I missionari ultra-talebani

Intervistato da Umberto De Giovannangeli per il Riformista, il noto ex ambasciatore Sergio Romano ha sostenuto che i talebani «non sono una formazione politica. Sono dei “missionari”. E ragionare con i missionari non è mai facile, e qualche volta è addirittura inutile».

La dichiarazione ha provocato le dure critiche del quotidiano dei vescovi Avvenire. Gerolamo Fazzini ha infatti additato come «grave» «l’assurdo paragone», la «tacita equivalenza» compiuta da Romano, negandola drasticamente. A suo dire, «tanto i seguaci di Cristo si spendono ai confini del mondo in modo pacifico, a tal punto disarmati da diventare essi stessi, talora, martiri, tanto i taleban utilizzano la violenza, verbale e fisica, quale strumento principe per l’affermazione del loro credo».

C’è del vero in questa considerazione, al netto dell’apologia dei propri beniamini. Il problema vero è però che Fazzini, nella sua analisi del passato cristiano, si è rivelato incapace di andare al di là dell’affermazione che «nei secoli scorsi taluni missionari cristiani si sono macchiati di eurocentrismo e razzismo, facendo mostra non solo di una grave incapacità di dialogare quanto di un sentimento totalmente ingiustificato (figlio del tempo) di pretesa superiorità dell’uomo bianco». Ci sarebbero invece stati tanti «luminosi esempi» quali Las Casas e Ricci, e «la lista sarebbe lunga». E comunque, «la missione cristiana, specie dopo il Vaticano II, si è purificata dei peccati di un tempo», per cui nessuno si deve azzardare a metterla in discussione.

Ma con quale coraggio si può ancora scrivere di «taluni missionari» – peraltro nemmeno citati per nome, a differenza dei «luminosi esempi»? La storia delle missioni cristiane non è molto dissimile da quella dei talebani, una volta che il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero romano: già nel IV secolo Martino di Tours ricorreva alle maniere forti e innalzava chiese cristiane sui templi “pagani” appena distrutti, eppure è venerato ancora oggi come santo, e non soltanto dalla chiesa cattolica. Quando il mondo antico fu definitivamente cancellato e venne l’epoca dei regni germanici, alla conversione dei regnanti e a quella (chissà quanto spontanea) dei loro sudditi non si accompagnò una corrispondente accoglienza di massa nei ranghi del clero e dell’episcopato: il pregiudizio cristiano assimilava infatti i “barbari” ai “pagani”.

Il razzismo istituzionale cattolico nella conquista spirituale dei continenti extraeuropei ha lasciato tracce addirittura enormi. I sinodi dei vescovi messicani ci hanno tramandato documenti in cui i nativi sono definiti esseri «deboli e ignoranti», «di scarse capacità, intellettuali e morali», caratteristiche che ne impedivano l’accesso al sacerdozio. Un rapido ripasso della storia ecclesiastica basta e avanza a demolire le tesi di Avvenire: per avere un vescovo africano si dovette aspettare il 1939, mentre il primo cardinale fu nominato nel 1960. Caro Fazzini, ci può cortesemente spiegare perché i papi attesero così tanto tempo?

E già che c’è: perché non riuscite proprio a riconoscere i crimini commessi dalla chiesa istituzionale? Non lo fece nemmeno Giovanni Paolo II, che nelle sue scuse molto mediatizzate si limitò a chiedere perdono a dio (non alle vittime) per gli errori dei «figli della chiesa» (e non della chiesa stessa), senza peraltro fare a sua volta alcun nome. Come è possibile giustificare l’assimilazione forzata dei nativi attuata dalle scuole missionarie – un delitto che sta finalmente emergendo soltanto ora, in seguito alla scoperta di fosse comuni contenenti i corpi di migliaia di bambini nel solo Canada? Scuole che funzionavano a pieno regime ancora pochi decenni fa?

