L’imposizione del crocifisso è incompatibile con lo stato laico. Accolto il ricorso dell’insegnante patrocinato dall’Uaar

«L’Uaar esprime viva soddisfazione per l’accoglimento del ricorso da lei patrocinato e che ha finalmente sancito nero su bianco la non compatibilità del crocifisso con lo stato laico». Questo il commento di Adele Orioli, responsabile delle iniziative giuridiche dell’Uaar in merito alla sentenza della Cassazione depositata oggi. Le sezioni unite civili scrivono infatti che «l’esposizione autoritativa del crocifisso nelle aule scolastiche non è compatibile con il principio supremo di laicità dello Stato. L’obbligo di esporre il crocifisso è espressione di una scelta confessionale. La religione cattolica costituiva un fattore di unità della nazione per il fascismo; ma nella democrazia costituzionale l’identificazione dello Stato con una religione non è più consentita».
Anche se rimangono aperti non pochi profili problematici è grande la soddisfazione nell’aver potuto difendere la legittima posizione di un insegnante di scuola pubblica.

Franco Coppoli, protagonista di questa annosa vicenda, commenta: «Una sentenza importante che finalmente annulla la sanzione disciplinare e definisce illegittimi l’ordine di servizio e la circolare del dirigente scolastico che imponevano il crocefisso in classe. Una lunga battaglia civile – in cui l’Uaar è stata fondamentale e che ringrazio insieme agli avvocati Fabio Corvaja e Simonetta Crisci – che ha portato di un passo avanti la laicità dello stato e la libertà di coscienza nel nostro paese».

Per il segretario nazionale Uaar Roberto Grendene «oggi sono stati sconfessati (è proprio il caso di dirlo) sia il Consiglio di Stato sia i politici che pretendono di imporre unilateralmente un simbolo confessionale nella scuola di tutti».

Comunicato Stampa

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62 commenti

Maurizio

Una sentenza mutilata e cerchiobottista, che sui siti viene riportata con altrettanta enfasi sulla necessaria ricerca di un “ragionevole accomodamento” all’interno della comunità scolastica (cioè chi: Preside, alunni, docenti, genitori, bidelli…?) nella ricerca condivisa sul simbolo da appendere (quindi se tutti concordano va bene una svastica…). Si sottolinea anche come la sentenza condanna il docente nella rimozione del crocifisso, che in fondo è un innocuo simbolo passivo che rappresenta le nostre radici e tradizioni etc etc. Insomma siamo tutti cattolici e non lo sappiamo.
Come al solito si decide di non decidere: siamo laici, il crocefisso non si può imporre, ma alla fine che male fa se piace a tutti. E così facendo dopodomani gli affiancheremo magari un totem indiano, una menorah ebraica e un candelotto di tnt (il simbolo dell’Islam). Perché non siamo mica in classe a studiare.

teiafer

Ma è la stessa sentenza?

https://www.open.online/2021/09/09/cassazione-crocifisso-scuola-sentenza/

Perché se è la stessa sembra che si tratti più di un piccolo passo in avanti che di una vittoria.
La vittoria è nell’annullamento della sanzione disciplinare al docente, ma in sostanza sembrerebbe un’apertura al multiculturalismo dove la decisione sull’ostensione del crocifisso viene demandata alla scuola in base alle preferenze religiose locali per cui a meno di scuola di discenti, loro famiglie e docenti atei ci potrebbe essere un parco di divinità esposte invece che nessuna.

Mixtec

La Cultura “Occidentale” (che non è unica, ma piuttosto già di suo piuttosto variegata), si vanta di avere le sue origini nelle civiltà greca e romana. Però si è ritrovata a riverire come suo “Libro sacro” una raccolta di testi scritti da autori ritenuti da molti appartenenti a tale Cultura Occidentale come “razza inferiore”.
A parte ciò, molti elementi della Civiltà Occidentale vengono dall’antico Medio Oriente e dall’antico Egitto. Una bella raffigurazione di Iside che allatta Horus sarebbe utile agli studenti per capire da dove vengono le immagini di molte Madonne.

Massimiliano F

Ma si, meglio un parco di dei sparsi e misti piuttosto che uno solo, perché ne relativizza moltissimo il significato. E poi, visto che atei e agnostici sono circa il 30% dei giovani, di potrà ad esempio pretendere anche l’esposizione dell’ Happy Human.

Manlio Padovan

Letto l’articolo, letto il secondo commento e il link consigliato, rimane una domanda: volete farci capire qualcosa?
Grazie.

Maurizio

Questi i toni su Adnkronos:

L’affissione del crocifisso nell’aula scolastica non rappresenta un “atto discriminatorio”. Il docente contrario non ha potere di veto sulla decisione, ma sta alla scuola trovare una soluzione che tenga conto anche del suo punto di vista. E’ quanto deciso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con una sentenza depositata oggi sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Non è stata quindi accolta la richiesta di risarcimento danni formulata dal docente, in quanto non si è ritenuto che sia stata condizionata o compressa la sua libertà di espressione e di insegnamento.

L’unica vittoria, per così dire, consiste nella cancellazione della sanzione disciplinare ai danni del docente. Insomma, un colpo al cerchio…

touya

Il sito della Corte di Cassazione ha pubblicato la sentenza. La cosa che salta subito all’occhio e’ sono oscurati l’elenco dei giudici che componevano la corte nonche’ la sentenza stessa, nonche’ il nome el consigliere estensore e del presidente. Il che mi fa chiedere se la sentenza sia in effetti valida o se qualcuno sta cercando di fare qualche giochetto; per esempio, far si’ che la sentenza non crei un precedente (precedenti che sono proprio solo le Sezioni Unite che in Italia possono emettere).
All’UAAR consiglierei di aspettare di leggere la sentenza prima di lanciarsi in comunicati stampa.
Pensieri?

