Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese è l’approvazione del testo base sul fine vita da parte delle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera. Un atto concreto del Parlamento per arrivare a una legge sulle “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, nel solco dei pronunciamenti della Corte costituzionale sul tema del suicidio assistito. Il testo prevede la facoltà della persona maggiorenne affetta da una patologia terminale o irreversibile, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, di richiedere assistenza medica per porre fine alla propria esistenza in maniera dignitosa. Ciò dovrà essere garantito e supervisionato dal Servizio sanitario nazionale, senza responsabilità penali per il personale sanitario.

La Corte d’appello di Genova ha depositato le motivazioni della sentenza che ha confermato l’assoluzione di Marco Cappato e Mina Welby, imputati per istigazione al suicidio per il caso di Davide Trentini, malato terminale che fece ricorso al suicidio assistito in Svizzera. Secondo i giudici “il lapidario divieto” del Codice penale “va coniugato col diritto ad una vita dignitosa e col diritto al rifiuto di trattamenti terapeutici a fronte di una malattia che abbia esito certamente infausto”, a conclusione di un percorso altrettanto certo di dolore acutissimo e senza fine”. La sentenza chiarisce che Trentini “aveva il diritto di interrompere” la “terapia essenziale per la sua vita”: “legittima era la sua aspirazione alla conclusione della vita, lecito dunque era il suicidio assistito, poiché frutto dell’autodeterminazione del malato”.

Dopo un primo stop dal sapore clericale dell’ufficio del Comune di Reggio Calabria alla concessione dello spazio per un tavolo di raccolta firme sul referendum per la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente dell’Associazione Luca Coscioni, l’amministrazione è intervenuta per sbloccare la situazione. L’assessora alle Attività produttive del Comune di Reggio Calabria Irene Calabrò ha chiarito che la risposta fornita dall’ufficio per l’occupazione del suolo pubblico “risulta assolutamente impropria e non rappresenta in alcun modo la posizione ufficiale dell’Amministrazione comunale”.

Le istituzioni europee si schierano nettamente per contestare la legge ungherese che penalizza le persone lgbt con il pretesto di contrastare la presunta “propaganda” gay verso i minori. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ventilato l’avvio della procedura di infrazione contro l’Ungheria. Anche il Parlamento europeo ha espresso una ferma condanna verso l’Ungheria, adottando una risoluzione passata con 459 sì, 147 no e 58 astenuti. Da segnalare il comportamento degli eurodeputati italiani: Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro; Pd, M5S e Italia Viva a favore; Forza Italia si è divisa tra maggioranza di astenuti e altri favorevoli e contrari.

La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Russia per violazione della Convenzione per il mancato riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. Dal 2009 tre casi sono arrivati alla Cedu da parte di persone che si erano viste rifiutare la registrazione delle proprie unioni omosessuali. Se la Corte riconosce che ogni stato possa avere “un margine di apprezzamento per scegliere la forma più appropriata di registrazione delle unioni tra persone dello stesso sesso, considerando il proprio specifico contesto sociale e culturale”, il divieto totale viola i diritti riconosciuti dalla Convenzione europea. Considerato il fatto che la Costituzione russa è stata emendata nel 2020 inserendo un bando esplicito per le unioni tra persone dello stesso sesso.

Sui simboli religiosi al lavoro la Corte di giustizia europea ha emesso una sentenza importante sul fronte della laicità e del contenimento del confessionalismo. Ha infatti stabilito che le aziende possono vietare sul posto di lavoro l’ostentazione di simboli politici, filosofici o religiosi per garantire un ambiente e un servizio più neutri possibile. Il caso riguardava due datori di lavori tedeschi, portati in tribunale da alcune dipendenti musulmane che pretendevano di portare il velo, nonostante le regole valide per tutti. Secondo i giudici di Lussemburgo il divieto per essere ammissibile deve valere per tutte le concezioni e motivato dalla necessità del datore di lavoro di “presentarsi in modo neutrale con i clienti o di prevenire conflitti sociali”. In un caso, un asilo aveva ad esempio vietato non solo il velo islamico ma anche l’esibizione di croci cristiane per tutelare la neutralità religiosa della struttura.

