A Ferrara la laicità fa scuola: intervista a Roberto Grendene, segretario Uaar

La seguente intervista è stata pubblicata su Estense.com il 23 settembre 2021

In questi giorni a Ferrara si parla di laicità: le biblioteche (Ferrara e provincia), le librerie, il Teatro Ferrara OFF e l’Istituto C. Govoni hanno promosso infatti una settimana di attività. Alla libreria Feltrinelli si può vedere un banchetto espositivo a tema laicità, così al Libraccio così alla biblioteca Ariostea. Intanto all’Istituto Govoni (nella scuola media Tasso) sono cominciati gli incontri: prima il teatro di Marco Sgarbi e Giulio Costa, poi due conversazioni con Movimento Nonviolento e UAAR.

L’UAAR è l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Abbiamo posto alcune domande all’ospite dell’incontro, Roberto Grendene, segretario nazionale.

Dott. Grendene, l’Uaar entra nelle scuole. Perché?

Per parlare di laicità, di spirito critico e dell’importanza di compiere scelte consapevoli. E per ragionare sul diritto dei futuri cittadini e delle future cittadine di rispondere “Posso scegliere da grande?” a questioni che coinvolgono l’adesione a convinzioni religiose. Mostrando che, tra le scelte che si potranno prendere in considerazione, esiste anche quella di non credere in divinità e di basare la propria vita su valori esclusivamente umani. In un paese laico la libertà di religione deve essere infatti garantita tanto quanto la libertà dalle religioni. Chiaramente il confronto con gli studenti deve avvenire alla presenza del docente, e l’opportunità offerta dall’IC Govoni di Ferrara è stata interessantissima perché inserita nel sorprendente progetto didattico “Laicità/Scuola/Società”.

Che cos’è la laicità per l’Uaar?

Per usare la sintesi di Carlo Flamigni, presidente onorario dell’Uaar scomparso lo scorso anno, laicità è dire “secondo me”. Ossia confrontarsi con gli altri senza pretendere di avere in tasca la Verità con la V maiuscola e di imporla agli altri. Laicità è garantire identici diritti a ogni persona, riconoscendo che ciascuna persona sarà differente da tutte le altre. La laicità in questo senso difende allo stesso modo sia la libertà di avere una religione che la libertà di non averne alcuna. E in entrambi i casi di non avere privilegi e di godere della medesima libertà di espressione. Esempi concreti? Non avere nella scuola pubblica l’insegnamento della religione cattolica, con docenti scelti dal vescovo per impartire insegnamenti “in conformità della dottrina della Chiesa” (come recita il Concordato). Non avere forme di finanziamento pubblico esclusivo per alcune confessioni religiose, come l’8×1000. Non avere discriminazioni nemmeno quando si muore: ogni comune dovrebbe garantire sale consone per i funerali civili, mentre spesso l’unica scelta possibile è andare in chiesa.

Come hanno reagito i ragazzi e le ragazze?

Con molto interesse. Sono rimasto in classe per un’ora e 40 minuti e non c’è stato un attimo di pausa: sempre qualche ragazza o ragazzo aveva interventi da fare e domande da porre, con l’opportuna supervisione del docente. Ed era anche l’ultima ora, abbiamo terminato alle 14! Ho mostrato un cartellone della nostra campagna Posso scegliere da grande? che ha catturato l’interesse ed è emersa la testimonianza di genitori che hanno davvero lasciato liberi i figli di essere battezzati da grandi, ossia se e quando l’avessero voluto. È emerso anche il dato, a noi dell’Uaar ben noto, dell’invisibilità di atei e agnostici nella nostra società. Per gli studenti della classe i non credenti in Italia potevano essere 500mila, forse un milione, a esagerare due milioni. Il dato reale è invece di circa 10 milioni, più o meno il doppio dei fedeli di tutte le confessioni di minoranza messe assieme. E con un trend in crescita, visto che la maggior parte di non credenti sono giovani e giovanissimi. Ma nella società, nei mezzi di informazione e anche a scuola si parla quasi sempre di scelte religiose e ben poco di scelte di vita che non prendono in considerazione la religione. Nell’aula in cui si è svolto l’incontro non c’era il crocifisso, cosa non così infrequente almeno in regioni come l’Emilia Romagna. Ragazze e ragazzi hanno ragionato sulla presenza di un simbolo religioso – e in generale di simboli di parte – sui muri della scuola pubblica. È incoraggiante che nella discussione sia emerso il valore della tutela dei diritti delle minoranze in materia di diritti fondamentali e dell’inopportunità di imporre simboli rappresentativi della maggioranza o della “tradizione”. Anche perché la maggioranza di oggi può diventare minoranza domani, e un’impostazione laica dei luoghi istituzionali garantisce tutti.