Moderazione

Sul sito della Cassazione non c’è la sentenza ma un semplice sunto. l’Uaar invece, essendo patrocinante, ha il testo completo della sentenza, l’ha letto e quello ha commentato.

touya

Sicche’ e’ possibile vedere la sentenza completa? Cosi’ che anche il comune cittadino possa farsi la proprio opinione?

Moderazione

Quando sarà pubblica sì, l’Uaar ce l’ha in via riservata e non è il caso di pubblicarla prima che lo faccia la Cassazione

RobertoV

Quindi il testo è differente da quanto riportano i principali giornali?
Perchè da quanto riportano i principali giornali, e non mi stupirei visto la loro adesione alla propaganda cattolica, sarebbe più una sconfitta che una vittoria, con il corriere che si è anche premurato di denigrare il professore e dando ampio spazio ad un monsignore. Perchè l’unico fatto positivo, spesso neanche riportato, è che è stata rimossa la sanzione, e che non si ritiene più obbligatoria l’esposizione, ma introducendo il concetto di dittatura della maggioranza e di non discriminazione del simbolo nel confronto degli altri, sconfessando chi lo ritenga tale. E non dice chiaramente che cosa fare se l’accomodamento non si trova. Oltre a riconoscerlo simbolo della storia italiana.

Moderazione

I giornali commentano il comunicato stampa della Cassazione, perché nemmeno loro hanno la sentenza. La sentenza non è ovviamente perfetta, ma contiene diversi elementi positivi. Tanto per cominciare ha sancito che il docente non poteva essere sanzionato, e questa è di fatto una vittoria visto che era proprio quello il nodo del contendere. Inoltre ha stabilito che il crocifisso non può essere imposto dall’alto, ragion per cui il docente non poteva essere sanzionato. Poi certo, la soluzione proposta è quella bavarese e non è sicuramente il massimo in termini di laicità, ma considerate le sentenze precedenti fino alla Cedu il quadro è tutt’altro che drammatico, poteva andare molto peggio. La Cassazione ha anche scritto nero su bianco che imporre il crocifisso va contro il carattere laico dello stato. In pratica si è passato dal simbolo neutro non rimovibile al simbolo che non può essere obbligatorio e che peraltro non può nemmeno essere considerato l’unico possibile: scusate se è poco.

teiafer

Quando sarà pubblicata la sentenza? Hanno dei termini di legge per farlo e se no, normalmente quanto ci mettono?

RobertoV

Una serie di ragioni storiche spiegano la nostra diversa concezione della laicità», afferma Marilisa D’Amico, docente di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano, al sito francese La-Croix. «In Francia è negativo, da noi positivo: la religione può entrare nello spazio pubblico. È vista come una conferma del secolarismo e della tolleranza religiosa». In realtà questa visione riguarda solo la religione cattolica.
Bisogna proprio riscrivere la storia per poter considerare la religione cattolica rappresentativa del secolarismo e della tolleranza religiosa. Una religione che ha discriminato e perseguitato finchè ha potuto e solo recentemente è arrivata “a parole” a esprimere tolleranza religiosa (ma non va contraddetta) e vede con preoccupazione la secolarizzazione?
Se il crocifisso è un simbolo non discriminatorio, universale e passivo, non si capisce perchè sia così importante esporlo, a maggior ragione se qualcuno non condivide tale interpretazione. E se a volerlo esporre ed imporre a tutti è solo una parte politica e religiosa, che si offende e si scatena se non può farlo, come si può sostenere che sia un simbolo universale, non discriminatorio, non divisivo e passivo?

Moloko

Esattamente, hai riassunto perfettamente ciò che stavo per definire il mio pensiero, ma a ben vedere si tratta semplicemente di pura logica (che sfugge ai più purtroppo, specialmente a quelli che comandano)

touya

Per rispondere quest’ultimo messaggio della moderazione, dato che non vedo piu’ il tasto “rispondi”:

“Quando sarà pubblica sì, l’Uaar ce l’ha in via riservata e non è il caso di pubblicarla prima che lo faccia la Cassazione”

Come risaputo non esistono termini perentori per la pubblicazione delle sentenze, ne’ alcuna conseguenza se la pubblicazione non avviene mai. Ergo, la Cassazione potrebbe non pubblicarla mai. Cosa pensate di fare in questo caso? Non pubblicarla mai neanche voi?

Moderazione

Di norma le sentenze sono sempre pubblicate. Se questa non dovesse esserlo ci si ragionerà sopra, inutile fasciarsi la testa prima di rompersela.

Manlio Padovan

Avrei trovato molto più serio commentare gli articoli apparsi sulla stampa in termini critici, in senza di sentenza, e non adagiarsi sullo stile solito della stampa serva e vile di dare ad ogni scosto uno scoop alla gente; uno scoop per di più fasullo a quanto capisco.

touya

Piu’ sopra la Moderazione ha scritto che “adesso la sentenza e’ uscita” , ma per l’appunto l’allegato al lancio stampa della Cassazione era gia’ stato pubblicato ieri, ed e’ a quel PDF che mi riferivo quando chiedevo di avere la sentenza completa. Quella attuale e’ censurato: non nel nome del professore, non negli elementi che potrebbero identificare gli studenti (c’e’ la classe e la sezione e l’anno di corso…) come dovrebbe essere, ma nel nome dei giudici, cosa che non ricordo di aver mai visto fare. Inoltre, c’e’ una lunga parte subito dopo il “SENTENZA” che e’ censurata.
Comunque, ora la sentenza e’ pubblica, per cui, UAAR, possiamo vedere la versione non censurata come promesso?