L’aula del Senato ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate sul ddl Zan da FdI e Lega con 124 sì, 136 no e 4 astensioni. Inoltre la richiesta di sospensiva è stata respinta dal Senato, sebbene per un solo voto. Prosegue il braccio di ferro in aula per la discussione del ddl contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo, con Pd e M5S in particolare che vogliono accorciare i tempi. Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, ha ribadito: “in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo”. Questa fermezza di Letta, che per la cronaca è di area cattolica, ha suscitato freddezza da Cei e Vaticano e malumori nell’area post-democristiana del Partito democratico.
La senatrice Monica Cirinnà ha denunciato il tentativo del presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari “di privare completamente di tutele le persone trans eliminando l’espressione ‘identità di genere'”. I tentativi di compromesso per togliere alcuni riferimenti, giudicati controversi, dal testo della riforma in particolare da parte di Italia Viva vengono contestati dal promotore della legge Alessandro Zan (Pd). “Stanno cercando di affossare la legge contro i crimini d’odio”, spiega, “dobbiamo reagire, insieme”. Se da destra è decisa l’opposizione, non mancano voci discordanti. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) dal canto suo ha aggiunto: “gli emendamenti di Italia Viva al ddl Zan sono irricevibili, altro che mediazione. È un modo per tendere la mano alla destra, magari anche per il futuro e anche per affossare il ddl Zan”. La senatrice di Forza Italia Barbara Masini, omosessuale dichiarata, si è spesa a favore del ddl Zan e ha ricordato che altri esponenti del partito, come Elio Vito, sostengono l’iniziativa.
Elena Fattori, parlamentare di Sinistra Italiana, ha ricordato durante una trasmissione televisiva, riferendosi anche al ddl Zan, che sui diritti umani e sui diritti civili si deve essere “intransigenti” e che bisogna affrontare anche la questione dell’identità di genere.
Un migliaio di emendamenti sono stati presentati dagli oppositori al ddl Zan per fare ostruzionismo, di cui quasi 700 solo dalla Lega e quattro arrivano da Italia Viva. La deputata Pd Laura Boldrini, nel difendere il testo attualmente in discussione al Senato, si concentra sulla posizione “incomprensibile” di Italia Viva. Boldrini ha infatti spiegato che l’articolo 1 con la definizione di “identità di genere” era stato “è stato concordato, alla Camera, con Italia Viva e con gli uffici della ministra stessa”, ovvero Elena Bonetti, a capo del dicastero per le Pari opportunità e la famiglia, esponente del partito di Matteo Renzi. “Le proposte di legge degli anni passati contro l’omolesbobitransfobia furono criticata anche perché le definizioni usate per identificare il movente di odio non furono ritenute precise”, ricorda Boldrini: “Proprio per ovviare a questo, l’articolo 1 del ddl Zan è stato così concepito”. E sull’articolo 4: “già alla Camera per sgombrare il campo da ogni dubbio avevamo voluto ulteriormente chiarire che il testo non intacca in alcun modo la libertà di espressione, accogliendo una proposta dell’opposizione”. E sull’articolo 7: “già la normativa in vigore garantisce totalmente l’autonomia scolastica”. Boldrini quindi amaramente conclude: “Si rimane sbalorditi dunque da questo atteggiamento politico di Italia Viva che rischia di far naufragare un’ottima legge”.
Anche il presidente della Camera Roberto Fico sprona ad approvare “il prima possibile” questa norma: “può far fare un avanzamento al nostro paese”.

Non mancano anche le iniziative locali a favore del ddl Zan. Da segnalare quella organizzata dalla sezione Anpi di Forlì con il giurista Marco Valbruzzi presso Casa Saffi e l’adesione di diverse associazioni e gruppi politici come Pd Unione Territoriale Forlivese, Articolo Uno Forlì, Rifondazione, Sinistra Italiana, È Viva.
Il Municipio I di Roma ha patrocinato l’iniziativa, lanciata da diverse associazioni e realtà studentesche, di dipingere una panchina in Via Lepanto – non lontano dal Vaticano – con i colori dell’arcobaleno per sensibilizzare sul tema del contrasto all’omofobia. E anche come gesto simbolico a sostegno dell’approvazione del ddl Zan. La presidente di municipio Sabrina Alfonsi parla di “messaggio profondo” per esortare “tutte e tutti a schierarsi contro ogni forma di discriminazione, a combattere la violenza fondata su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere”.
In tutto questo, c’è anche un corollario di dichiarazioni imbarazzanti di politici ed esponenti istituzionali contro la riforma Zan, che scatenano polemiche. La Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Umbria Maria Rita Castellani è arrivata a sostenere che l’approvazione della riforma sdoganerebbe zoofilia, incesto e poligamia. Le dichiarazioni hanno suscitato una generale indignazione. I parlamentari del Movimento 5 Stelle del gruppo Pari opportunità hanno scritto una lettera esprimendo “vergogna” per “un insulto”, invitando Castellani a dimettersi. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, ha manifestato sdegno per le “farneticazioni” della Garante.

