che le zone, o nuclei neuronali che codificano l’attrazione sessuale nei confronti dei bambini, (visibili tramite l’IEMf) risultano comunque ben diverse da quelle relative agli eterosessuali ! Quindi non hanno niente a che vedere se gli esaminatori sapevano o no se i soggetti erano pedofili ! Inoltre, altri studi accademici (see le riviste Science – Nature) hanno avuto luogo con un miscuglio di gente omosessuale e eterosessuale senza che gli esaminatori sappiano chi era omo o etero (sistema simile allo studio aleatorizzato in doppio cieco) ; i risultati sono stati praticamente identici !

laverdure

Anche ammettendo l’attendibilita del test,la sua applicazione legale sarebbe estremamente problematica.
Imporlo obbligatoriamente,anche solo su individui sotto processo,scatenerebbe di sicuro grandi polemiche.
E renderlo facoltativo farebbe si che un eventuale rifiuto di sottoporvisi sarebbe inevitabilmente interpretato come una confessione.
Non parliamo poi di proporlo,non importa se obbligatorio o facoltativo,come prova
per l’ammissione a qualche posto di lavoro.

Diocleziano

Inoltre bisognerebbe sapere quanti ‘con tendenze’ poi le mettono realmente in atto; potrebbe darsi che per uno ‘attivo’ ce ne siano dieci ‘asintomatici’.

Certamente il pedofilo è un individuo spregevole e pericoloso, ma da qui a testare a tappeto tutte le tendenze ce ne corre! Conoscendo quanto sono sicuri oggi i dati sensibili custoditi da chicchessia.
Magari inasprire in maniera seria le pene per i colpevoli e per chi, a conoscenza di abusi, non li denuncia alle autorità dello stato. Sai a chi mi riferisco. Un effetto collaterale potrebbe essere un ulteriore vertiginoso calo delle vocazioni… 😛

laverdure

Hai toccato un punto fondamentale : la pedofilia e’ soltanto una delle possibili tendenze “negative” della personalita umana,che nella maggior parte degli individui fortunatamente restano allo stato “latente”
Quella principe e’ la violenza,che fortunatamente la maggior parte di noi riesce a controllare ,sfogandola in maniera “sublimata” in vari modi accettabili,ad esempio praticando sport.
Naturalmente resta il rischio che sotto stimoli estremi possa “esplodere”in
modo inaccettabile,l’esempio classico e’ lo stress di uno stato di guerra.
Ma non si puo’ certo condannare qualcuno finche le sue tendenze non abbiano avuto la minima manifestazione esplicita.

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