La vostra casa editrice (Nessun Dogma) è molto attiva: ci parla di qualche testo?

Proprio per la scuola segnalo Filosofare con i bambini? A scuola si può!, di Rosanna Lavagna, che fornisce strumenti con i quali l’insegnante può introdurre bambini e ragazzi alla riflessione filosofica, all’uso della logica e al rispetto delle opinioni altrui. Per i piccolissimi proponiamo il libro illustrato Il mio infinito, di Kate Hosford, e Forse sì, forse no, di Dan Barker, entrambi testi che stimolano la curiosità e lo spirito critico. Prodotto da Uaar Giovani e liberamente scaricabile in formato digitale l’Uaar distribuisce Buoni senza Dio, un libretto orientato a ragazze e ragazzi di 13- 15 anni sulla filosofia umanista. Il progetto editoriale Nessun Dogma presenta anche testi specialistici, come quelli della neonata collana giuridica Iura. L’ultima uscita della collana sono gli atti del convegno di Firenze del 27 e 28 settembre 2019, in occasione del trentennale della sentenza 203/1989 con cui la Corte costituzionale riconobbe la laicità come supremo principio costituzionale. Il titolo del volume è 30 anni di laicità dello stato: fu vera gloria? e una copia sarà donata dall’Uaar alla scuola secondaria di I° grado Torquato Tasso, per arricchire il patrimonio della biblioteca – sezione di storia contemporanea Giuseppe Pinelli.

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14 commenti

Manlio Padovan

Ottima iniziativa che, però, immagino avrà trovato nel preside una persona disponibile e nessuno contrario tra gli insegnanti. Voglio dire che dovrebbe essere una cosa normale, ma normale non è per le istituzioni che ci ritroviamo.
Spero vivamente in una feconda prosecuzione dell’iniziativa anche in altre scuole ed in altre regioni.
Se l’UAAR dovesse decidere di fare la stessa cosa qui Papozze (RO) o ad Adria (RO) ditemelo che io sono pronto a presentare, se vi farà piacere e con le parola che voi vorrete, la domanda alla scuola media: così verifichiamo la disponibilità del Polesine di Rovigo alla iniziativa culturale.

dissection

Non ho controllato il link, comunque l’intervista mi sembra un po’ corta, in confronto alla vastità dell’argomento; ma forse sul sito è più completa.
Dunque.
“Secondo me”, per dirla giustamente col compianto Flamigni, la società, nel suo complesso, potrebbe migliorare, e forse anche di parecchio, quando finalmente si sarà riusciti a ficcare in tutte le zucche il concetto di laicità. Quella vera, naturalmente, non quella distorta fatta passare sotto la definizione di “laicismo” da chiesa, gonnelloni, pretume e clericalame vario. Quando anche i fedeli capiranno che la reale laicità è l’unica cosa che può portare uguaglianza e perfino vantaggi per tutti, anche per loro credenti stessi, si sarà fatto finalmente un passo in avanti verso la civiltà. Il problema è che non vogliono capirlo, e quei pochi che vorrebbero e/o potrebbero capirlo, hanno il cervello troppo preso (o troppo condizionato, direbbe il nostro Emperor) a seguire le boutades di papafrancesco e a ritenerle rivoluzionarie per poter accorgersi di qualcosa al di fuori di quelle, senza contare il seguire politicanti sbandieratori dal cervello oppresso dal cerume clericale sempre pronti a spararla cattolicamente grossa pur di assicurarsi i voti dei sempre più scarsi e sempre più dissociati intellettualmente disposti ad ascoltare le boiate che sparano nel mucchio perché è più facile e permette di far parte di qualcosa senza fare la fatica di pensare, e lasciando stare ipocrisie cattolicamente istituzionalizzate e seguite acriticamente per paura di “cosa penserà la gente”. My two cents.