Mentre imperversa ancora la pandemia di coronavirus, continuano a farsi strada anche i privilegi confessionali: pure sul green pass, strumento per consentire l’accesso alle strutture al chiuso che sono aperte al pubblico solo ai vaccinati o a chi avrà fatto il tampone. Regola che però non vale per le chiese. Nicola Fratonianni (SI) ha contestato apertamente questa esclusione per le funzioni religiose, parlando di “decisione sorprendente e incomprensibile” che “rischia di fare anche molti danni”.
Anche Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, ha espresso contrarietà verso questo occhio di riguardo per le chiese. E in particolare citando la posizione della nostra associazione: “Rifondazione Comunista si associa all’Uaar nel ritenere grave il trattamento differenziato che il governo riserva alle chiese”, dato che “anche i luoghi di culto possono essere occasione di assembramento”. “Si ha l’impressione di una clericalata per non irritare le gerarchie cattoliche”, conclude.

L’organizzazione cattolica integralista Dignitatis Humanae Institute cede finalmente la gestione dell’abbazia di Trisulti, dopo la revoca del bando ministeriale che l’aveva assegnata. Nella struttura intendeva anche istituire una scuola di formazione sovranista gestita dall’ideologo dell’alt-right Steve Bannon. Questa gestione aveva suscitato le proteste dei cittadini. Il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che aveva partecipato alle mobilitazioni, esulta: “Trisulti liberata!”. Ma non basta: “Ora il governo non faccia gli errori degli anni passati, restituisca alle comunità locali la possibilità di gestire quel bene nell’interesse comune”.

A Milano viene ricordata con una statua Margherita Hack, notissima e compianta scienziata e divulgatrice nonché presidente onoraria dell’Uaar. Si tratta della prima statua dedicata a una donna su suolo pubblico in città. Verrà inaugurata nella primavera del 2022, per il centenario della nascita dell’astrofisica, con il sostegno del Comune di Milano, della Fondazione Deloitte e della Casa degli Artisti. La consigliera comunale Pd Angelica Valise ha colto l’occasione per ricordare la necessità di ricordare figure femminili, “perché una società più giusta ed equa passa anche dal riconoscimento del grande contributo delle donne alla scienza, all’arte, alla storia, alla letteratura, e anche alla conquista della democrazia nel nostro paese”.

Da Vercelli una sentenza importante per la libertà di vaccinarsi. Il tribunale ha dato ragione  a una ragazza di 17 anni, figlia di genitori separati, che voleva fare il vaccino contro il coronavirus ma non aveva il consenso della madre. Il padre, medico, era invece a favore e ha riportato per iscritto che per la figlia non sussistevano ragioni di salute che impedivano la vaccinazione. Il giudice ha stabilito che il suo intervento è “un estremo rimedio nell’interesse della prole minore” per “tutelare diritti di rango costituzionale”.

Le leggi contro la “blasfemia” in vigore in molti paesi musulmani colpiscono anche cittadini italiani. Come avvenuto per Ikram Nazih, giovane dalla doppia cittadinanza italo-marocchina e nata in Italia, che in visita nel paese di origine della famiglia è stata arrestata per un post di anni fa giudicato insultante verso l’islam. Diversi politici si stanno per fortuna interessando al caso: alla Camera Massimiliano Capitanio (Lega), Yana Ehm ed Elisa Siragusa (entrambe del Gruppo Misto) hanno depositato delle interrogazioni parlamentari per chiedere l’immediato intervento del governo a favore della scarcerazione di Nazih. Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano ha rassicurato sul fatto che la Farnesina sta seguendo il caso e che la giovane è in buone condizioni, rispondendo alle interrogazioni in commissione Esteri.

 

La redazione