Se è vero che i missionari cristiani non ricorsero direttamente all’uso delle armi, è però innegabile che per diffondere il loro Verbo si affidarono agli eserciti più potenti del mondo: come l’inquisizione, che per difendere la fede esternalizzava il lavoro sporchissimo sul braccio secolare. La storia delle missioni cristiane mostra che, se proprio si vuole giocare alle differenze con i talebani, alla fine sono questi ultimi a farci una figura meno terrificante: legati come sono all’etnia pashtun, non sembrano granché interessati all’imperialismo religioso, anche se accolgono i foreign fighters. In ogni caso, la loro teocrazia armata non fa altro che replicare ciò che ha rappresentato per oltre un millennio lo Stato pontificio.

Se i missionari sono cambiati (e nemmeno tutti) è soltanto grazie all’illuminismo e al conseguente diffondersi di una cultura dei diritti umani. La chiesa, anche nell’epoca del presunto rivoluzionario Bergoglio, sembra molto più attenta a riscrivere la storia che a fare i conti con essa. Se queste sono le premesse, è probabile che non li farà mai.

Raffaele Carcano

Archiviato in: Generale

20 commenti

G. B.

Tra l’altro a me risulta che Las Casas proteggesse sì i nativi americani, ma fosse favorevole alla tratta degli schiavi africani.

RobertoV

Ho letto che fu così all’inizio, proponeva l’utilizzo degli schiavi per le miniere, poi si è ricreduto e si è attivato in loro difesa.
Ma la cosa da far notare è che la pratica per la sua beatificazione è stata avviata solo nel 2002 e non risulta conclusa. Se solo alcuni missionari sono stati dei criminali, mentre gli altri tutti dediti agli altri come la chiesa, perchè aspettare così tanto per la sua beatificazione? Forse perchè oggi è un esempio utile per riscrivere la propria storia e nascondere il vero passato della chiesa cattolica?

Gérard

Molti santi sono stati fatti cosi proprio perchè dietro c’ era uno scoppo : Santa Goretti, Giovanna d’ Arco, San Maklouf Cherbel, sono i primi nomi che mi vengono in testa . La lista sarebbe lunghissima .

mafalda

L’associazione talebani/missionari di Romano è semplicemente meravigliosa.

laverdure

E’ un paragone totalmente falso invece.
Quanti missionari riuscirebbe a trovare Bergoglio per una missione kamikaze ?
Mente i Talebani ( come pure l’Isis) ne trovano a dozzine.
Quel che e’ giusto e’ giusto.

Diocleziano

C’è modo e modo di essere talebano: il tipo più rozzo è quello che hai indicato,
prende un kalashnikov e va ad ammazzare o farsi ammazzare.
Il tipo più astuto – e insidioso – è quello che abbindola il prossimo entrandogli nella
testa per sempre. Come i talebani, ma senza rischiare e con maggior resa sul
lungo periodo.

KM

Il cristianesimo ha circa 5-6 secoli di vantaggio sull’islam. La differenza e’ tutta qui. E all’inizio il martire era proprio come ‘sti kamikaze. Andavano dalle autorita’, si autodenunciavano, si rifiutavano di pagare i tributi (non e’ cambiato niente in 19 secoli) e si facevano uccidere. L’altra differenza e’ che non conoscevano tnt o dinamite quindi non potevano saltare in aria uccidendo anche gli ‘infedeli’ romani!

KM

Quando dico non e’ cambiato niente in 19 secoli, mi riferisco al pagamento dei tributi, dazi, gabelle etc… Il resto invece e’ cambiato RADICALMENTE!

laverdure

@KM
“Il cristianesimo ha circa 5-6 secoli di vantaggio sull’islam. ”
E soprattutto e’ stata la societa a “educare” il cristianesimo e non viceversa.
Per secoli lo sviluppo della scienza e’ stato ostacolato dalla Curia,e le conquiste dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese non hanno avuto certo l’appoggio della religione.
Quanto all’utilita del cannone per imporre la modernita,non e’ affatto un’idea sbagliata “a priori” come pretenderebbero molti : ricordate la breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale dei Papi ?
Semplicemente ,come in qualunque guerra occorre disporre di una superiorita sulla controparte per vincere,superiorita che non dipende solo dai mezzi fisici,ma anche dalla motivazione.
Dopotutto la sconfitta del nazifascismo non fu esattamente una passeggiata
nell’allegria generale.Ma chi se lo ricorda ?

