L’Algeria inquieta di Sansal, tra îssaba e islamismo

Boualem Sansal è una delle (poche) voci schiettamente laiche e tra le più combattive nei confronti del fondamentalismo islamico attive in Algeria. A cavallo tra sensibilità francese e araba, ha vissuto la dolorosa guerra civile che ha sconvolto il paese arabo negli anni novanta. E, nonostante il montante confessionalismo islamico e l’aggressività dei gruppi integralisti, continua a farsi sentire. Il giornale Liberté Algerie lo ha intervistato sui temi caldi a lui cari, che affronta anche nell’ultimo romanzo Abraham ou La cinquième alliance, vincitore del Prix Méditerranéee 2021.

La critica all’islamismo è ricorrente almeno da Le serment des barbares. Scritto tra il 1996 e il 1998, al culmine della guerra civile algerina spentasi nel 2002: il «decennio nero», «una delle più grandi tragedie dei nostri tempi». Quando gli islamisti hanno scatenato il conflitto dopo il colpo di stato dei militari volto a impedirne la vittoria alle elezioni. Una dinamica che ricorda sinistramente le primavere arabe. Lo scrittore ricorda: «eravamo tra due fuochi, gli islamisti da una parte e l’îssaba al potere dall’altra». Il termine îssaba si può rendere con “banda”, “cricca” o “clan” e inquadra bene la casta oligarchica e corrotta di burocrati, politici e militari “laici” – ovvero, meno islamisti degli altri – che rende asfittica la vita politica e sociale dei paesi arabi. I movimenti integralisti hanno buon gioco a mostrarsi come alternativi, raccogliendo consensi nella società civile esasperata.

Però «l’islamismo e l’îssaba sono ancora là», avverte. Se l’oligarchia locale è «sempre patetica», è l’islamismo ormai ad avere una dimensione planetaria: «l’ho incontrato dappertutto», persino in Finlandia. Sansal non usa mezze misure: tra i «sette flagelli che minacciano il mondo». Perché non si limita al terrorismo. D’altronde, sottolinea, l’Europa «ha vissuto diversi episodi terroristici con le Brigate rosse, Action Directe, l’Eta, Carlos». Ma ciò non ha sconvolto la società e questi gruppi sono stati smantellati. Ma il terrorismo islamista «è radicato nell’islam», «lo stesso islam viene strumentalizzato dagli Stati e da ogni sorta di organizzazione internazionale». E «per reazione, le altre religioni si ritrovano a loro volta strumentalizzate, in un senso o nell’altro, per fare argine all’islam o per servirsene come acceleratore di globalizzazione».

Nella società algerina il fondamentalismo islamico prende oggi sempre più piede. Quando uscì Le serment des barbares «dicevano di me in Europa che ero pessimista, che esageravo», ricorda Sansal. E c’era chi lo invitava a sostenere Abdelaziz Bouteflika, «l’uomo del miracolo», lo tratteggia sarcastico. Proprio lui incarnava l’îssaba: per vent’anni presidente, costretto a dimettersi solo dopo imponenti proteste di piazza nel 2019, quando il suo entourage ne prospettò l’ennesima candidatura. Ma l’entusiasmo per la vittoria in Algeria contro l’islamismo si spense presto. Nel suo più recente romanzo (tra i pochi anche in italiano) 2084. La fine del mondo – chiaro richiamo orwelliano – racconta una distopia islamista: non a caso è stato tradotto in trenta lingue ed è uno dei suoi maggiori successi. Il governo tedesco gli commissionò, per i suoi funzionari, quello che poi sarebbe diventato nel 2013 Gouverner au nom d’Allah: Islamisation et soif de pouvoir dans le monde arabe. Ma Sansal è bistrattato in patria: «passo per un burlone» o peggio, «disfattista» perché denuncia lo stallo del paese. E predice: «il cancro dell’islamismo conoscerà un’accelerazione fatale quando la poca economia che ci rimane si sarà dissolta e l’îssaba ruberà la mobilia e se ne andrà a fare la bella vita in Francia, America o Svizzera».

Lo scrittore algerino richiama anche le responsabilità dei paesi occidentali. Prima hanno colonizzato, denuncia, e ora «subappaltano a teppisti locali la gestione della riserva in cambio di qualche royalties». Ma ci sono «persone, memorie e religioni»: «con l’islamismo hanno scoperto che avere come nemica una religione è la cosa peggiore che possa capitare». E lancia una fosca previsione: «l’Occidente è terrorizzato, sa ora come ora che non può vincere l’islamismo. Nuova illusione, crede di poterci venire a patti. L’islamismo ingoierà come un boa fa con le sue prede, millimetro dopo millimetro».