Moderazione

No, l’Uaar non diffonderà mai una copia della sentenza non pecettata perché la Cassazione richiede esplicitamente che la versione integrale non è da diffondere.

touya

Moderazione: sostanzialmente confuti quanto detto sopra, cio’ che avreste pubblicato la sentenza.

Moderazione

Mai scritto che l’Uaar avrebbe pubblicato la sentenza, hai letto male.

touya

Questo thread e questo articolo sono un po’ la tomba dell’UAAR, se mi e’ concesso dirlo…

Moderazione

Puoi dire quello che vuoi, ma non puoi mettermi in bocca cose che non ho detto.

Moloko

Io la interpreto così: d’ora in poi potrò rimuovere i simboli religiosi dalle aule in cui ne dovessi trovare, senza che nessuno mi possa sanzionare, quindi mi accingo a comportarmi di conseguenza.

touya

No, la sentenza dice il contrario. Dice in effetti che decidera’ la classe (aspettiamoci i giochini del caso, inclusi ricorsi ai tribunali da parte dei poveri cattolici discriminati), ed i professori dovranno accettare la scelta. E, considerato che la Cassazione ha anche detto che “il crocefisso non discrimina”, un professore che lo toglie a questo punto compie un atto abnorme, che puo’ venire censurato in quanto non rispettoso della scelta degli studenti (minorenni).

Moloko

Io ponevo il caso non da professore, ma da persona che entra in un’aula (in caso di elezioni ad esempio)
Poi anche l’ipotesi citata da te mi pare velata dal tipico pessimismo di stampo ateo: prima di tutto la classe potrà decidere ma non è detto che lo farà, non è scritto da nessuna parte che ci sarà quest’obbligo.
In secondo luogo, l’autore della rimozione non è stato sanzionato: se io sosterrò che questa visione mi turba, non esiste maggioranza che tenga, potrò rimuoverlo senza essere sanzionato. Poi magari, a maggioranza, decideranno di rimetterlo, ma se io dovessi ricapitare in quell’aula lo rimuoverò nuovamente: che sanzioni potrebbero darmi?

Diocleziano

Il “porca puttena” del Banfi turba i bambini, ma il simulacro
di un cadavere martoriato è unificante e non discriminante?

In quanto a chi farà la scelta, scommetto 100€ contro un santino che sarà il preside…

RobertoV

La sentenza è vero che dice che non si può sanzionare nello specifico il professore e che non è obbligatorio esporre il crocifisso, ma dice anche che il simbolo ha una valenza passiva/positiva e che non ci si può sentire discriminati e che il professore non poteva rimuoverlo unilateralmente.
Doveva mettersi d’accordo con gli altri, ma come ci si può accordare con dei fanatici religiosi?
Tenendo poi conto dell’atteggiamento passivo e accondiscendente della maggior parte degli italiani sull’argomento, bombardati da una propaganda aggressiva e ricattatoria e talvolta minacciosa a riguardo? Temo che i contenziosi si potranno risolvere solo per via giudiziaria e la sentenza, facendo affermazioni contrastanti e tenendo conto della sudditanza verso la chiesa cattolica, non ne chiarisce l’esito. Ed apre anche alla dittatura della maggioranza: non mi stupirei se si attivassero per imporlo a maggioranza dove non presente.
Magari si potrebbe invece pretendere l’affissione accanto al crocifisso dello scolapasta: la sentenza dice che il compromesso potrebbe essere l’affissione di altri simboli. E di sicuro gli spaghetti sono meno divisivi….

Diocleziano

Si è semplicemente sorvolato sul fatto che lo Stato DEVE essere laico.
Vorrei vedere cosa succederebbe se un simile ragionamento fosse adottato nei bar
solitamente frequentati da tifoserie ‘monocolore’: qualcuno appende la bandiera
della squadra avversaria ed evangelicamente proclama che non è divisiva.
Oppure una statua di Giordano Bruno in una chiesa…
Dopotutto le chiese stanno in piedi grazie anche ai soldi di chi religioso non è.

mafalda

In soldoni: se io tolgo il crocefisso dall’aula non posso essere sanzionata, giusto? Ma nel caso i colleghi o i genitori o gli studenti vogliano questo pezzo di plastica, lo devo rimettere?

Maurizio

In sistesi:
L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo.
Poi il prof lo può rimuovere senza incorrere in sanzioni.
Un istante dopo la classe lo potrà riappendere, ma il prof avrà un minuto per levarlo.
Poi…
Insomma, anziché studiare si passerà un’ora giocando a ping-pong con il crocifisso.
Magari la prossima volta la Cassazione potrà leggere meglio la Costituzione – prima – e le fesserie che scrivono nelle sentenza – dopo – e chissà che qualcuno non si convinca che crocefissi, totem etc. si possono benissimo infilare in tasca, al collo, o in qualsiasi altro pertugio anatomico dei fedeli, senza appropriarsi indebitamente delle pareti pubbliche.

mafalda

Uscirà una gran confusione perciò i docenti, pur di non creare polemiche, non si porranno neppure il problema di togliere il crocifisso, a meno che non abbiano davvero a cuore la laicità. L’unico vantaggio di questa sentenza è che il docente non viene perseguito, ma nella pratica tutto resta come prima. Diciamo che è un passo avanti, piccolo.