Diocleziano

È di ieri la lettera aperta inviata da papi Berlusconi ad Avvenire, dove si faceva paladino degli ideali
di difensore della vita, cioè anti aborto e anti eutanasia. Deve avere un gran senso dell’umorismo
uno che passa disinvoltamente dal bunga-bunga alle nipoti di Mubarak, dagli stallieri ai valori
imprescindibili in qualità di erede, autonominato, dell’origine giudaico-cristiana dell’Europa.
Se la predica viene da uno che, nel caso Eluana, si preoccupava in primis che essa avrebbe potuto
ancora procreare…! C’è qualcosa di marcio, e c’è qualcos’altro di marcio nel pubblicare una siffatta lettera. Ma tant’è, del ‘papi’ non si butta via niente.
Sotto elezioni è fin troppo chiaro l’intento di strumentalizzare il tema ‘vita’.
Ma lo capiranno i ranocchi fiduciosi? Il problema è tutto lì, fisicamente lì: nella scuola.
Se gli si permette di deformare intelligenze sane, in formazione, quanto ci vorrà per rimediare
al danno? A tal proposito leggere qualcosa sulla “Teoria della Montagna di M….”

dissection

Sono ben al corrente della famosa Teoria, per la quale è inutile spalare perché appena si avrà finito arriverà sempre qualcuno a ripristinare il maleodorante cumulo. Del marcio, per il resto, lo si trova in qualsiasi cosa abbia a che fare col cavaliere, soprattutto ora che il decadimento fisico è inevitabile ma più che altro palese & evidente

pendesini alessandro

Ottimo articolo !
Mi siano concesse qualche osservazioni…
–Possiamo dare torto a Severo Catalina quando afferma :
“La maggior parte delle persone confonde l’educazione con l’istruzione” ?
–Non dovremmo inoltre mai perdere di vista che la società –rimbecillita da certi programmi televisivi e mass-media- preferisce piuttosto essere divertita che istruita ?….
— Sarebbe indubbiamente necessario rivedere a fondo il modo in cui viene insegnato il pensiero critico, in particolare nell’istruzione secondaria. Attualmente, nei licei o atenei, mettere in discussione sistematicamente le informazioni “è buono”. Non farlo è sistematicamente considerato, “per niente bene”. Questa visione a mio modesto parere è sbagliata. Il pensiero critico non è questo. È sapere di cosa possiamo dubitare e di cosa non è utile dubitare. Se c’è un solido consenso scientifico sul fatto che la Terra è rotonda, dobbiamo dubitare che sia rotonda. Se leggo informazioni da France-Soir secondo cui il Covid è stato creato da Bill Gates per impiantare delle pulci 5G, allora dobbiamo farci delle domande. Questa è tutta la difficoltà. Imparare a distinguere una proposizione razionale da una che non lo è. E, per questo, non c’è davvero niente di meglio del ragionamento o metodo scientifico che consiste nel sottoporre metodicamente le proprie idee all’esperienza dei fatti …
Il modo tra i pù efficaci per potere cambiare positivamente una società consiste nel cambiare la comprensione –e/o convinzione- delle persone di ciò che sono, o credono di essere, rispetto a quello che sono realmente…
E mai perdere di vista che il segreto dell’educazione e istruzione consiste nel rispettare –e non umiliare lo studente, come avviene in certe scuole nelle quali certi insegnanti sfogano il loro relativo malessere, o cinismo, verso potenziali « capri espiatori », alias studenti con difficoltà intellettuali e/o esistenziali.
Se un insegnante è convinto a priori che uno studente è stupido, ad esempio per motivi di origine sociale (ragazzo di periferia proveniente da un contesto svantaggiato), razzismo (colore della pelle, alloctono o venuto d’altrove, da un’altra cultura) o perché i suoi fratelli maggiori e/o genitori erano eccessivamente severi, ha buone probabilità di diventare effettivamente l’ultimo della classe….
NB : -Gli esperti insistono sul fatto che gli utenti di Facebook ovviamente mettono in risalto gli aspetti positivi della loro vita, non altri, il che fornisce una visione totalmente distorta della realtà. -La visione che diamo di noi stessi e del mondo non corrisponde alla realtà, il peso delle apparenze prevale sulla spontaneità e sulla vera natura umana! Molto spesso, se non troppo, è più interessante essere conosciuti che conoscere ! -Temo che ci sia un problema educativo alla base del comportamento umano irrazionale…e non solamente in Italia… C’est ici que le bât blesse !

dissection

Probabilmente, per dirla con Dawkins, se è vero che il problema è di educazione (e io non sono nessuno per poter dimostrare il contrario), tutto, o gran parte, si ridurrebbe all’insegnare COME pensare, e non COSA pensare, che è ciò che viene fatto in massima parte in famiglia ma non solo. Se ci si pensa, è un concetto semplice ma efficace, e che ha molta attinenza con la laicità.

