Che fine hanno fatto le nostre DAT? Al via la nuova campagna Uaar sul Testamento biologico

Forse non tutti sanno che il DM 168/2019 del ministro della Salute ha reso operativa la Banca dati nazionale delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) per rendere queste ultime fruibili al personale medico che abbia in cura pazienti non in grado di esprimersi perché ad esempio versano in stato vegetativo persistente.

La maggior parte degli uffici di stato civile (presso i quali possono essere depositate le DAT) non ha però trasmesso alla Banca dati le disposizioni depositate dai cittadini, nonostante ciò sia un loro preciso dovere e un obbligo di legge.

Per questo l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) lancia oggi la campagna “Che fine hanno fatto le nostre DAT?”.

«Dopo anni durante i quali si sono moltiplicate iniziative legislative mai arrivate a buon fine, sentenze della magistratura su casi specifici (a cominciare da quello di Eluana Englaro) e iniziative di Comuni virtuosi che hanno istituito registri locali dei testamenti biologici, nel 2017 è stata finalmente varata la legge 219 che regolamenta le DAT», ricostruisce Massimo Maiurana, responsabile della campagna: «I cittadini possono andare in Comune e depositare un documento attestante le proprie disposizioni riguardo a quali trattamenti sanitari accettano di ricevere o no nel momento in cui non sono in grado di esprimersi, oltre che indicare un proprio fiduciario che possa eventualmente farle valere. Dal gennaio 2020 è inoltre operativa la Banca dati nazionale dove devono confluire tutte le DAT presentate dai cittadini, che altrimenti risulterebbero difficilmente reperibili. Battaglia terminata quindi? Non esattamente, purtroppo. Da una primissima ricognizione – spiega il responsabile – emerge infatti che nella maggioranza dei casi gli ufficiali di stato civile dei Comuni non hanno trasmesso le DAT da essi ricevute alla Banca dati nazionale, e anzi spessissimo ignorano di essere tenuti a farlo o addirittura non sanno che la Banca dati è operativa».

«Senza questo importante passaggio l’intero sistema risulta fortemente depotenziato», prosegue Maiurana: «Come può un medico sapere se il paziente che ha sul momento in cura, che magari è a lui sconosciuto perché arrivato in ospedale a seguito di un’emergenza, ha disposto direttive riguardo ai trattamenti che ritiene accettabili? Occorre necessariamente una modalità telematica di accesso operativa 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno da qualunque posto: questa è appunto la Banca dati nazionale».

L’invito a tutti coloro che hanno depositato le loro DAT è quindi ad accedere alla banca dati (è semplicissimo, si può fare con SPID), a verificare che esse siano presenti e a comunicarlo all’associazione all’indirizzo dat@uaar.it in modo da stilare un elenco dei Comuni virtuosi e di quelli inadempienti. Sulla pagina del sito dedicata (https://www.uaar.it/dat/) l’Uaar ha messo a disposizione un fac simile di lettera da inviare ai Comuni inadempienti.

«Non possiamo stare a guardare mentre vengono vanificati tutti gli sforzi fatti per conquistare la legge sul testamento biologico», conclude Maiurana. «Dobbiamo attivarci tutti. Per essere realmente e completamente Liberi di scegliere».

Comunicato stampa

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