Moderazione

Attenzione: nel caso in questione la sanzione al docente è stata annullata perché l’ordine di rimettere il crocifisso era arrivato dall’alto, e come ha stabilito adesso la Cassazione questo non può essere ammissibile. Le parole che si vedono sull’immagine in cima sono contenute nella sentenza. Se il crocifisso viene invece richiesto dagli alunni il docente non può toglierlo, perché per la Cassazione diventa democraticamente legittimo: soluzione bavarese, appunto.

Moloko

Moderazione, quindi se un docente rimuovesse un crocefisso “deciso a maggioranza” sarebbe sanzionabile dal dirigente e perderebbe un eventuale ricorso? sembra che ci si stia infilando in un labirinto senza logica…

Moderazione

Sanzionato direttamente dal dirigente immagino di no, ma la rimozione potrebbe essere contestata. Dipende da vari fattori, prima di tutto se si sia proceduto o meno a trovare una soluzione condivisa. Insomma, come sempre quando non ci sono leggi chiare in merito si valuta il caso per caso. Un po’ come per l’aiuto al suicidio, per intenderci. Intanto incassiamo alcuni enunciati abbastanza pesanti nella sentenza che “sconfessano” precedenti sentenze come quella del Consiglio di Stato, il che è un bel passo in avanti.

Diocleziano

Quello che è vergognoso è che si deleghi una scelta incostituzionale a una scolaresca,
in quanto si dà la possibilità di optare per qualcosa che urta il principio di laicità dello Stato.
Che valore potrà avere una votazione fatta tra studenti minorenni, ancora freschi
di rincoglionimento da irc?

#Più testa, meno croce

Moloko

Diocleziano, hai ragione sul fatto della pilatesca delega alle scolaresche, però anche qui, invito a non lasciarsi pervadere dal pessimismo che ci contraddistingue, i ragazzi, anche i più piccoli, spesso sorprendono dimostrandosi più laici di capi, capetti e capoccia (un po’ come la cittadinanza, ben più avanti, come dimostrato da sondaggi e referendum quando viene data la possibilità, rispetto alla ghenga politica, nonostante il quotidiano rincoglionimento operato dai mass media)
Ne ho un esempio recente con mio nipote che fa le medie, che io non mi sono mai permesso di indottrinare, ma che è venuto di sua spontanea volontà, tramite intercessione della madre, a chiedermi come fare per avere l’esenzione da irc

Diocleziano

Moloko,
mi riferivo al fatto che una simile votazione ha pur sempre una valenza ‘politica’ e quindi
da non lasciare nelle mani di chi non ha ancora il diritto di voto.
Quanto può essere una ‘scelta razionale’ il voto di un ragazzino di 8 o 9 anni? La volontà
di chi sarà rappresentata davvero in quelle decisioni?
C’è una sola via: gli stauromani si attacchino la croce al collo. E non rompano.

Manlio Padovan

Mi ricordo che in un recente articolo su il gazzettino, di luglio, il magistrato Carlo Nordio, a me certo non molto simpatico perché di destra, ha affermato che per entrare in magistratura mancano due esami che lui definisse fondamentali, testualmente, uno dei quali è un esame psichiatrico (testuali parole).
Mi pare ovvio. Ed io ne so qualcosa.

laverdure

Se lo facessero l’effetto sarebbe uguale a quello che la Curia otterrebbe se davvero
“spretasse” i pedofili : quello di decimare le proprie fila.
Perche’ un sacco di sentenze che a volte arrivano a stomacare perfino la Cassazione
( e ce ne vuole !)nemmeno con la massima immaginazione si puo’ attribuirle a corruzione, minacce o favori resi, ma ad una “parafilia” (“perversione” e’ un termine in disuso)che andrebbe inserita nella casistica col nome di “criminofilia” !

laverdure

Forse se si abolisse la toga e gli altri ammennicoli e si imponesse ai magistrati di presentarsi in aula in giacca e cravatta ( come del resto tanti rispettabilissimi professionisti,come ad esempio i professori universitari)ci sarebbe un elemento di meno a stimolare certe forme di megalomania.

Maurizio

Resta un punto poco chiaro, fermo restando che la Cassazione fa giurisprudenza ma non legge. Chi e con quale criterio matematico si deciderà di esporre questo o quel simbolo religioso? (e sorvoliamo sulla domanda “ma perché bisognerebbe esporlo?”). Voteranno gli studenti? Maggioranza assoluta? Il docente non conta? E tutto ciò come si concilierebbe l’affermazione (in sentenza) per cui “l’esposizione del crocefisso resta una scelta confessionale”? Se così fosse, basterebbe una sola voce dissenziente per abolire l’esposizione.
Come ho detto, la sentenza è partita bene e si è azzoppata strada facendo.

touya

Le sentenze delle Sezioni Unite diventano precedenti vincolanti per tutti gli altri giudici, quindi di fatto e’ quasi una legge.

teiafer

Però dubito che una sentenza autocontraddittoria possa diventare un precedente molto vincolante, spero nemmeno vincolante alla confusione mentale.

iguanarosa

L’insegnante, se ho letto bene nella fretta, già toglieva la suppellettile durante le sue ore e poi la rimetteva. Già aveva trovato un ragionavole accomodamento, come suggerito dai giudici megagalattici supremi.

