Gli angeli dimenticati sul focolare

Dounia Ettaib ha provato sulla propria pelle cosa vuol dire essere prima aggredita da qualcuno della propria comunità, poi abbandonata dalle istituzioni. L’integrazione, ci racconta, purtroppo non interessa alla politica, sia essa di destra o di sinistra. E ancora meno interessano le donne, perché «si dà per scontato che la donna che arriva in Italia per un ricongiungimento familiare poi starà a casa ad accudire i figli»: ma è proprio in questo modo che le donne diventano «invisibili, segregate e dimenticate».

Non soltanto quelle musulmane, e non soltanto quelle che arrivano in Italia. Rahila Gupta, giornalista e attivista, ha raccontato sul New Humanist il dibattito in corso per cercare di modificare le leggi che regolano i matrimoni in Inghilterra e Galles – la più importante delle quali risale al 1836, quando la regina Vittoria non era nemmeno ancora salita sul trono. La necessità di un cambiamento è sentita soprattutto per tutelare chi si sposa con il rito di una religione di minoranza: perché, in assenza di una registrazione civile sul suolo britannico, le autorità lo riconoscono comunque, se ha valore legale nel paese di origine. In tal modo le donne sono soggette alla legge religiosa anche in caso di divorzio, che sarà pronunciato da tribunali religiosi composti pressoché esclusivamente da maschi. Non è quindi una coincidenza se i fondamentalisti propagandano apertamente matrimoni di questo tipo: troppe donne non sono in condizione di opporsi, e talvolta subiscono veri e propri inganni. Nell’articolo spiccano le parole di Uzmaa, ripudiata dal marito via Whatsapp, perché mostrano quanto il mondo può improvvisamente crollare da un momento all’altro: «prima facevo donazioni alle banche del cibo, ora sto usando le donazioni delle banche del cibo».

È uno dei tanti lati oscuri del multiculturalismo. Le immagini delle squadre cosmopolite in cui giocano calciatori strapagati finiscono regolarmente in prima pagina, non accade invece praticamente mai alle vite delle donne che, spesso, non hanno nemmeno il diritto di uscire dalle mura in cui sono state rinchiuse, costruite all’interno di quartieri ormai impenetrabili persino per le forze dell’ordine. Quando la giustizia delega parte delle sue competenze a dottrine e giudici religiosi, la legge non è più uguale per tutti e i diritti umani cessano di essere tali, Nel mondo, un terzo della popolazione vive in paesi dove coabitano ordini giuridici civili e confessionali: una percentuale enorme. Non è soltanto una specialità di paesi lontani ritenuti “barbari”: anche il riconoscimento civile del matrimonio cattolico, in Italia, può rientrare nella categoria. Comprese le sempre possibili conseguenze negative.

Ma nessuno se ne cura. I mass media pubblicano senza alcun commento la notizia del decesso del patriarca della famiglia più numerosa del pianeta: il leader di una setta cristiana che ha lasciato 38 vedove. Nessuno ha rivolto a esse un pensiero. Nessuno propone, per bilanciare, di legalizzare anche la poliandria (e forse è meglio così, visto che è diffusa la variante in cui la donna è costretta a sposare più uomini fratelli tra loro). Nessuno riserva attenzione nemmeno per i matrimoni combinati precoci.

In fondo, però, questa è anche la storia dell’umanità. La subordinazione delle donne è l’elemento-chiave della famiglia naturale per la specie homo sapiens – sin dai tempi in cui viveva nella savana, probabilmente. Altro che celebrazione giuridica: sarebbe tempo di mettersela totalmente alle spalle. È motivo di orgoglio per noi provarci da tre secoli, e dovrebbe essere motivo di vergogna per chi ancora oggi sbandiera i valori delle famiglie tradizionali o religiose (caratteristiche che vanno quasi sempre a braccetto). Persino in Italia, dove la “famiglia” continua a ucciderne più della mafia.

Ma dalle religioni è inutile aspettarsi granché. È la laicità l’unico sistema in grado di consentire a ogni persona di emanciparsi e compiere liberamente le proprie scelte. Spetta dunque alle istituzioni fare il primo passo, attuando politiche che eliminino ogni residua discriminazione. Inutile creare ministeri per le pari opportunità, se poi si continua a essere culo e camicia con chi viola sistematicamente i diritti umani.

Raffaele Carcano

Archiviato in: Generale

2 commenti

G. B.

Che la famiglia, oltre alla religione, sia la roccaforte del conservatorismo, si può vedere anche dall’articolo 29 della nostra Costituzione, tanto ripetutamente citato dai benpensanti. L’articolo stabilisce infatti che “Il matrimonio è fondato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Quindi, secondo “la più bella del mondo”, nel diritto di famiglia è possibile derogare dal principio di uguaglianza giuridica dei cittadini solennemente affermato nell’articolo 3.
Il multiculturalismo inglese è comunque riuscito a fare anche meglio.

mafalda

Quella della nuova liberazione delle donne dovrebbe essere la battaglia per diffondere la laicità. Invece si dà grande spazio solo ai diritti (sacrosanti) degli omosessuali. Nessuno ha il coraggio di affrontare l’islam cercando di integrare le donne immigrate, qualche lodevole amministrazione comunale si sforza almeno di promuovere corsi di italiano per straniere o momenti di integrazione. E poi? Poi c’è la Caritas: se c’è un problema, l’abitudine è rivolgersi a loro, quindi siamo sempre nell’ambito del controllo pretesco. Anche a me una volta un superiore ha detto: “Non possiamo fare niente per la madre, occupiamoci della bambina”. Chissà poi da dove viene fuori quella bambina…

Commenti chiusi.