Sa bene che «nessuno è profeta nel proprio paese», ma è rimasto discretamente in Algeria sebbene sia molto più noto all’estero. In patria deve vedersela con la censura, «nostra vera religione»: «siamo tutti censori, lo Stato, la società, la moschea, la famiglia, gli amici e noi stessi con il gioco dell’autocensura». Con la sua attitudine fuori dagli schemi, ha il ruolo dello “scrittore maledetto”: oggetto di frequenti esecrazioni da detrattori che tentano così di delegittimarlo.

In tempi più recenti l’Algeria è scossa da proteste. Con la caduta di Bouteflika è emerso il movimento Hirak. Sansal lo guarda con «ammirazione» ma anche «grande inquietudine»: ha smosso il paese e diffuso consapevolezza nell’opinione pubblica ma non è riuscito a portare un concreto cambiamento. Sembra ormai al guado, e mostra segni di incertezza. «Spero che non avremo un altro decennio nero», conclude lo scrittore.

Valentino Salvatore

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4 commenti

pendesini alessandro

“L’islamismo ingoierà come un boa fa con le sue prede, millimetro dopo millimetro”……

Ed è proprio quello che sta succedendo in diversi paesi del mondo ; Belgio incluso !
Sarà pero’ molto dura con la Cina che mastica male qualsiasi religione monoteista e non solamente…..

Gérard

““L’islamismo ingoierà come un boa fa con le sue prede, millimetro dopo millimetro”…

Venerdi mattina uno squillibrato ha aggredita una poliziotta in una piccola cittadina della Bretagna in Francia ferrendo la gravamente con un coltello . Ha preso poi l’ arma della poliziotta, ferendo due altri poliziotti mentre scappava, causando un incidente e poi prendendo in ostaggio per piu di due ore una giovane donna prima di essere ucciso dagli gendarmi …

Il pomeriggio dello stesso giorno ero in macchina quando ho sentito la notizia dell’ accaduto all’ emitente nazionale belga ” La première ” ..
La giornalista che commentava l’ accaduto ha parlato di un francese, nato in Francia ( Ormai quando si sente questi discorsi sappiamo che ce un problema per chiamare le cose con il loro nome …) e poi che era ” radicalizzato ” ( radicalizzato da che cosa ??? ) . Ebbene in tutto il servizio non si è mai pronunciato la parola ” Islam ” ormai diventata tabu ..

Dichiarazione di Jean-Luc Mélenchon, leader di LFI ( sinistra radicale ) e candidato all’Eliseo dopo questo caso di terrorismo islamico ….:
“Come si è potuto abbandonare un paziente con schizofrenia senza
supporto medico? 31.000 posti letto psichiatrici in meno in 30 anni:
ecco il risultato ( delle politiche di destra ) ”.
E l’ agente di polizia, madre di famiglia che dovrebbe comunque cavarsela … anche i gendarmi feriti?
E la donna seguestrate per piu di 2 ore traumatizzata ma per fortuna salvata ?
E Il profilo radicalizzato dell’aggressore ?
Niente parole in merito … ( !!!! )

E la vecchia donna ebrea torturata nel suo appartamento a Parigi mentre il suo boia recitava versetti del corano : Fu buttata poi dalla finestra ed è morta sul colpo…
Pochi mesi fa la corte di giustizia ha sentenziata che non ci sarà processo perchè l’ assassino era sotto l’ effetto del cannabis e cosi ebbe ” uno sbuffo acuto delirante di origine esotossica” che ha portato all’abolizione del discernimento di Kobili Traore…Suppongo che da ora in poi se provoco un incidente in Francia dopo aver preso della droga non verrò giustiziato ???!!!

Gérard

Criticato ovviamente dall’ estrema sinistra francese e sotto protezione della polizia, il giornalista algerino Mohammed Sifaoui rifugiato a Parigi scriveva ultimamente a suoi concittadini in Algeria una lunga lettera aperta dove scriveva fra l’ altro….

“Sì, il male è molto profondo e, ai miei occhi, incurabile. Inoltre, ciò è verificato dalla maggioranza degli algerini che vanno in esilio. La maggior parte non parte per condividere valori con le società moderne, non parte per la democrazia e i diritti umani o la libertà di espressione, non parte perché le proprie mogli e figlie possano acquisire diritti, no…! Parte invece per consumare meglio e sfruttare la società materialista, portando così, il più delle volte con sé, la loro mentalità fatta di fanatismo religioso, bigottismo, superstizioni e arcaismi. Le loro mogli e figlie il più delle volte tengono il velo, lasciano l’Algeria per rinchiudersi, in Europa, nei ghetti per vivere con gli algerini, arrivano persino a cercare di imporre ai paesi ospitanti arcaismi che hanno massacrato la loro stessa società, e così via…”

Sifaoui, come Sansal o Daoud, uno fra i pochi giornalisti che osano chiamare le cose con il loro nome ma che molti rifiutano di guardare ….

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