Maurizio

Eppure non ci vuole poi tanta conoscenza giurisprudenziale, bensì un minimo di buon senso, per giungere alla conclusione che, essendo a scuola, sulle pareti occorrono mappe geografiche, tavola periodica degli elementi chimici, figure e formule geometriche, immortali opere d’arte, e non certo simboli religiosi.
Non v’è ragione alcuna per cui una scuola dovrebbe decidere a qualsiasi titolo di esporre sulle pareti crocefissi o totem. Non è un tempio, è una scuola,santa pace!

teiafer

Temo che la questione non sia così semplice.
Un crocefisso occupa poco spazio, ma può essere un magnifico punto di partenza per tutta una serie di articolate trattazioni didattiche generali assai istruttive, scientifiche e laiche a cominciare da quella materiale e propedeutica della tortura in generale, con illustrazione del metodo usato in fattispecie con premesse e conseguenze, per arrivare a quelle antropologiche sulle religioni e per finire con la loro esizialità per milioni di persone, tramite guerre e discriminazioni.
Insomma la valenza positiva della presenza del crocifisso è poterne illustrare le cause e gli effetti abominevoli, ma caratteristici della natura/cultura umana, in modo da rendere i discenti avvertiti del fatto che sia meglio starne alla larga.
Anche in sentenza, a quanto ne ho letto, si trova un’esortazione a questo, a discuterne, parlarne, anche se non venivano esplicitati suggerimenti specifici come i miei.
E comunque pare disciplinarmente inappropriato apostrofare pubblicamente il proprio dirigente scolastico come cialtrone (anche avendo ragione, come la sentenza dimostra) e di questo il Coppoli dovrà ancora rispondere, salvo eventuali prescrizioni.

Diocleziano

teiafer,
sei un ottimista: ti è davvero capitato di sentir illustrare tutti i nessi e connessi della croce?
Io ricordo che l’atteggiamento standard davanti alla croce, che fossimo bimbi di sei anni
o settuagenari scettici, era improntato a un fanciullesco rammarico.
Quello che esponi potrebbe avere un senso se l’argomento non fosse monopolio dell’irc.
Comunque a che pro? Ci sono tante cose più interessanti che non parlare di patiboli.
Forse di roghi… sì, di quelli ne sanno certamente di più. 😛

Mixtec

Teiafer, sono d’accordo.
Il prof di storia potrebbe illustrare le caratteristiche della crocifissione e dire che, poiché non si moriva sulla croce in sole tre ore (e il dubbio di Pilato, raccontato nei Vangeli, lo dimostra: Pilato era un esperto), Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo per morto lo presero e per morto andarono a seppellirlo, ma mica sottoterra: in una bella stanza nascosta ad occhi indiscreti, dove il morto, che evidentemente morto non era, poté “risuscitare”, farsi vedere da qualcuno, ma con prudenza, e, prima che i Romani lo sapessero, e non appena le forze lo permisero, darsela alle gambe verso l’India, dove è sepolto. Nel Kashmir.

RobertoV

Per poter fare quello che auspichi bisognerebbe essere completamente liberi e non indottrinati e controllati.
La stessa corte ribadisce, ripetendo la solita propaganda, che non è un simbolo discriminatorio e ne attribuisce una valenza positiva e lo identifica come simbolo nazionale italiano in cui riconoscersi, con buona pace del fatto che sia il simbolo della sola chiesa cattolica e che l’identificazione degli italiani in cattolici sia stato un processo dall’alto e coercitivo. In pratica hanno invertito la realtà storica trasformando la religione di stato in un processo storico di scelta dal basso spacciato per completamente libero e democratico che non possiamo mettere in discussione neanche nell’era della “scelta”. Sarebbe un po’ come dire che dobbiamo gratitudine eterna ai Savoia e che dobbiamo esporne il simbolo araldico se le persone lo vogliono perchè simbolo storico e nazionale.
E cercano di accreditarlo come simbolo universale degli oppressi dimenticandosi di quante persone siano state oppresse in suo nome e che non è universale neanche tra i cristiani, facendo confusione tra la storia narrata di una presunta vittima ed il simbolo araldico di una confessione religiosa autoproclamatasi sua erede e con aspirazioni egemoniche universali.

teiafer

@Diocleziano, quel che secondo me può aver senso è innanzitutto riportare il crocifisso alla sua realtà materiale, farne una trattazione scientifica.
Da quel punto di vista è ripugnante, in primo luogo come carne umana maciullata e in secondo per la pratica universale della tortura (in questo caso a morte) con annessi e connessi morali non cattolici.
Il fanciullesco rammarico credo sia dettato dal tipo di narrazione. Non sarebbe opportuno farla da quello dei preti di salvazione e redenzione, ma da quello materiale e morale, secondo quel che ne possono dire le scienze e credo si possa fare a proposito in diverse discipline umanistiche, storia, filosofia, letteratura da punti di vista antropologici, sociologici e psicologici e soprattutto illustrando le conseguenze nefaste delle credenze religiose.