RobertoV

E’ rischioso ridurre la laicità al “secondo me”, perché si corre il rischio di mettere tutto sullo stesso piano, cioè tutto ridotto a libertà di opinione. Questa interpretazione della laicità porta a considerare che le altre “opinioni” non vanno disturbate, cioè che non si possono criticare, accettando una non belligeranza: quindi il vero laico sarebbe uno che ha grande rispetto e considerazione delle religioni e non le mette in discussione per rispetto e che ne accetta le tradizioni e magari anche i privilegi. Ma questo cozza con lo spirito critico e la stessa libertà di opinione e pretende di congelare tutto allo status quo. Così se vogliono piazzare i loro crocifissi dappertutto dobbiamo lasciarglielo fare, così pure per una messa a scuola, oppure lasciarli pontificare sui vari argomenti nei media o fare pressioni sui politici, ecc. Cioè per quieto vivere dobbiamo accettare tradizioni terribili e liberticide o la loro propaganda. Come avviene a livello politico rispettare gli altri non significa non confrontarsi e tanto meno accettare le idee altrui o chiudersi in gruppi separati.

RobertoV

Inoltre come a livello politico, le presunte maggioranze vanno regolarmente verificate e non possono essere sostenute da leggi liberticide o privilegi ottenuti in maniera antidemocratica: e, comunque, in democrazia non c’è la dittatura della maggioranza ed il rispetto delle minoranze, sempre che lo siano, dovrebbe essere implicito e non ci dovrebbe essere bisogno di affermarlo.
E non ci si deve mai dimenticare di come certe presunte tradizioni siano state ottenute: a maggior ragione se qualcuno pretende di legarci per l’eternità a quelle tradizioni.

Gérard

Roberto V
Si, anche a me questo ” secondo me ” mi va di traverso …Nelle scuole francesi, vien affissato in tutte le aule la definizione della laicita . Basta informarsi se uno non è sicuro .

Maurizio

Interessanti considerazioni. Premesso che la laicità non è semplicemente un “secondo me”, credo comunque che il concetto volesse intendersi applicato erga omnes, scongiurando così proprio quella imposizione unilaterale dei dogmi, da una prospettiva, e la supina accettazione degli stessi, dall’altra parte.
Insomma, se tutti anteponessimo la relatività del “secondo me” ad ogni nostra affermazione, a nessuno sarebbe più accordato il privilegio della conoscenza aprioristica delle verità indimostrabili, e il pensiero critico ne beneficerebbe.

dissection

Sì, ma come tutto, “secondo me” anche ciò deve avere un limite. Anteporre un “secondo me” alla proposizione “2+2=4” è come minimo pleonastico. Right?

Maurizio

Naturalmente, infatti mi riferivo ai dogmi e alle verità indimostrabili. Va da sé che, poi, i fedeli considerano a volte dimostrati anche resurrezione e parto virginale…

Diocleziano

Si può esprimere un ‘secondo me’ quando si discute di gusti personali,
mentre sarebbe bene non sbilanciarsi su argomenti di cui non si sa niente.
Vi è mai capitato di sentir dire a un prete “Non lo so” parlando di cose
che certamente gli sono oscure?
Ecco, se seguissero questa regola d’oro, tacerebbero per la maggior parte del tempo.

RobertoV

Qui sta il problema! Se per quieto vivere devo accettare le opinioni altrui senza criticarle, anche se indimostrate, propagandistiche o palesemente false perché altrimenti vengo considerato un laicista ed intollerante e si considerano offesi, di fatto viene impedita la mia libertà di critica e di opinione, rendendo la vita più facile alle religioni. Un credente o rappresentante delle istituzioni religiose non dirà mai che dio esiste solo secondo lui, che dio ha creato il mondo e gli uomini secondo lui, che secondo lui se c’è conflitto tra scienza e religione, la scienza deve fare un passo indietro e che i miracoli sono veri o che il crocifisso salva-peste è vero solo per lui e che la religione rende gli uomini più pacifici e tolleranti solo secondo lui. O che le storie agiografiche dei santi siano vere solo per lui. Non si gioca ad armi pari se per laicità io a tutto questo posso semplicemente rispondere che io non ci credo limitandomi a sopravvivere nel mio recinto privato di non credente, tollerato dai credenti.

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