RobertoV

Perchè addirittura 5-6 secoli di vantaggio? Io direi solo uno o due, ma con notevoli differenze a seconda della nazione e di che diritto parliamo.

RobertoV

Ancora nella II metà del XIX secolo la chiesa cattolica in Italia si oppose duramente alla fine delle persecuzioni delle altre religioni, cioè considerava un crimine il non essere cattolici. Al di fuori dell’Italia, soprattutto nei paesi da colonizzare, perseguitò e discriminò fino ad epoche molto recenti.
Va detto che a differenza dei talebani furono spesso attenti a non sporcarsi direttamente le mani, ma a far fare il lavoro sporco agli altri.
Anche nella guerra dell’Irak parecchi missionari andarono in Irak al seguito dell’esercito per evangelizzare gli irakeni.

Gérard

Mafalda
Quale Romano ??? L’ autore si chiama Rafaele …( ?? )

Diocleziano

Sergio Romano: ex ambasciatore, è l’autore della definizione. Sempre sia lodato!

Manlio Padovan

E per restare all’oggi, cosa sempre molto importante perché con i cristiani non c’è verso di far capire loro che “lo spirito dei tempi è lo spirito dei potenti” come fa dire Goethe a Fuaust, che responsabilità hanno i padri comboniani nella guerra in Sudan per dividere il sud dal nord e cioè i cristiani dai musulmani?
Perché il prete quando semina piò seminare solo zizzania.

Mixtec

Ma i Comboniani in Afghanistan ci sono andati? E gli Evangelici statunitensi? I Mormoni? (Questi ultimi avrebbero potuto riesumare la poliginia).
Ci sono andati tutti questi, o hanno avuto paura?

Gérard

Mixtec

In Afghanistan no so ma in Irak, ci sono stati missionari presbiteriani, battisti, mormoni e vari chiese evangeliche arrivati poco tempo dopo la fine della guerra . Diversi a quanto avevo letto sono stati trucidati . In merito agli cattolici, l’ Irak c’ era un certo numero di cattolici di rito siriaco o greci-ortodossi . Dunque per loro non era un paese dove mandare missionari . In ogni caso, nel Medio-Oriente circa 50 anni fa, una persona su quattro era cristiana . Oggi il rapporto è di uno per trenta .

RobertoV

Da wikipedia:
“Nel 1919 l’Italia fu il primo paese a riconoscere l’indipendenza dell’Afghanistan. Per mostrare la sua gratitudine, il governo afghano chiese all’Italia come potesse ringraziare: Roma rispose chiedendo il diritto a costruire un luogo per il culto. Il governo afghano fu spiazzato dalla scelta, perché l’Italia, invece di chiedere vantaggi in campo economico, come i diritti per le esplorazioni delle miniere, aveva optato per un allargamento della libertà religiosa. Fu perciò inserita una clausola nel trattato italo-afghano del 1921, che dava all’Italia il diritto a costruire una cappella nell’ambasciata. L’opera pastorale iniziò nel 1933, quando papa Pio XII affidò la cappellania dell’ambasciata italiana ai barnabiti.
Il 16 maggio 2002 papa Giovanni Paolo II istituì una missione sui iuris per l’Afghanistan, la cui sede fu stabilita all’interno dell’ambasciata italiana a Kabul. Nel 2004 arrivarono le suore di Madre Teresa per svolgere la loro opera umanitaria.
Cioè dopo l’invasione dell’Afghanistan. Anche in Irak ricordo bene l’enfasi che fu data ai predicatori e missionari cristiani al seguito degli eserciti invasori. Poi si lamentano che il cristianesimo venga visto come emanazione dell’occidente e del suo colonialismo.

mafalda

“Roma rispose chiedendo il diritto a costruire un luogo per il culto”: che vergogna…
Ma del resto, cosa sono la CIA, il KGB o il Mossad in confronto alle spie cattoliche in tonaca?

Diocleziano

RobertoV,
forse gli era sembrato troppo veniale un ‘centro di scambi culturali italo-afgani’.

Mixtec

Proporrei di mandare in Afghanistan missionari atei comunisti cinesi, ma purtroppo non sanno criticare il Corano.

Commenti chiusi.