Tosti Luigi

Ho letto i commenti e mi sembra che non se ne sia capito il senso e portata, anche perché è stata scritta da giudici/don Abbondio che, non avendo il coraggio di dichiarare la tacita abrogazione delle norme sull’esposizione obbligatoria del crocifisso, perché incompatibili col principio supremo di laicità affermato dalla sopravvenuta Costituzione italiana del 1948, hanno finito per “creare”, ex novo ed invadendo illegittimamente la sfera di attribuzione del potere amministrativo, una norma regolamentare del tutto nuova, e cioè che l’esposizione obbligatoria del crocifisso non è ammissibile “dall’alto”, cioè né da parte del Legislatore né da parte di qualsiasi amministrazione od Ente pubblico, mentre l’esposizione di qualsiasi simbolo religioso (e, quindi, non del SOLO crofifisso) può essere chiesta (a chi?) “dal basso”, cioè da qualsiasi utente o lavoratore della pubblica amministrazione (quindi, se si tratta di scuole, dai professori, dagli alunni, dai bidelli etc.), con l’avvertenza, però, che “la maggioranza non può prevalere sulla minoranza o sul singolo e che, di contro, la minoranza o il singolo non possono opporre il veto”: il qual principio evoca l’asino di Buridano, che morì di fame perché non sapeva se mangiare il mucchio di fieno di destra o quello di sinistra. Questa paradossale sentenza comporta che i crocifissi, siccome TUTTI esposti dall’Alto, debbano essere rimossi non solo dalle scuole, ma da tutti i pubblici uffici (Trbunali etc.) e che, poi, vi possano essere delle richieste, provenienti dal “basso”, sull’esposizione di simboli religiosi o atei o agnostici (e magari sportivi, come quelli del Milan, dell’Inter e della Juve). Queste singole “richieste” dovrebbero poi innescare l’apertura di procedure “conciliative” al fine di raggiungere un accordo, tenendo conto che, se non si raggiunge l’accordo, la maggioranza non potrà prevaricare la minoranza e la minoranza non potrà opporre un veto alla maggioranza”.
Questa sentenza, che è riuscita a scontentare tutti, credenti e non credenti, presenta aspetti comici di notevole spessore: essa sarà foriera di conflitti, anche se è da prevedere che, di fronte alla richiesta del’ostensione del simbolo dell’UAAR o del simbolo del giainismo o dell’immagine degli adoratori del Dio greco Priapo, i catto/talebani preferiranno optare per le aule senza simboli. C’è da soggiungere che la sentenza viola il principio di separazione del potere giurisdizionale da quello politico/amministrativo e lede il diritto di libertà religiosa dei credenti e non credenti, posto che la Corte Costituzionale e la CEDU hanno sempre sancito che nessuno può essere obbligato a manifestare i propri convincimenti religiosi, sicché è illegale costringere i non richiedenti a manifestare la propria opposizione all’esposizione di un simbolo, o perché non gradito o perché contrari all’idolatria. Infatti, ebrei, valdesi, islamici e testimoni di geova ripudiano l’idolatria e, quindi, non possono essere costretti né ad esternare il dissenso né ad esporre simboli religiosi (che non hanno) al fine di neutralizzare l’esposizione dei feticci chiodati cattolici.

Diocleziano

Concordo in toto.
Una possibilità potrebbe essere una assoluta unanimità, ma siccome per arrivarci
si dovrebbe sentire l’opinione di tutti…
Quindi gli stauromani se la portino appesa al collo la loro croce!

teiafer

Non c’è nessuna circostanza che permetta di riformare una sentenza di Cassazione?

Tosti Luigi

No, la sentenza della Cassazione non può essere riformata con ulteriore impugnazione, salve la ipotesi di impugnazione per “revocazione” ex articoli 391 bis e 391 ter del codice di procedura civile che, nel caso di specie, non ricorrono. Va però soggiunto che i giudici delle Sezioni semplici della cassazione non sono VINCOLATI in senso assoluto alle pronunce delle Sezioni Unite e, se ritengono che queste pronunce siano erronee, possono decidere in modo difforme, evidenziando gli errori e i motivi del dissenso. Inoltre le stesse Sezioni Unite possono essere investite nuovamente da casi identici o similiari e possono decidere in modo difforme da precedenti pronunce delle stesse Sezioni Unite. Rappresento, anzi, che questa sentenza delle S.U. si pone in contrasto con la sent. delle S.U. n. 5924 dell’8.2.2011 che ha ritenuto, convalidando la decisione della sentenza della sezione disciplinare del CSM, che il “mio rifiuto di tenere le udienze sotto l’imposizione del crocifisso era legittimo, trattandosi di un atto di autotutela volto a “difendere” il mio diritto di libertà religiosa e di coscienza legato al rispetto del principio di laicità” (tant’è che potermi condannare hanno utilizzato la circostanza, a dir poco grottesca e vergognosa, che “mi ero rifiutato di accettare la proposta mediatoria di tenere le udienze in un’aula appositamente destinata alla mia persona di giudice non cattolico”, ovverosia in un ghetto creato appositamente e contraddittoriamente per emarginare un “diverso). Il che, tradotto in termini chiari, significa che il prof. Coppoli avrebbe potuto RIFIUTARSI LEGITTIMAMENTE di tenere le lezioni, anziché rimuovere il crofisso, e, a quel punto il Preside avrebbe dovuto allestirgli un’aula-ghetto per luui dove tenere le lezioni. In ogni caso, le sentenza delle S.U. non sono mai dei punti fermi e immodificabili, sicché, se una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione ha sancito nel 1968 che 4 + 4 fa 44 (ipotesi tutt’altro che remota), può accadere che nel 2021 vi siano altri giudici della Cassazione che decidano la stessa questione in modo diverso, e cioè che 4 + 4 fa 8. Per quanto riguarda la nostra attuale sentenza, al di là dei profili di assurdità e di grave violazione del principio di separazione dei poteri (la Cassazione ha invaso la sfera di competenza del potere esecutivo) e di violazione della Costituzione, della Convenzione CEDU e della Carta dei Diritti dell’Unione europea (la soluzione della “ricerca dell’accomodamento”, pilatesca, viola il diritto di libertà religiosa perché obbliga coloro che non hanno richiesto di esporre il simbolo religioso a manifestare i propri convincimenti religiosi), al di là di questi risvolti, dicevo, la sentenza presenta l’aspetto altamente POSITIVO che lo Stato dovrà rimuovere i crocifissi da tutte le aule scolastiche, dai tribunali e da tutti gli uffici pubblici di qualsiasi Ente o Amministrazione periferica o centrale pubblica: la loro esposizione -o l’esposizione di altri simboli in regime di PARITA?’ assoluta- POTRA’ poi essere richiesta da gruppuscoli di persone, cioè dal basso, innescando delle procedure di “amichevole componimento” che mi fanno già schiattare dalle risate, posto che TUTTE le religioni si fondano sull’affermazione che il proprio DIO è l’unico VERO DIO, sicché costringere cattolici, islamici, valdesi, ebrei, ortodossi, giainisti, buddisti, sciti, sunniti, priapisti, pastafariani, politeisti, panteisti, satanisti, etc. a “convivere” in un’aula di 5 x 7 metri per “cercare di includersi a e tollerarsi a vicenda” è come chiudere in una gabbia 10 x 10 leoni, tigri, iene, lupi, leopardi, ghepardi, puma, orsi polari, grizzly, sciacalli, volpi, diavoli di Tasmania, licaoni, dingo etc. al fine di far sì che gli stessi “convivano in armonia, nel reciproco rispetto e con spirito di reciproca tolleranza”. Forse i giudici della cassazione hanno fatto finta di non sapere che negli stadi i tifosi delle due squadre vengono tenuti separati per evitare che si massacrino a vicenda e che, in ogni caso, l’esposizione contemporanea di 20 simboli di 20 religioni non potrà mai implicare che qualcuno possa innescare tentativi di “conversione” degli altri alla propria religione, sicché il bazar proposto dalla Cassazione è insensato, posto che la destinazione naturale delle pareti degli uffici pubblici LAICI non può essere quella dell’esposizione dei simboli partigiani religiosi (salvo che vi siano persone, come i detenuti, che sono COSTRETTI, per legge, ad abitare in quei luoghi dello Stato (le carceri). Questo mio pensiero è condiviso dal giurista ebreo Giulio Disegni che, commentando questa sentenza delle Sezioni Unite, ha così scritto: “i simboli religiosi in genere implicano un meccanismo di esclusione, perché il punto di partenza di ogni fede religiosa è appunto la credenza in un’entità superiore, per cui gli aderenti, ossia i fedeli, si trovano per definizione e convinzione nel giusto: di conseguenza inevitabilmente, l’atteggiamento di chi crede rispetto a chi non crede è di esclusione.”
Segnalo, infine, che nella memoria per la discussione l’Avv. Fabio Corvaja ha segnalato alle Sezioni Unite l’opinione magistralmente espressa dl rabbino Capo di Roma Prof. Riccardo di Segni in un articolo col quale evoca una parabola sul rabbino (rabban) Gamliel per esprimere la posizione NEGATIVA degli ebrei sull’esposizione del crocifisso negli uffici pubblici. Invito alla lettura e segnalo il link: https://www.morasha.it/zehut/rds12_crocefisso.html
E’ estremamente grave che le Sezioni Unite non abbiano tenuto conto né della posizione degli ebrei, né della posizione dei valdesi, dei testimoni di geova e di altre confessioni religiose contrarie all’esposizione dei crocifissi. Questo dimostra che i proclami sull’antigiudaismo e l’istituzione della giornata della “meoria” (corta, aggiungo io), nient’altro sono se non ipocrite “condanne” delle attuali “istituzioni” italiane, per mascherare la vergogna del razzismo, della persecuzione, della ghettizzazione, dello sterminio, delle conversioni coatte degli ebrei, dei rapimenti dei bambini ebrei che sono state perpetrate per quasi 2.000 anni dai cristiani e che hanno raggiunto il fulgore con i regimi catto/fasciti e catto/nazisti.

Tosti Luigi

Soggiungo che, di fronte al diniego di togliere il crocifisso dalle aule giudiziarie nelle quali ero costretto a tenere le udienze, io, esposi il simbolo dell’UAAR, fornitomi da Giorgio Villella, dopo averlo preannunciato con nota del 26.10.2004 indirizzata al Presidente del Tribunale, alla Procura della Repubblica di Camerino e al Ministro di Giustizia Castelli. Il simbolo del’UAAR venne immediatamente rimosso dalla Procura e “sequestrato in cassaforte”. Chiesi allora l’esposizione della menorà ebraica, evidenziando che si trattava del simbolo del fratello maggiore del cristianesimo, preannunciando che, in caso contrario, mi sarei rifiutato di tenere le sentenze sotto l’imposizione del SOLO crocifisso: mi venne risposto che non era possibile perché la menorà turbava la sensibilità del cattolici, al pari del simbolo dell’UAAR. Nel maggio 2005 iniziai pertanto a rifiutarmi di tenere le udienze, sia a causa dell’imposizione del crocifisso, lesivo del principio di laicità dello stato, sia a causa del contestuale divieto di esporre altri miei simboli. A quel punto mi venne comunicata la “proposta mediatoria di tenere le udienze in un’aula-ghetto, allestita per la mia persona senza crocifisso”, dove avrei dovuto tenere le udienze, come un appestato, sino al mio pensionamento. La respinsi immediatamente con queste parole:”Presa visione dell’invito a “tenere le udienze nella mia stanza o in stanza priva del simbolo religioso del crocifisso”, ribadisco quello che ho già risposto, con immediatezza, ai precedenti inviti verbali, e cioè che questa proposta si risolve in una sostanziale “ghettizzazione” del dipendente pubblico, che non si identifica in quel simbolo, in locali “diversi” da quelli destinati ai “privilegiati”, cioè ai dipendenti cattolici. Sarebbe come creare un “ghetto ebraico” all’interno del Tribunale di Camerino…. Già in passato gli ebrei sono stati confinati nei ghetti, sono stati discriminati ed è stato loro impedito di godere degli stessi diritti civili e delle stesse opportunità concesse agli altri cittadini. Non intendo dunque essere sostanzialmente “ghettizzato” nel mio studio o in altri locali del Tribunale: e questo, peraltro, al fine di garantire ai dipendenti “cattolici” il godimento in esclusiva delle aule giudiziarie istituzionalmente e pubblicamente destinate all’esercizio delle funzioni giurisdizionali. Ritengo francamente anacronistico e discriminatorio che i cattolici, per il tramite dell’esposizione dei crocifissi, seguitino a “marcare” “territorialmente” i luoghi pubblici italiani, per appropriarsene e connotarli di cristianità.” Sono stato poi rimosso per essermi rifiutato di accettare questa indecente “proposta di ghettizzazione”. Ho proposto ricorso per cassazione lamentando la grave discriminatorietà della mia ghettizzazione, ma le Sezioni Riunite non l’hanno esaminata ritenendo che il CSM aveva ritenuto che questa proposta fosse “adeguata” e che, quindi, non potevo censurarla col ricorso per cassazione. Una vera bestialità giuridica, questa, perché la Cassazione ha l’obbligo di valutare se l’imposizione da parte del datore di lavoro di lavorare in un’aula separata, dettata dal particolare credo o razza di un dipendente, fosse o meno conforme alla normativa costituzionale e convenzionale sull’eguaglianza di qualsiasi cittadino, indipendentemente dalla razza, sesso, credo religioso etc. Ho peraltro rappresentato che io non lavoravo solo a Camerino, ma anche al Tribunale di Macerata e in quello di Ancona, sicché in ogni Tribunale avrebbe dovuto essere allestita un’aula-ghetto per l’appestato giudice “anti-crocifisso”. Ho rappresentato anche che io doveva tenere le udienze anche nell’aula penale e che, in questa aula in crocifisso non era stato rimosso. Oggi però apprendo che secondo le Sezioni Unite il Ministero di Giustizia non mi potevo imporre il crocifisso e che, anzi, io avevo il diritto di esporre i miei simboli a fianco del crocifisso. Concludo ricordando che, a causa della mia richiesta di togliere i crocifissi, è stata immediatamente attivata dal Ministro di giustizia Castelli un’ispezione, all’esito della quale il prezzolato ispettore ha proposto al Ministro di muovermi circa un “centinaio” di “addebiti disciplinari”.

pendesini alessandro

Non voler adottare un’unica posizione filosofica, avere una riflessione etica aperta non significa accettare qualsiasi tipo di filosofia, nessun sistema di argomentazione, in un qualsiasi modello di società.

Se il termine “etica” è sinonimo di moralità in un senso “ordinario”, perché la parola “morale” non si incontra una sola volta nell’Etica di Spinoza? La ragione è che la moralità consiste in un insieme di regole “relative” fittiziemente erette come Bene e Male assoluti, mentre l’etica è precisamente la moralità spogliata delle sue credenze superstiziose che assolutizzano il relativo e delle sue condanne moralizzanti usate come arma contro gli Altri…… L’etica dell’Etica deve essere reinventata….
Nessun paese, nessuna nazione, nessuna religione, nessun sistema di credenze ha la legittimità per imporre –a volte con arroganza, agressività fisica e/o morale- tutti i suoi « valori » agli altri. E questo, certi italiani (ma non solo) dovrebbero capirlo !

PS : -La tolleranza passiva conduce a l’intolleranza attiva o le lascia strada libera. Se tolleriamo l’intolleranza accettiamo di fatto l’ingiustizia!

Tosti Luigi

Sono d’accordo sul fatto che essere tolleranti nei confronti di chi lede i nostri diritti o nega i nostri pari diritti, senza reagire, è un comportamento che lascia la strada libera -e magari incentiva- l’intolleranza e la prevaricazione altrui: non mi sembra, però, che l’UAAR ed altri soggetti -tra i quali mi includo- non abbia reagito nelle sedi legali contro i comportamenti intolleranti e vessatori dei cattolici.
Per quanto riguarda l'”etica” e la “morale”, che sono due sinonimi, non mi voglio addentrare in discussioni filosofiche ma voglio solamente sottolineare che questi due sinonimi vengano usualmente usati e citati senza che si abbia la consapevolezza del reale significato e, soprattutto, di quale sia il “criterio” per stabilire quali precetti o divieti siano da considerare “etici” e quali, invece, non abbiano nulla a che vendere con l’etica (o morale). Il criterio è molto semplice e si fonda sul vecchio adagio di “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”: se un precetto o un divieto risponde a questa logica, si tratta di un precetto o divieto MORALE; se non risponde a questa logica, si tratta di un precetto o un divieto che risponde a dogmi che vengono imposti per strampalate credenze (religiose, superstiziose, etc.). Quindi, la norma del codice penale che vieta il furto, lo stupro o l’omicidio è una norma etica, perché si vietano atti che nessuno vorrebbe subire. Altrettanto etica è la norma del codice della strada che vieta di parcheggiare davanti ai passi carrai, perché nessuno sarebbe contento di vedersi precludere la possibilità di uscire con l’auto dal proprio passo carraio a causa della violazione di questo precetto (etico). I precetti etici DEBBONO quindi essere imposti a tutti. Al contrario, il divieto di mangiare la carne il venerdì non è un precetto etico, ma una strampalata regola che viene imposta a chi, volontariamente, segue una determinata religione, siché non può essere imposta a TUTTI e, in particolare, a chi non aderisce a quella religione. Lo stesso dicasi del “divieto di suicidarsi perché la vita è un dono di dio (Zeus): ognuno è libero di fare della vita propria ciò che vuole, e suicidarsi non invade la sfera dei diritti altrui (salvo che ci si suicidi facendo saltare in aria l’intero palazzo nel quale abitano altre persone).

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